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Autore: Hikari93    28/05/2012    5 recensioni
ItaSasu - Uchihacest!
«Otouto…»
«Nii-san…»
Lo dicono insieme, si fermano insieme, attendendo che l’altro continui a parlare.
Sasuke, tra i due, è sempre stato quello più impulsivo, quello a cui non piace aspettare, e lo dimostra anche in questa occasione.
«Nii-san, smettila di preoccuparti per me. So badare a me stesso» dice, mente.
Non ha bisogno di una balia, è vero, ma di Itachi avrà sempre bisogno, lo sa, e la convinzione di ciò lo fa sentire un debole idiota.
«Perché dovrei smetterla? Ti voglio bene, è normale che stia in pensiero per te» ribatté Itachi, per nulla scomposto.
«Non è normale in questa misura esagerata, nii-san. Nessuno fa come noi!»
Come me!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi, Sasuke Uchiha
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Kizuna
 

 


 

 

  C’è qualcosa di terribilmente malato nel ti voglio bene che immagina di riuscire – finalmente – a dire a Itachi.
Sasuke non se ne intende di rapporti interpersonali, tuttavia si ritiene abbastanza intelligente e acuto da cogliere la sottile differenza tra il legame che nutre spasmodicamente per suo fratello e quello che invece lo unisce – che sa!? – a Naruto o a Sakura, i suoi due migliori amici.
 
Con Naruto non si sente impacciato.
   

 
 

Anzi, gli rimbecca continuamente che è un usuratonkachi della peggior specie con una fobia cronica per qualsiasi cosa di vagamente intelligente. Gli viene naturale, non ha bisogno di pensare a che cosa dirgli.
 
 
 

  Quando Sakura si offre gentilmente di medicargli i graffi profondi che gli solcano il viso, oppure quando gli cambia la fasciatura alla spalla, Sasuke non prova assolutamente nulla di diverso da un semplice e normalissimo senso di riconoscenza.

   
 
 
E’ a torso nudo davanti a lei, ne sente il respiro tranquillo sul collo. Sakura spesso gli è talmente vicina che basterebbe allungare le labbra di un poco per sfiorarla, eppure Sasuke non sente questo bisogno. Non trova nemmeno che sia una brutta ragazza, però… però non la vede in quel senso.
 
 
 

«Otouto, a che pensi?»
E’ la voce di Itachi, quella che lo paralizza a letto ancora di più dell’ingessatura alla gamba dovuta al brutto incidente della settimana prima. E’ quella che gli entra dentro, che quando si fa sentire e chiede non pretende semmai una vera risposta, però vuole far capire di aver colto che c’è un problema, una questione, un pensiero che infastidisce.
Itachi sa tutto di lui in ogni momento, e al cospetto dei suoi occhi Sasuke si sente indifeso e analizzabile, scandibile. Non ha privacy, e la cosa un po’ lo imbarazza e lo intimorisce.
«Niente, nii-san» risponde.
E’ consapevole che mentire a Itachi non serve a nulla, tuttavia sa anche che lui non è il tipo da insistere.
«Ti fa male la gamba?»
«No, va tutto bene» concede, e si perde a guardare le pantofole lì a terra.
«Vuoi scendere giù? Ti serve una mano?»
Scuote la testa. «No, va bene così.»
 
 
 

Itachi gli chiede sempre molte cose, Itachi si preoccupa sempre per lui.
Itachi… diamine!
 
 
 

Non riesce a spiegarsi nessuna delle mille e mille emozioni che lo invadono quando suo fratello gli parla, fosse anche per porgli domande di ordinaria amministrazione come quelle.
Non capisce, e lo odia.  
Non comprende cosa sia quell’affetto innaturale, non vuole assolutamente saperlo, non gli interessa, non deve esistere.
Si rende conto che ci sono troppe cose che gli stanno sfuggendo di mano senza che lui riesca più ad acchiapparle, e se sta succedendo davvero la colpa è sicuramente di qualcuno. Qualcuno che non sia lui, naturalmente: non le chiede mai tutte quelle attenzioni.
 
 
 

Non le domanda, ma le desidera in ogni momento.
 
 
 

Quindi il responsabile – si ostina a riflettere convinto, contro persino i suoi stessi pensieri intimi – è Itachi. E’ suo fratello che si comporta in maniera eccessivamente assillante con lui, trattandolo ancora come se fosse un lattante e preoccupandosi anche per una cosuccia da niente.
Se Itachi imparasse ad andarsene per la sua strada, lasciandoselo dietro, alle spalle, le cose andrebbero diversamente, Sasuke ne è convinto.
 
