Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Maricuz_M    30/05/2012    6 recensioni
Sospirai, posando la penna accanto al foglio pieno di frasi appena scritte. Ero su una baita in montagna, ed era la Vigilia di Natale. In quel periodo, forse per la neve che vedevo cadere aldilà della finestra della mia camera o per una semplice casualità, sentivo particolarmente la rinomata atmosfera natalizia, e chissà perché, ne traevo ispirazione inconsciamente. Sentivo il bisogno di scrivere qualcosa di magico e fatato, e quella sera, prima di andare a dormire, mi ero decisa. Non avevo un computer con me, ma carta e qualcosa con cui sporcare il foglio sì.
Piegai leggermente la testa di lato, riprendendo fra le mani la pagina e rileggendo. Non avevo ancora ideato la trama, a dir la verità. L’unica cosa certa era che da quel prologo sarebbe uscito qualcosa di incantato e straordinario. Straordinario nel senso di non ordinario, ovviamente.
Genere: Comico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 16


Il viaggio in macchina fu complessivamente tranquillo. Nei posti davanti, mio padre e mia madre mi avevano ascoltata mentre raccontavo brevemente ciò che mi aveva riferito Brandon su suo fratello. Lo stesso aveva fatto Yvone, seduta accanto a me e a conoscenza dei particolari che nascondevo a Dorian e Dianne grazie ai suoi poteri. Garth non era con noi e, probabilmente, non ci avrebbe mai raggiunto. A detta della mia migliore amica, era uno spirito libero, un vagabondo. Apparentemente irraggiungibile, ma sempre presente per la famiglia. Questo era il concetto giusto, non quello delle fate. Ah, quanto adoravo gli elfi.
Sospirai stanca, buttandomi sul letto. Mi era mancata quella casa in quei sei giorni, nonostante teoricamente non fosse mia. C’era da dire che la stanza d’albergo ne aveva viste veramente tante, ma non era niente in confronto.
Guardando il soffitto, mi concessi un paio di minuti di tranquillità, senza pensieri, senza preoccupazioni.
E’ quasi finito tutto. Chiusi gli occhi, attaccata dalla malinconia.
“Ruth..” il materasso si piegò sotto il peso dell’incubo. Spalancai le palpebre e mi tirai su a sedere, contenta “Desmond!” gridai. Mi sorrise, alzò la mano e la mosse per salutarmi, prima di rimetterla dietro la testa insieme all’altra.
“Tutto bene?” chiesi, improvvisamente preoccupata.
“Certo piccoletta, avevi dubbi?”
“Io.. No.. però.. Mi dispiace, è colpa mia..” balbettai.
“Sei tu ad avermi pestato? Non mi sembrava.” scherzò, prima di ridacchiare “Non ti colpevolizzare..”
“Non ci riesco.” Mi lamentai, esattamente come una bambina. Scosse la testa.
“L’importante è che tu stia bene. Brandon mi ha raccontato tutto. Figo, quel Garth!” esclamò, facendomi sorridere. Annuii, poi decisi di assecondare un po’ il suo ego.
“Sì, figo. Mai quanto te, però.. Notevole!”
“Piccola, tu si che hai buon gusto!” schioccò la lingua facendomi l’occhiolino “A proposito.. Con Kevin?” ammiccò.
Arrossii e sorrisi un po’ imbarazzata. Incrociai le gambe e cominciai a gesticolare “Lui.. Lui è così.. Non lo so. So solo che io lo adoro. Non so dire se lo amo, non sono sicura perché non mi è mai capitato di sentire un sentimento così grande, però.. Sento che qualsiasi cosa provi, per lui è la stessa identica cosa. Lo sento, e lo so. Mio padre è cambiato, anzi, migliorato quando si è innamorato di mia madre, e anche Kevin sta migliorando. Lo vedo, sorride, mostra le sue emozioni, non è più quello di prima, capisci? Ti immagini, Desmond? Se fosse innamorato di me?” risi, contenta come una cretina. Lo divertii, visto che scoppiò in una fragorosa risata. Non mi offesi, però, visto che lui non intendeva farlo.
“Ruth, ok, io non me ne intendo, visto che sono più esperto in un altro settore, però credo proprio che tu sia innamorata persa.”
