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Autore: Aisidion    31/05/2012    1 recensioni
Viaggio stellare nelle inquietudini di due giovani studentesse di liceo. Io. E lei.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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I've never done good things
I've never done bad things
I never did anything out of the blue
Want an axe to break this ice
Wanna come down right now
Ashes to ashes, funk to funkie
We know Major Tom's a junkie
Strung out in heaven's high
Hitting an all-time low
 
 
Depressione senza fine: all-time low. Parlava di questo, David Bowie, nella sua canzone che amo di più; Ashes To Ashes, dall'album Scary Monsters And Super Creeps. E' del 1980, ma a me piace pensarlo come del '79: ultimo sprazzo di quella follia trasgressiva, lancinante e radicale che aveva elettrizzato gli anni Settanta. David li aveva cavalcati con maestosa creatività, a fianco del suo alter ego teatrale Ziggy Stardust, emblema della rockstar media che dopo l'enorme successo si lascia completamente andare a sè stessa, percorrendo un cammino che spesso fa rima con droga, alcohol e morte. Eclettico e visionario, fu il primo ad affrontare questo tema e al tempo stesso a distaccarsene prudentemente: Ziggy Stardust lo stava annientando a poco a poco, e pochi anni dopo fu costretto ad inscenare il suo suicidio in un concerto. In Ashes To Ashes viene invece ripreso un altro personaggio fittizio, di 11 anni prima: l'astronauta Major Tom. L'avevamo lasciato in attesa di atterrare sul suolo lunare...Ricordate? 
"Ten, nine, eight, seven, six, five, four, three, two, one, liftoff. This is Ground Control to Major Tom"...
 Lui che pregava di riferire alla moglie che la amava molto più di quanto non credesse, si accorge ormai troppo tardi di essere stato solo manipolato, sfruttato; un burattino vittima di un disegno ben preciso, ossia quello di una campagna mediatica sulle missioni spaziali. L'astronave è in orbita, non atterra più; il mite Major Tom si ritrova ad essere il protagonista di un orribile incubo. Letteralmente, stando al testo: L'"urlo del nulla" mi uccide/ [...]Oramai relegato nell'infinità del cielo/ Attraverso una depressione senza fine.
Il rock progressivo fa il resto: la canzone non avrebbe la stessa carica struggente, disillusa e amareggiata senza le acide e stridule chitarre dal motivetto ripetitivo, ma indimenticabile. Un po' da thriller, a dirla tutta; e infatti il gusto dell'orrido è anticipato dal titolo dell'album. L’avrò ascoltata più o meno un centinaio di volte, ma… W-O-W.
Non c’è niente che equivalga le pulsioni vitali che emana questa canzone, e che trasferisce per via diretta nelle mie viscere semplicemente attraverso il senso dell’udito. Il risultato? Ogni volta che ascolto, mi sembra di capirmi meglio. E non solo me stessa, ma tutto il mondo.
A parte che è sempre stato il mio senso migliore, l’udito. Miope come pochi, con un tatto quasi nullo –e non intendo in senso letterale-, un gusto soggetto a cambiamenti repentini. L’olfatto pure non mi salverebbe  la vita in nessuna situazione.
Ma non bastano i cinque sensi, per navigare nell’oceano della realtà, e di questo me ne sono resa amaramente conto nella prima pubertà.  Passai numerosi anni a chiedermi se non sarebbe stato meglio avere un’infanzia non dico terribile, ma reale, invece di essere vissuta il più possibile nella bambagia. Figlia unica? Spesso mi chiedono; si, e allora? Rispondo, scontrosa. Ma poi realizzo che forse qualcosa c’entra. Ero molto idealista e orgogliosa di me, proprio come adesso: solamente, non avevo mai vissuto nessuna DELUSIONE. Non sapevo proprio che volesse dire. Mentre ora, ci nuoto dentro, per dirne una. E’ facile fare il collegamento mentale adolescenza->ragazzo->delusione.
Già. Ma anche certe “amiche” non scherzano.
Ma la musica no. Quella non delude mai. E sono sicura che anche lei la pensa esattamente come me.





 
   
 
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