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Autore: Aoimoku_kitsune    28/05/2012    2 recensioni
Naruto si è appena trasferito a Konoha, la città più piovosa del Giappone. E' il primo giorno di scuola e, quando incontra Sasuke Uchiha, la sua vita prende una piega inaspettata. Sasuke è algido e impenetrabile, talmente bello da sembrare irreale. Tra i due nasce un'amicizia dapprima sospettosa, poi più intima, che presto si trasforma in un'attrazione travolgente.
Genere: Dark, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Fenomeno.

Il senso di colpa è un fenomeno.


Il giorno dopo, al mio risveglio, qualcosa era cambiato.
Era la luce.

Era sempre grigioverde, come in una foresta sotto il cielo coperto, ma appariva più limpida del solito. Fuori dalla finestra non c’era il velo di nebbia cui Naruto si era abbituato.
Saltò già dal letto per controllare, e grugnì, disgustato.
Il cortile era coperto da un sottile strato di neve, di cui era anche spolverato il tetto dell’autoveicolo e imbiancata la strada. Ma c’era di peggio. La pioggia del giorno prima se era ghiacciata, disegnava ghirigori fantasiosi e splendenti tra gli aghi dei pini e aveva trasformato il vialetto in un lastrone mortale. Aveva già i suoi problemi di stabilità sull’asciutto: forse, per la sua incolumità, sarebbe stato meglio tornare subito a letto.
Minato, era uscito prima che lui scendesse al piano di sotto. Per molti versi, vivere con suo padre era come avevre una casa tutta per lui e, lungi dal sentirsi abbandonato, si godeva quelle occasioni di solitudine.
Divorò qualche cucchiata di cereali e un po’ di succo d’arancia direttamente dal cartone. Era eccitato all’idea di andare a scuola e la cosa lo spaventava. Sapeva bene che il merito non era dellìambiente educativo o dei suoi nuovi amici. Inutile raccontarsi storie, era in agitazione perche sapeva che avrebbe incontrato Sasuke Uchiha. E ciò era molto stupido.
Dopo il suo blaterare insensato e imbarazzante del giorno prima, sarebbe stato il caso di girargli alla larga.
Continuava a temere un’ostilità che talvolta gli pareva ancora cogliere in lui, e gli bastava anche solo immaginare il suo viso perfetto perche gli si annodasse la lingua. Era perfettamente consapevole che apparteneva a un’altra categoria, irraggiungibile. Perciò tutta quell’impazienza di vederlo era immotivata.

***
Non era ancora arrivato, ma Sasuke poteva sentire il fragoroso suono del motore del suo pick-up in lontananza. Si appoggiò contro il lato della macchina per aspettare. Shion restò con lui, mentre gli altri andarono diretti a lezione. Erano annoiati della sua fissazione, per loro era inconcepibile come un umano potesse mantenere il suo interesse così a lungo, non importava quando delizioso profumasse.
Naruto guidava piano, i suoi occhi intenti sulla strda e le sue mani strette sul volante. Sembrava ansioso. Sasuke impiegò un secondo a immaginare per cosa potesse esserlo, per rendersi contro che quel giorno ogni umano indossava la stessa espressione. Ah, la strada era scivolosa per il ghiaccio, e stavano tutti cercando di guidare con attenzione. Poteva vedere come prendesse seriamente quel rischio.
Sembrava in linea con quel poco che aveva imparato del suo carattere.
Non parcheggiò molto lontato da lui, ma non lo aveva ancora visto stare lì a fissarlo. Sasuke pensò a cosa avrebbe fatto quando lo avesse notato, sarebbe arrossito e poi allontanato?
Quello fu il suo primo pensiero. Ma forse lo avrebbe fissato di rimando. Forse sarebbe venuto a parlargli.
Prese un respiro profondo, riempendo fiduciosamente i suoi polmini, in caso.
Naruto uscì dalla macchina con attenzione, testato il terreno scivoloso prima di spingere il suo peso. Non alzò lo sguardo, e Sasuke si sentì frustato. Forse se andasse a parlare…
No, sarebbe stato sbagliato. Naruto invece di girarsi verso scuola, andò verso il retro del pick-upp, rannicchiandosi dal lato del cofano in modo buffo. Non avendo fiduacia dei suoi piedi. Lo fece sorridere, e Sasuke si sentì gli occhi di Shion sul suo viso. Non ascoltò a cosa avrebbe pensato, si stava troppo divertendo a guardare Naruto controllare le catene da neve. In realtà sembrava in pericolo di cadere, per il modo in cui i suoi piedi scivolavano.
Si fermò lì Naruto, osservando giù con una strana espressione sul viso. Era … tenera? Come se qualcosa a proposito delle catene lo stesse… emozionando?
Di nuovo, la curiosità ferì Sasuke come la sete. Era come se doveva sapere cosa stava pensando, come se nient’altro importasse.
Sarebbe andato a parlare con lui. Sembrava che avesse bisogno di una mano, almeno fino a che si trovava sul pavimento scivoloso. Certo, non poteva offriglerla, no? Esitò, lacerato. Avverso com’era alla neve, difficilmente avrebbe gradito il tocco della sua mano bianca e gelida. Avrebbe dovuto indossare guanti…
-NO.
Annaspò forte Shion.
All’istante, le analizzò i pensieri, indovinando fin dall’inizio che avrebbe fatto una scelta infelice e lo vide fare qualcosa d’imperdonabile. Ma non aveva niente a che fare con Sasuke.
Haku aveva scelto di correre nel parcheggio a una velocità sconsiderata. La sua scelta lo avrebbe mandato a scivolre contro il terreno di ghiaccio…
La visione arrivò solo un secondo prima della realtà. Il furgone di Haku curvò all’angolo mentre Sasuke stava ancora guardando la concluisione che aveva spinto quell’orrendo rantolo attraverso le labbra di Shion.
No, questa visione non aveva niente a che fare con Sasuke, e tuttavia aveva completamente tutto a che fare con lui, perché il furgone di Haku stava ruotando attraverso il parcheggio e colpire il ragazzo che era diventato indesiderato nel suo mondo.
Anche senza la previsone di Shion sarebbe stato abbastanza semplice leggere la traiettora che veicolo, fuori controllo di Haku.
Il biondo, esattamente nel posto sbagliato in piedi sul retro del suo pick-up, alzò lo sguardo, sorpreso dal ruomore delle stridenti catene. Guardò dritto negli occhi terrorizzati di Sasuke, e poi si girò a guardare la morte che si avvicinava.

