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Autore: indiceindaco    30/05/2012    2 recensioni
Quando cala il sipario, ed il pubblico abbandona le poltroncine in velluto rosso, ed il brusio della gente si fa fioco, sempre più fioco, cosa succede dietro le quinte? Ad ormai quattro anni dall'uscita dell'ultimo libro, dall'ultima pagina voltata con emozione, aspettativa, malinconia, da quell'ultima frase che ha commosso tutti, nel bene e nel male. Il sipario è calato, il teatro è già stato ripulito, eppure no, non è finita qui.
Harry, Ron ed Hermione, ancora insieme si trovano ad affrontare la vita, quella vera, quella oltre le quinte di scena. E tanti cambiamenti si prospettano all'orizzonte. Scelte da prendere, scelte da rimandare, scelte in cui perdersi.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry, Remus/Sirius, Ron/Hermione
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo, Più contesti
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VII. Silenzio

 

"Nel mondo ci sono persone che amano sapere tutto sulle tabelle orarie, e passano interi giorni a confrontarle. 

O gente a cui piace costruire navi di un metro fatte tutte di fiammiferi. 

Allora cosa c'è di strano se nel mondo c'è uno che è interessato a capire te?

-Come una specie di hobby?- disse Naoko perplessa.

-Se vuoi chiamarlo così. Persone meno fantasiose lo chiamerebbero affetto, amicizia. 

Però se tu vuoi chiamarlo hobby, non c'è niente di male."

 

H. Murakami

 

16.00.

Draco gettò una rapida occhiata all'orologio. 

Non era mai stato un tipo molto deciso, meno che mai impulsivo.

Ritrovarsi lì, in quella stessa piazzetta, con qualche goccia di pioggia a far capolino dai nuvoloni d'ottobre, lo aveva sorpreso.

S'era smaterializzato a Diagon Alley, con l'intenzione di andare alla Gringott. Ma s'era detto che di faccende da sbrigare, non c'era nemmeno l'ombra.

Che avesse bisogno di stare un po' da solo per pensare non c'era dubbio.

Era stato al Ghirigoro, a smozzicare frasi a metà da qualche libro. Ne aveva persino comprato uno, senza leggerne il titolo, solo perché la cassiera lo guardava truce, con l'aria di chi non vedesse un cliente dall'ultimo espresso per Hogwarts.

E aveva camminato, immerso in una Londra Babbana umida, che gli sembrava di averla appiccicata addosso. 

Con il suo libro sotto il braccio, aveva camminato, s'era bagnato un po' sotto la pioggerella autunnale, ma non si era fermato.

Non fino ad ancorarsi accanto a quel lampione.

Sapeva benissimo dove si trovava. Il numero dodici annerito e diroccato era di fronte a lui.

Un po' come uno sberleffo del destino: la casa di uno dei suoi tanti nobili prozii, abbandonata e in mesta rovina.

Sospirò, passando in rassegna gli ultimi avvenimenti di una discendenza avvizzita.

Ciò che gli sfuggiva era il perché del suo stare abbandonato contro il lampione, come in attesa di qualcosa.

Razionalizzando, ciondolava in Grimmauld Place, di fronte alla casa di Potter, e non sapeva perché.

Pansy gli avrebbe detto che era anche lui sull'orlo di un esaurimento: quello nervoso.

Poi si decise, scalciò via una piccola pietra e si diresse verso l'ingresso, certo che la mente lo avrebbe aiutato ad elaborare una scusa decente non appena l'uscio si fosse dischiuso.

Gli parve di poter abbattere la porta solo pensandolo, così bussò cautamente.

Forse aveva solo bisogno di maltrattare qualcuno, e come a scuola, la scelta non poteva che ricadere su Potter.

Quando il mal capitato aprì la porta, Draco ebbe un motivo in più per soprendersi.

Non lo diede a vedere, ma l'espressione di Potter era lo specchio del suo stesso stato mentale.

Si trovava sul pianerottolo, inconsapevolmente, come se non fossero stati i suoi piedi a guidarlo fin lì. Come se qualcuno gli avesse dato una Passaporta fra le mani, di cui non conosceva la meta.

-Potter…- gli riuscì di dire.

E si diede dello stupido.

-Non si usa far entrare?

Potter lo guardava sbattendo le palpebre, neanche avesse visto un unicorno parlante.

-Malfoy?- chiese, a dimostrazione dell'ipotesi di Draco.

-Credo di rispondere a quel nome, Potter, sì…

La voce di Draco uscì tagliente e velenosa, sebbene non intenzionalmente.

