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Autore: virgily    28/05/2012    3 recensioni
(Ecco cosa accadde quando Loki si lasció abbandonare nell'oblio)
"Con attenzione e curiositá,dopo essersi finalmente risvegliato dall’estenuante sonno al quale si era abbandonato, Loki osservava quel viso dolce e candido, illuminato dalle gocce d’acqua che parevano gemme argentee proprio come i suoi capelli. Per qualche attimo pensó che stesse sognando, ma doveva ammettere che non era mai stato cosí lucido. Con la punta dei polpastrelli, una manina piccola e affusolata carezzó le sue guance con morbida dolcezza, mentre sul volto della ragazza un sorriso si sollevava verso l’alto
-Sei vivo, uomo delle nuvole...- ridacchió appena coprendosi la bocca con la mano, celando dientro le sue dita il suono sottile della sua voce
“uomo delle nuvole?” si chiese sentendosi frastornato: dove si trovava? Come ci era finito? Ma sopratutto, chi era lei?"
Genere: Erotico, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Finalmente tornato nella sua camera da letto, Loki si stese sul suo morbido giaciglio dalla lenzuola leggere con l’intento di fissare il vuoto, lasciando che il suo flusso di coscenza lo portasse lontano da quella cena e da quei discorsi assurdi a cui le sue orecchie si erano prestate. Ma dopotutto lui chi era per criticare la loro cultura? Un sibilo sgusció appena dalle sue labbra, e il suo sguardo sembrava trapassare il soffitto, andando alla ricerca di quegli occhi tanto belli quanto timidi ma ardenti allo stesso tempo. Athanasia. Non aveva mai sentito un nome del genere. Con il capo posato sul cuscino, e gli occhi rivolti a quella finestrella ovale, il giovane dio guardava quel cielo stellato dal quale era piombato su Roxelyon. Una immensa distesa oscura tempestata di gemme neutre e brillanti, una notte scura come quelle acque che lo stavano uccidendo dolcemente. E sarebbe morto se non fosse stato per lei. Respiró profondamente mentre nella sua testa ancora si ripeteva quella eterea immagine, quasi surreale. Quando riaprendo gli occhi, la prima cosa che vide furono le sue iridi preziose. Se solo si sfiorava le labbra, con la punta delle dita, quasi gli pareva di ricordare il soffice tepore della sua bocca, piccola e rosea. Se c’era una cosa che rimpiangeva poi, era che nella sua incoscienza la sua memoria non fu in grado di trarne il sapore. Tracciando il perimetro della sua bocca con la lungua, il moro si adentrava nell’avida ricerca di un qualcosa che gli potesse rimembrare. Si sarebbe accontentato anche della piú insipida reminescenza pur di trovare una traccia di lei su di se. Ad interrompere la sua ardua impresa fu un rumore, probabilmente qualcuno che aveva bussato alla sua porta
-Avanti- affermó sollevandosi dal suo giaciglio, tornando in posizione seduta mentre una giovane donna dai lunghi capelli biondi e le vesti opache, faceva il suo ingresso nella sua camera, chiudendosi la porta alle spalle. Una scollatura profonda sul retro dell’abito mostrava il profilo della sua schiena nuda, una morbida linea che per lo sguardo del dio fu difficile non notare
-Mio signore...- affermó la giovane, che dopo essersi voltata, s’inchinó a lui con riverenza. A differenza della altre giovani ancelle che lo avevano servito quella sera, la donna che aveva davanti era l’unica che pareva avere il “coraggio” di guardarlo in viso. I suoi occhi grigi infatti, trasudavano una audacia e una malizia di cui le altre “figlie” sembravano esserne sprovviste
-Come ti chiami?- domandó inarcando il sopracciglio verso l’alto, divertito dalle occhiate eloquenti che quella ragazza sapeva mandargli
-Eulalia, mio signore...- rispose cortesemente restando seducentemente immobile, mentre l’uomo innanzi a lei si sollevava dal comodo materasso, avvicianandosi a lei con passi lenti, e uno sguardo vivido e quasi folgorante che la trapassava da parte a parte