“Ok, forse! Se è vero, bene! Ottimo! Mi piace amare, se è sempre così bello!” me ne uscii tranquilla, gongolando. Lui scosse di nuovo il capo, fintamente esasperato.
“Ah, l’amore, l’amore! Non sai neanche quanto l’amore di Kevin possa farti bene!” disse, come se sapesse qualcosa. Diventai immediatamente seria “Ok, Desmond. Spara. Sai benissimo che non riesci a tenermi nascosto niente.”
“Cazzo, Ruth! Potresti almeno far finta di non farmelo notare ogni volta?” sbottò, mettendosi anche lui seduto. Sospirò “Senti, questo non posso davvero dirtelo.”
“C’entra l’amore di Kevin.” Tentai di pensare a qualche possibilità, ma quel mondo era davvero imprevedibile e solo questo mi fece desistere immediatamente. Feci una smorfia “Proprio non me lo dici?”
“No. Tanto è solo questione di giorni, dai! Arriverà da sé!”
“Arriverà da parte di chi? Chi me lo dirà? Kevin, Brandon, tu..” elencai, sperando che rispondesse almeno a quella domanda.
“Kevin, probabilmente.” Scrollò le spalle.
“Bene, perché domani usciamo.” Sorrisi soddisfatta, poi emozionata. Wow, quella era la prima uscita con lui. Vidi Desmond osservarmi, poi trattenersi dal ridere gonfiando le guance. Per quella sua faccia, alla fine scoppiai a ridere prima io “Sì, ok, sto diventando ridicola. Mi contengo. Ci provo, almeno..”
“No, no. Fai bene. Goditelo.” Sorrise tranquillo, però con una luce un po’ più triste negli occhi gialli.
“Perché tra un po’ me ne andrò?” ridacchiai, quasi amaramente. Lui sospirò, fissandomi e non rispondendo. Chi tace, acconsente. Allungò una mano verso la mia e la strinse, provando a sorridere “Sai, Ruth.. Ti voglio bene.” Mi stupì, con quelle parole. Probabilmente avevo anche gli occhi leggermente spalancati. Boccheggiai per un po’, poi, rilassandomi e addolcendomi, risposi “Anche io.”
Mi tirò a sé per abbracciarmi e stingermi. Ero un tantino in imbarazzo, forse per il momento affettuoso. Nonostante il disagio, ricambiai la stretta e sistemai il viso sul suo collo. I momenti a seguire furono silenziosi, poi cominciò a parlare “Non mi mancherai, perché comunque tu rimarrai qui con noi, Ruth Styles rimarrà e si ricorderà tutto, ma Ruth Evanson..” sospirò e mi allontanò, per prendermi il viso tra le mani e guardarmi intensamente “Voglio che lei sappia che è stata importante per ogni singola persona su questo mondo.”
Mugolai, con le lacrime agli occhi “Perché siete tutti così fottutamente profondi, ultimamente?”
Rise, mi baciò una guancia e tornò ad abbracciarmi “Grazie per non esser scappata come tutti, di fronte ad un assassino seduttore.” Soffiò, vicino al mio orecchio, con un tono sia scherzoso che serio “Mi ha fatto sentire amato sinceramente.” Confessò. Mi voleva far piangere. Lo strinsi più che potei, e se gli feci male non lo diede a vedere.
Si staccò da me dopo qualche minuto, ormai con la stessa aria ingenua di sempre “Ti lascio andare. Sarai stanca. Oggi ti hanno quasi uccisa, hanno quasi ucciso il tuo ragazzo, quasi ucciso me, quasi ucciso un po’ tutti. Poi il viaggio in macchina.. Orsù.” Si alzò “Vai a dormire, riposati e domani svegliati più bella del solito che Kevin deve sbavare come una.. lumaca, quando ti vede. No, forse no, baciarlo sarebbe raccapricciante.. Va bene, fai quello che vuoi. Buonanotte, Ruth.” Sorrise, si piegò per baciarmi di nuovo la guancia, con tanto di schiocco.
“Buonanotte Des, ci vediamo.” Sorrisi anche io, e lo vidi scomparire davanti ai miei occhi. Sospirai. Perché mi sapeva tanto di addio?