Non lui!
Le parole gridarono nella mia testa come se appartenessero a qualcun altro.

Ancora bloccato nei pesnieri di sua sorella, vide la visione cambiare improvvismaente, ma non aveva il tempo di vedere il risultato. Sasuke si lancò attraverso il parcheggio, frapponendosi tra il furgone che slittava e il ragazzo pietrificato. Si mosse così veloce che ogni cosa era sfocatamente  striata eccetto l’oggetto della sua attenzione.
Naruto non lo vide, nessun occhio umano avrebbe potuto seguire il suo volo, stava ancora fissando l’enorme figura che stava per macinarlo sulla carrozzeria del suo pick up.
Sasuke lo prese dalla vita, movendosi con troppa urgenza per essere genitle come aveva bisogno. Nel centesimo di secondo tra il tempo in cui lo strattonò leggermente dal cammino della morte e il tempo in cui crollò con lui tra le braccia, Sasuke era chiaramente consapevole del delicato, fragile corpo di Naruto.
Quando Sasuke sentì la sua testa sbattere contro il ghiaccio, fu come se fosse diventato di giacchio anche lui.
Ma non aveva nemmeno in secondo per accertarsi delle sue condizioni.
Sentiva il furgone dietro di loro, cigolando e schiacciando mentre si torceva attorno al solido corpo di ferro del pick up. Fece un cambio di rotta, arcuandosi, e venendo di nuovo verso Naruto, come se ci fosse una calamita a spingerlo verso di loro.
Una parola che avrei mai detto in presenza di una signora scivolò tra i denti serrati di Sasuke.
Aveva già fatto troppo. Mentre volava attraverso l’aria per spingere Naruto via, era perfettamente cosapevole dello sbaglio che stava facendo.
Saperlo non lo aveva fermato, ma non era dimentico dei rischi che stava compiendo, compiendo non solo per se stesso, ma per la sua intera famiglia.
Espisizione.
E quallo non stava certamente aiutanto, ma non c’era verso che Sasuke permettesse al furgone di avere successo al secondo tentatico di prendersi la vita di Naruto.
Abbassò Naruto e spinse in fuori la mano, catturando il furgone prima che toccasse il ragazzo. La forza contraria lo lanciò contro la macchina parcheggiata accanto al pick-up, e riuscì a sentire il telaio deformarsi dietro alle sue spalle.
Il furgone si scosse e tremò contre le sue braccia rigid, e poi oscillò, bilanciandosi instabilmente sulle ultime gomme.
Se avesse msso le sue mani, il cerchione nero del furgone sarebbe caduto sulle gambe di Naruto.
Oh, per l’amor di tutti i kami, sarebbe mai finita la catastrofe? C’era qualco’saltro che sarebbe andato sorto? Poteva a mala pena star seduto lì, tenendo il furgone nell’aria, e aspettare per un auito.
Neanche spingere il furgone, c’era il giudatore da considerare, i suoi pensieri incoerenti nel panico.
Con un ringhio interno, Sasuke spinse il furgone così che oscillo lontanto da loro per un istante. Mentre ritornava verso di lui, lo prese sotto l’intelaiatura con la sua mano destra mentre avvolgeva il braccio sinistro di nuovo attorno alla vita del ragazzo biondo e lo trascinava lontano dal furgone, spingendolo stretto contro di se.
Il corpo di Naruto si mosse fiaccamente mentre Sasuke lo girava per mettere le sue gambe al sicuro.
Era cosciente?
Quanto danno gli aveva fatto nel suo tentativo di salvataggio?
Lasciò il furgone, ora che sapeva che non avrebbe potuto ferir Naruto. Si fracassò contro il terendo, tutti i finestrini tremarono all’unisono.
Sasuke seppe che era nel mezzo di una crisi.

Quanto aveva visto? Qualche altro testimone mi aveva visto materializzarmi al suo fianco e poi giocare di prestigio con il furgone mentre cercavo di tener Naruto lontato?
Queste domande avrebbero dovuto essere la mia più grande preoccupazione.

