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Autore: musicsafety    27/05/2012    12 recensioni
'Chi sono io? Vi basta sapere che sono Melody, una ragazza che, come tante, fino a poco tempo fa non credeva nell'Amore. E poi cos'è successo? Ho conosciuto un ragazzo dagli occhi verdi e dai capelli ricci che mi ha sconvolto l'esistenza. Però, non può sempre andare tutto bene...e quando una ragazza, si ritrova incinta a sedici anni, cosa può succedere?...Non lo so neanche io, ma sto cominciando a capirlo.'
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Dalla Storia:
"Tu...insomma...davvero?"
Lo guardai stranita.
"Ora parli a monosillabi? Cos'è, un rebus?" Sorrisi della mia battuta pessima, ma in quel momento l'unica cosa che volevo era mettere al sicuro il mio ragazzo.
"Dai stupida. Dicevo sul serio. Tu...mi ami?"
"Beh...Direi di si. Se no, non saresti il mio fidanzato, non credi?"
Posò le sue mani sul mio viso e abbassò il suo in modo da guardarmi dritto negli occhi.
Avvicinò le sue labbra alle mie e mi baciò. Ogni volta, era un'emozione unica, surreale.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Due settimane, e non era cambiato assolutamente niente: Harry e Louis non mi rivolgevano la parola, Niall cercava di consolarmi e io passavo le serate in camera mia ad insultarmi e maledirmi, piangendo.
Non poteva essere così complicata la mia vita.
Era una situazione orribile passare ogni singolo minuto sapendo di avere vicino la persona che amavo, con la consapevolezza che non era più...mia. Vedevo i suoi occhi schivarmi con ostilità in qualunque istante della giornata e sentivo lo stomaco contorcersi dal dolore.
Due battiti leggeri provenienti da fuori mi riportarono nella mia piccola stanza.
"Melody, scendi? È pronta la cena!"
No. Non mi interessava mangiare in quel momento. Nonostante fossi sempre stata un'amante della cucina, il cibo era la mia ultima preoccupazione.
"Non ho fame Liam, grazie."
La maniglia della porta ruotó verso il basso e poco dopo in ragazzo entró nella stanza sorridendo forzatamente.
"Devi mangiare qualcosa. Non puoi digiunare...non nella tua situazione."
Lo guardai portando gli angoli della bocca verso l'alto in un timido sorriso, appena accennato.
"Grazie Papà, ma non ne ho voglia. Veramente, sto bene così."
"Tu non stai bene, Mel."
Concluse, sospirando, e sedendosi per terra, accanto a me. Guardava fisso davanti a sé, torturandosi le dita. Sapevo che doveva dirmi qualcosa, ma lo conoscevo. Non era il tipo da sbattere le cose in faccia in quel modo. Lui ci girava intorno e aspettava che tu arrivassi alla conclusione da solo. Era uno molto riservato, molto dignitoso. E non mi avrebbe detto ció che voleva dirmi fino a quando non avrei aperto io la questione.
"Liam, cosa mi devi dire?"
"Niente di particolare..."
Mormorò con un tono sommesso, deglutendo.
"Per favore Payne, non sono in vena. Dimmi quello che mi devi dire e stop."
Sbuffò e puntò i suoi occhi su di me.
"Io non so più cosa fare. Lou e Harry continuano ad urlare, ormai non smettono di litigare da giorni e io non so più cosa inventarmi per farli smettere..."
"Niente Liam, non puoi fare niente. Tu, non puoi fare niente."
Mi alzai e con passo deciso andai verso il corridoio e feci in tempo a sentire le urla di Liam prima di entrare ferocemente nella camera di mio cugino.
"Cazzo, ma pensi che io l'abbia presa megl..."
Harry spezzò la frase a metà quando mi vide.
Entrambi mi guardarono con gli occhi velati di rabbia e delusione.
"Ora basta! Smettetela di fare i bambini e finitela di litigare. Louis, tu non c'entri veramente niente. E tu, Harry, capisco che sei incazzato con me ma non puoi prendertela con tutto il mondo. Non parlarmi, non guardarmi, odiami...fai tutto quello che vuoi, ma non distruggere tutto quello che tu e i ragazzi avete faticato a mettere su. Per favore. Non infrangere i sogni di milioni di ragazze per colpa mia. Pensaci...se andate avanti così, la band non durerà molto. Non vi rendete conto di tutto quello che sta succedendo intorno a voi? Liam è disperato e...e il vostro mondo sta crollando..."
F
eci una pausa per guardare i due ragazzi che mi fissavano sbigottiti.
"Io...io, non ce la faccio più. Pensate che per me sia stato facile? Se l'unico modo per farvela finire qui..."
Deglutii lasciando cadere una lacrima sul pavimento sotto i miei piedi. Lo stavo dicendo sul serio.
Stavo davvero per rinunciare a mio figlio per loro? I miei migliori amici? Il mio ragazzo? Mio cugino?...La mia famiglia?
Si, lo stavo facendo.
Presi un grosso respiro e continuai.
"Se l'unico modo è abortire, okay. Perfetto. Ora io...noi usciremo da quella porta e quando tornerò a casa sarò sola. Contenti?"
In preda alla rabbia mi precipitai al piano di sotto dove Zayn cercó inutilmente di fermarmi. Sarei arrivata fino alla fine. Quella volta, l'avrei fatto.