Forse era più forte di lui, si disse, Potter scatenava istinti omicidi in lui e Draco avrebbe fatto meglio ad assecondarli senza tirarla troppo per le lunghe.

-Sei tu? Cioè…che ci fai qui?!- disse Potter, assumendo una postura rigida e fronteggiandolo.

D'altra parte era quello che Draco voleva, qualcuno che lo sfidasse apertamente, che evitasse pessime compassioni e pacche sulle spalle. Aveva bisogno di sfogarsi, e lo realizzò solo in quel momento, solo dopo che il tono inquisitorio di Potter lo trafisse.

-Pensavo di prendere un thé prima di andare a lezione, magari spettegolando un po'…- disse Draco mellifluo, alzando gli occhi al cielo.

Potter alzò il sopracciglio destro, e Draco sperò ardentemente non prendesse sul serio ciò che aveva appena detto.

-Oh, certo, avevo proprio la teiera sul fuoco…entra.- disse Potter con lo stesso tono, ma serio in volto.

Draco avrebbe scommesso tutto il Manor che Potter stava cercando di ricordare dove avesse dimenticato la bacchetta.

Poi il ragazzo si fece da parte per lasciarlo entrare, così Draco varcò l'ingresso ed entrò nella fossa del leone.

Gli scappò un ghigno a guardar l'arredamento, tutto in verde cupo ed argento.

Sistemò il proprio mantello su un agghiacciante appendi abiti, non osando nemmeno sperare che Potter l'avrebbe fatto al suo posto.

Poi si inoltrò oltre l'ingresso, con l'ex Grifondoro al seguito. Draco gli dava le spalle, ma sentiva il disappunto farsi strada sul viso del padrone di casa.

Entrato in salotto, dopo aver esaminato il caos dell'antro dell'eroe del Mondo Magico, si stravaccò su una poltrona, vicina al caminetto acceso.

-Accomodati pure, Malfoy.- disse Potter acidamente.

-Certo che sei proprio un padrone di casa a modo, Potter.- ribatté Draco, guardandolo divertito.

Potter fece una piccola smorfia, sedendosi sul divano, poco distante da lui.

La situazione era veramente irreale, ma era questo che divertiva Draco, che faceva scorrere i propri occhi in lungo e in largo.

L'arredamento era curioso: i divani di pelle nera, il caminetto con rifiniture in ottone, i tappeti dai colori caldi, il parquet consumato, la tappezzeria dello stesso verde cupo, gli arazzi alle pareti, le cornici vuote dai nomi altisonanti. Un ottimo sfondo Serpeverde, stracolmo di accozzaglia Grifondoro. Draco arricciò il naso quando vide l'albero genealogico dei Black.

-Malfoy, cosa vuoi?- fortuna che Potter lo avesse distratto prima che potesse controllare d'essere stato contemplato nella discendenza.

-Fare due chiacchiere con il mio partner preferito?- lo schernì Draco con un ghigno, non distogliendo lo sguardo dalle decorazioni grottesche della casa.

-Malfoy, onestamente, non vedo perché dovremmo fare due chiacchiere.- disse Potter con un tono che non ammetteva repliche, attirando finalmente l'attenzione.

Draco portò il proprio sguardo sdegnoso su di lui, fissandolo negli occhi.

Se c'era una cosa che gli riusciva bene era celare la propria interiorità mantenendo il contatto visivo, forse era uno dei pochi trucchi che gli erano rimasti di Lucius, chissà…

-Oh, via, Potter! Come sei scortese!- protestò fintamente dispiaciuto, portandosi una mano alle labbra, per poi rivelare un mezzo sorriso.

-Cos'è sei venuto a prenderti gioco di me? A constatare con i tuoi occhi che vivo in una topaia come le tue rosee aspettative, sì…

Draco interruppe l'attacco di vittimismo alla Potter con un profondo sbuffo di disappunto, inarcando un sopracciglio e dicendo:

-Sono venuto per prendere il thé, Potter. Per cui bando ai convenevoli lacrimosi: molto limone, due zollette di zucchero. Risparmiami i pasticcini, grazie.

Potter scattò in piedi, in una perfetta posa da primadonna, mani sui fianchi esclamò:

-Sei veramente incredibile!

Draco rise di gusto per poi ribattere:

-Ah, lo so bene Potter…me lo dicono in molti, ed in più di una circostanza.

 

***

 

Era visibilmente a disagio. Si passò nervosamente indice e pollice alla radice del naso costringendosi a regolarizzare il respiro.