Ma era troppo ansioso per curarsi della minaccia dell’esposizione come avrebbe dovuto. Troppo colpito dal panico per averlo potuto ferire nello sforzo di salvarlo. Troppo spaventato per averlo vicino a me, sapendo che avrebbe sentito se si fosse permesso di inspirare. Troppo consapevole del calore del suo corpo soffice, premuto contro il suo, anche attraverso il doppio ostacolo delle loro giacche, poteva sentire il caldo…
La prima paura fu la più grande. Mentre le grida dei testimoni esplosero intorno a loro, Sasuke si abbassò per esaminare il suo volto, vedere se era cosciente, sperando immensamente che non stesse sanguinando.
Naruto aveva gli occhi aperti, fissi in stato di shock.
-Naruto?
Chiese Sasuke con urgenza.
-Tutto a posto?
-Sto bene.
Disse Naruto, le parole che uscivano con voce confusa.
Il sollievo, così delicatamente vicino al dolore, rifluì attraverso Sasuke al suono della sua voce. Inalò il respiro tra i denti, e non fece caso all’associato bruiciore della sua gola. Era quasi il benvenuto.
Lottò per mettersi seduto, Naruto, ma Sasuke non era pronto a lasciarlo. Sembrava… Più sicuro? Meglio, almeno, che averlo piegato al suo fianco.
-Attento.
Lo avvertì.
-Mi sa che hai preso una bella botta in testa.
Non c’era segno di sangue fresco, per fortuna, ma non decideva nei danni interni. Sasuke fu improvvismaente ansioso di portarlo da Itachi e a una completa attrezzatura di radiografia.
-Ahi.
Disse Naruto, il suo tono comicamente shockato mentre comprendeva che Sasuke aveva ragione a proposito della sua testa.
-Come pensavo.
Il sollievo lo divertì, rendendolo quasi frivolo.
-Come diavolo…
La voce di Naruto si affievilì, e le sue palpebre tremarono.
-Come hai fatto ad arrivare così in fretta?
Il sollievò s’inasprì, il divertimento si affievolì. Aveva notato troppo.
Adesso che era evidente che Naruto era in condizioni decenti, l’ansia per la sua famiglia diventò seria.
-Ero qui accanto a te, Naruto.
Sasuke sapeva per esperienza che se fosse stato sicuro a mentire, la verità sarebbe apparsa meno chiara all’interrogatore. Il biondo lottò per muoversi ancora, e quasta volta Sasuke glielo permise. Aveva bisogno di respirare così riuscì a receitare la sua parte. Aveva bisogno di allontanarsi dal suo corpo caldo di sangue così che il suo odore non lo avrebbe sopraffatto. Sasuke scivolò lontanto da lui, il più lontano possibile nel piccolo spazio tra i disastrati veicoli.
Naruto lo fissò, e anche lui di rimando. Distogliere lo sguardo era un errore che solo un incopetente bugiardo poteva fare, e Sasuke non lo era. La sua espressione era calma, benevola… sembrò confondere Naruto. Buono.
La scena dell’incidente adesso era circondata. La maggior parte degli studenti, bambini, sbirciavano e spingevano attraverso le crepe per vedere se qualche corpo mutilato fosse visibile. C’era un borbottio di grida e un fiotto di pensieri confusi. Sasuke analizzò le menti per essere sicuro che non ci fossero ancora sospetti, e poi le chiuse fuori e si concentrò solo sul ragazzo a fianco.
Naruto era distratto dalla confusione. Si guardò intorno la sua espressione ancora stupita, e cercò di mettersi in piedi.
Sasuke poggiò la sua mano sulla sua spalla per trattenenrlo leggermente.
-Per adesso resta qui.

Sembrava apposto, ma poteva davvero muovere il collo? Ancora, sperai in Itachi. I miei anni di studi di medicina teorica non reggevano contro i suoi secoli di esperienza.

