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Autore: JJane    28/05/2012    2 recensioni
L'Epilogo di HP7 non mi ha entusiasmata, sebbene fosse l'unico epilogo possibile della Saga; così ho deciso di scrivere una versione tutta mia che, tenendo presente i fatti raccontati nei sei libri precedenti, parte dal penultimo capitolo del settimo libro. Il mio epilogo sarà diverso da quello scritto dalla divina Row, ma spero che vi piaccia!
I nostri beniamini tornano ad Hogwarts: perché? in quale veste? cosa sarà successo dopo la morte di Lord Voldemort?
Estratto dalla storia:
-Bada a come parli o ti giuro che non risponderò di me stesso-.
Quando si avvicinò, Hermione vide Draco Malfoy allontanarsi dalla colonna e voltare le spalle a Harry.
-Codardo come sempre, vedo che l'abitudine di sparire sul più bello non l'hai persa, invece-. Rincarò il Salvatore del Mondo Magico.
Il tono così malvagio di quella frecciata sputata con rancore la stupì, impedendole di prevedere quello che sarebbe successo.
Draco Malfoy si fermò e con una calma innaturale si voltò.
-Sectumsempra-.
La pelle candida di Harry Potter cominciò a lacerarsi, liberando stille di sangue che macchiarono il bianco candore della camicia della divisa.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Ginny Weasley, Il trio protagonista | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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Scambio di opinioni



Finalmente le due ore con il professor Ruf stavano per giungere al termine.

Quel primo giorno di lezione sembrava non finire mai!

-Che cosa facciamo?-. Domandò Ron riponendo malamente il tomo di Bathilda Bagshot nella consunta borsa di cuoio.

-Io ho promesso a Ginny che saremmo stati un po' insieme, sai: oggi è il primo giorno...-.

-...fuori da casa Weasley- disse Ron terminando la frase -non farti prendere troppo dall'entusiasmo, è sempre mia sorella-.

Hermione si lasciò sfuggire una risata.

-A stasera-. Rispose Harry facendo orecchie da mercante di fronte al grugnito dell'amico.

-Non dovresti esserti abituato, ormai?-.

-Credo che non mi abituerò mai-. Bofonchiò il Grifondoro.

-Che facciamo?-. Domandò Hermione, sperando in un'idea carina.

Ron parve pensarci su qualche istante, poi esordì con un "sarebbe così sbagliato pedinarli?" ed Hermione abbandonò l'idea di passare un pomeriggio romantico con il suo fidanzato.

-Ronald Weasley, sei un caso davvero disperato-.

Scuotendo il capo indispettita lo lasciò da solo in corridoio.

Da quando si erano baciati nella Camera dei Segreti dopo aver distrutto l'Horcrux, lei e Ron non avevano parlato molto della loro relazione, nata così, semplicemente da quel bacio, al quale ne erano seguiti altri nel giardino della Tana, per le vie di Diegon Alley, sull'Espresso.

Lui era stato incredibilmente romantico in un paio di occasioni, ma nella maggior parte dei casi era rimasto lo stesso sbadato, insensibile e goffo Ronald Weasley al quale lei era ormai abituata.

Persa nei suoi pensieri si era ritrovata a camminare per i corridoi della scuola e, improvvisamente, andò a sbattere contro qualcosa di terribilmente duro, cadendo rovinosamente a terra.

Si portò immediatamente una mano sul naso, imprecando e cercando di capire cosa fosse successo.

-Maledizione, Granger!-.

Hermione alzò lo sguardo e vide Draco Malfoy guardarla contrariato, mentre chiudeva una porta che scomparve all'istante.

-Ti sei fatta male?-. Chiese l'altro Serpeverde avvicinandosi.

-Stavo sicuramente meglio prima, Zabini-. Brontolò la Grifondoro rialzandosi.

-Dovresti guardare dove vai quando cammini. Stai sanguinando-.

-E indovina un po' di chi è la colpa, Malfoy?- domandò ironicamente Hermione, usando la bacchetta per sistemarsi il naso -Io guardo dove metto i piedi, ma non posso prevedere che voi due spuntiate fuori dalla Stanza delle Necessità sbattendomi la porta in faccia-.

-A quanto pare hai un tempismo perfetto per trovarti nel posto sbagliato al momento sbagliato-. Disse Blaise accennando un sorriso.

Hermione sollevò un sopracciglio, scettica.

-O nel posto giusto al momento giusto: cosa diamine state tramando voi due?-.

