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Autore: Ortensia_    26/05/2012    2 recensioni
Dodici, e le lancette scorrono.
Qualcosa li ha condotti al numero 50 di Berkeley Square, e non vuole più lasciarli andare.
Vive nelle fondamenta, nel vuoto. Si nutre della paura e spezza quei sentimenti che riescono a toccarsi con dolcezza nella casa spettrale di Londra.
...
Cos'è? Chi è?
...
Genere: Dark, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Allied Forces/Forze Alleate, Altri, Austria/Roderich Edelstein, Bielorussia/Natalia Arlovskaya, Prussia/Gilbert Beilschmidt
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Can you hear the World?'
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XVIII - Amicizia



Gilbert sentì la camicia inzuppata di sangue scivolare lungo le braccia, ed un panno bagnato premere sulla ferita, facendolo sussultare in preda ad una scossa di dolore.
Qualcuno lo stava reggendo sulle spalle, in modo da tenerlo seduto sul tavolo, e quanlcun’altro stava cercando di avvolgergli il petto con diverse bende molto morbide, sulla pelle.
«Antonio, non così!»
Ormai, i suoi occhi, erano totalmente chiusi, il respiro quasi assente.
Fu il dolore improvviso, quando l’inglese strinse quasi violentemente le bende intorno al suo petto, che gli bloccò del tutto il respiro e gli fece spalancare gli occhi.
«Nh-!» cercò di ritrovare il proprio respiro, ma lo sentì smorzato, poi mancare di nuovo del tutto.
Sollevò con sforzo il diaframma, ritrovandosi a tossire rovinosamente.
«Scusa Gilbert, è necessario, ma non appena ti abituerai riuscirai a respirare di nuovo bene. Sta tranquillo.»
Lo aveva chiamato per nome? Da quando Arthur usava tutta quella confidenza?
Il sollievo di sapere di essere ormai al sicuro doveva essere davvero rassicurante per tutti, e molto forte per lui, che ora sembrava così cordiale dopotutto ciò che vi era stato fra loro.
Antonio ed Arthur lo fecero scendere lentamente dal tavolo, facendolo sistemare su una sedia.
«Bueno, vado a prendere un cuscino-!»

«Gilbert, ce la fai?»
Ormai, le sette del mattino, erano passate, e fu la voce dello spagnolo a svegliarlo da quel debole sonno.
«A-Antonio …?»
«Avanti, proviamo ad uscire, amico~»
Gilbert circondò le spalle dello spagnolo con il proprio braccio, sorreggendosi a fatica sulle proprie gambe, in un debole colpo di tosse.
«Forza, dai …»
L’albino, pur essendo rassicurato dagli incitamenti dell’amico, si portò una mano al petto, respirando a fatica, percependo ancora un forte dolore ormai esteso a tutto il torace.
Dopo poco, aggiunsero Arthur e Feliciano, fermi sulla porta.
I quattro si scambiarono uno sguardo complice, ed Arthur chiamò un nome che, in quelle circa due settimane di tempo, non gli avevano mai sentito pronunciare.
«Isabelle?»
La sua voce risuonò nel corridoio di fronte a loro, che rimase silenzioso e vuoto, in risposta.
«Isabelle? Avanti, puoi stare tranquilla adesso! Lui … l’uomo cattivo, se n’è andato-»
Quando Arthur voltò il proprio viso e vide le espressioni incredule di Gilbert, Antonio e Feliciano, capì che una spiegazione era ben più che gradita.
«Il fatto che io abbia sempre saputo qualcosa in più su questa casa è semplicemente perché fa parte della mia nazione e mi sono documentato più volte sul suo conto.
Isabelle è una degli spiriti che la abita. Probabilmente è stata lei a chiuderci qui dentro.»
«Ma perché?»
«Era semplicemente spaventata, e più i giorni passavano, più paura aveva, più questa casa diveniva indifferente agli occhi della gente che vi passava accanto.
È stata uccisa da un uomo innamorato di lei per aver rifiutato i suoi apprezzamenti e, diciamo, non aver assecondato i suoi desideri.
Si è solo spaventata.»
Quando una trave delle scale scricchiolò, i quattro, tornarono ad osservare il corridoio come se avessero sperato di poterla scorgere anche per un solo attimo, ma l’unica cosa che poterono sentire, furono dei leggeri passi in avvicinamento.
Quando un brivido di freddo scosse il braccio di Gilbert, propagandosi lungo la colonna vertebrale, questo ebbe la sensazione di essere stato sfiorato dallo spirito, perché di lì a poco, la serratura della porta scattò, regalando un grande sollievo ai quattro sopravvissuti di Berkeley Square.
«Thank you.» Arthur afferrò la maniglia fra le dita, e rivolse un lieve sorriso agli altri tre, che fra le mani tanta speranza stavano stringendo.