-E dimmi, cara Eulalia... Come mai ho il piacere di vedere i tuoi occhi fissarmi? Da quel che ho capito, la vostra severa etichetta vi impedisce una cosí alta confidenza...- constató il moro girandole intorno, studiandola da testa ai piedi, osservando il taglio della veste che velava appena il suo corpo asciutto e candido
-Noi dame di compagnia, mio signore, abbiamo un codice comportamentale diverso dalle nostre sorelle. Il mio compito é soddisfarvi. E se il mio sguardo vi reca offesa, posso abbassarlo- disse la ragazza sollevando l’angolo destro delle labbra, trettenendo a stento un risolino beffardo, incuriosita e affascianta allo stesso tempo delle attenzioni ricevute
-E dimmi, in che modo pensi di soddisfarmi?- con un movimento repentino e azzardato, il dio dell’inganno giunse alle sue spalle, avvicinando le labbra al lobo scoperto della serva, facendola sussultare mentre una miriade di brividi increspavano la sua pelle chiara
-Nel modo che il mio signore preferisce...- sussurró mentre la mano dell’uomo sfiorava il suo collo nell’intento di spostare tutti i suoi boccoli dorati su una sola spalla, lasciadogli un ampio perimetro ove le sue labbra avide ed esprete avrebbero potuto ben lavorare
-Interessante...- bofocchió tra una bacio e l’altro, percorrendo una lunga scia di baci lungo il suo collo e la spalla, mentre le sue mani avide giungevano sui suoi fianchi morbidi, carezzandole il ventre al di sopra della veste. Poi, facendole scivolare sul piccolo seno, Loki afferró con bramosia quel docile nodo che teneva l’abito saldamente legato al suo collo. Sebbene sentisse un focoso desiderio carnale divorargli le membra, il giovane dio non aveva in serbo una semplice notte di libero sfogo alle sue voglie nascoste. No, all’interno della sua mente lucida aveva un disegno specifico in mente. E privare la donna di quell’inutile indumento era soltanto l’inizio del suo piano
-Cosa sai dirmi della figlia del re?- chiese spogliandola con abilitá, provocando il corpo della ragazza con sapiente astuzia, toccandole la pelle con decisione, massaggiandola dove era certo di scaturire una eccitante reazione
-L-La principessa ha scatenato un certo interesse nell’animo del mio signore?- domandó boccheggiando alle ricerca di aria mentre le sue membra cominciavano a riscaldarsi
-Puó darsi... Da brava Eulalia, parlami di lei...- sembrava una preghiera dolce quella che fuoriuscí dalle sue labbra, andando a torturare ancora di piú la fanciulla oramai preda del fascino del dio, che facendola voltare, adesso la stringeva fra le braccia, fissandola intensamente in quegli occhi chiari ed ammalianti. E la donna si era tuffata a capofitto in quelle iridi tanto belle quanto ingannatrici. Posando le mani sul petto dell’uomo, cominció a sbottonare la camicia che rivestiva il suo corpo, concedendosi il tempo di riprendere fiato dalla passione che mano a mano la stava travolgendo, facendola annegare nella trappola di Loki
-La nobile figlia del re non é docile come sembra. É il suo aspetto a mostrarla come una fragile farfalla. Ma la principessa é molto piú forte e astuta di quanto possa sembrare. É una valida stratega non che capace di usare grandi poteri. Il nostro nobile padre é molto geloso di lei. Purtroppo mai un uomo ha sfiorato la sua pelle o é mai entrato nel suo letto. Chiunque ci abbia provato, é volato giú nel precipizio...- un sorriso si dipinse sulle labbra del dio, che lasciandosi scivolare la camicia dalle spalle, prese il viso della fanciulla tra le mani, portandolo al suo, sfiorandole le labbra con il solo respiro caldo e avvolgente
-Mille grazie, mia cara. Sei stata molto utile. Perché adesso non lasciamo alle spalle questi discorsi, e ci concentriamo a placare questa lunga notte?- effermó stringendola a se con una stretta decisa e veemente, facendo scontrare le loro pelli nude che immediatamente cominciarono ad ardere.