-Ma fa freddo.
Obbiettò Naruto.
Era stato quasi schiacciato a more per due volte e mutilata una, ed era il freddo a preoccuparlo. Un sogghigno scivolò tra i denti di Sasuke prima che potesse ricordare che la situazione non era divertente.
Naruto ammiccò, e i suoi occhi si concentrarono sul suo viso.
-Tu stavi laggiù.
Questo fece di nuovo rinsavire Sasuke.
Osservò verso sud, sebbene non ci fosse niente da vedere adesso tranne che per il lato del furgone accartocciato.
-Eri accanto alla tua macchina.
-Invece no.
-Ti ho visto.
Insistette; la sua voce era come quella di un bambino testardo. Il suo mento sporgeva in fuori.
-Naruto, ero qui accanto a te e ti ho spinto via appena in tempo.
Sasuke guardò profondamente nei suoi occhi spalancati, cercando di convincerlo ad accettare la sua versione, l’unica razionale versione in gioco.
La mascella di Naruto si irrigidì.
-No.
Sasuke cercò di stare calmo, di non andare nel panico. Se solo avesse potuto calmarlo per un po’, per dargli la possibilità di distruggere gli indizi… e minare la sua storia divulgando il danno alla sua testa.
Non sarebbe stato facile mantenerlo segreto,  silenzioso calmo ragazzo? Se solo avesse creduto a Sasuke, solo per un breve momento…
-Per favore, Naruto.
Disse, il suo tono era troppo intenso, perché voleva davvero che lui gli credesse. Lo voleva fortemente, e non sono riguardo all’incidente. Che stipido desiderio. Che senso avrebbe avuto per lui di credergli?
-Perché?
Chiese Naruto, ancora sulla difensiva.
-Fidati.
La pregò.
-Prometti che mi spiegherai tutto?
Sasuke si arrabbiò per dover mentire di nuovo, quando speravo tanto di poter dare fiducia a Naruto. Così, quando gli rispose, fu una replica.
-Promesso.
-Promesso.
Fece eco nello stesso tono Naruto.
Mentre il tentativo di salvataggio iniziava attorno a loro, l’arrivo degli adulti, la chimata alle autorità, le sirene in lontananza, Sasuke cercò di ignorare il ragazzo e di mettere le sue priorità nel giusto ordine. Cercò attraverso ogni mente del parcheggio, dei testimoni e dei successivi avventori, ma non riuscì a trovare niente di pericoloso. Molto erano sorpresi di vederlo lì, accanto a Naruto, ma tutti concludevano, come se non ci fosse altra possibilità, che non lo avevano notato stare vicino al ragazzo nuovo prima dell’incidente.
Naruto era l’unico che non accettava con facilità la sua spiegaizone, ma sarebbe stato considerato l’ultimo testimone credibile. Era troppo spaventato, traumatizzato, per non menzionare la prolungata botta in testa.
Possibilmente in shock. Sarebbe stato accettabile che la storia di Naruto fosse confusa, no? Nessuno gli avrebbe dato credito con così tanti spettatori…
Sasuke sussultò quanto catturò i pensieri di Karin, Jugo e Suigetsu, che arrivarono sulla scena. Qualla notte ci sarebbe voluto l’inferno per sopportarli.
Sasuke voleva modellare l’impronta di ferro che le sue spalle aveva fatto dietro di lui, ma Naruto era troppo vicino. Doveva aspettare che si distrase.
Era frustante dover aspettare, così tanti occhi su di lui, mentre gli umani lottavano contro il furgone, cercando di spingerlo lontano da loro. Sasuke li avrebbe aiutati, solo per velocizzare il processo, ma era già in guai abbastanza seri e Naruto aveva la vista acuta. Infine gli infermieri riuscirono a spostarlo tanto lontano per venire da loro con le lettighe.
Un viso familiare e brizzolato esaminò Sasuke.
-Hey, Sasuke.
Disse Akato Morobi. Era un infermiere registrato, e Sasuke lo aveva conosciuto bene all’ospedale. Era un bel colpo di fortuna, l’unica fortuna di quel giorno, che lui fosse il primo a vederli. Nei pensieri dell’infermiere non lo preoccupava che apparissi sveglio e calmo.
-Stai bene ragazzo?
-Perfettamente, Akato. Non mi ha toccato nulla. Ma ho paura che Naruto possa aver avuto una contusione. Ha colpito la testa quando l’ho spinto via…
Akato spostò lo sguardo verso l’altro ragazzo, che mandò un’intesa occhiata di tradimento verso Sasuke. Oh, giusto. Era un silenzioso martire, preferiva soffrire in silenzio.
Comunque non contraddisse immediatamente la sua storia, e questo rese più calmo Sasuke.
Il successivo infermiere cercò di insistere per permettere a Sasuke di curarsi, ma non fu difficile dissuaderlo. Il moro promise che avrebbe lasciato a suo padre il compito di esaminarlo, e lasciò stare. Con la maggior parte degli umani, bisognava parlare con una distaccata confidenza. Con la maggior parte, tranne Naruto, ovvio.
A Naruto gli misero un collare, e il suo volto divenne scarlatto per l’imbarazzo, Sasuke usò quel momento di distrazione per risistemare silenziosamente con il piede la forma dell’impronta della macchina. Soltanto i suoi fratelli lo notarono, e sentì la mentale promessa di Suigetsu di afferrare qualsiasi cosa avesse perso.
Il capo della polizia arrivò prima che portassero Naruto sul retro dell’ambulanza.
Nonostante i pensieri del padre di Naruto fossero parole passate, la mente dell’uomo emanava il panico e la preoccupazione come ogni altro pensiero nelle vicinanze. Ansia senza parole e senso di colpa, il più gonfio dei due, rifluirono fuori di lui mentre vedera il suo unico figlio sulla lettiga.
Lasciavano lui, e attraversavano Sasuke, rieccheggiando e crescendo più forti.
Quando Shion aveva avvisato Sasuke che uccidere il figlio di Minato Namikaze avrebbe significato uccidere anche lui, non aveva esagerato.
La testa di Sasuke si piegò sotto quella colpa mentre sentiva il panico della sua voce.
-Naruto.
Gridò.
-Sto perfettamente bene, Min… papà.
Sospirò.
-Non c’è niente che non va.
Continuò Naruto.
Le sue rassicurazioni avevavo a male pena calmato i suoi timori. Minato si girò verso il più vicino infermiere per chiedere informazioni.
Sasuke non aveva mai passato tanto tempo con il capo della polizia della città.
L’aveva sempre preso per un uomo dai pensieri lenti, adesso realizzava che l’unico a essere lento era lui. I pensieri del biondo maggiore erano parzialmente nascosti, non assenti. Poteva solo sentire il tenore, il loro tono…
Sasuke voleva ascoltare di più, scoprire se avesse potuto trovare in questo nuovo, minore rompicato la chiave per i segreti del figlio. Ma Naruto fu caricato sul retro, e l’ambulanza partì.
Era difficile trattenersi, per Sasuke, lontano da quella soluzione al mistero che era venuto per ossessionarlo. Ma adesso doveva pensare, guardare a cosa era accaduto oggi, da ogni punto di vista. Doveva ascoltare, assicurarsi che non li avesse messi in un pericolo tale da constringerli a partire immediatamente. Doveva concentrarsi.
Non c’era nulla a preuccapalo tra i pensieri degli infermieri. Per quanto potevano dire, il ragazzo non aveva niente di serio. E Naruto era attaccato alla storia che aveva nominato lui, perciò lontano.
La prima priorità, quando raggiungerono l’ospedale, fu quella di vedere Itachi. Corse attraverso le porte automatiche, ma non riuscì a dimenticarsi completamente di Naruto; lo tenne d’occhio attraverso i pensieri dei paramedici.
Era facile seguire i pensieri familiari di suo padre. Era nel suo piccolo ufficio, tutto solo, il secondo colpo di fortuna dello sfortunato giorno.
-Itachi.
Lo aveva sentito avvicinarsi, e si agitò appena vide il volto di Sasuke. Scattò in piedi, il suo volto pallido come ossa bianche. Si abbassò verso l’organizzata scrivania di noce.
Sasuke… non hai…
-No, no, non è quello.
Il maggiore prese un profondo respiro. Certo che no. Mi dispiace di aver preso il pensiero in considerazione. I tuoi occhi, ovvio, lo avrei dovuto sapere…
Osservò il suo sguardo ancora nero con sollievo.
-E’ ferito, comunque, Itachi, probabilmente non sul serio, ma…
-Cosa è successo?
-Uno stupido incidente d’auto. Era nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ma non potevo stare lì, lasciare che si scontrasse…
Ricomincia da capo, non capisco. Come mai sei sconvolto?
-Un furgone è slittato sul giacchio.
Sussurrò. Sasuke fissava il muro dietro di lui mentre parlava. Invece di una folla di cornici con diplomi, aveva un semplice dipinto a olio, il suo preferito, uno sconosciuto Hassam.
-Lui era sulla strada. Shion l’aveva visto arrivare, ma non c’era tempo di fare qualcosa tranne che correre attraverso il parcheggio e spostarlo dalla strada. Nessuno l’ha notato… eccetto lui. Dovevo anche fermare il furgone, ma di nuovo nessuno ha visto… tranne lui. Mi … dispiace Itachi. Non volevo metterci in pericolo.
Itachi circondò la scrivania e mise la sua mano sulla spalla di Sasuke.
Hai fatto la cosa giusta. Non doveva essere stato facile. Sono fiero di te, Sasuke.
Il minore lo guardò negli occhi allora.
-Lui sa che c’è qualcosa… di strano.
-Questo non importa. Se dobbiamo partire, partiremo. Cosa ha deto?
Sasuke scosse la testa, un po’ frustrato.
-Ancora niente.
Ancora?
-Ha accossentito alla mia versione dei fatti, ma si aspettava una spiegazione.
Itachi si accigliò, riflettendo.
-Ha battuto la testa, bhe, l’ho fatto io.
Continuò velocemente.
-L’ho sbattuto un po’ a terra. Sembra stare bene, ma… non penso che porterà qualche dubbio alla sua spiegazione.
Sasuke si sentiva un furfante solo dicendo quelle parole.
Itachi ascoltò l’avversione nella sua voce.
Forse non è necessario. Vediamo cosa accade, ok? Mi sa che ho un paziente da controllare.
-Per favore.
Disse Sasuke.
-Sono così preoccupato di avergli fatto del male.
L’espressione di Itachi s’illuminò. Si lisciò i suoi capelli scuri, di una tinta un po’ più brillante dei suoi occhi neri, e rise.
È stata una giornata interessante per te, vero?
Nella sua mente, Sasuke riuscì a vedere l’ironia, ed era quasi comico, almeno per lui. Abbastanza dainvertire le regole. In qualche luogo durante quel breve secondo senza pensieri in cui si era lanciato verso il parcheggio ghiacciato, si era trasformato da omicia a protettore.
Rise con lui, ricordando quanto sicuro era stato che Naruto non avrebbe avuto bisogno di protezione tranne che da se stesso. C’era tensione nella sua risata perché, nonostante il furgone, era ancora interamente vero.