La luce ferì gli occhi, ma i raggi tiepidi del sole regalarono subito una sensazione piacevole sulla loro pelle.
Quel giorno, a Londra, splendeva un raro sole.
«Vi accompagnerò all’aeroporto.»
«Gracias!»
D’un tratto, però, Arthur sentì i suoi passi bloccarsi, e vide procedere soltanto lo spagnolo e l’italiano, di corsa, a braccia sollevate verso il cielo … proprio come due bambini che escono da scuola.
Si sentì tirare da parte per una spalla, com’era già successo, ma decisamente più delicatamente.
«Grazie.
E scusa … per il tuo occhio, intendo.»
Arthur rivolse una rapida occhiata al prussiano, quasi sorpreso di quelle parole insolite, per quell’albino arrogante e superbo.
Anche a Gilbert faceva strano dire quelle cose, ma dopo essere sopravvissuti ad una cosa del genere, gli sembrava il minimo.
«Anzi, magari prima portiamo te all’ospedale.»
«Eh-?!»
Quando vide l’espressione contrariata e quasi terrorizzata sul volto del prussiano, Arthur, non poté non risparmiarsi un ghigno soddisfatto: lo scusava, lo avrebbe aiutato e lo sarebbe andato a trovare all’ospedale, ma così imparava a ridurgli l’occhio così, ecco.
«Oh, per fortuna il carrattrezzi non mi ha portato via la macchina!» esclamò sarcastico, quando distolse la sua attenzione dal prussiano -che ora stava facendo i capricci come un bambino di quattro anni- e la rivolse allo spagnolo ed all’italiano, vicino alla sua macchina che sembrava un semplice blocco di lamiera abbandonato, ricoperto di foglie e disseminato di piccole pozze d’acqua.
E così rimanevano soltanto loro. Lui, che aveva creduto fortemente nelle bugie di Alfred.

Davvero tristi, le sorprese che il destino riserva agli abitanti del mondo.

«Veh~ ho fame~»
«Ma come? Siamo appena partiti!» Arthur esclamò accigliato, ma quando si rese conto che era da giorni che nessuno di loro mangiava, pensò fosse meglio fermarsi e prendere qualcosa in un supermercato.
«Vi dispiace se ci fermiamo un momento?» Arthur rallentò, voltando velocemente il viso verso i sedili posteriori, dove Antonio e Gilbert si erano sistemati.
«Ja, tanto il Magnifico Me ha solo una pallottola piantata nel petto!»
Gilbert soffocò una risata, facendo cenno ai due di andare pure «se vuoi vai pure tu, Antonio.»
«Ma no! Tranquillo Gilbert!»
Lo spagnolo lasciò che l’italiano e l’inglese si allontanassero, e quando li vide entrare nel supermercato, propose all’amico di prendere un po’ d’aria fresca.
Gilbert accettò di buon grado, immaginando che il suo soggiorno all’ospedale non sarebbe stato certamente breve.
Zoppicando con fatica, Gilbert riuscì a sedersi sul ciglio della strada con l’aiuto dell’amico, ed entrambi rimasero a guardare il cielo, poco lontani dalla macchina.