 
 

Ma non sarebbe Sasuke stesso a corrergli dietro e ad abbracciarlo alle spalle affinché Itachi continuasse a portarlo sotto la sua ala?

 
 
 
«Otouto…»
«Nii-san…»
Lo dicono insieme, si fermano insieme, attendendo che l’altro continui a parlare.
Sasuke, tra i due, è sempre stato quello più impulsivo, quello a cui non piace aspettare, e lo dimostra anche in questa occasione.
«Nii-san, smettila di preoccuparti per me. So badare a me stesso» dice, mente.
Non ha bisogno di una balia, è vero, ma di Itachi avrà sempre bisogno, lo sa, e la convinzione di ciò lo fa sentire un debole idiota.
«Perché dovrei smetterla? Ti voglio bene, è normale che stia in pensiero per te» ribatte Itachi, per nulla scomposto.
«Non è normale in questa misura esagerata, nii-san. Nessuno fa come noi!»
Come me!
 
 
 

Sasuke sa a cosa allude, sa che si sta basando su fatti realmente accaduti.
 
Nessuno è geloso del proprio fratello quando una ragazza gli si avvicina, ma per Sasuke è diverso. Si sente sempre più marcio, sempre più malato, perché persino quando è Sakura a parlare col suo nii-san – Sakura, Sakura che da sempre è innamorata di lui! –, sente un fuoco rovente ardergli le budella, nonché una forte sensazione di fastidio attraversargli il corpo come una scarica elettrica.
 
Nessuno sente l’assurdo e ossessivo bisogno di acchiappare quel dannato cellulare dalla tasca dei pantaloni del proprio fratello, oppure dal suo comodino, e controllare chiamate e sms. Sasuke non l’ha mai fatto, però non può nascondere di averci pensato.
 
Nessuno sente il desiderio fisico di poter accidentalmente sfiorare la pelle del proprio fratello, di poterlo sentire tra le proprie braccia, sulle proprie labbra. Di poter rimanere nel suo stesso letto, come mera e ferma presenza, nutrendosi soltanto dei suoi leggeri respiri nel sonno.
Nessuno.
 
 
 

Sasuke vede suo fratello che lo scruta con attenzione e preoccupazione – ancora –, che si alza da dove si era accomodato e si avvicina a lui.
«Non importa se nessuno fa come noi» gli dice allora, sedendosi al suo fianco, «ogni rapporto è diverso dall’altro. Non esistono due legami identici.»
Mentre parla gli poggia la mano sulla fronte, per assicurarsi che la temperatura non sia aumentata di nuovo, infine lo afferra dolcemente per le spalle e lo guida in basso, verso il materasso.
«Meglio se riposi un po’, sei stanco.»
 
 
 

Ed è ora che il desiderio di Itachi si fa una presenza schiacciante, opprimente e stomachevolmente tangibile, tanto che Sasuke quasi vorrebbe confessare questo suo dannato problema.
Tuttavia… tuttavia la paura che Itachi possa arrivare a schifarlo un minimo di quanto si schifa lui stesso è più forte di tutto, tant’è che ogni sensazione diventa rabbia e si scaglia sullo stesso Itachi con tutta la sua disperata forza.
 
 
 

«Non toccarmi, nii-san, ho detto che sto bene!» si agita.
Scosta la mano di Itachi con forza, la schiaffeggia con l’intenzione viva di compiere quel gesto, e subito se ne pente.
Da bravo idiota quale ha capito di essere.
«Mi… mi spiace nii-san. Io… non volevo» biascica a fatica.

 
 
 
Vuole che Itachi si arrabbi, che lo mandi per una buona volta a quel paese, che ci mandi lui con tutti i vizi e capricci che è in grado di mostrare all’unica persona che veramente lo ama.
Perché suo fratello è disposto sempre a chiudere un occhio, a far finta che non sia successo nulla, a giustificarlo anche quando sbaglia di grosso. Ed è questo che lo frega, è questo atteggiamento, perché Sasuke si sente totalmente compreso e amato in quei momenti.
E non capita con nessun altro.
 
Con Naruto si urla, si fa a botte, si sputa sangue e non ci si parla per una settimana.
Sakura, invece, si chiude a riccio, si estranea dalla realtà di Sasuke per un po’, giusto per assorbire e racimolare, nonché comprendere, la situazione.
 