Aspettò da solo nell’ufficio di Itachi, ascoltando i pensieri dell’intero ospedale.
Haku Pin, il conducente del furgone, sembrava essere più ferito di Naruto, e l’attenzione scivolò su di lui mentre aspettava il suo turno per le radiografie. Itachi si tenne in disparte, credendo alla diagnosi dei paramedici che Naruto era solo leggermente ferito. Questo rese Sasuke ansioso, ma sapeva che aveva aveva ragione. Un’occhiata al suo volto e Naruto si sarebbe subito ricordato di lui, del fatto che c’era qualcosa di strano nella sua famiglia e che l’avrebbe fatto parlare.
Certamente aveva un compagno con cui conversare. Haku era consumato dal senso di colpa per averlo quasi ucciso, e non sembrava chiudere la bocca. Sasuke poteva vedere l’espressione di Naruto attraverso i suoi occhi, ed era chiaro che sperava la smettesse.
Ci fu un momento di tensione quando Haku gli chiese come avesse fatto a uscire dalla strada.
Sasuke aspettò, senza respirare, mentre esitava.
-Ehm…
Lo sentì dire. Poi si fermò così tanto che Haku pensò che la domanda lo avesse confuso. Infine continuò.
-E’ stato Sas’ke a spingermi via.
Sasuke espirò. E allora il suo repsiro accelerò. Non l’aveva mai sentito dire il suo nome. Gli piaceva il modo in cui suonava, anche solo sentendolo attraverso i pensieri di Haku.

Volevo sentirlo da me…

-Sasuke Uchiha.
Precisò, quando Haku non aveva capito a chi si riferisse. Sasuke trovò se stesso alla porta, la sua mano sulla maniglia. Il desiderio di vederlo diventava più forte. Dovette rocrdarsi della necesità di cautela.
-Era lì accanto a me.
-Uchiha?
Hum. Strano.
-Non l’ho visto.
Avrei potuto giurare…
-Kami, forse perché è successo tutto talmente in fretta. Lui sta bene?
-Penso di sì. È qui anche lui, non so dove. Ma non l’hanno nemmeno portato in barella.
Sasuke vide il viso di Naruto pensieroso, il sospetto tretto tra gli occhi, ma quei piccoli cambiamenti si persero in Haku.
È carino.
Stava pensando Haku, quasi in sorpresa.
Anche tutto disordinato. Non proprio il mio solito tipo, ma… lo devo portare fuori. Rimediare per oggi…
Sasuke era fuori nel corridoio, poi, quasi alla corsia di emergenza, senza pensare per un secondo a quello che stava facendo. Fortunatamente, l’infermiere entrò nella stanza prima di lui, era il turno di Naruto per le radiografie.
Sasuke si appoggiò contro il muro in un angolo buio e cercò di controllarsi mentre Naruto veniva portato via.

