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Autore: Assasymphonie    30/05/2012    1 recensioni
Pigramente le cicale cantavano, annunciando l'estate.
{ Othello pair -OlaSpa-, pov di Antonio.
Dedicata a moglie, perché la amo tanto. }
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Paesi Bassi, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo del capitolo: El sueño de una noche de verano.
Personaggi: Antonio Fernandéz Carriedo { Spagna } / Olanda
Rating: Arancione
Note dell'autore: One-shot / Shonen-ai / Introspettiva
Disclaimer: Personaggi, luoghi e abitudini sono di proprietà del mangaka; lo scritto e le situazioni sono di mia proprietà.


.El sueño de una noche de verano.



Vi sono momenti in cui la notte sembra galleggiare senza passare mai; quando sei costretto a rimanere steso sul letto, cullato dal respiro di chi dorme ma senza riuscire a prendere quel sonno che sfugge sempre più lontano come un'onda oramai esaurita.
Da quante ore andava avanti a questo modo?
Alle orecchie erano passati i rumori di una Amsterdam che vive e respira di notte, insieme alle sue macchine e al suo vociare; il respiro dell'uomo accanto a sé profondamente addormentato che ogni tanto cambiava posizione, per risultare più comodo sopra quel materasso fin troppo sforzato la sera prima. E tutto, tutto, si era spento in una nota silenziosa all'orizzonte con l'arrivo di un'alba gelida, che trovò Antonio nella medesima posizione in cui la luna lo aveva salutato.
Disteso su un letto che non gli apparteneva, le mani intrecciate sul petto nudo e gli occhi fissi sul soffitto color crema di una camera non sua.
Aveva ancora i muscoli intorpiditi dall'attività frenetica che lo aveva visto protagonista, la pelle che tirava e prudeva ancora a causa della doccia che si era caritetevolmente concesso... ad un orario indefinito di un giorno ancora meno chiaro.
Era tutto terribilmente confuso.
Conosceva perfettamente ogni crepa, ogni poro di quel soffitto che era stato capace di cambiare colore come una donna si cambia il vestito, ma non era abbastanza.
Un'atmosfera troppo onirica dove neppure le lenzuola offrivano un appiglio concreto, scivolavano via dalle dita, lasciando su di esse profumi che sapevano di proibito.
Precisamente cosa era successo? Oh, sarebbe stato davvero interessante ricordarselo.
Ricordava una schiena, la medesima schiena che aveva vicino alla mano sinistra, larga e sudata. Ricordava dei ruggiti sommessi, una sensazione di pienezza e la stanchezza lungo tutto il corpo come dopo una forte sessione di palestra. Poi, il tutto si perdeva in una grigia nube senza senso e senza forma.
Più cercava di diradarla più questa si inspessiva, portando con sé un dolore terribile alla testa. Tanti pugnali lo trafiggevano simultaneamente, rendendogli difficile persino l'osservare quel soffitto chiaro.
Un grugnito e un movimento gli ricordarono, però, di non essere il solo ad essere immerso nella nube grigia.
Al suo fianco giaceva il proprietario di quella schiena larga, ora nascosta dal materasso; dormiva.
Sapeva chi era, ma non riusciva a ricordare per quale motivo stesse lì vicino a lui, nudo, con strani segni rossi lungo tutto il petto.
Olanda... non lo odiava? Normalmente si sarebbe tenuto a metri e metri di distanza, e mai avrebbe pensato di dividere il letto con lui. Era strano, forse impossibile.
... ma se era così impossibile, per quale motivo ora avvertiva il suo peso piegare il materasso e lasciarlo scivolare inesorabilmente verso il calore emesso dalla pelle chiara?

«...»

Probabilmente quello era il suo braccio, che mollemente si protendeva verso il profilo rigoroso della Nazione profondamente addormentata accanto a lui, così fiduciosa che mai lo aveva visto in tale modo. Aveva perso completamente l'aria guardinga come una bestia in gabbia; passò le dita sulla fronte, ora spianata, giocando con le unghie per trovare quella cicatrice sottile che deturpava una perfezione simile agli déi greci. La aveva procurata lui, se lo ricordava, così come la lingua ancora sapeva del suo sangue ribelle, diverso eppure uguale a tutti gli altri.
Il naso dritto e severo, le labbra sottili e il mento duro. Nessuno avrebbe potuto dire che quella persona era l'Olanda, con così tante asperità quanto il suo paese era pianeggiante, dolce, collinare. Il collo era teso, i tendini fremevano sotto il passaggio dell'aria inspirata ed espirata, e il petto largo si alzava e si abbassava lentamente.
Piano la nube si dissolveva, lasciandolo più conscio di ciò che compiva, come i cerchi sempre più stretti sui pettorali, lo sfiorare dei capezzoli che risposero quasi pigramente a quel tocco leggero; non aveva mai avuto la possibilità di osservarlo bene come in quel momento, steso su un fianco e gli occhi verdi puntati su ogni parte, ogni centimetro di pelle scoperta. E sulle cicatrici.
Ah, quelle sì che le conosceva bene tanto quanto quella campeggiante sulla fronte; erano il suo marchio, ne sorrise lieve, soddisfatto.
Seguì gli addominali arrivando all'ombelico che pizzicò, rendendolo arrossato quanto bastava per puntarci lo sguardo e per immaginare come poteva essere affondare i denti in quella carne, sentire la pelle cedere con lentezza solo di fronte ai suoi denti.
Non si intrappolò nella peluria biondastra che ricopriva il bassoventre evidenziato dalle linee dure del bacino; sfiorò la virilità ora sopita, cercandone con i polpastrelli ogni forma che aveva imparato a conoscere. Non vi era nulla di osceno in quel tocco delicato, eppure Olanda reagì inconsciamente.
Una risatina gli fu strappata, la mano cadde sulle lenzuola nuovamente, già dimentica della pelle calda di sole e di estate che aveva appena toccato.
Era un sogno, semplicemente.
Doveva esserlo.

Pigramente le cicale cantavano, annunciando l'estate.

.Fine.

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Tempo fa avevo promesso a mia moglie una storia completamente dedicata a lei.
Probabilmente avrà pensato che me ne fossi dimenticata, invece eccola. Non è nulla di particolare, in verità... mi piaceva l'immagine che volevo proiettare.
Only for U, my wife. <3
   
 
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