 

Pov. Harry.

"Styles, io te l'avevo detto! Merda, ti avevo detto di fare attenzione!"
Louis mi urlava contro puntandomi un dito al petto. In che razza di situazione mi ero cacciato?
Erano giorni che non pensavo ad altro se non a quanto ero stato imprudente e...stupido.
Davvero avevo creduto che sarebbe andato tutto bene? A quanto pare, sì. E avevo fatto male ad illudermi. Molto male.
"Louis devi piantarla di dirmi quello che devo fare! Ho diciotto anni, so badare a me stesso! Non sei mio padre, quando lo capirai?!"
Risposi scrollandomi la sua mano dalla maglietta.
"Oh no caro, hai ragione! Io non sono tuo padre ma a quanto pare tu non sai badare così bene a te stesso dato che fra poco lo diventerai!"
Scrollai la testa e tentai di pensare lucidamente, cosa che non facevo da tempo.
"Credi che io l'abbia presa megl.."
Non feci in tempo a finire la frase che la porta si spalancò, lasciando entrare Lei che come un fiume in piena cominciò a parlare. O meglio, urlare.
Io e il ragazzo al mio fianco la guardavamo senza dire una parola.
"Se l'unico modo è abortire, okay. Perfetto. Ora io...noi usciremo da quella porta e quando tornerò a casa sarò sola. Contenti?"
Dopo aver detto questo, la ragazza uscii con la stessa velocità con cui era entrata e sparì.
I
o mi voltai verso Louis che, scosso, era rimasto con lo sguardo terrorizzato rivolto al punto in cui poco prima la cugina stava parlando.
Mi lasciai cadere sul letto dietro di me con le mani sulla faccia.
Ero confuso. Troppo confuso. L'Harry che conoscevo io, non si sarebbe mai preoccupato di una cosa del genere. Non avrebbe fatto un dramma di tutto quel casino.
Avevo ottenuto quello che volevo, Melody stava per abortire...no? E...allora perchè stavo così...male? Perchè mi sentivo un mostro?
Aveva ragione. La mia ragazza, aveva ragione. Aveva sempre avuto ragione. Stavo distruggendo la vita di chiunque si avvicinasse a me. Ma più di tutto...stavo per far uccidere mio figlio.
Una mano calda si posò sulla mia schiena, e riconobbi subito il tocco di Louis. Alzai la testa e piazzai i miei occhi nei suoi, lucidi.
"Vai. Vai da lei, prima che faccia qualche stronzata."
Senza pensarci due volte scattai in piedi e corsi al piano di sotto accorgendomi di Liam che per tutta la discussione era stato fuori dalla camera.
Avevo impiegato troppo tempo a capire davvero che cosa stava succedendo.
La moto di Zayn non era nel garage, al solito posto. Immediatamente il mio pensiero corse a lei. Melody.
Salii in macchina e feci retromarcia senza preoccuparmi se la strada dietro di me fosse trafficata o meno e inserii la marcia pigiando l'acelleratore con una velocità mai usata prima. Dovevo raggiungerla.
Ma che cazzo combini, Styles? Che ti è preso?
Una sola immagine vagava nella mia mente: lei. Loro.
Per settimane mi ero lasciato convincere da me stesso che era tutto palese: io non volevo un figlio. Non avevo bisogno di un figlio. Ma una cosa era certa: avevo bisogno di lei. E lei aveva bisogno di me. Ed entrambi, senza saperlo, avevamo bisogno di quel piccolo "involucro" di felicità che era nostro figlio. Non suo, non mio: nostro.
Perchè ci hai messo tanto a capirlo, idiota?!
Il semaforo davanti a me diventò improvvisamente rosso e io fui costretto ad inchiodare rischiando un tamponamento con il furgoncino che mi precedeva.
Tamburellavo nervosamente sul volante in attesa che quella luce davanti a me diventasse verde.
Possibile che quando si è di fretta tutte le cose che potrebbero andare male, vanno male?! Oh, sì. Possibile.
Quando finalmente ripartii mi resi conto di cosa mi stavo giocando: la famiglia.
Mi sentivo spaesato come si può sentire un cane senza il suo padrone o più semplicemente mi sentivo solo.
Cercai disperatamente il cellulare che, dalla fretta, avevo dimenticato a casa e feci lo slalom tra le auto che procedevano a rilento. Avrei ricevuto circa una ventina di salatissime multe ma la verità era che non m'importava minimamente.
Svoltai nel parcheggio dell'ospedale, mi fermai davanti all'entrata e senza neanche spengere il motore mi catapultai all'interno dello stabilimento.
"Giovanotto, non può lasciarla qui!"
Un uomo in camice bianco mi ammonì sbraitando ma io procedetti per la mia strada.
Con il fiatone giunsi davanti ad un piccolo gabbiotto in cui una donna minuta stava farfugliando tra le scartoffie qualcosa d'incomprensibile.
"Mi scusi...per gli aborti?"
Mormorai con un filo di voce. Lei sembrò non sentirmi neanche.
Buttai fuori tutta l'aria che avevo dentro e ci riprovai.
"Ho detto: per gli aborti?"
La mora davanti a me si abbassò gli occhiali e mi squadrò.
"Mi dispiace, non posso riferirle nulla a meno che lei non abbia un permesso."
Sbuffai rumorosamente e sbattei prepotentemente le mani sul bancone.
"Li troverò comunque con, o senza il suo aiuto. Ma se me lo dice, farò molto prima. La prego..."
I suoi occhi castani sembrarono arrendersi e con un cenno della testa mi indicò l'ascensore.
"Terzo piano, corridoio a sinistra."