Non gli riusciva proprio di capire cosa diavolo ci facesse Malfoy nel suo salotto, sulla sua poltrona preferita per di più!

Aveva deciso di assecondarlo, così con un'ultima occhiata, s'era ritirato in cucina. Riempì la teiera con un aguamenti e con un altro netto colpo di bacchetta scaldò l'ottone, fino a far sbuffare di vapore il contenitore.

Agguantò due tra le poche tazze non sbeccate e versò dell'infuso di thé verde, regalo di Molly dalla sua ben fornita dispensa, aggiungendo in una succo di limone e zucchero.

Una volta sistemate le tazze e la teiera in un piccolo vassoio d'argento, decorato dall'immancabile stemma dei Black, fece levitare il tutto e tornò in salone, da poco ribattezzato il nido della serpe, nel suo inconscio.

Malfoy era in piedi, accanto al caminetto, di spalle.

Aveva il capo chino, la nuca scoperta, le spalle leggermente ricurve. 

Ad Harry parve veramente inoffensivo, in quel momento. Fece atterrare dolcemente il vassoio e tossicchiò più per richiamare l'attenzione che per schiarirsi la gola.

Quando Malfoy si voltò, con corredo di ghigno incluso, Harry annichilì i pensieri di un istante prima:

-Oh Salazar, la Weasley dev'essere una piaga, eh?

Malfoy stringeva, nella mano sinistra, la lettera di Ginny, incautamente dimenticata sul tavolino di fronte alla poltrona.

-Come ti permetti?! Quella posta è privata…Io…Malfoy!- esplose Harry, furibondo.

Malfoy sorrise sfacciato, poggiando la lettera accuratamente ripiegata sulla mensola che sovrastava il camino.

-Se fosse privata ti cureresti di metterla via se aspetti ospiti, Potter! Ti manca proprio l'ABC del buon padrone di casa!- rise Malfoy.

Harry ardeva di rabbia, le mani avevano cominciato a tremare, inspirò profondamente prima di tuonare:

-Non aspettavo nessun cazzo di ospite, Malfoy!

L'interessato alzò le spalle e si riaccomodò sulla poltrona, prendendo delicatamente la teiera e versando l'acqua bollente in entrambe le tazze.

Harry ribollì nel constatare che l'altro non faceva altro che ignorarlo deliberatamente.

-Siedi, Potter, e bevi il tuo thé, anche se a guardarti si direbbe che hai bisogno di una forte dose di camomilla…- disse divertito Malfoy.

Harry chiuse le braccia al petto, mandando quasi fumo dalle narici.

-Scusati!- sbottò rivolto all'indesiderato ospite.

Malfoy quasi non soffocò. Il thé doveva essergli andato di traverso a quell'imperativo.

-Scordatelo…- sibilò, dopo un leggero attacco di tosse, che ad Harry sembrò più che simulato.

-Ho detto…

Ma fu interrotto di nuovo da un gesto spiccio di Malfoy, che lo guardò intensamente.

-Non fare il bambino, Potter. E siediti.

Non ricordava l'ultima volta che Malfoy gli era parso così serio. C'era qualcosa che non andava, si disse Harry, e scuotendo la testa riprese posto sul divano, trincerandosi dietro alla propria tazza fumante.

Un silenzio denso calò improvvisamente fra loro, ma non era fastidioso, anzi ad Harry non dispiaceva particolarmente, finché qualcuno non decise di infrangerlo…

-Ci sono anch'io?

La voce di Malfoy gli arrivò sommessa, forse amara, forse semplicemente stanca. Harry alzò gli occhi dalle proprie ginocchia, non cogliendo subito la domanda, quando puoi seguì lo sguardo di Malfoy comprese: gli occhi sottili e affilati erano fissi sull'arazzo raffigurante l'albero genealogico dei Black.

-Sì…- si limitò a sussurrare Harry.

-Dovresti toglierlo da lì.- mormorò Malfoy, alzandosi e raggiungendo l'arazzo.

Harry lo affiancò immediatamente, dimenticando la tazza ormai tiepida sul tavolino.

Le lunghe e pallide dita di Malfoy scorrevano sui nomi in rilievo, indugiando sulle bruciature circolari: accarezzò l'orlo di Andromeda, distrattamente, per poi sfiorare Sirius, con cura, tracciandone ogni tratto.

Poi, seguendo un percorso tutto suo, raggiunse la venatura che portava al suo nome. Giunto sulla "D" scostò bruscamente la mano, sdegnato.

-Non lo toglierò.- disse solo Harry, al suo fianco.

Gli occhi di Malfoy sembrarono studiare le sue labbra, per poi conficcarsi nei suoi.