Rimasero in silenzio per un po’, poi Antonio lo sentì sospirare e lo vide abbassare il capo, giurando perfino a sé stesso di aver notato un velo di lacrime negli occhi dell’amico.
«Li rivedremo vero? Quando torneremo a casa si sarà tutto sistemato, ja?»
Ad Antonio sembrò quasi di sentire la voce dell’amico tremare, e gli adagiò una mano sulla spalla, accennando un sorriso.
«Ma certo Gilbert, anzi, sono convinto che ci stiano già tutti aspettando.
Sta tranquillo, amico~» ampliò il proprio sorriso, continuando a stringere la spalla dell’albino con la propria mano.
«Andrà bene, e se per caso Ivan non dovesse esserci ancora, quando tornerai a casa, ti starò vicino.
Te lo prometto.»
«E perché lo faresti, Antonio?»
«Ma è ovvio! Perché siamo amici!»
Quando Gilbert vide il sorriso sincero ed allegro sul volto dell’amico, non poté che lasciarsi contaggiare e sorridere appena, sollevato da quella presenza a lui cara.
Aveva ragione.
Erano amici, e il valore dell’amicizia, di certo, non si sarebbe mai lasciato corrodere dagli eventi.

Si sorrisero ancora, guardando il cielo senza nuvole.
Mano nella mano.






✠✠✠✠✠✠✠✠✠✠✠✠✠✠✠✠✠✠✠✠✠✠✠✠✠✠✠✠


-Lo Spazio dell’Autrice-

Alè alè! Finalmente ho finito una fanfiction! Caspita, la cosa mi fa davvero felice!
Una piccola premessa: scusate per gli errori ortografici in generale e per quelli che saranno sicuramente presenti in questo capitolo, ma la correzione automatica di Word non ha voluto collaborare proprio per niente, oggi.
Boh, allora, in questi 18 capitoli -uh, 18 capitoli, di cui alcuni anche abbastanza lunghi. Mi sento realizzata <3- non mi sono mai pronunciata, quindi è l’ora di farlo con varie osservazioni, i ringraziamenti, e una bella sorpresa verso le ultime righe x3

Partiamo:

