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Autore: donteverlookback    27/05/2012    2 recensioni
[...]Ti renderò parte di un segreto, un segreto così orribile, che dopo probabilmente non vorrai più saperne di George Haterton.
Vuoi leggere, Elizabeth?
Anche se per te poi non sarò mai più lo stesso?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La cercai nella sua camera

 

 

Quando mio padre disse quelle cinque parole, rimasi momentaneamente frastornato.
-In convento, padre?siete assolutamente certo di quello che dite?-
-Ne sono certo, George. Ne ho abbastanza delle pretese di Daphne. La manderò in convento, e a quel punto avrà solo due alternative:potrà farsi monaca, e consacrare la sua vita a Dio, oppure tornerà qui, a casa, e sposare il conte Edwards. Questo è quanto. Dobbiamo cingere tua sorella con una catena, figliolo, e non posso essere l'anello debole. Va, e comunica a tua sorella la sua destinazione. La manderò al convento di Scarbourogh, perché la madre badessa mi deve un favore e accoglierà tua sorella con i giusti riguardi.-
Tentai un'ultima,disperata supplica – Padre, vi prego, dovete ascoltarmi...- Non mi fece finire la frase: si girò e urlò -Io non sarò l'anello debole!-In quel momento, mi convinsi che quello non poteva essere mio padre:dov'era l'uomo pragmatico e silenzioso che vive nei miei ricordi?
Mi pareva di avere di fronte un altro uomo, e l'espressione furibonda che adornava il suo volto ancora mi tormenta in sogno.
Atterrito dalla drasticità di quella decisione, mi diressi verso il giardino per tornare da Daphne, ma mia sorella era più vicina i quanto pensassi:agile e silenziosa, si arrampicava su per la corda che sporgeva dalla finestra di camera sua: nessuno aveva provveduto a rimuoverla, e lei ne aveva approfittato. Sorrisi tra me e me e, badando a non farmi vedere da mio padre, andai in camera di mia sorella. Ella stessa aveva scelto i mobili:un letto a baldacchino con le cortine di seta, un armadio di quercia, rigonfio di vestiti da donna che non aveva mai messo, uno scrittoio, di quercia anch'esso, e una libreria che occupava tutta una parete, rigonfia di tomi, libri, fogli con appunti e schemi complessi. Aveva anche un enorme terrazzo, dove ogni tanto leggeva quando c'era sole.
Daphne, con i capelli poggiati su una spalla, era di fronte all'armadio, e prendeva alcuni pantaloni e alcune camicie che aveva voluto quando ero troppo alto per poter continuare a indossarle. Stava riempiendo un grosso sacco con questi e i libri,prendendoli a casaccio.
-Siete sempre stata molto agile, sorella,-esordii con un sorriso- ma nell'arrampicarvi con le corde siete assolutamente una maestra. Mi chino di fronte a tanta bravura.- così dicendo mi esibii in un inchino scherzoso. Lei, che aveva sussultato appena nel sentire la mia voce, aveva continuato imperterrita a riempire il sacco con i libri. Mi domandai come avrebbe fatto a portarli giù.
-Non crederete che io mi sia arresa, vero? Sono qui per recuperare solo alcune delle mie cose. Non dormirò nella mia camera stanotte. Ho già approntato un giaciglio sotto i rami del salice e...-
-Sorella, fermatevi e ascoltate. Lo dico per il vostro bene.-
Continuò a riempire il sacco per qualche secondo, poi si fermò e cominciò a fissarmi, gli occhi blu più indagatori del solito. - Dite, dunque, ma fate in fretta. Ho molte cose da fare prima dell'ora di pranzo-
-Sorella, nostro padre desidera che voi prepariate la vostra roba e partiate immediatamente per Scarbourogh, dove il convento sarà ben felice di accogliervi, in quanto figlia di Charles Haterton.-