Lo sgomento s'impadronì della bocca dello stomaco di Harry quando riconobbe quell'argento.

In un attimo fu preso dal panico, gli sembrò di aver dimenticato come si respirasse e si scostò bruscamente.

Poi Malfoy sorrise, ed Harry sperò non si fosse reso conto della sua reazione.

-Forse la Weasley non ha tutti i torti, e cito testualmente, "stare in quella casa ti allontana dalla realtà".- disse con divertimento , dandogli le spalle per tornare a sedersi.

Harry dapprima sospirò di sollievo, poi rinchiuse in un angolino quel "problema" sicuro sarebbe stato meglio affrontarlo in assenza di Malfoy, e lo fissò accigliato.

-Non ti permetto di…- cominciò Harry, per poi bloccarsi immediatamente e scuotere la testa: -Certo, come se mi dessi retta, in ogni caso…

A Malfoy, il cui sguardo continuava a vagare curioso, scappò un risolino divertito, gettò la testa all'indietro, lo guardò di sottecchi per poi scoppiargli a ridere in faccia.

-Cosa c'è adesso?- sbottò Harry infastidito.

-C'è che arriveremo in ritardo anche questa volta…

Harry portò lo sguardo sull'orologio a cucù che troneggiava sul camino.

Detestava ammetterlo, ma Malfoy aveva dannatamente ragione.

 

***

 

La pioggia cullava il respiro.

I capelli corvini sembravano fiammeggiare della stessa luce del camino.

Il rosso caldo ed accogliente li abbracciava, come non avrebbe più fatto.

-Finisci quel tema di Pozioni e andiamo a letto, o domani farai storie…come sempre.

La voce saggia si arrampicò sull'orecchio distratto.

Si voltò, sorrise.

-Il tuo l'hai già finito, eh? Mi faresti dare un'occhiata?

Il mercurio guizzò svelto, padrone di un termometro di curiosità.

Il diario venne richiuso di scatto.

-Questo non è Pozioni!- sussurrò indignata l'altra voce.

-Oh, faresti bene a tenerlo lontano da occhi indiscreti allora!

-Dove?

La stessa curiosità incendiò guance diverse.

-Io un'idea l'avrei...

 

***

 

-Benvenuti alla vostra prima lezione, ragazzi! Vedo che i superstiti della prima parte della settimana, appena trascorsa con la vostra Coordinatrice, sono pimpanti e desiderosi di iniziare!- disse un ometto baffuto, dietro la cattedra, congiungendo le dita come in preghiera, i gomiti ancorati al tavolo.

-Io sono Binzuru* Wang, il vostro insegnate di medimagia per il primo soccorso. Insieme a me, in questa prima parte di corso, imparerete i fondamentali delle tecniche di guarigione: che siano incantesimi, pratiche fisiche o uso di unguenti e pozioni. Vi sarà richiesto l'uso di un manuale che mi auguro abbiate già comprato, nonché di fornirvi dei principali ingredienti per le pozioni basilari.- continuò l'uomo, dagli evidenti tratti orientali.

Detto questo, si alzò. Non era molto alto, dal fisico asciutto e flessibile, sembrava la calma fatta a persona. Aveva un naso piccolo ed occhi obliqui, i baffetti erano ritti sulle sue labbra sottili ed i capelli nerissimi gli ricadevano sugli occhi. Non doveva essere più giovane della Chappels, ma sembrava quasi uno studente del primo anno accademico. Si sollevò sui i talloni tossendo e guardando i quarantotto studenti seduti di fronte a lui.

Poi fece un rapido sorriso e tornò a sedersi.

Harry tirò un sospiro di sollievo, quando lo vide concentrarsi su un paio di fogli, raccoglierli ordinatamente fra le mani, voltarsi e iniziare a scribacchiare qualcosa alla lavagna dando loro le spalle.

-Com'è che sei arrivato con Malfoy?- sussurò Ron, al suo fianco.

Sventando prodigiosamente l'ennesimo ritardo, Harry s'era smaterializzato un quarto d'ora prima al fianco di Ron, proprio nell'aula di Wang. A quanto pareva Malfoy aveva avuto la brillante idea di materializzarsi fra i banchi, come lui d'altronde, Harry immaginò fosse per non dare nell'occhio. Ron, forse preso dalla sindrome Granger, s'era però accorto di quella strana dinamica, ed avere i capelli rossi non significava non saper fare due più due, no?