 
Ruth, piantala. Piantala di gironzolare per casa aspettando che arrivino le cinque, lo stai facendo dalle tre e mezza. Perché non ti metti al computer, magari su facebook, o ti metti ad ascoltare un po’ di sana e buona musica? Sei snervante anche per te stessa. Sbuffai, feci l’ultimo giretto per casa, poi mi arresi e mi buttai sul divano. Ok, ero tesa. Era il mio primo appuntamento con Kevin, e non sapevo come comportarmi. Il bello era che, se ragionavo razionalmente, mi davo della stupida. Perché avere tanto timore? Lui già provava qualcosa per me, già stavamo insieme. Non dovevo sentirmi sotto pressione, dovevo stare tranquilla e godermelo, come mi aveva detto l’incubo la sera precedente.
Deglutii, poi respirai profondamente. Adesso lasci perdere la sensazione strana all’altezza dello stomaco, guardi che ore sono e ti avvii verso il punto di incontro, che quest’oggi sarà al cancello vicino alla palestra, dove –tra l’altro- vi eravate trovati tutti per andare alle nazionali. Potevo farcela. Sì. Potevo. Quasi a prendermi per il culo da sola, tirai fuori dalla tasca il mio cellulare e cercai la canzone che faceva proprio al caso mio in quel momento.
Eye of the tiger, dei Survivor. Mi alzai in piedi, cominciando a saltellare sul posto e simulare un incontro di pugilato. No, tutto ciò che stavo facendo non era lontanamente collegabile ad una persona sana di mente, ma mi aiutava a non pensare all’immotivata tensione che mi assaliva in ogni piccolo momento di cedimento mentale. Iniziai anche a cantare, visto che non mi sembrava abbastanza.
“Risin' up, back on the street.. Did my time, took my chances!” gancio destro, poi sinistro. Oh, quanta soddisfazione.
“Went the distance now I'm back on my feet. Just a man and his will to survive.” Continuai, interpretando la canzone come se l’avessi fatta io. Peccato non fossi molto intonata.
Lottai con l’aria per tutti i quattro minuti, cantando, accennando anche qualche passo di danza, poi finalmente guardai l’orologio. Perfetto, se non avessi corso per la strada, sarei arrivata in ritardo. Rimisi il cellulare in tasca, saltellai verso la camera per prendere borsa, soldi, fazzoletti, chewing-gum, addirittura una penna e altre cose che non mi sarebbero neanche servite, poi andai nell’ingresso, presi le chiavi, uscii e mi chiusi la porta alle spalle. Procedevo a passo spedito e ragionavo sul fatto che, fortunatamente, la mia auto-presa in giro aveva funzionato. Nascosi un sorriso divertito, giusto per non mostrarmi cretina pure agli altri, e camminai.
Dopo appena dieci minuti, presi un respiro profondo e svoltai l’ultimo angolo che mi nascondeva la visuale della piazzola solitamente deserta in cui si trovava il famigerato cancello. Notai immediatamente la figura di Kevin appoggiato su di esso, le braccia incrociate, la testa piegata in avanti, leggermente inclinata a sinistra, e i due occhi d’argento puntati sulle sue scarpe. Chissà da quanto aspettava..
Quasi avesse percepito la mia presenza, appena un secondo dopo alzò lo sguardo e il capo e sorrise. Ricambiai il gesto un po’ imbarazzata, continuando a dirigermi verso di lui. Mi fissava ad ogni passo, e desiderai sapere che cosa pensasse di me in quel momento, ma soprattutto sapere se grazie al ciondolo avevo recuperato quella piccola parvenza di fata che potevo avere grazie alla mia genetica. Mi sarei sentita più sicura e meno in ansia per un’eventuale caduta.
Per fortuna andò tutto bene e mi ritrovai in piedi davanti a lui, con le mani dietro la schiena, un sorriso da ebete sulla faccia e una risata dettata dal nervosismo pronta ad uscire. Mi schiarii la voce, dondolando un po’ “Ciao.”
“Ciao..” mormorò lui, con aria divertita. Non si scollava dal cancello e non diceva niente, mi stava prendendo in giro. Aggrottai la fronte.
“Se vuoi ridere fallo.” Dissi, indispettita. Fece come gli avevo concesso di fare, senza distogliere lo sguardo e mettendosi per bene, sostenuto solo dalle sue gambe. Posò le mani sui miei fianchi, mentre io lo guardavo un po’ offesa, poi mi baciò dolcemente sulle labbra e quasi non mi dimenticai pure di come si faceva a respirare. Ok, non sono più offesa.
