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Autore: pallina90    31/05/2012    12 recensioni
“Lasciami immediatamente” sibila a denti stretti. La accontento e lei riprende a camminare
“Fermati. Dove hai intenzione di andare?”
“Non ti riguarda” esclama
“Cazzo Bella,non posso lasciarti andare via da sola” le urlo mentre lei continua imperterrita a camminare. Sentendo le mie parole si blocca,si volta verso di me ed urla,con il viso rigato dalle lacrime, “E perché? Non sono mica tua sorella” e corre verso la strada. E’ un attimo,succede tutto in un secondo:io che urlo il suo nome e un motorino la travolge,investendola in pieno e lasciandola a terra sull’asfalto.
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Buon pomeriggio ragazze! Eccoci giunti alla fine della storia...Scrivere questo capitolo non è stato per niente facile, ho anche pensato di cambiare completamente il finale alla storia, ma alla fine i personaggi mi hanno costretta a ritornare qui, perchè era così che doveva andare fin dall'inizio. So che il periodo non è dei più felici, e vi assicuro che visto quello che sta succedendo a persone che conosco, questo capitolo mi sembra tanto una premonizione, ma purtroppo spesso le cose non vanno come vorremmo.
Non ho risposto alle scorse recensioni volutamente, altrimenti mi sarei svelata troppo. Spero che leggerete anche l'epilogo, dove troverete le spiegazioni a questo capitolo e i ringrazimenti finali.
Vi lascio leggere e ci ritroviamo tra una settimana esatta, niente note finali. Paola.

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GOODBYE MY LOVER

 

Approfittando del fatto che i suoi genitori non ci sono, Nate ha invitato me, Emmett e Jacob, il cugino di Bella, a casa sua per fare una partita di pallavolo nel piccolo cortile sul retro. Le ragazze abbiamo deciso di lasciarle a casa mia, a badare a Alice e Jasper, che ormai sono inseparabili.

Decidiamo  di giocare io con Jake contro Emmett e Nate, certi  che la vittoria sarebbe stata nostra, ma quei due ci stanno dando filo da torcere. Il mio ragazzo fa una battuta perfetta ed io mi appresto a ribattere, quando noto Emmett pronto a fare muro, e so che non riuscirò a superarlo, così urlo “ Jake tua. ” Fortunatamente il mio compagno di giochi ha i riflessi pronti e lancia la palla nell’altro campo con una schiacciata micidiale: ne seguiamo la sua traiettoria certi che faremo punto quando Nate si lancia letteralmente  a terra e con un pugno riesce a recuperarla e mio fratello la schiaccia nel nostro di campo, facendo punto.

“ Sì. ” Ruggisce l’orso, stritolando poi nella sua morsa un affannato  Nate, che si massaggia il torace, mentre io e Jake siamo completamente attoniti, ancora immobili e con la bocca spalancata a fissare il punto in cui è caduta la palla.

Poi accade tutto molto velocemente, troppo:  Nate, come scottato, si stacca velocemente da Emmett, comincia a tossire, sputando una notevole quantità di sangue e si accascia a terra.

Il gelo mi pervade subito il corpo, ma mi faccio forza per muovermi e raggiungere il mio uomo, privo di conoscenza.

“ Chiamate un’ambulanza. ” Urlo agli altri due, mentre do dei leggeri schiaffi in viso a Nate e chiamo il suo nome per fargli riprendere conoscenza, ma non succede nulla.

 

Dei momenti successivi ho ricordi confusi: l’arrivo dei sanitari che mettono subito la mascherina dell’ossigeno a Nate, lo caricano sulla barella e poi nell’autoambulanza, mi chiedono se voglio raggiungerli e io li seguo, mentre Emmett e Jacob mi urlano che verranno con la macchina di mio fratello.

Il tragitto per l’ospedale fortunatamente è breve, o sarei impazzito sentendo tutti quei bip provenienti dalle macchine che monitoravano il battito cardiaco, troppo basso e veloce a detta degli infermieri, di Nate. Giunti al pronto soccorso, velocemente scendiamo e ad accoglierci trovo mio padre, evidentemente di turno quel giorno.

“ Cosa abbiamo qui? ” Chiede professionale, aiutando i para medici a portare dentro la barella, ma poi mi vede e si blocca “ Edward cosa ci fai qui? ”

“ Papà ti prego aiutalo. ” Singhiozzo, indicando il lettino su cui è disteso Nathan.

“ Dimmi cosa è successo. ”

“ Promettimi che farai tutto il possibile per salvarlo, ti prego, io lo amo. ” Afferro il suo camice per evitare di crollare, scosso come sono dai singhiozzi.

“ Edward, calmati, ti prego. Se non mi spieghi cosa è successo, non potrò fare nulla. ” Mio padre mi scuote per le spalle per farmi riprendere lucidità.