-Ron, comincio a pensare che stare con Herm ti faccia male…

-Amico, non cercare di non rispondermi! Che succede?- ribatté Ron sventolando l'indice sotto al naso di Harry, che in risposta si sentì per l'ennesima volta sott'accusa e si irrigidì.

-Ma cosa vuoi che succeda! Sarà una coincidenza, Ron…chissà quanti altri si sono materializzati nello stesso momento!

Ron portò l'indice inquisitorio al mento, grattandosi un po'. Non ebbe tempo di elaborare un'altra attenta indagine perché Wang si voltò sorridente:

-Insomma, ragazzi, non sento le vostre piume prender appunti!- li ammonì bonariamente. -Ah, quasi dimenticavo! Immagino sia superfluo dirvi che è caldamente consigliata la collaborazione fra i partner stabiliti dalla Chappels. Ordini superiori mi dicono che questo potrebbe incidere sulla valutazione. Ma siete liberi di adottare il metodo che preferite, non sono rigido su quest'aspetto, non quanto lo sono nella valutazione, dicono…

Harry prese nota: sebbene il prof dicesse tutto con un'apparente ingenuità mista a dolce accondiscendenza, era un bastardo, quanto e come la Chappels.

Vide Malfoy guardarlo con sdegno e veemenza.

-No, anche qui no, però!

 

***

 

-Signor Zabini, sono lieto abbiate infine seguito il mio consiglio. La mia linea di pensiero è l'unica che può giovare sia alla Signora Malfoy che al Signorino.

Quel viscido strinse la mano di un schifato Blaise.

Nell'ingresso di Malfoy Manor, l'odore del temporale in arrivo era inconfondibile.

Blaise respirò a pieni polmoni prima di sorridere forzatamente.

-Grazie di essere qui, medimago Flich.- riuscì a sputar fuori.

-La paziente dov'è? I miei assistenti se ne occuperanno in mia vece. No, non si preoccupi, useremo la metropolvere, il mezzo meno rischioso! Sa in caso volesse spezzarsi volontariamente.- continuò lo psicomago con voce melliflua.

Non più alto del metro e cinquanta, dai capelli unticci e la mandibola squadrata, Herold Flich fronteggiava Blaise.

I due si scostarono per far entrare i cinque assistenti, camici bianchi dell'anoressia emozionale, che seguirono la muta indicazione data dal capo di Zabini.

-Ho sentito dire che frequenta Medimagia, Signor Zabini. Sono lieto che menti brillanti come la sua possano prosperare nel nostro campo!

La voce gelatinosa fece rabbrividire Blaise.

-Grazie, medimago Flich.

Sembrava non riuscisse a dire altro, mentre cercava di trattenere i conati di vomito per quell'acqua di colonia dozzinale e dolciastra che gli penetrava le narici.

-Ma va, si figuri, Signor Zabini, sappiamo riconoscere un promettente allievo!- continuò Flich posseduto da un'insana libidine professionale. -Quando giungerà il tempo, saremmo contenti di poter contribuire al suo apprendistato!

Uno degli assistenti fece capolino nell'ingresso, lanciando un cenno a Flich. Operazione conclusa. 

-Sono lusingato dalla proposta, ma credo che i tempi siano fin troppo acerbi.- rispose fintamente riconoscente Blaise. 

Flich annuì grave, poi sorrise di un arricciarsi di labbra, come in una smorfia.

-Arrivederla Zabini, e tenga in considerazione la nostra proposta, quando i tempi saranno maturi.

Blaise annuì pregando non arrivasse la primavera.

Chiuse la porta e infine lo sentì pugnalarlo alle spalle: il silenzio.

Narcissa era andata via. Operazione conclusa, nel più assoluto e sconcertante silenzio.

 

 

 

 

Note:

*Binzuru-Sonja:

Il dio giapponese della guarigione e della vista acuta. Dato che lui non è capace di evitare le sofferenze, aiuta gli altri a farlo. [Fonte: la mia passione per la cultura nipponica.]

 

Mi scuso per l'enorme ritardo ma sono stato a spassarmela a Torino! ;P Tutta colpa dei Coldplay e di Chris Martin che ha tanto insistito nel battermi il cinque…per la serie: Indice, sgasati. La mia beta, di contro è stata iperveloce e sempre impeccabile.

Ringrazio tutti coloro che hanno aggiunto la storia fra le seguite -siete 13, proprio 13…ed io non sono superstizioso!- e tutti coloro che hanno commentato.

Un abbraccio particolare ad Astrasi, con la speranza di non averla delusa, e che possa apprezzare Murakami almeno quanto io apprezzo i suoi commenti. Ti adoro. <3

  
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