Non importava che Haku pensasse che fosse carino. Chiunque lo avrebbe notato. Non c’era ragione di sentirmi… di sentirmi come? Irritato? O più arrabbiato per dire la verità? Non aveva nessun senso.

Rimase più a lungo che poté, ma l’impazienza ebbe la meglio e tornò verso il reparto radiografia.
Naruto era già tornato al reparto emergenza, ma riuscì a sbirciare le sue raadiografie mentre l’infermiere era di spalle. Si sentì più calmo. La sua testa era a posto. Non l’aveva ferito, non del tutto.
Itachi lo raggiunse.
Stai meglio, commentò.
Sasuke guardò avanti. Non era solo, il corridoio era pieno di attendenti e visitatori.
Ah, sì.
Itachi attaccò le sue radiografie al pannello luminoso, ma non avevo bisogno di una seconda occhiata.
Vedo. Sta assolutamente bene. Ben fatto, Sasuke.
Il suono dell'approvazione di suo padre creò un miscuglio di reazioni dentro di lui. Avrebbe dovuto esserne compiaciuto, però sapeva che non avrebbe approvato cosa stava per fare ora. Almeno, non avrebbe approvato se avesse conosciuto le sue reali motivazioni…
-Penso che andrò a parlargli, prima che vada.
Mormorò Sasuke sotto il suo respiro.
-Un comportamente normale, come se non fosse successo niente. Per calmare le cose.
Tutte ragioni accettabili.
Itachi annuì assente, ancora guardadno alle radiografie.
-Buona idea. Hmm.
Lanciò uno sguardo al motivo del suo interesse.
Guarda quelle contusioni guarite. Quante volte la madre l’ha fatto cadere?
Itachi rise da solo per la sua battuta.
-Sto iniziando a pensare che il ragazzo ha davvero una brutta sfortuna. Sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Konoha è certamente il posto meno adatto per lui, con te qui.
Sasuke si ritrasse.
Vai avanti. Calma le cose. Ti raggiungerò tra un momento.
Il moro minore s’incamminnò velocemente, sentendosi in colpa. Forse era bravo a mentire, se poteva prendere in giro Itachi.
Quando arrivò alla corsia d’emergenza, Haku stava mormorando sotto il suo repsiro, acnora scuse. Naruto stava cercando di scappare dal suo rimorso fingendo di dormire. I suoi occhi erano chiusi ma il suo repsiro non era calmo, e le sue dita di quando in quando si contorcevano impazienti.
Sasuke lo fissò per un lungo momento. Questa era l’ultima volta che l’avrebbe visto.
Il pesniero scatenò un dolore auto al suo petto.

Era perché avrei lasciato il rompicapo irrisolto? Non sembrava abbastanza come spiegazione. Infine presi un repsiro profondo e uscii allo scoperto.