“Scusa..” ridacchiò, sfiorando con il suo naso il mio. La dolcezza. Sospirai quasi sognante e gli circondai il collo con le mie braccia, istintivamente. Quel gesto, se possibile, lo fese sorridere ancora di più “Perché ti imbarazzi ancora?” chiese.
“E io che ne so? Poi mi fai pure queste domande..” borbottai, arrossendo e voltando la testa verso chissà cosa. Posò le sue labbra sulla mia guancia.
“Mi fai ridere quando fai così.” Continuò a sghignazzarmi sulla faccia, con quella sua risata bassa e decisamente distruttiva per il mio autocontrollo. Deglutii.
“Così come?” chiesi, guardandolo curiosa.
“Così. Ti vergogni, te lo faccio notare e ti imbronci, ancora più vergognosa di prima. E tutta rossa.” Spiegò. Gonfiai le guance, assecondando senza neanche rendermene conto ciò che mi aveva appena detto.
“Quante volte sarà successo? Due?”
“Di più, fidati.” Mi assicurò, accarezzandomi la schiena. Aggrottai ancora la fronte “Bene, allora con me ti divertirai, visto che lo fai apposta a mettermi a disagio.” Ribattei, facendo spallucce.
“Non mi sembri molto a disagio, sai?” disse, facendomi notare quanto fossimo appiccicati stringendomi ancora di più a lui “Oh, la mia verdurina è passata da zucchina a pomodoro.” Aggiunse ridacchiando. Mugolai, mettendo le mani sulle sue spalle e cercando di staccarmi, ma non me lo permise –e dentro di me esultai-.
“Dai, scherzavo. Sto zitto, sto zitto.” Rise, prima di baciarmi il mento. Possibile che dovesse baciarmi qualunque parte del viso, se non erano raggiungibili le labbra? Bene, bene.. Sorrisi soddisfatta, poi gli afferrai le mani e me le staccai dal corpo, cominciando ad indietreggiare. Lui mi guardava tranquillo, aspettando una mia mossa.
“Hai finito di prenderti gioco di me?” chiesi.
“Non mi prendo gioco di te.” Affermò lui convinto, alzando le sopracciglia.
“Bene, sappi che io lo farò. Hai voluto la guerra, fatina, ora ti sorbisci la vendetta di una donna umiliata.” Dissi con tono solenne, alzando in mento. Kevin fece un sorriso provocatorio, si avvicinò al mio viso e sussurrò “Non vedo l’ora.”
Se continuava in quel modo avrei perso miseramente. Feci finta di non avere il battito cardiaco accelerato e mi allontanai di nuovo, pronta per andare in giro per il paese.
 
Mano nella mano. Avevamo camminato tutto il tempo mano nella mano, ridendo come idioti e scherzando come una coppietta normale. Non mi ricordavo neanche che stavo vivendo in una realtà non mia, piena di esseri che avevo creato io stessa, come il ragazzo che mi faceva toccare il cielo con un dito, con tradizioni antiche quanto il mondo e comandamenti vecchio stile che rovinavano le vite delle specie e di chi gli stava accanto.
Sembrava tutto umano, forse perché proprio loro non sapevano ciò che le creature magiche conoscevano e perché quest’ultime nascondevano ciò che erano.
Pensavo a questo mentre io e Kevin stavamo seduti su una panchina in silenzio, troppo concentrati nel mangiare il gelato che avevamo fra le mani per parlare. C’era un’atmosfera tranquilla e rilassata, ci sfioravamo con le spalle ci lanciavamo occhiate, a volte nello stesso istante, per poi ritrovarci a sorridere come due grandi coglioni. Sapevo già che un giorno, quando avrei ripensato a ciò che facevamo insieme, avrei cominciato a burlarmi di me stessa da brava persona intelligente quale ero.
Quando finì il suo cono, prima di me, sospirò e si girò verso di me, sistemando il braccio sullo schienale della panchina. Sorrisi “Wow, addirittura senza sbadiglio. Sei avanti, Kevin.”
“Non ho bisogno di questi mezzucci, cara.” E mi diede un pizzicotto sul braccio con la mano che aveva sulla coscia. Sussultai e mi lamentai, ridendo “Certo.” Lo assecondai.