-La tua mente brillante non riesce a far altro che sputare sentenze, Granger?-. Domandò beffardo Draco, parandosi di fronte a lei.

-Non dovrei?-. Rispose orgogliosa la Grifondoro, avanzando a sua volta.

La distanza tra loro era tanto esigua che Hermione scorse un piccolo neo alla base del collo del Serpeverde, quasi nascosto dal colletto allentato della camicia.

-Che ne dite di placare gli animi?- s'intromise Blaise -Stavamo solo facendo due chiacchiere di fronte a un bicchiere di Idromele, Granger: siamo ben lungi dall'avere idee cospiratorie, se è questo che ti spaventa-.

Con una stretta gentile ma decisa attorno al braccio invitò il suo migliore amico ad andarsene e la lasciarono sola.



* * *



-Che ti è preso, Blaise?-.

-Di cosa stai parlando?-.

-Della tua carineria nei confronti della Granger-.

-Le hai rotto il naso, Draco-.

-E allora?-. Sibilò il Serpeverde sbattendosi la porta della loro stanza alle spalle.

-E allora?- domandò sconcertato il suo migliore amico -Sei davvero irritante! Avrei forse dovuto scoppiare a ridere e lasciarla per terra?-.

-Non ho detto questo-.

-Comincio a credere che tu l'abbia pensato-.

Nessuno se ne sarebbe accorto, ma quelle parole fecero breccia nel muro d'indifferenza che ostentava Draco Malfoy al mondo.

-Senti- mormorò Blaise, conscio di aver esagerato -sei tornato qui per prenderti una seconda possibilità: "ricostruire Hogwarts per cominciare a ricostruire la mia vita", ricordi?-.

-Cosa accidenti c'entra questo?-. Replicò Draco appoggiando le mani al marmo freddo del camino e puntando gli occhi nel fuoco scoppiettante.

-Come puoi pensare di cambiare la tua vita se non provi a cambiare tu per primo?-.

Draco sollevò lo sguardo dalle fiamme e lo puntò sul suo migliore amico.

-Scegliere di non essere un assassino e riconoscere i miei errori non implica che io debba farmi andare a genio la Granger o i suoi amichetti-.

-Bene- dichiarò il Serpeverde, sedendosi sul letto -allora dammi una buona ragione per odiare Hermione Granger-.



* * *



La colazione quella mattina non era affatto invitante per lui: aveva avuto una discussione con Ginny la sera precedente ed ora il suo stomaco riportava le ferite di guerra.

Il problema era sempre il solito.

Lei che non si sentiva amata, che non si sentiva coccolata, che non si sentiva desiderata; lei che non sentiva lui.

Ed Harry Potter non riusciva a spiegarsi come fosse possibile provare un sentimento simile e non riuscire a trasmetterlo.

Forse era l'inesperienza, si era detto all'inizio: dopotutto Ginny era la sua prima ragazza.

Forse è semplicemente il suo carattere, aveva cominciato a pensare dopo qualche mese di relazione: non è il tipo da smancerie e romanticismo.

Ma la risposta, forse, era un'altra.

Hermione era convinta che il peso di una vita passata a dover perdere, continuamente, uno dopo l'altra tutte le persone a cui voleva bene cominciasse a farsi sentire, così come gli anni persi a combattere con odio i suoi nemici.

E' davvero possibile essere privati dei sentimenti, dopo averne provati così tanti?

-Sei di poche parole, questa mattina-.

Harry abbozzò un sorriso tirato, sperando che bastasse.

-Brutti sogni?-. Riprovò Neville.

-Fare brutti sogni implica dormire ed io stanotte non ho chiuso occhio-.

-Ginny non è scesa per colazione: c'è qualcosa che non va?-.

Neville bevve un lungo sorso di succo di zucca, forse pentendosi di essersi lanciato così coraggiosamente in una domanda tanto personale.

-Si, io-. Replicò Harry alzandosi da tavola e lasciando la Sala Grande.

-Che cosa accidenti gli hai detto?-. Domandò Ron arrivando in quel momento al tavolo di Grifondoro accompagnato dalla sua fidanzata.

-Io...niente, cioè: l'ho visto giù di morale e, dato che Ginny non si è fatta vedere, gli ho chiesto se c'era qualche problema e lui se n'è andato dicendo "io"-.

Ron si grattò la folta cesta di capelli rossi mettendosi a sedere.

-Sarà il caso che io vada da lui- decretò Hermione -non ti preoccupare, Neville, non hai fatto niente di sbagliato-.