Quando Haku lo vide, inziò a parlare ma Sasuke posò un suto sulle sue labbra chiare.
-Dorme?
Gli occhi di Naruto si aprirono e si concetrarono sul viso del nuovo arrivato. Si spalancarono per un momento, e poi si accigliarono per la rabbia o il sospetto. Sasuke ricordò il ruolo da recitare, così gli sorrise come se non fosse successo niente d’insolito quella mattina, oltre che un colpo alla testa e un po’ immaginazione.
-Ehi, Sasuke, mi dispiace tanto…
Alzò un dito per fermare le sue scuse.
-Niente sangue, niente danno.
Disse seccamente il moro. Senza pensarci sorrise troppo apertamente alla sua battuta privata.
Era meravigliosamente facile ignorare Haku, che giaceva non più di un metro e mezzo da lui, coperto di sangue fresco. Non aveva mai capito come Itachi potesse sopportarlo, ignorare il sangue dei suoi pazienti per curarli. La costante tentazione non avrebbe dovuto distrarlo… ? Ma, ora…
Poteva vedere come la tentazione fosse niente se ti concentravi su qualcosa di più difficile.
Anche se fresco ed esposto, il sangue di Haku non era nulla in confronto a quello di Naruto.
Sasuke prese distanza da lui, sedendo sul letto vicino i piedi di Haku.
-Allora, qual è il verdetto?
Gli chiese Sasuke.
Il labbro di Naruto sporse un po’.
-Non mi sono fatto niente neanche un graffio, ma non volgiono lasciarmi tornare a casa. Com’è che tu non sei legato a una barella come noi?
La sua impazienza fece sorridere di nuovo Sasuke.
-Tutto merito di chi sai tu.
Disse leggermente.
-Ma non preoccuparti, sono venuto a liberarti.
Sasuke guardò la sua espressione attentamente mentre Itachi entrava nella stanza. I suoi occhi si spalancarono e la sua bocca si aprì in sorpresa. Dentro, Sasuke si lamentò. Sì, avrebbe certamente notato la somiglianza.
Era giovane, era moro… ed era più bello di un qualsiasi divo del cinema. Però era pallido, con l’aria stanca e le occhiaie marcate. A giudicare dalla descrizione di Minato, Naruto dedusse che che era il padre di Sasuke.
-E allora signorino Namikaze.
Disse il dottore con un tono di voce decisamente attraente.
-Come stiamo?
-Bene.
Naruto sperò di non ripeterlo più.
Itachi accese il pannello luminoso sul muro sopra alla sua testa bionda.
-Le radiografie sono buone.
Disse.
-Ti fa male la testa? Sasuke dice che hai preso un brutto colpo.
Naruto sospirò.
-Sto bene.
Lanciò un’occhiataccia verso Sasuke, il quale si accorse l’impazienza che trapelava dalle iridi chiare.
Itachi fece un passo più vicino e fece scorrere gentilmente le sue dita lungo il cranio fico a che non trovò la botta sotto i suoi capelli.
Sasuke fu catturato dall’ondata di emozioni che si scontrarono dentor di lui. Aveva visto Itachi lavorare con gli umani un milione di volte. Anni fa, lo aveva assistito informalmente, sebbeno solo un situaizoni in cui il sangue non era coinvolto. Perciò per Sasuke non era una cosa nuova, osservarlo interagire con un ragazzo come se fosse come lui. Molte volte aveva invidiato il suo controllo, ma quet’emozione non era la stessa. Soffriva per la differenza tra Itachi e lui, lui avrebbe potuto toccarlo così gentilmente, senza paura, sapendo che non avrebbe mai potuto farlgli del male…
Naruto sobbalzò, e Sasuke si conorse nel suo posto. Doveva concentrarsi per un momento per mantenere la sua postura rilassata.
-Sensibile?
Chiese Itachi.
Il mento di Naruto si scosse un po’.
-No, davvero.
Disse.
S’incastrò un altro pizzico del suo carattere: era coraggioso. Non gli piaceva mostrarsi debole.
Forse la più vulnerabile creatura che Sasuke avesse mai visto, non voleva sembrare debole. Un sogghigno gli svivolò tra le labbra.
Naruto gli lancò un’occhiataccia.
-Bene.
Disse Itachi.
-Tuo padre è in sala d’attesa, puoi farti riaccompaganre a casa. Sei hai capogiri o problemi di vista, però, torna subito.
Suo padre era lì? Sasuke vagò tra i pensieri della folla in attesa, ma non trovò la sottile voce mentale dell’uomo, prima che Naruto parlasse ancora. Il suo viso era ansioso.
-Posso andare a scuola?
-Forse per oggi dovresti stare tranquilla.
Suggerì Itachi.
Gli occhi chiari di Naruto giuzzarono verso Sasuke.
-Lui invece può tornare?

Comportari normalmente, calmare le cose… ignorare il modo in cui mi faceva sentire il suo sguardo nei miei occhi…