Prendo un respiro profondo, cercando di placare i singhiozzi, e gli spiego che stavamo giocando, che Nate per prendere la palla si è buttato a terra, poi quando si è rialzato si massaggiava il torace con una mano, a quel punto Emmett lo aveva abbracciato, lui era stato colto da un attacco di tosse e aveva sputato sangue.

“ Edward ti prometto che farò di tutto per salvare il tuo ragazzo. Ma calmati, non posso lasciarti in questo stato da solo. ”

“ Ci siamo noi con lui papà. ” Risponde mio fratello, arrivato in quel momento con Jake. “ Abbiamo avvisato anche a casa e stanno venendo qui anche la mamma, Charlie e Bella. ”

“ Ok ragazzi io vado, sicuramente dovremo operare e se la mia supposizione è giusta non sarà una cosa semplice. ” Mio padre mi stringe la spalla e poi si allontana di corsa, per raggiungere la sala operatoria dove hanno portato il mio ragazzo.

Mi lascio trascinare da mio fratello in una di quelle sedie di plastica poste nella sala d’aspetto: incredibile come ogni volta che abbia visto un telefilm di medicina mi sia chiesto come i parenti riuscissero a stare seduti lì con le mani in mano attendendo notizie del loro caro che in quel momento si trovava sotto i ferri, senza fare o dire nulla; pensavo agissero così perché era tutta una finzione e non temevano realmente per le vite che erano oltre quella porta, ma adesso lo so. Stare seduti è l’unica cosa che sei in grado di fare, ti trovi ad avere il cervello scollegato dal resto del corpo, tutto ti scorre addosso come se tu fossi in una bolla; non mi accorgo delle persone che sono intorno a me, solo quando qualcuno stringe una mia mano tra le sue per evitare che continui a torturare le mie pellicine facendole sanguinare, alzo lo sguardo e incontro quello triste ma speranzoso di Bella. Non mi dice nulla, sa che in quel momento ogni parola è vana, e io le sono grato per questo.

Il tempo sembra non trascorrere mai e io non riesco più a stare seduto; ho percorso il corridoio non so quante volte, probabilmente ho fatto gli stessi chilometri di quelli che corrono la maratona di New York, ma le mie gambe non vogliono saperne di fermarsi e il mio corpo non avverte alcuna fatica. Mi blocco solo quando sento il cigolio delle porte e in quel momento tutto sembra fermarsi: l’aria nella stanza si condensa e tutti tratteniamo il respiro. Vedo arrivare mio padre seguito da un suo collega, e subito mi avvicino seguito dai genitori di Nathan; mio padre mi guarda, non dice nulla, ma mi stringe in un abbraccio che sa di disperazione e in quel momento la disperazione è l’unica cosa che sento irradiarsi dal mio corpo.

Mi scosto dall’abbraccio di mio padre e inizio ad inveire contro di lui “ Me lo avevi promesso, avevi promesso che l’avresti salvato. ” Inizio a tempestargli il petto di pugni ma lui non fa niente per difendersi e impedisce persino ad Emmett di allontanarmi da lui.

“ Non dovevo fidarmi di te, tu lo odiavi. ” Le lacrime mi offuscano la vista e sento l’aria iniziare a mancarmi, mi accascio a terra e sento le braccia di papà avvolgermi nuovamente e trascinarmi con lui, fino a farmi appoggiare sul suo petto.

“ Piangi, figlio mio, piangi. Ti giuro che ho fatto tutto il possibile, ma ci sarebbe voluto un miracolo. ” Biascica mio padre, e credo che stia piangendo anche lui ma in quel momento l’unica cosa che so fare è chiedermi “ Perché? ”

 Le braccia di mio padre mi tengono stretto a lui, e dopo aver preso un bel respiro mi spiega cosa è successo “ Edward, con la caduta Nate si era inclinato una costola e questa ha perforato un polmone, per salvarlo ci sarebbe voluto un trapianto, ma sarebbe staro inutile perché…” Ma si interrompe, quasi voglia proteggermi da un’altra ondata di dolore.

“ Cosa papà? ” La lucidità si è impossessata di nuovo della mia mente.

“ Nate sarebbe morto lo stesso nel giro di poco tempo, aveva un grave tumore alle ossa. ”

E quando pensi di aver toccato il fondo, un’altra notizia ti butta giù ancora di più.

“ Ma da quando? ”

“ Lo sapeva da due  mesi, non ti aveva detto nulla? ” Mi risponde suo padre, e io scuoto la testa incredulo. Sento una rabbia potente montarmi dentro, e senza dire una sola parola, scatto in piedi e inizio a correre via, da tutto e da tutti. In questo momento vorrei che la mia testa fosse dotata di un interruttore per scollegare il mio cervello e farlo smettere di pensare.

 

Dopo non so quanto tempo mi ritrovo nel mio luogo speciale e mi siedo lì, con le spalle poggiate ad un albero, cercando invano di trovare un filo conduttore al guazzabuglio che ho in testa. Quasi salto in aria quando sento una mano poggiarsi sulla mia spalla: Bella. Ha gli occhi rossi e gonfi, segno che anche lei ha pianto tanto, ma è venuta lo stesso a cercarmi.