Perché, allora, con Itachi non succede nulla?
Perché Itachi capisce che i suoi scatti d’ira sono sfoghi repressi? Perché lui è l’unico – maledizione – a vedere in quelle sue grida e in quei suoi modi sgarbati la reazione a un problema interiore più grande?
Perché, diamine?
Perché Itachi deve capirlo così a meraviglia?
“Arrabbiati, nii-san!”
 
 
 

E invece è sorprendente non scorgere nemmeno un briciolo di rabbia negli occhi di Itachi, né di rammarico. Lui comprende e basta.
«Va bene, otouto» lo accontenta, «se ti serve qualcosa sto in cucina, che è quasi ora di pranzare.»
Si alza, se ne sta andando.
 
 
 

E’ da quando i loro genitori sono morti che Itachi si divide in centomila per garantire una vita degna a lui stesso e a suo fratello, e Sasuke capisce, alla vista di quelle spalle che si allontanano, di aver sempre preteso la luna, di aver sempre chiesto comprensione in cambio di niente.
E se allora prima si odiava per quello che provava per suo fratello, adesso si detesta e si ammazzerebbe per come si sfoga su un Itachi che con lui non si è mai lasciato andare.
“Nemmeno per Itachi è facile, anche lui ha i suoi problemi. Che imbecille...”
 
Itachi gli vuole solo bene, non merita quel… quel trattamento, non merita assolutamente che Sasuke continui a nascondergli il suo amore, che persista nel dirgli ti voglio bene soltanto nella sua mente.

 
 
 
«Nii-san!»
Si sporge subito dal letto, ancor prima che Itachi possa voltarsi; la spalla fa male, non riesce ad aggrapparsi alle coperte, l’ingessatura pesa e lo condurrebbe verso il pavimento se non fosse per l’intervento tempestivo di Itachi, che lo raccoglie tra le sue braccia.
«Fa’ attenzione, otouto.»
Itachi gli è molto vicino.
Sasuke preferisce non analizzarsi, non provare nemmeno a chiedersi che cosa stia pensando, perché teme le risposte. Non può fare a meno, però, di sentirsi il viso caldo, di sentirsi lo sguardo del suo nii-san addosso.
«Coraggio, se non vuoi stare a letto, ti porto di là sul divano.»
Sasuke annuisce.
Non sente la terra sotto ai piedi, Itachi lo sta sostenendo tra le sue braccia. Se ne vergogna, affonda la testa nel suo petto e stringe forte, agitato, la sua spalla.
«Sasuke?»
Al richiamo, diligentemente, Sasuke non può fare a meno di alzare il mento, trovandosi così le labbra di Itachi a pochi centimetri. Stanno là, sembrano attenderlo almeno tanto quanto lui.
Sono sicure, solide, sono lì, e Sasuke sente di doversene assolutamente approfittare.
 
 
 

Sasuke ha sempre temuto di rovinare il suo unico, grande legame saldo a causa di quel sentimento nato all’improvviso, sbocciato e mai appassito.
Senza Itachi, chi sarebbe lui? Che farebbe? Come vivrebbe?
Una vita senza Itachi non è vita, per questo rischiare anche lontanamente di spingerlo via con un gesto irrazionale è pura follia.
 
 
 

E’ un attimo, si avvicina, non vuole temere niente, non vuole pensare a niente, per una volta.
 
 

 
Per una volta, Sasuke desidera essere folle.
 
 
 

Le tocca.
 
 
 

Terribilmente, terribilmente impacciato…
 
 

 

Bacia Itachi e Itachi bacia lui.
 
 
 

Ma ora c’è sicurezza…
 
 
 

E’ il più forte dei legami.
«Ti voglio bene, nii-san.»
 
 

 

Kizuna
 
 
 
 





 









 
 
 

Mamma mia, ho scritto un’ItaSasu veramente? E un’ItaSasu di cui sono soddisfatta anche? MIRACOLO! *_____*
Sono troppo, TROPPO contenta di averla scritta! Non mi capitava che una mia storia mi piacesse tanto da chissà quanto tempo! ^/////^
Ovviamente, sarei ancora più felice se piacesse pure a voi! *^*
L’HTML è strano, lo so, personalmente non l’ho mai usato così. Però… però è come se si comunicasse maggiormente la confusione interiore di Sasuke, credo… boh, mi piace vederla così! *^*
Spero di non essere andata OOC, lo spero proprio, perché c’ho messo l’anima in questa storia. Mah, chissà, ditemi voi, se volete! ^____^
 

Grazie per aver letto!
BACIONI! 

   
 
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