Osservazioni sui vari personaggi:
Canada: su di lui non ho molto da dire. Si può dire semplicemente sia stato molto sfortunato ad avere di fianco a sé un fratello psicopatico che alla prima occasione l’ha fatto fuori. Ricordo però che la sua morte è stata anche una delle meno elaborate ed indolore.
Sud Italia: molto patito per me, il capitolo cinque.
Ricordo che a scuola non ero solo sul punto di lasciarmi sfugire delle simpatiche lacrimucce, ma anche dei fantastici conati di vomito.
Penso sia stata sicuramente la morte peggiore. Scusami Lovi.
Austria: la sua morte non ha scatenato molta tristezza fra le mie compagne di classe, ma io, personalmente, apprezzando molto e senza vergogna il suo personaggio mi sono dispiaciuta davvero tanto.
Il nostro caro Roderich si è reso utile quando ha trovato il boccettino di acido in bagno, e probabilmente si sarebbe fatto notare in molte altre occasioni; peccato che il nostro “caro” assassino abbia deciso di farlo fuori quasi subito.
Bielorussia: come avrete notato, ad un certo punto della storia, ho cercato di portare almeno una parte dei sospetti su di lei, con quella boccettina che aveva fra le mani sorridendo.
Oh beh, ma insomma, era solo profumo. Una donna non può profumarsi? Una che ama suo fratello, poi.
Per lei ci tengo a sottolineare che ancora una volta se n’è andata delusa da suo fratello, e piena di rancore nei confronti di Gilbert.
Francia: anche a lui è toccata una delle sorti peggiori.
Pur provandoci, pur essendo buono e gentile, non è riuscito ad avvicinarsi ad Arthur. Solo verso la fine ce l’ha fatta, ma l’assassino ha scelto lui.
Ha deciso di sacrificarsi per tutti e offrire il suo corpo come cena. Cosa che hanno favorito solo Feliciano, Ivan ed Alfred, “per fortuna”.
Germania: anche a lui è spettata una delle morti più rapide, insieme a quella di Canada.
Gli è andata bene, lol -non apprezza molto Germania- e più che far la parte del rompi palle, quando Gil e Ivan tentavano di stare insieme, e vegliare su Feliciano, credo di avergli lasciato il giusto spazio.
Russia: povero Russia. Insomma, la sua è stata proprio una fine da sfortunato, rinchiuso in quella stanza perché tutti sembravano credere fermamente nella sua colpevolezza.
Mi è stato decisamente molto utile dalla morte di Natalia fino a quella di Germania, e mi sento una cacca solo a pensare che l’ho usato come esca, ma era necessario.
Italia del Nord: uno dei sopravvissuti.
Feliciano non si può considerare poi così fortunato, con tutte le vomitate che si è fatto, avendo perso suo fratello e poi Germania.
Diciamo che con la psicopatia non scherza neppure lui, ecco.
Spagna: lui è decisamente quello che sta meglio di tutti, lol.
Tralasciando la morte di Lovino, per lui, non ci sono state mai ne botte, né apparizioni strane come per Feliciano, e nel capitolo finale si dimostra ottimista e fermamente convinto del valore dell’amicizia. Cosa che trovo alquanto bella.
Inghilterra: in questa fic non so se attribuire a lui il titolo di sfigato o a Lovino, ma siccome il meridionale sarà molto più sfigato in seguito, è lui che ho deciso di incoronare come amante della sfortuna (?)
Insomma, fra tutte le accuse che gli sono state lanciate contro, le botte che si è preso e le bugie di America, anche lui ha decisamente rischiato di diventare pazzo.
Nelle ultime righe sembra già molto sereno e risollevato, ma in verità è molto triste, anche se sembra si stia avviando un’amicizia fra lui e Gilbert.
Prussia: il mio asso nella manica -STRANO-
Epico il gesto di Antonio contro di lui, visto che gli ha causato un bel bernoccolo in testa, lol.
Diciamo che per il resto è stato molto fortunato a sopravvivere alla fine, e a trovare America privo di munizioni, ma molto sfortunato nella scelta della stanza che, fra tutto, forse, era quella più colma di spiriti.
America: il nostro caro, amato, assassino.
Sì, certo, come no.
Che dire? Su di lui non ho voglia di dire nulla, non se lo merita, oh! Sappiamo tutti cosa ha fatto, ecco -in verità le pesa un po’ il culo-

Per ciò che riguarda i personaggi, ho solo da rimproverarmi il fatto di non saper muovere al meglio alcuni, proprio come America e Spagna. Effettivamente dovrei fare pratica anche con Italia del Nord, Austria e Canada: ne sono più che sicura!

Punteggi:

America: 07
Prussia: 01
Austria: 00
Bielorussia: 00
Canada: 00
Francia: 00
Germania: 00
Inghilterra: 00
Italia del Nord: 00
Italia del Sud: 00
Russia: 00
Spagna: 00


Ringraziamenti:

Ovviamente a The Naiads, che ha commentato praticamente tutti i capitoli -sei impeccabile, ecco òAò- facendomi un grande piacere quando la sera, dopo lo studio, entravo stancamente su EFP e trovato interesse per la mia fic <3
A tutte le mie compagne di classe o amiche che hanno letto e indagato <3
E a Juliett_94, che non so se non ha più recensito per problemi esterni o perché non ne aveva più voglia. Ma grazie comunque <3

A livello personale mi ritengo davvero soddisfatta di questa fanfiction. Pensavo non sarei riuscita a portarla avanti, dovendo gestire 12 personaggi diversi, ma nonostante all’inizio fosse un po’ caotico, poi, mi sono trovata davvero bene.
Ecco perché ho deciso che ci sarà una seconda serie.

Seconda serie, sì. Avete letto bene.
Nuovi personaggi -in aggiunta di questi-, un ambiente totalmente diverso, un gioco, e molti, molti, più morti.


Mi auguro sia un successo come questo.
Vedrò di mettere il primo capitolo al più presto. Per il resto, buon proseguimento a tutti!

Alla prossima.

_Neu Preussen_
   
 
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