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Autore: LostinStereo3    28/05/2012    5 recensioni
E se un giorno ti svegli e capisci che sei tu la delusione?
Ero immobile nel mio letto senza dormire da almeno 3 ore. Erano le 4 del mattino. Era il momento di fare quello che non avevo mai trovato il coraggio di fare.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Broadcast.


Come sempre da due settimane, ero raggomitolata su quella poltrona nel negozio di musica con le cuffie e i miei amati libri.
Non sapevo se Pierre venisse spesso al negozio prima che io lo conoscessi, ma una cosa era certa: adesso veniva tutta i giorni.

Aveva preso l’abitudine di sedersi vicino a me e leggere, come facevo io.
Altre volte invece lo trovavo con le cuffiette che sonnecchiava.
Un giorno stavamo leggendo entrambi; non sentendo più il girare della pagina e il suono piacevolissimo della carta, mi girai a guardarlo.
Scoppiai istintivamente a ridere.
Si era addormentato con la testa buttata indietro, la bocca spalancata, la mano penzolante e il libro spiaccicato tra la sua mano e il petto.
Si svegliò poi improvvisamente di soprassalto colpito dalla mia librata in testa.

Anche oggi quindi la scenetta era quella.
Me ne stavo tranquillamente stravaccata sulla poltrona, quando sentii la sua voce.

“Che poi non capisco perché tu continui a sederti su quella dannata poltrona nonostante io ne abbia esplicitamente rivendicato il possesso.”

Lo guardai divertita.

“Ma è ovvio, questa non è più la tua poltrona, ma la mia. Pensavo l’avessi capito. O devo incidere anche io il mio nome sulla pelle?”

Chiara frecciatina alla sua stupidità adolescenziale, che infatti lui raccolse al volo.

“In effetti un bel LISA, scritto a caratteri cubitali e in un favoloso rosa barbie ci starebbe benissimo.”

Lo guardai stranita, non ci conoscevamo da tanto, ma le cose che aveva capito subito erano due: odiavo il rosa e il mio nome per intero.
Una volta mi era caduta una foto con le mie sorelle dalla borsa.
Avevo 9 anni, un orribile vestito rosa con un enorme fiocco in vita e un muso che mi arrivava ai piedi per quanto ero arrabbiata con mia madre e la sua scelta dell’abito.
Inutile dire che ogni volta che poteva me lo rinfacciava.

“E poi sotto la scritta un disegnino di una bella bimba con il vestito rosa darebbe un tocco di classe al tutto.”

Si stava divertendo il tipo.
Lo imbruttii e gli tirai un pugno all’altezza dello stomaco. Si piegò, poi si rialzò ridendo di gusto.

“Non riesco a capire se stavi provando davvero a farmi del male o no.”

Rise ancora, prendendomi palesemente per il culo.

“Sei un fottuto stronzetto Bouvier.”

Lo lasciai con quella sua aurea di stupidità e tornai a concentrarmi sul mio libro.
Dopo neanche due minuti parlò ancora. Feci finta di non sentirlo focalizzandomi di più sull’inchiostro nero.
Stava biascicando qualcosa di strano su un caffè, un bar, il sole e un’altalena.

Si accorse che lo stavo ignorando e mi scosse prendendomi per un braccio.

“Cosa vuoi?” chiesi esasperata.

“Hai capito quello che ti ho detto?”

“Ceeeerto.”

Inarcò le sopracciglia con sguardo scettico.

“Ripeti allora.”

“Sei diffidente eh.”

“Ho detto ripeti” disse deciso.

A quel punto mi arresi.

“Ok, non ti stavo ascoltando. Sei felice adesso?”

“Abbastanza compiaciuto direi, sì.
Comunque ti stavo proponendo di uscire da qui per una buona volta, considerando che oggi c’è il sole e che si sta bene all’aria aperta. Potremmo prenderci un caffè e farci un giro al parco.”


“E che c’entrano le altalene in tutto questo?”

“Altalene? Nessuno ha mai parlato di altalene.”












Mi stupisco di me stessa. Sono passati solo 18 giorni dall'ultima volta che ho postato. Oddio sembra ieri.
Non sono ancora riuscita a trovare il senso a questo capitolo. C'ho messo tanto a scriverlo e non è da me.
Non chiedetmi il perchè del titolo, non lo so nemmeno io.
Mancano solo due settimane alla fine della scuola *cazzo oddio mi piglia l'ansia* e io stasera devo convicere mia madre a non mandarmi a scuola domani, perciò vi mollo, che Dio me la mandi buona.

  
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