-Non vuoi un po' di torta, 'Mione?-.

La Grifondoro alzò una mano in segno di diniego, sospirando per l'insensibilità del suo fidanzato e uscì dalla Sala Grande.

Non appena fu da sola in corridoio si chiese dove potesse essere andato il suo migliore amico, quando delle voci attirarono la sua attenzione.

Si avvicinò al portone d'ingresso e tese l'orecchio: sentì distintamente Harry dire qualcosa che non riuscì a cogliere e, guardandosi intorno, lo vide di fronte ad una colonna in cortile.

-...non sei nella posizione di darmi dei consigli-.

-E tu non sei nella posizione di dirmi cosa devo o non devo fare-.

-Cos'ì, hai già perso l'abitudine di farti comandare a bacchetta?-. Domandò Harry con sarcasmo.

-Bada a come parli o ti giuro che non risponderò di me stesso-.

Quando si avvicinò, Hermione vide Draco Malfoy allontanarsi dalla colonna e voltare le spalle a Harry.

-Codardo come sempre, vedo che l'abitudine di sparire sul più bello non l'hai persa, invece-. Rincarò il Salvatore del Mondo Magico.

Il tono così malvagio di quella frecciata sputata con rancore la stupì, impedendole di prevedere quello che sarebbe successo.

Draco Malfoy si fermò e con una calma innaturale si voltò.

-Sectumsempra-.

La pelle candida di Harry Potter cominciò a lacerarsi, liberando stille di sangue che macchiarono il bianco candore della camicia della divisa.

Non un suono di dolore uscì dalle labbra del Grifondoro, gonfio d'orgoglio, ma il dolore gli impediva di prendere la sua bacchetta e vendicarsi.

-Finite Incantatem!-. Urlò Hermione puntando la bacchetta verso il suo migliore amico.

Il Serpeverde fece qualche passo avanti, avvicinandosi ai due Grifondoro.

-Bella mossa, Malfoy! Questo si che ti aiuterà a toglierti di dosso la tua reputazione-. Sputò Harry con rabbia.

-Da quando in qua ti interessa la mia reputazione?- replicò gelido il Serpeverde, avvcinandosi ancora -Uno dei tuoi passatempi preferiti è sputarci sopra-.

-Da quando ti ho salvato la vita e mi hai ripagato fuggendo come un codardo!-.

-Harry- Hermione era sbalordita da quella situazione e non aveva la più pallida idea di cosa stesse accadendo al suo migliore amico -sei ferito, devo medicarti-.

-Non ho mai capito a che gioco stessi giocando- continuò Harry, ignorando Hermione -hai mentito di fronte a Bellatrix per coprirci, ma eri pronto a consegnarci a Voldemort e a giurare la tua fedeltà. Con quale coraggio sei tornato ad Hogwarts, lurido infame!-.

La rabbia di Harry Potter esplose con forza mentre si scagliava contro il Serpeverde, cercando di sferrargli calci e pugni.

Draco Malfoy non indietreggiò, si limitò a parare i colpi, fino a quando Hermione non intervenne, suo malgrado, per immobilizzare Harry con la bacchetta.

-Non me ne sono mai andato da Hogwarts, Potter: ho passato gli ultimi mesi della mia vita a ricostruire l'unica casa che abbia mai avuto davvero ed è con il coraggio di chi riconosce i propri errori che sono qui oggi- dichiarò Draco Malfoy ad un soffio dal viso immobile del Grifondoro, guardandolo dritto negli occhi -e ti dico una cosa: ti sono grato che tu mi abbia salvato la vita, ma ti prometto, Harry Potter, che ti ucciderò con le mie mani, se oserai rivolgermi la parola un'altra volta-.



* * *



Nessuno dei presenti sembrava particolarmente sorpreso di quella convocazione.

Nessuno eccetto uno.

-Io vorrei capire perché devo perdere il mio prezioso tempo per un battibecco a cui non ero neppure presente-.

-"Battibecco" è un eufemismo, Blaise- intervenne Daphne Greengrass, senza distogliere lo sguardo dal paesaggio oltre la finestra -da quello che so, Potter è ancora in infermeria-.

-Quante storie per uno scambio di opinioni-.

Qualcuno si voltò a guardare Pansy Parkinson con una certa dose di sorpresa.

-"Scambio di opinioni"?- scimmiottò Ginny Weasley -Si da il caso che l'unico ad aver detto la sua è questo pazzo di Malfoy-.