***
La luce delle stelle entrava all’interno della sua stanza tramite la finestra che aveva lasciato aperta, lasciando che del soffice vento entrasse facendo danzare le morbide tende dorate. Per quanto si fosse girata e riggirata sotto le lenzuola, Athanasia non riusciva a prendere sonno. No, non erano il buio e le tenebre a terrorizzarla come quando era bambina, ma la fredda consapevolezza del letto freddo e vuoto, troppo grande per contenere solo il suo corpo. E il cuore pareva scalpitare nel suo petto, quasi volesse uscire e correre per la sua strada, tra le mani di quell’uomo piombato dal cielo e riemerso dalle acque gentili della sua terra. Respiró profondamente, sollevandosi dal suo poggio per dirigersi a piedi scalsi su quel balcone che si affacciava al magnifico panorama di Roxelyon: il cielo, il mare e la morbida costa. La brezza marina carezzó la sua palle, facendo ondulare i capelli e i merletti della veste da notte che a malapena raggiungeva la lunghezza del suo ginocchio. Sotto la fioca luce delle stelle, i gioielli che adornavano i suoi polsi e le sue caviglie emanavano una spendida luce violacea, proprio come quella dei suoi occhi, che rivolti al cielo, cercavano lui. Con le mani posate sul cornicione in marmo, la principessa di sporgeva appena, per osservare il secondo terrazzo che fiancheggiava il suo. Vedeva delle luci ancora accese in quella camera, ed era proprio li che si trovava Loki. Possibile che anche lui non riuscisse a dormire? Sarebbe stato bello per la giovane sperare che quell’uomo fosse rimasto sveglio a pensarla. Al tempo stesso peró, si dava della sciocca. Tanti pensieri e tanti sospiri sprecati per uno sconosciuto proveniente da un altro mondo.  Eppure, quella bocca pallida e vellutata era stata la prima su cui le sue piccole labbra si fossero mai posate, il primo uomo ad aver causato tante sensazioni contrastanti nel suo essere pacato e razionale. Mordendosi le labbra, la nobile figlia perfetta del re si chiese se quello che stava provando nei suoi confronti fosse giusto. Quanto avrebbe desiderato accostarsi a quella finestra, sbirciare appena per guardarlo dormire. Non sarebbe rimasta tanto, le bastava osservarlo sopito in chissá quale bel sogno; magari sgattagliolare all’interno della sua camera per soffiare sopra le fastidiose candele, ma niente di piú, soltanto ammirarlo da lontano in quella splendida notte. Un sorriso euforico si tracció sulle sue labbra fine, mentre agilmente scavalcava il cornicione, restandoci saldamente appesa mentre osservava il vuoto sotto i suoi piedi. Era folle quello che stava facendo, ma chi avrebbe potuto vederla a quell’ora della notte? Respiró pronfondamente, osservando quella breve distanza che separava il suo balcone da quello del suo ospite. Avrebbe dovuto fare un bel salto se non voleva cadere nella stretta gola rocciosa sottostante. Continuo a respirare lentamente, mentre cominciava pian piano a prendere coraggio per lanciarsi. Poi, lasciando per un attimo che la sua mente si svuotasse di tutti quei mille pensieri, Athanasia balzó nel vuoto, protendendo le braccia in avanti. Le sue mani immediatamente si aggrapparono al balcone, e sebbene i suoi piedi sembravano aver perso l’equilibrio, le cavigliere di platino che sempre l’accompagnavano, accopiati al paio di bracciali, s’illuminarono di una luce color ametista. Una luce cosí forte e tangibile  che quasi le diede la forza di risollevarsi, e scavalcare il cornicione, impedendole di cadere. Sospirando di sollievo, si avvicinó in punta di piedi a quella fantomatica finestra. Cominciava a sentire il tepore delle candele, con le loro fiammelle che danzavano suadentemente, donando una fioca luce dorata a quella camera cosí vicina eppure allo stesso tempo distante. Era lí ad un passo, le bastava sporgere il capo per vederlo, ma prima ancora che il suo corpo potesse muoversi, una voce spezzó quel breve silenzio che l’accompagnava nella sua scapestrata “avventura”. Un gemito, un verso appassionato di una donna che fendeva la notte e squarciava il suo cuore nel petto. Sentendo le mani tremare e il respiro mancarle, decise ugualmente di porgere il suo sguardo al suo interno, osservando quella scena che inevitabilmente la colpí dritta nell'animo. Eppure non c’era da meravigliarsi se suo padre aveva scelto di mandare Eulalia a fare compagnia al loro ospite, dopo tutto