Sorrisi a mo' di ringraziamento e poco dopo mi ritrovai a volare su per gli immensi gradini di quell'ospedale.
Mi sembrava tutto così assolutamente assurdo.
Cos'è che ha detto? Terzo piano a destra...No. No, a sinistra.
Guardai i due corridoi che si estendevano ai miei fianchi e inciampai un paio di volte prima di ritrovarmi davanti decine di donne con lo sguardo affranto rivolto verso di me, che avevo attirato tutta l'attenzione sbattendo la porta d'ingresso reparto alle mie spalle.
Le scrutai una per una. Tutte avevano la stessa luce triste nelle iridi e almeno la metà di loro erano sicuramente più piccole di me. Chissà in che razza di situazioni erano: sole o costrette a prendere una decisione troppo difficile per loro...magari, il loro fidanzato le aveva abbandonate dopo aver scoperto che cosa aveva combinato. E io stavo facendo proprio quello.
Scossi la testa disgustato, ritornando alla mia realtà e quando vidi la persona che cercavo tirai un sospiro di sollievo. Non ero mai stato così felice in vita mia. Melody non notò la mia presenza, stava leggendo un volantino che teneva saldamente in mano.
Con passi lenti mi diressi verso di lei.
Mi passai velocemente la mano sul viso, pulendomi da...lacrime? Io stavo...piangendo? Harry Styles, stava piangendo?
Ma che cazz...?
L'importante, era che ce l'avessi fatta....perchè era così, no? O forse, era già troppo tardi?

