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Autore: ObliviateYourMind    31/05/2012    1 recensioni
Victoria è una ragazza che ha realizzato il suo sogno: è la cantante di un famoso gruppo rock. Un giorno, però, un evento inaspettato sconvolge la vita di Vic e i suoi rapporti con le altre persone, portandola a riflettere su se stessa e su tutto ciò che è accaduto.
Che cosa le è successo e che cosa l'ha condotta fino a lì? Sta a voi scoprirlo.
Genere: Drammatico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I promised

I'd never sing of love

if it does not exist

but darling you are the only exception

 


Il giorno seguente, quando mi svegliai, il sole non era ancora sorto completamente.

Attraverso le tende bianche filtrava una debole luce che illuminava appena la stanza. Mi stiracchiai tutta, ma muovendo il braccio urtai qualcosa di spigoloso: di fianco a me, sotto le coperte, c'era un libro. D'un tratto ricordai: la sera prima ero talmente stanca che avevo deciso di andare a dormire molto prima del solito, e avevo letto qualche pagina di “Non lasciarmi” prima di cedere al sonno. Gettai un'occhiata alla sveglia sul comodino e decisi che non valeva la pena di provare a riaddormentarmi, così mi alzai e percorrendo la stanza a piedi nudi raggiunsi la scrivania sopra alla quale era appoggiata la mia borsa, estrassi il mio iPod e tornai sotto le coperte.

La riproduzione casuale decise di farmi ascoltare un paio di canzoni dei Coldplay e alcune dei Train, dopodichè mi stancai e optai per i soliti Paramore.

La voce di Hayley raggiunse dolcemente i miei timpani ed io mi tirai le coperte fin sopra la testa.

Give me attention...I need it now...”

“Ma io, di cosa ho bisogno?”, pensai. “Ho bisogno di un attimo di pace e di tranquillità, ho bisogno che accada qualcosa di diverso, di speciale. Qualcosa che smuova la situazione nella quale mi trovo. Tra poche ore arriverà Brian e allora, forse, tutto sembrerà diverso...”

Chiusi gli occhi e il sonno mi rapì di nuovo.

 

«Vicky...ehi, è ora di alzarsi...sono già le dieci, non hai detto che oggi deve venire Brian a trovarti?»

La voce di mia madre era attutita dalle coperte sotto le quali ero nascosta, così mi misi a sedere sul letto e tolsi le cuffiette dalle orecchie.

«Ciao, mamma. Come stai?» dissi, stropicciandomi gli occhi.

«Io bene, e tu? Siamo sole in casa, sai, tuo padre e Josh sono andati a fare un giro, credo che non torneranno prima di stasera... ed io più tardi farò un salto al supermercato, così tu e Brian potrete stare un po' da soli. Intanto, per pranzo vi ho lasciato un po' di pizza nel frigo.»

«Grazie mamma...effettivamente è da molto che non abbiamo l'occasione di stare un po' da soli»

Mia madre uscì chiudendosi la porta alle spalle.

Io cercai della biancheria e dei vestiti puliti, presi il mio beauty case e feci una doccia, dopodiché mi vestii, afferrai alla svelta il cellulare e scesi in salotto.

La televisione era accesa e trasmetteva un programma di cucina.

Biiip biiip

Controllai il cellulare: un nuovo messaggio ricevuto. Era di Brian.

«Tutto a posto?» mi chiese mia madre con un sorriso.

«Sì, sì, è Brian.. dice che tra un'ora sarà qui» risposi io, sorridendo a mia volta.

Mi sedetti sul divano, posai il cellulare e mi misi a fare zapping. Dopo un'ora di programmi musicali, finalmente sentii il rumore di un'auto che attraversava il vialetto ghiaiato davanti a casa. Mi alzai tempestivamente e mi avviai verso l'entrata. Aprii la porta e guardai Brian attraversare il cortile e sorridermi.

«Ciao», disse lui dolcemente.

«Come stai?», gli chiesi io gettandogli le braccia al collo.

«Benissimo, grazie. Il viaggio è stato abbastanza piacevole», rispose.

«E gli altri, stanno bene?»

«Sì sì, ho sentito David appena sono arrivato all'aeroporto... oggi pomeriggio hanno un'intervista con il Rolling Stone. Gli dispiace molto che noi due non ci saremo, ma hanno già spiegato che si tratta di qualcosa di importante, e il direttore non ha avuto niente da ridire.»

«Lo credo bene. Vedrai che con quei tre, tutti avranno modo di divertirsi» dissi ridendo.

Entrammo in casa e mia madre fece capolino dalla parete del salotto.

«Buongiorno signora! Tutto bene?»

«Oh, ciao Brian! Tutto okay, grazie.. e tu?»