era lei la piú esperta di tutte le ancelle in materia d’amore, piú esperta perfino di lei, ma doveva ammettere che ci voleva molto poco per essere piú esperta di lei. La donna sostava grondante di sudore in preda alla passione di quell’uomo che la stava possedendo con foga. Vedeva il corvino affondare nel corpo della sua serva senza tuttavia donarle il privilegio di concedergli le sue labbra. Pareva cosí frettoloso ai suoi ingenui occhi, come se il suo intento, piú che godersela era quello di appagare semplicemente la sua libidine. Disinteressato, sornione Loki a stento osava guardarla ansimante sotto di se, e per certi versi questo rassicuró l’animo della principessa, che a suo malgrado non riusciva a togliergli gli occhi di dosso. Era cosí bello il profilo della sua schiena nuda, il colore chiaro e pallido della sua carne esposto alla leggiadra luce delle candele, i capelli corvini arruffati che gli incorniciavano il viso, madido di piccole gemme stillate dalla sua fronte. Era cosí affascinante che quasi si era dimenticata del fatto che stesse usando il corpo di un’ altra donna. Un grido di piacere giuse alle sue orecchie quasi disgustandola, facendola tornare alla realtá, mentre l’uomo pareva essersi arrestato di colpo, con il fiato corto. Passandosi una mano tra i folti capelli color pece, il dio si scostava dal corpo della serva. No non aveva terminato il suo lavoro, ma c’era una strana sensazione a pesare su di lui, come se si sentisse fissato, e questo grave sconforto gli aveva impedito di continuare il suo “passa tempo”. Con la coda dell’occhio colse quel piccolo bagliore violaceo che proveniva dalla sua finestra aperta, mascherato dalla danza delle tende mosse dal vento. Un brivido immediatamente si arrampicó sulla sua colonna vertebrale, facendolo sussultare appena, mentre si voltava di scatto con le guance colorate di porpora. Gli occhi verdi del dio avevano incrociato quelli della principessa per pochi secondi, e per la prima volta Atahasia pregó di non essere stata scoperta
-Buona notte, mio signore- sentí la voce di Eulalia che si congedava velocemente, e sporgendosi appena la principessa riuscí a vederla uscire dalla sua camera, mentre il suo ospite si rivestiva appena, infilandosi svogliatamente i calzoni per allacciarli in malomodo ai fianchi. Aveva l’espressione tranquilla, come se in realtá non si fosse mai accorto della sua presenza. Un sospiro lunghissimo sgusció fuori dalle sue labbra mentre il respiro tornava regolare. Aveva visto anche troppo quella sera, e decise che sarebbe stato piú saggio ritornare nelle sue stanze, e alla svelta. Cosí si voltó di scatto, pronta per lanciarsi nuovamente dal balcone, ma non ebbe neanche il tempo di muoversi del tutto che Athanasia rimase in balia di quelle iridi chiare e magnetiche, trapassata da parte a parte da uno sguardo beffardo e divertito, mentre sentiva il cuore esploderle nel petto. I brividi incresparono la sua pelle, mentre indietreggiava finendo con le spalle al muro. Loki adesso era davanti a lei, il torso nudo illuminato dalla luce delle stelle. Vamparono di fiamme ardenti le sue guance mentre sentiva il sudore freddo colarle fastidiosamente lungo la schiena
-Non mi sembra molto educato per una principessa spiare il proprio ospite... Sopratutto in circostanze come questa- constató l’uomo avvicinandosi appena
-N-non vi s-stavo spiando- rispose abbassando violentemente lo sguardo, mentre sentiva la vergogna mangiarla dentro. “Ma come ha fatto?” si domandó
-Ah no?- ridacchió il dio canzonandola, accorciando sempre di piú le distanze tra i loro corpi
-No. Volevo solamente assicurarmi che mia sorella avesse soddisfatto le vostre voglie...- rispose diplomaticamente cercando di mantenere i nervi saldi, tornando mostrare un aspetto dicorosamente composto, sebbene sentiva che si sarebbe sciolta in poco tempo sotto il suo sguardo fugacemente appassionato
-Tzé, sorella. Ancora devo capire come mai una creatura del vostro rango si abbassi a definire una serva come sangue del suo sangue...- rispose con stizza il giovane Loki, posando una mano sul muro, proprio accanto alla testa della giovane, cosí che  per arrivare al suo bel visetto gli bastasse soltanto piegarsi di qualche centimetro. Loki era piuttosto alto rispetto, e vederlo ricurvo verso di lei in quel modo la fece sentire ancora piú piccola di quanto non lo fosse giá