“ Sapevo di trovarti qui. ” Mi dice, sedendosi accanto a me, e io l’abbraccio forte, scoppiando nuovamente a piangere. Mia sorella mi accarezza i capelli, fino a quando i singhiozzi non si placano.

“ Secondo te perché non mi ha detto che era malato? Non si fidava abbastanza di me? Mi voleva lasciare? ” Questo è quello che fa più male, sapere che il mio ragazzo mi aveva nascosto una cosa tanto importante.

“ Edward – mia sorella mi scosta leggermente da lei, per potermi guardare negli occhi – Nate ti amava alla follia, e non è vero che non si fidava di te. Se non ti ha detto nulla della malattia probabilmente è perché non voleva che tu lo facessi sentire un malato o lo guardassi con pietà: aveva paura che il vostro rapporto cambiasse a causa del suo tumore. Avrà sbagliato a non dirtelo, ma lo ha fatto in buona fede. ”

Rifletto sulle parole di Bella, mentre rivedo come un film tutti gli attimi passati con Nate, come fosse diventato parte integrante delle mi giornate, ogni cosa sembrava fatta in sua funzione ed è incredibile quante altre cose avrei voluto dirgli o fare con lui.

“ Io mi sono sentito tradito, ci eravamo giurati di dirci sempre tutto e invece lui mi ha nascosto una cosa tanto importante. ”  

“ Edward ascoltami, so che adesso ti sembrerà assurdo quello che ti sto dicendo, ma se lui ti avesse detto della malattia tu ti saresti comportato normalmente con lui? Avresti, per esempio, accettato oggi di sfidarlo a pallavolo? ” Mi chiede Bella e io quasi la prendo per pazza: non avrei mai fatto nulla che lo avesse potuto mettere in pericolo.

“ Ovvio che no: si sarebbe stancato troppo. Per chi mi hai preso? ” La rabbia si sta nuovamente impossessando di me.

“ Ecco, vedi: Nate non lo avrebbe mai voluto. Se lui ti avesse detto del tumore a quest’ora tu avresti fatto scelte diverse e non avreste più vissuto la vostra storia liberi e spensierati, e lui non aveva bisogno di un’altra persona che gli ricordasse tutti i giorni della malattia. Lui con te ha vissuto appieno ogni momento che gli rimaneva. ” Bella ha nuovamente gli occhi lucidi, ma cerca di trattenere le lacrime, mentre io la guardo negli occhi, ma in realtà non è lei che osservo: nella mia mente rivivo le ultime settimane passate con Nate e capisco che se avessi saputo della malattia non avrei fatto molte scelte: non saremmo andati sulle montagne russe, non avremmo fatto le gare di corsa e cosa più importante non avremmo fatto l’amore tutto il giorno come era capitato la settimana scorsa. Saremmo stati insieme ma non avremmo vissuto davvero, o perlomeno non come voleva lui.

“ Voglio vederlo. Un’ultima volta. ”

“ Ti accompagno. ”

 

Il viaggio in macchina trascorre silenzioso, l’ospedale non dista tantissimo dalla mia radura, e quando arrivo trovo tutti lì. Forse mio padre intuisce le mie intenzioni oppure lo ha avvisato Bella senza che io me ne accorgessi, fatto sta che mi guida attraverso dei corridoi fino ad arrivare ad una porta bianca su cui c’è scritto “ Obitorio ”

“ Vuoi che venga dentro con te? ” Chiede mio padre e io scuoto la testa, voglio rimanere un’ultima volta solo con lui. Mi stringe forte una spalla e poi apre la porta, indicandomi il terzo lettino della fila. Cammino lentamente tra quei lettini tutti uguali, in cui dei corpi sono coperti da un lenzuolo bianco; quando arrivo a quello indicatomi da Carlisle non so che fare: vorrei scappare da lì, ma la voglia di rivedere Nate per l’ultima volta è più forte del dolore che mi attanaglia lo stomaco.

Con mano tremante sollevo il lenzuolo e rimango senza fiato: è bellissimo. Il viso è un po’ più pallido del solito, ma i lineamenti sono distesi, le ciglia gettano la loro ombra sugli zigomi e sembra quasi che stia dormendo.

“ Ti porterò sempre con me. Sarai sempre il mio piccolo grande amore. ” Mi chino fino a sfiorare la sua bocca con le mie labbra e mi aspetto quasi che apra improvvisamente gli occhi, come succede nelle favole, quando  il principe bacia la sua principessa. Ma io non sono un principe e la vita non è certo una favola.

E la mia non lo sarà mai.

 

“ Goodbye my lover.
Goodbye my friend.
You have been the one.
You have been the one for me.

I’m so hollow, baby, I’m so hollow.
I’m so, I’m so, I’m so hollow…”

 

 

 

 

   
 
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