 

Pov. Melody.

-Per sostenere un aborto è necessaria l'autorizzazione dei genitori per le ragazze minorenni e, la giovane, dev'essere naturalmente consenziente-
Oh, perfetto anche se avessi avuto davvero il coraggio di farlo, sarebbe servito il permesso di mia mamma e mio padre. Non sapevano neanche che...che la loro figlia sedicenne era incinta. Cosa avrebbero pensato?
Sospirai e mentre posavo il dépliant al suo posto sul tavolino vicino alla sedia dov'ero seduta, mi accorsi di un'ombra che si proiettava perfettamente su di me.
Alzai immediatamente lo sguardo, pronta a vedere il viso rassicurante del dottor Philips, il papà di Arianne, ma non fu esattamente così.
Sbarrai gli occhi e mi alzai, più sorpresa che altro.
"Che...che cosa ci fai tu qui?"
Mormorai confusa.
Lui mi strinse senza dire una parola.
Quanto mi era mancato tutto quello? I suoi abbracci, le sue parole, lui.
"Dimmi che non l'hai fatto. Ti prego."
Il suo sussurro giunse a fatica al mio orecchio e io mi allontanai in modo tale da poterlo guardare negli occhi. Come stabilii quel contatto visivo il mio cuore sussultò.
"Ti prego."
Ripeté lui poggiando le sue mani sulle mie guance e avvicinandosi fino a far unire le nostre fronti.
Io mossi la testa di lato.
"Harry...scusa io non...non ce l'ho fatta."
Lui chiuse le palpebre, visibilmente sollevato.
"Fino a...un'ora fa tu..."
"Sht. Non dire niente. Sono solamente uno stupido."
"Non capisco, Harry..."
Strinse saldamente le dita sul mio viso e mi costrinse ad alzare lo sguardo.
"Melody, qualunque scelta farai, io sarò con te. Qualunque cosa accadrà, io saró con te. Dovunque tu andrai, io sarò con te."
Le mie gambe tremavano come non avevano mai fatto e la mia testa girava vorticosamente. Non mi aveva mai detto una cosa simile. Mai.
Poggiai la mano sul suo petto e immediatamente sentii il suo cuore palpitare in un modo impressionante.
Cosa poteva essere successo...? Perchè aveva cambiato idea proprio in quel momento?
In quell'istante nella mia mente dominavano le domande. Solo quelle.
I suoi occhi verdi erano umidi e lucidi come non li avevo mai visti, e le sue labbra increspate in un leggero sorriso. Solo una cosa mi pareva strana nel suo viso a me familiare: delle goccioline scorrevano piano sulle gote arrossate. Stava forse piangendo? Lui?
Mi alzai in punta di piedi e, prima di posare la mia bocca sulla sua, mormorai una frase, appena pronunciata da lui. Una frase che rimarrà per sempre impressa nella nostra anima.
"Dovunque tu andrai io sarò con te."

 

Quattro anni dopo.
Strano, eh?
Sono passati mesi, anni. E io sono qui che vi racconto la nostra storia. Che forse è come tante altre, che è banale e...patetica. Ma è andata proprio così.
Ora io ho vent'anni anni e Harry ventidue. Ma non è cambiato per niente.
Ah, mi sto dimenticando di qualcuno...Un, attimo, cos'è questo fracasso?
Lascio che le mie dita si stacchino dalla tastiera del pc e mi volto quando sento la porta aprirsi di colpo, lasciando intravedere una ciocca di capelli castani, ricci. Al seguito, due occhioni verdi, un nasino a patatina, delle tenere fossette e un sorriso capace di fare spegnere il sole. Eccola.
"Mamma! Zio Niall mi ha insegnato a suonare la chitarra!"
Guardo mia figlia incuriosita e mi inginocchio davanti a lei, ridendo.
"Ah sì? Dai, fammi sentire..."
Si siede sul pavimento ed impugna lo strumento che è circa tre volte lei.
Stringe la lingua tra i denti e con un'espressione seria e concentrata comincia a muovere le dita a caso, su è giù, sopra la cassa armonica.
Ad un tratto la chitarra le scivola di mano, finendo con un rumore sordo per terra.
Lei alza lo sguardo preoccupata per poi scoppiare in una rumorosa risata.
Io mi unisco a lei prendendola in braccio e girando su me stessa.
"Mi sa che hai bisogno di qualche altra lezione, Tesoro.."
Esclamo divertita. La piccola incrocia le braccia sul petto e mi guarda stizzita.
"Mamma! Stai dicendo che non sono brava..?! Lo zio mi ha detto di si.."
"Non ho detto quello, Charlie. Ho solo cercato di dirti, che per ora dovresti limitarti a giocare con le tue bambole..."
Lei sorride e si porta velocemente le mani sulle guance rosee.
"lo farei, se lo zio Zayn non me le avesse nascoste."
Dice imbronciata.
Sbarro gli occhi e rido.
Un attimo. Tutto questo mi sembra di averlo già sentito.