-Sono certa che mio padre sia stato piú che esauriente- affermó sollevando lo sguardo, guardandolo negli occhi. Accolta negli occhi del dio Athanasia si sentiva come spaesata dal mondo circostante, come un marinaio in balia delle onde, e quelle iridi chiare erano il faro per la sua salvezza dall’oblio della sua mente. Gli angoli delle sue piccole labbra si sollevarono appena verso l’alto, mentre scostandosi dalla parete fredda a cui era scomodamente costretta si avviava verso il cornicione marmoreo del balconcino. Le bastavano pochi passi per arrivare, ma una presa salda e molto piú forte di lei, aveva cominciato ad esercitare una pressione gentile attorno al suo polso. La mano del moro infatti aveva afferrato quella della principessa, bloccandola abilmente
-No, restate. Vi prego...- la scongiuró l’uomo facendola volteggiare come in una elegante piroetta, facendola danzare in aria prima di accoglierla al petto. Con le mani, che di scatto si erano parate contro i suoi pettorali, la giovane donna toccó con mano quella pelle ancora umida e compatta, sussultando per la piacevole sensazione che il suo tatto trasmise a tutto il suo intero sistema nervoso
-Non ho avuto modo di parlarvi a cena...- continuó la frase tralasciata a metá, disegnando sulla sua bocca un sorrisetto sgembo, quasi imbarazzato dallo sguardo incredulo che la principessa gli rivolgeva con devozione
-Dovevate parlarmi? E di cosa?- chiese a sua volta, restando perfettamente immobile in quella posizione sconvenientemente meravigliosa. Per la prima volta in quella conversazione, ora Atahanasia sembrava tranquilla, come se tra le sue braccia, Loki fosse finalmente riuscito a metterla a suo agio
-Voi mi avete salvato la vita. Volevo ringraziarvi- confessó cambiando per qualche decimo di secondo la traiettoria del suo sguardo, quasi intimidito dal barlume proveniente dai suoi occhi gradi e vividi sotto di se
-Non potevo lasciarvi affogare. Vi pare?- domandó sarcasticamente lasciando che un risolino dolce ammorbidisse tutto il suo viso. Poi, lasciandosi coinvolgere da un attacco di sconsiderata audacia, lasció che la sua manina piccola e affusolata afferrasse con decisa scioltezza il mento dell’uomo, riportando quelle splendide iridi verdi a stretto contatto visivo con le sue. Tanto ardore e tenerezza al contempo scatenó una inconsueta sensazione di tepore dentro di se, proprio all’altezza del suo cuore. Un dolce calore a cui Loki non sapeva dare un nome, non ancora almeno
-Vi devo la vita, mia signora- Le rivolse una occhiata lunghissima e languida, talmente profonda che la principessa per qualche secondo pensó che la stesse penetrando fino alle profonditá piú occulte del suo animo. Le sue gote pallide e rotonde si colorarono di una morbida tinta rosea, mentre sentiva le labbra cominciare a tremare, e non per il freddo
-O-Ora devo andare. Se mio padre scoprisse che sono fuori dalle mie stanze a quest’ora della notte andrá su tutte le furie...- bofocchió guardandosi timidamente la punta dei piedini nudi, discostandosi dal corpo della divinitá, che addolcito di quella ingenua genuinitá, accolse tra le sue mani quella della giovane, portandosela alle labbra. Lasció impresso sul suo dorso un baciamano sublime e delicato. Un soffice e casto segno che sarebbe rimasto impresso sulla sua pelle e nella sua memoria per molto tempo
-Allora, buona notte. Principessa- sussurró con cortese garbo, lasciandola andare
-Buona notte... Mio signore- rispose inchinandosi al suo cospetto come il piú importante degli ospiti che avesse avuto l’onore di incontrare. Poi, dandogli le spalle, scavalcó nuovamente la balconata per tornare nella sua camera da letto con allegro furore. La finestra aperta era pronta per accoglierla nuovamente al suo interno, ma qualcosa la spinse a fermarsi. Volgendosi alle sue spalle Atahanasia osservó compiaciuta che Loki era ancora li, a guardarla prima di rientrare nei suoi appartamenti. Si sorrisero vicendevolmente, e sospirando in preda ad una qualche sorta di estasi mistica, la principessina tornó al suo giaciglio, pronta per concedersi il meritato riposo. Ora sí che avrebbe dormito, ora sí che i suoi sogni sarebbero stati felici.           

*Angolino di Virgi*
Che dire? scusatemi per il ritardo, ma spero di farmi perdonare con questo capitolo!
Un bacio
-V-
  
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