“Non mi provocare.”
“Non l’ho fatto.”
“Muoviti a finire il gelato, invece di criticare i miei spostamenti senza un secondo fine.”
Non dissi più niente finché non ebbi finito, poi lo guardai trionfante e in attesa che dicesse qualcosa. Lui mi fissava attento, senza una particolare espressione, come se fosse tornato ad una settimana prima. Sorrisi, giusto per mettere più azione in quel momento. Abbassò quindi il suo sguardo sulle mie labbra, prima di avvicinarsi e posarvi un bacio inizialmente lento, poi più profondo e passionale. Ricordati che è un luogo pubblico, Ruth. Il braccio sullo schienale mi aveva circondato le spalle e mi stringeva, costringendomi ad appoggiarmi a lui con il corpo.
Restammo a baciarci per minuti interi. Capii che il bello di essere fate era avere resistenza, anche per trattenere il respiro. Nonostante questo, quando ci separammo, avevamo il fiatone entrambi. Continuava a fissarmi con quei pezzi d’argento, mettendomi quasi soggezione. Quasi, perché non ci stavo capendo niente. Rincoglionimento totale.
Sospirò lentamente, ed io mi morsi il labbro inferiore “Tutto bene?” chiesi.
“Benissimo.” Sorrise, poi mi prese una mano, cominciando a giocare con le dita e a fissarle concentrato “Ti devo dire una cosa.” Mi informò, sembrando un bambino.
“Ehm.. Prima di dirla, devo preoccuparmi o..” non mi lasciò neanche finire di parlare, che mi rassicurò “Tranquilla. Niente di brutto.”
“Ok, dimmi..”
“Ecco.. Vedi..” si schiarì la voce “Le semi-fate, oltre ad essere frutto di quel cazzo di amore immorale, sono viste anche come creature con metà sangue umano e metà sangue magico. Vengono comunque considerate come esseri infiori, quindi..” si umettò le labbra, mi lanciò un’occhiata veloce, poi tornò a giocare “Quello che è successo lo sai meglio di me.. E sai anche che c’è un modo per far si che questa caccia alle semi-fate termini.”
“Mi stai per dire qual è?” domandai, sorpresa, nonostante lo sperassi. Lui annuì, quasi imbarazzato, e riprese a parlare “Per non esser considerato inferiore.. Deve dimostrare di non esserlo, e il modo per farlo è solamente uno, cioè..” si bloccò, arrossendo leggermente e abbassando ulteriormente la testa.
Tolsi la mano dalle sue e la posai su una sua guancia, per tirargli su il viso. Non ero impaziente, sapevo me l’avrebbe detto, ma quella pausa era stressante. Abbozzai un lieve sorriso per incoraggiarlo, immaginando dalla sua reazione che fosse difficile dirlo, almeno per lui. Divenne ancora più rosso, poi riuscì a parlare.
“Cioè.. fare innamorare di sé una fata.” Ah.
Rimasi con la bocca socchiusa per un po’, sempre con gli occhi nei suoi, e appena feci qualche ragionamento, probabilmente insensato, fui in grado di pronunciare almeno qualche parola “E tu sei una fata.” Ma brava, Ruth. Vuoi un applauso? Faccio un cartello per il pubblico, se vuoi.
Lui abbozzò un sorriso e annuì timidamente “E sono anche innamorato di te.”




Prima che me lo diciate, lo so. 
So che nel capitolo, alla fin fine, non succede proprio un bel niente, ma ammettetelo che ci sono dei punti carini.
Io ovviamente non ho una parte preferita. Mi piacciono tutte, altrimenti le avrei riscritte, però il finale.. Dai, che è la dolcezza. :')
Voi cosa ne dite? 
Domanda importante: vi è piaciuto?

Allora, vi anticipo che il prossimo capitolo sarà molto più corto, e qui sotto il calendario dei capitoli:
17° - 4 Giugno
18° - 8 Giugno
19° - 13 Giugno
Poi l'epilogo, forse il 18. u_u

Mamma mia, manca davvero poco. DIAMINE. POOOFFARBACCO. DANNAZIONE.
Grazie a tutti per il sostegno, non sto a ripetere le solite cose. :')

Un bacione

Maricuz
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Maricuz_M