-Qualcuno dovrà pur diffondere la notizia che siamo sopravvissuti, no?
Disse Sasuke.
-A dir la verità.
Corresse Itachi.
-… sembra che metà dell’istituto sia in sala d’attesa.
-Oh, no.
Si lamentò Naruto, e mise le mani sul suo viso.
A Sasuke piaceva aver finalmente indovinato. Iniziava a capirlo…
-Vuoi restare?
Chiese Itachi.
-No, no.
Disse velocemente il biondo, ruotando le gambe fuori dal letto e balzando in pieidi sul pavimento. Inciampò, squilibrato, nelle braccia di Itachi. Lui lo catturò e lo tenne femro.
Di nuovo l’invidia fluì dentro Sasuke.
-Sto bene.
Disse prima che potesse commentare, un leggero rosa sulle guance.
Itachi lo rimise in equilibrio, e poi abbassò le mani.
-Predni dell’aspirina contro il dolore.
Gli diede istruzioni.
-Non fa così male.
Itachi sorrise mentre firmava le carte.
-A quanto pare sei molto fortunato.
Naruto girò leggermente il viso per fissare Sasuke con occhi decisi.
-Fortunaro perché Sasuke si trovava lì accanto a me.
-Oh certo, sì.
Concordò velocemente Itachi, sentento nella sua voce la stessa cosa che aveva sentito Sasuke. Non aveva tolto il sospetto dalla sua immaginazione. Non ancora.
Tutto tuo, pensò Itachi. affrontalo al meglio.
-Grazie mille.
Sussurrò il moro, veloce e silenzioso. Nessun umano lo sentì. Le labbra di Itachi si piegarono in su per il suo sarcasmo mentre si girava verso Haku.
-Purtroppo, tu dovrai restare qui un po’ più a lungo.
Disse mentre inziava a esaminare i tagli lasciati dai finestrini rotti.
Naruto camminò di proposito verso di lui, senza fermarsi finchè non fu scomodamente vicino. Sasuke ricordò come aveva sperato, prima di tutta quella confusione che si avvicasse a lui… questo era come schernire quel desiderio.
-Hai un minuto? Ho bisogno di parlarti.
Sibilò Naruto.
Il suo fiato caldo sfiorò il viso di Sasuke ebarcollò un passo indietro. Il suo fascino non era diminuito. Ogni volta che gli era vicnio, stimolava il peggio di me, tutti più urgenti istinti. Il veleno fluì nella sua bocca e il suo corpo desiderò attaccare, tirarlo verso per sue braccia e schiacciare la sua gola tra i supo denti.
La sua mente era più forte del suo corpo.
-Tuo padre ti aspetta.
Gli ricordò, la sua mascella serrata.
Naruto lanciò uno sguardo verso Itachi e Haku. Haku non li stava prestando molta attensione, ma Itachi stava monitorando ogni respiro di Sasuke.
Attendo, Sasuke.
-Vorrei parlare con te, da soli, se non è un problema.
Insistette il biondo a voce bassa.
Sasuke allargò le braccia, poi gli voltò le spalle e si diresse con lunghe falcate dall’altra parte dello stanzone.
Il moro era in pieno conflitto di emozioni mentre camminva fuori dalla stanza, ascoltando i suoi passi incespicanti dietro di lui, cercando di mantenerli.
Aveva uno spettacolo da preparare. Conosceva la parte che avrebbe recitato, era il personaggio più basso: sarebbe stato il mascalzone. Avrebbe mentito e ridicolizzato e sarebbe stato crudele.
Era anche peggio sapere che questo sarebbe stato l’ultimo ricordo che Naruto avrebbe avuto di lui. Era la sua scena d’addio.
Sasuke si girò verso Naruto.
-Cosa vuoi?
Gli chiese freddo.
Si ritirò leggermente alla vista dell’ostilità del moto. I suoi occhi si accesero di confusione, l’espressione che gli aveva dato la caccia…
-Mi devi una spiegazione.
Disse Naruto con voce piccola; il suo volto ambrato s’impallidì.
Era davvero difficile mantenere la sua voce rauca.
-Ti ho salvato la vita, non ti devo niente.
Naruto indietreggiò, vedere queanto le sue parole lo avessero ferito, gli bruciò come un acido.
-L’hai promesso.
Sussurrò.
-Naruto, hai battuto la testa, non sai quello che dici.
Il biondo sporse il mento.
-La mia testa non ha un graffio.
Era arrabbiato adesso, e questo rese più facile le cose per Sasuke. Il moro incontrò il suo sguardo, rendendo il suo viso acnora meno amichevole.
-Cosa vuoi, Naruto?
-Volgio la verità. Voglio sapere perché ti sto coprendo.
Ciò che voleva era chiaro, gli frustò doverglielo negare.
-Secondo te, cosa è successo?
Quasi gli ringhiò Sasuke.
Le parole di Naruto si riversarono come un torrente.
-Quello che so è che eri tutt’altro che vicino a me. Neanche Haku ti ha visto, perciò non dirmi che ho battuto la testa. Quel furgoncino stava per schiacciarci entrambi, invece non l’ha fatto, e con le mani hai lasciato un’ammaccatura sulla fiancata sinistra, e hai lasciato un bozzo anche sull’altra auto, senza farti niente, e il furgone stava per spaccarmi le gambe, ma lo hai alzato e trattenuto…
Improvvisaemnte Naruto strinse i denti e i suoi occhi brillarono di lacrime trattenute.
Sasuke lo fissò, la sua espressione beffarda, sebbene queallo che davvero sentivo era sgomento;  aveva visto tutto.
-Pensi che abbia sollevato un forgoncino per salvarti?
Chiese con sarcasmo il moro.
Naruto rispose con un rigido cenno.
Lo scherno crebbe nella voce di Sasuke.
-Non ci crederà nessuno, lo sai.
Naruto fece uno sforzo per controllare la sua rabbia. Quando gli rispose, pronuniciò ogni parola con lenta cautela.
-Non lo dirò a nessuno.
Lo avrebbe fatto, Sasuke poteva vederlo nei suoi occhi. Anche furioso e tradito, avrebbe mantenuto il segreto.

Perché?

Lo shock rovinò per messo secondo l’espresisone del moro, e poi si riprese.
-E allora, che importa?
Chiese il moro, concentrato a mentenere la sua voce severa.
-Importa a me.
Disse intensamente.
-… non mi piace mentire, perciò se lo faccio, dev’esserci un buon motivo.
Naruto gli stava chiedendo di fidarsi di lui. Proprio come Sasuke voleva che Naruto si fidasse di lui. Ma era un confine che non avrebbe mai attraversato.
Il tono di Sasuke rimase duro.
-Non puoi limitarti a ringraziarmi e lasciar correre?
-Grazie.
Disse, e poi si adirò calmo in attesa.
-Immagino che non intendi lasciar perdere.
-In tal caso…
Non avrebbe potuto dirgli la verità anche se avesse voluto… e non lo voleva. Sasuke avrebbe preferito che si accontentasse della propria storia piuttosto che sapere chi fsse, perché niente sarebbe stato peggio della verità; era un incubo vivente, uscito dritto dalle pagine di un romanzo dell’orrore.
-Spero che tu sopporti di buon grado la delusione.
Si guardarono in cagnesco. Era strano per Sasuke come fosse affettuosa la sua rabbia.
Come un gattino furioso, dolce e innocuo, e così inconsapevole della propria vulnerabilità.
Naruto arrossì dalla rabbia e strinse di nuovo i denti.
-Perché ti sei preso il disturbo di salvarmi?
La sua domanda, non era quella a cui Sasuke si era preparato a rispondere. Perse in contatto con il ruolo che stava recitando. Sentì la maschera scivolare dal suo viso, e le disse, quell’unica volta, la verità.
-Non lo so. Il mio corpo si è mosso da solo.
Sasuke memorizzò il suo viso ancora per l’ultima volta, era ancora arrabbiato, il sangue non svaniva dalle sue guance, si voltò e si allontanò da lui.
 
***

Chi muore si risente... emhh.. scusate per l'attesa! Avevo promesso una volta ogni due settimane... Lasciamo perdere va!! Sono una ritardataria cronica.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, anche se è praticamente simile alla trama originale, ma qeusto ho pensato di lascairlo così. Fatemi sapere se vi è piaciuto. Bacio e scusate ancora.

   
 
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