 *FlashBack*

"Pensa a una cosa: immagina per un singolo istante il tuo futuro. Questo bambino, sarà un qualcosa di splendido. Magari avrà i ricci e gli occhioni di Harry...combinati con il tuo meraviglioso sorriso, e il tuo naso a patatina. Correrà in giro per la casa inseguendo Zayn che gli ruberà i giocattoli e riderà come un angioletto. Io potrei insegnargli a suonare la chitarra e..."
"Ehi ragazzo. Stai lasciando andare un po' troppo in là la fantasia non credi?"
Però immaginai ogni singola parola detta da lui per un attimo e, nella mia testa, sembró tutto vero. Il piccolo, la casa, i ragazzi. Tutto. Forse era così che doveva andare.

*Fine FlashBack*

 
Caspita, Niall aveva ragione. Ogni singola cosa che aveva detto si sarebbe realizzata. Ma...come...come cavolo aveva fatto?
"Charlotte?! Charlotte?!"
Le urla di Harry mi riportano alla realtà.
Scrollo la testa spostando lo sguardo sull'entrata della camera, certa che di qui a poco il mio ragazzo entrerà.
Detto fatto.
"Melody, hai visto Charlie?"
Entra, e quando ci vede si lascia sfuggire un meraviglioso sorriso che nostra figlia ricambia immediatamente. Le fossette identiche a quelle del padre si rispecchiano con il suo carattere stralunato e solare.
"Ti ho trovata, pulce."
Mormora Harry ridendo.
La riccia sbuffa infastidita dal soprannome.
"Io non sono una pulce, papà."
È così strano sentirsi chiamare in quel modo. Ma sentirsi genitori, in tutto e per tutto è anche un qualcosa di straordinario.
La nostra vita ora, dipende totalmente da lei, da Charlotte.
"Oh, lo so Piccolina. Tu sei la mia principessa."
Dice Harry avvicinandosi a noi e stringendoci fra le sue braccia.
"Dopo la mamma, ovviamente."
Conclude il ragazzo lasciandomi un bacio sulle labbra.
Charlie sorride e ci guarda meravigliata.
"Vi voglio bene."
Dice lei infine, spiazzandoci entrambi.
Scambio uno sguardo veloce con Harry e poi mi rivolgo alla bambina.
"Anche noi te ne vogliamo, Amore. Tanto."
Davvero io stavo per rinunciare a tutto quello?
Stavo per rinunciare alla mia felicità? No, grazie.
G
ià, ora tutto quello che veramente m'importa, ha un nome. Ed è Charlotte Styles.

SPAZIO AUTRICE.
Già...siamo giunti alla fine di questa Storia.
Mi rendo conto che il finale è un po' scontato, banale. Ma non sono riuscita a fare di meglio :/
Ringrazio TUTTE le persone che seguono questa storia, ringrazio i lettori silenziosi, che non recensiscono mai. GRAZIE DI CUORE A TUTTI.
Spero vi sia piaciuta.
E' un po' lungo ma non mi andava di divederlo...
A MASSIVE THANK YOU. REALLY.

SPAZIO 

  
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