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Autore: La Signora in Rosso    27/05/2012    2 recensioni
"...senza quel dannato pomeriggio non sarebbe incominciato nulla."
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella notte, in quella stanza, Frank si sentì diverso.
Poteva sentire Gerard respirare sul suo petto, ancora ansante, poteva sentire il suo profumo… ma dietro a quelle tracce personali e uniche stava un nuovo odore, che permeava nella piccola camera disordinata: era l’odore di Frank misto a quello dell’altro ragazzo, una cosa nuova, quasi destabilizzante.
 
Gerard si issò sui gomiti e alzò lo sguardo per incontrare il suo, nella debole luce che proveniva dalla strada.
Non credeva a ciò che avevano fatto, non poteva immaginare di stare disteso – pelle nuda contro pelle nuda- su quel letto con quello stesso ragazzo di sei giorni fa.
Lo vedeva cambiato, o forse no. Lo vedeva più maturo, più consapevole… uno nuovo sguardo scorreva da quelle iridi nocciola.
 
Appena Frank aveva sentito il più grande muoversi aveva chiuso gli occhi: aveva paura, non voleva guardarlo, non voleva rovinare il ricordo di tutto quello che era successo quella notte.
La magia di quella notte.
Il dolore acuto e pungente che ancora adesso sentiva dentro di sé.
Il calore.
Le carezze.
I baci.
La sua lingua contro quella dell’altro.
I vestiti che scivolavano, quasi dotati di personalità propria, e che si adagiavano sul pavimento.
Le molle di un letto troppo piccolo - ma basta stringersi - diceva Gerard, e tutto quello che volevano era stare stretti l’uno con l’altro.
Il desiderio, così potente, che li aveva travolti, annegandoli nel piacere.
 
Non aveva mai provato un sentimento così intenso e bruciante. Mai in vita sua.
Sentiva ancora lo sguardo di Gerard che lo scrutava, che – indagatore- cercava indizi di una risposta  alla domanda che non voleva porre. E vedendolo così, ad occhi chiusi, aveva paura perfino a muoversi, accarezzarlo teneramente, respirare; perché temeva che qualcosa si sarebbe rotto, come l’ultima volta, e lui sentiva che non avrebbe retto ad un’altra lontananza.
In così poco tempo si era affezionato così tanto al piccolo ragazzo che stava sotto di lui, che non concepiva un modo – ormai – per allontanarsene. Nemmeno se fosse stato l’altro a chiederglielo.
E come gli pesava quel silenzio, ma capiva anche che per Frank quella era stata una dura prova, che aveva affrontato con coraggio. Molto coraggio. Capiva che aveva bisogno di quel silenzio.
Così aspettò pazientemente che fosse l’altro a spezzarlo, quando e come voleva.
 
Frank poteva sentire il respiro corto di Gerard su di se che andava a tempo con le lancette della sveglia. Che andava a tempo con il pulsare del sangue che sentiva nella punta delle dita.
Cercava in lui un qualsiasi segno di smarrimento, di malessere, anche disgusto, ma non lo trovava… nemmeno nel può profondo del suo cuore.
L’unica cosa che poteva sentire era un calore rossastro che lo pervadeva, alimentandolo dall’interno, un benessere mai provato prima, una quiete elettrica, una piena sazietà. Si sentiva bene. Giusto.
Illuminato da quella considerazione, aprì gli occhi.
Gerard gli sorrise, come se lui, Frank, fosse partito per un lungo viaggio e l’altro fosse rimasto tutto quel tempo sui binari ad aspettarlo, sapendo che sarebbe tornato, un giorno.
Un sorriso dolce come una cioccolata calda concessa d’inverno, per scaldarsi, con un po’ di panna come premio.
Gerard era il suo premio.
Ma cosa aveva fatto per vincerlo?
Cosa aveva fatto per meritarselo?
 
- Gerard, cosa ho fatto per meritarmi… TE? –
E lo disse come se quella piccola parola di due lettere fosse tutta in maiuscolo.
 
- Io sarei un… merito? Un premio? … Frank, non dire sciocchezze. –
 
- Se non mi dai ragione, preferirei usassi la parola “stronzate” allora… mi si addice di più. –
 
Con una piccola smorfia Frank lo spinse contro il letto, facendo adagiare la schiena dell’altro sul materasso. Poi, lentamente, chiuse gli occhi e appoggiò il capo sul petto di Gerard, caldo e stranamente fresco, calmo e irrequieto. Poteva sentire dei piccoli brividi e dei respiri mozzati al tocco della sua guancia contro la pelle dell’altro, una miriade di piccole scosse elettriche al leggero tremito delle sue ciglia.
 
Gerard sposto il suo sguardo al soffitto della camera.
Un premio? Diceva sul serio? Non si era mai sentito un premio per nessuno.
Si immaginava come una grande coppa d’oro traboccante d’amore nelle piccole mani di Frank.
No, non faceva per lui.
Con un dito percorse la linea della spina dorsale dell’altro e poi tornò su.
Quando la sua mano si posò dolcemente sul capo di Frank, questi dormiva già.  
 



E' un capitolo molto corto, lo so, e lo pubblico a più o meno un anno di distanza dall'undicesimo.
Mi dispiace, ma non sentivo più mia questa storia, e ho dovuto aspettare di ritrovarla nel cuore, per così dire... è complicato da spiegare.
Spero che non sia una totale delusione.
Un abbraccio
LOVE IS LIKE SUICIDE

  
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