Se l'avessi pugnalata, le avrei inferto un male minore. Vidi i suoi occhi colmarsi di orrore e sorpresa alle mie parole, e la bocca rosea spalancarsi in quello che pareva un grido colmo d'orrore, ma assolutamente silenzioso. Sembrava un fiore che, strappato dall'albero, sia apprestasse a scomparire per sempre. Come potevo permettere che accadesse? Come potevo lasciar correre, chiudere gli occhi, e non inorridire all'idea di non vedere più quel sorriso allegro, quegli occhi dolci, quei capelli scuri? Come potevo permettere che mia sorella vivesse tra monache di clausura, o invecchiasse con un uomo che era inadatto a una così delicata ma allo stesso tempo forte creatura? All'improvviso, ebbi la sensazione che la maschera di orrore del mio volto non dovesse poi essere molto diversa dalla sua.
-Mai-
La sua voce risuonò, dura e perentoria, come l'avevo sentita poche volte prima d'allora. I suoi occhi avevano perso la nota d'orrore, e pareva che dietro il blu infuriasse una tempesta ma lei, come una irresistibile imbarcazione, proseguiva.
-Sorella, ve ne prego. Se stamattina aveste indossato quell'abito- Indicai il vestito da sposa, quasi intoccabile nella sua perfezione, ancora sul pavimento- avreste reso mio padre l'uomo più felice dell'Inghilterra. Non dategli un ulteriore dolore:partite per quel convento.-
Lei mi guardò, stavolta con un che di indagatore nell'espressione – Quali sono le intenzioni di mio padre? Vuole forse che mi faccia suora, così da non avermi più tra i piedi?allora posso anche scappare, tanto il risultato sarebbe il medesimo.-
Scossi il capo, pensando a come convincere Daphne ad andare.- Non vuole che voi spariate. Vuole solo che siate felice. Nostro padre vi ha lungamente cercato un marito, non perché vi manchino la bellezza o l'intelligenza, ma perché avete un carattere estremamente complesso da trattare. Il conte Edwards è un'occasione d'oro, vi vuole bene, e vi permetterà di continuare a vivere come siete abituata. È opinione di mio padre che, se non vorrete stare in convento, accettereste qualsiasi compromesso, compreso sposare il conte Edwards.-
Improvvisamente, i suoi bei tratti si composero in un'espressione furibonda- Come osa giocare così con me? Mi farei suora piuttosto che sposare quel perdigiorno buono a nulla del conte Edwards.-
-Sorella, vi prometto che, se partirete, sarò io a convincere nostro padre a farvi scegliere il vostro sposo. Ma, vi prego, per amore di questo vostro fratello, partite per Scarbourogh.-
Dopo questa mia preghiera avevo le lacrime agli occhi. Ero convinto che non avrebbe dato peso alla mia supplica. Daphne, che fino a quel momento aveva tenuto gli occhi chiusi, improvvisamente spalancò le palpebre, e io ebbi l'impressione che qualcuno aveva spento una luce dietro il blu degli occhi di quella fanciulla.
-Andate via.- Disse solo. Io mi girai e chiusi la porte, convinto che sarebbe uscita di nuovo dalla finestra, continuando la lotta con nostro padre. Camminando silenzioso come un fantasma, mi diressi verso la porta della mia stanza, per poi gettarmi sulla sedia accanto al mio scrittoio. Rimasi lì per un po', semi stordito, vagliando le alternative. Improvvisamente, la porta si spalancò. Era Daphne, con un vestito da donna, il primo che mettesse in diciassette anni.
-Farò come dite, ma solo se promettete di convincere mio padre a non farmi sposare il conte Edwards né nessun altro, a meno che non sia io a richiederlo.- Mi limitai ad annuire, incredulo.
-Così sia, dunque- Disse solo.
Tre giorni dopo, con dei vestiti e il suo cavallo, Daphne Haterton partì per Scarbourogh.

 

 

 

Note dell'autrice: Salve a tutti! Questa è la mia prima fanfiction. L'avevo in mente già da un po', ma solo ora ho avuto il coraggio di postarla. Sono rassegnata ad affogare nei pomodori marci,se me lo merito. Volevo scusarmi se nello scorso capitolo non ho scritto nulla, ma non sono ancora molto pratica '^^. La frase " Io non sarò l'anello debole" l'ho presa da "Il pricipe d'Egitto".  è una delle mie scene preferite!
Beh, se non vi crea problemi, vi chiederei di recensire: si accettano consigli o lancio di pomodori, a scelta. Ciao, al prossimo capitolo!

 

P.S. Questi due capitoli sono dedicati a GiulDirectioner, che mi ha dato il coraggio di iniziare a postare.

  
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