«Potrebbe andare meglio in effetti, però sto bene, grazie.»

Mia madre insistette per offrirgli da bere, e Brian accettò una birra, dopodiché salimmo le scale ed entrammo nella mia camera da letto.

Brian scostò la tenda e guardò fuori, ed io lo abbracciai da dietro e gli afferrai le mani. Lui si voltò lentamente e mi guardò negli occhi per un interminabile istante, poi disse :«Finalmente ci sei tu, qui con me. Mi dispiace per tutto quello che sta succedendo, davvero. Vorrei che tutto fosse sempre perfetto, lo sai...e vorrei che tu non soffrissi mai. Non sai quanto mi faccia male sapere che tua nonna è...» e distolse lo sguardo senza riuscire a finire la frase.

«Non devi dispiacerti per me. Si sistemerà tutto, vedrai.» sussurrai, ma nemmeno io ero convinta di quello che dicevo. Chissà se tutto si sarebbe davvero sistemato. Temevo proprio di no, ma in quel momento non valeva la pena farsi prendere dallo sconforto.

Lasciai le sue mani e andai a chiudere la porta, poi tornai da lui.

«Adesso ci siamo solo io e te. Non il gruppo, né la mia famiglia. Godiamoci questo momento, per favore»

«Non c'è bisogno che mi supplichi, lo sai» disse lui a bassa voce, poi afferrò delicatamente il mio viso tra le sue mani e mi baciò.

Un bacio così non lo ricordavo. Era un bacio dolce ma allo stesso tempo appassionato. Le sue labbra erano morbide, e sapevano ancora di birra.

Gli passai le mani tra i capelli: erano soffici al tatto. Sentii le sue mani muoversi dapprima sui miei capelli, poi lungo la mia schiena e infine sul sedere.

Quasi senza staccare le nostre labbra camminammo fino al letto, dove lui mi fece sedere. Velocemente, come se non aspettassimo altro da anni, mi tolse il cardigan e la maglietta, gettandoli a mucchio sul pavimento. Io feci lo stesso con la sua t-shirt, poi alzammo le coperte e ci infilammo a letto. Il suo corpo era caldo, quasi scottava a contatto con la mia pelle.

Le sue mani abili mi accarezzavano ovunque, e quando finalmente lo sentii mio mi lasciai sfuggire un gemito di piacere. I suoi muscoli scolpiti pulsavano mentre si muoveva dentro di me, sempre più forte, finché entrambi non raggiungemmo l'orgasmo.

«Sei stupenda» sussurrò Brian, affondando il viso tra i miei capelli.

Io non avrei saputo esprimere a parole tutte le emozioni che provavo in quel momento, quindi rimasi zitta a godermi quello che era appena successo.

Finalmente qualcosa sembrava andare per il verso giusto. Quella giornata era trascorsa perfettamente, senza che niente di negativo mi turbasse.

Restammo abbracciati sotto le coperte per non so quanto tempo, mezz'ora forse? Oppure di più? Non m'importava. Avrei voluto rimanere lì con lui per sempre. Credo che ad un certo punto ci fossimo addormentati entrambi comunque, perché poi guardai l'orario nella sveglia ed erano già tre passate. Trasalii quando trovai gli occhi di Brian che mi fissavano, spalancati.

«Sei bellissima mentre dormi. Sembri così piccola...»

Lo sapevo. Mi ero addormentata. È più forte di me, cosa ci posso fare?

«Cosa ne dici, scendiamo?» gli chiesi.

«No, aspetta! Resta qui ancora un po'.» rispose lui, ridendo.

«Ancora?! Dài, ormai è tardi, mia mamma sarà già-» cominciai, ma la mia frase si spense all'improvviso. Mia madre mi stava chiamando dal pianerottolo, e a giudicare dalla sua voce sembrava molto agitata. Ma non doveva restare fuori casa per tutto il pomeriggio?

«Victoria! Vicky!»

Mi infilai velocemente la maglietta e i pantaloni, e mentre Brian faceva lo stesso, aprii la porta, col cuore che batteva forte.

«Cosa c'è?»

«Ha chiamato tuo padre dall'ospedale. Dice che ci sono delle novità, e che devi andare subito là»

Mi voltai verso Brian che mi guardava, le sopracciglia aggrottate.

Forse avevo parlato troppo presto, forse non meritavo che tutto andasse per il verso giusto.  



Credits: la canzone citata all'inizio è The only exception dei Paramore. Il libro citato è Non lasciarmi ed appartiene a Kazuo Ishiguro.

Tutti i personaggi presenti in questo capitolo sono di mia invenzione, eccetto Paramore, Train e Coldplay.

   
 
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