Un colpo di tosse placò qualunque tentativo di replica e, quando la Preside andò a sedersi dietro la sua scrivania, regnava il silenzio più assoluto.

-Vorrei poter dire che è un piacere vedervi- esordì la McGranitt con tono severo -tuttavia siete qui per un motivo serio e alquanto spiacevole-.

-Se mi permette, signora Preside: io sono del tutto estraneo a tutto ciò che è successo questa mattina-.

-Ne sono a conoscenza, signor Zabini- replicò tranquilla la Preside -e, come lei, altre persone qui presenti non hanno motivo di preoccuparsi, per questo vi chiedo di aspettare cortesemente fuori dal mio ufficio per qualche minuto, mentre parlo con i diretti interessati-.

Gli studenti lasciarono l'ufficio, dove rimasero Hermione Granger e Draco Malfoy, di fronte alla Preside.

-Ho già ascoltato la versione del signor Potter, ma vorrei sapere anche da voi due come sono andate le cose-.

Nessuno parlò.

Passò circa un minuto di silenzio, poi due, al terzo la Preside disse spazientita:

-Potete tacere quanto volete, ma fino a quando non mi avrete risposto, nessuno di noi tre lascerà l'ufficio-.

-Potter ha espresso la sua opinione su di me, come ha sempre fatto, ma questa mattina io ho reagito con un Sectumsempra, la Granger è intervenuta per difendere Potter e io me ne sono andato-.

-Cosa le ha detto il signor Potter di tanto grave da giustificare l'uso di un incantesimo del genere?-.

Il Serpeverde si limitò ad un'alzata di spalle.

Trovava ridicola tutta quella manfrina: d'altro canto era li per prendersi la giusta punizione e tornarsene a farsi gli affari suoi

-Harry è stato molto pesante questa mattina, signora Preside-.

Draco Malfoy si voltò stupito.

In quale realtà parallela Hermione Granger sarebbe andata contro al suo migliore amico?

-Può essere più specifica?-.

-Non ricordo le parole precise- mentì spudoratamente -ma gli ha dato del codardo e ha detto che non dovrebbe essere qui, dopo tutto quello che ha fatto-.

-E' vero, signor Malfoy?-.

-Che differenza fa?-.

La McGranitt sembrò sorpresa da quella risposta.

-Signor Malfoy: non le ho mai nascosto il mio disappunto e la mia rabbia per quello che lei e la sua famiglia avete fatto in questi anni e non le ho mai regalato misericordia, ma ho deciso di darle l'opportunità di rimediare agli errori fatti e di cominciare un nuovo cammino. Sappiamo entrambi quello che ha fatto per questa scuola e quanto significhi per lei essere qui, oggi: non voglio certo giustificare l'azione riprovevole di questa mattina, ma se quello che la signorina Granger sta dicendo è vero, allora posso comprendere i motivi che l'hanno spinta a tanto. Ho sempre pensato che fosse uno sprovveduto, non un pazzo-. Concluse la Preside, nascondendo un sorriso divertito.

Hermione era molto toccata dalle parole della McGranitt e confusa dagli avvenimenti di quella giornata del tutto fuori dal comune.

-Sono molte cose, signora Preside, ma non un pazzo-.

-D'accordo. Dunque la signorina Granger è intervenuta solo per difendere il signor Potter?-.

-Si- rispose onestamente il Serpeverde -ed ha impedito che mi spaccasse la faccia dopo che io lo avevo aggredito-.

Questa poi! Non solo Draco Malfoy aveva detto la verità, ma stava pure cercando di non tirarla in mezzo!

Quella giornata stava diventando davvero incredibile.

-Mi vedo costretta a togliere cinquanta punti a Serpeverde per l'uso di un incantesimo proibito in questa scuola, cinquanta punti a Grifondoro per aver offeso un altro studente, ma devo attribuire dieci punti all'intervento della signorina Granger che ha evitato che le cose andassero molto peggio- rivolse un sorriso orgoglioso alla sua migliore studentessa, poi continuò-e ho concordato con gli altri professori una novità che vorrei comunicare a voi e ai vostri compagni: signorina Granger, vuole cortesemente farli entrare?-.

-Certo-.

Hermione si assentò qualche secondo e tornò seguita da Ginny e Ron Weasley, Blaise Zabini, Daphne Greengrass e Pansy Parkinson.

Erano tutti di fronte alla Preside, in attesa della notizia.






Continua...

  
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