Non ho risposto alle scorse recensioni volutamente, altrimenti mi sarei svelata troppo. Spero che leggerete anche l'epilogo, dove troverete le spiegazioni a questo capitolo e i ringrazimenti finali.
Vi lascio leggere e ci ritroviamo tra una settimana esatta, niente note finali. Paola.
GOODBYE
MY
LOVER
Approfittando
del fatto che i suoi genitori non ci sono, Nate ha invitato me, Emmett
e Jacob,
il cugino di Bella, a casa sua per fare una partita di pallavolo nel
piccolo
cortile sul retro. Le ragazze abbiamo deciso di lasciarle a casa mia, a
badare
a Alice e Jasper, che ormai sono inseparabili.
Decidiamo di
giocare io con Jake contro Emmett e Nate, certi
che la vittoria sarebbe stata nostra, ma quei
due ci stanno dando filo da torcere. Il mio ragazzo fa una battuta
perfetta ed
io mi appresto a ribattere, quando noto Emmett pronto a fare muro, e so
che non
riuscirò a superarlo, così urlo “ Jake
tua. ” Fortunatamente il mio compagno di
giochi ha i riflessi pronti e lancia la palla nell’altro
campo con una
schiacciata micidiale: ne seguiamo la sua traiettoria certi che faremo
punto
quando Nate si lancia letteralmente
a
terra e con un pugno riesce a recuperarla e mio fratello la schiaccia
nel
nostro di campo, facendo punto.
“ Sì. ” Ruggisce
l’orso, stritolando poi nella sua morsa un affannato Nate, che si massaggia il
torace, mentre io e
Jake siamo completamente attoniti, ancora immobili e con la bocca
spalancata a
fissare il punto in cui è caduta la palla.
Poi accade
tutto molto velocemente, troppo: Nate,
come
scottato, si stacca velocemente da Emmett, comincia a tossire, sputando
una
notevole quantità di sangue e si accascia a terra.
Il gelo mi
pervade subito il corpo, ma mi faccio forza per muovermi e raggiungere
il mio
uomo, privo di conoscenza.
“ Chiamate
un’ambulanza. ” Urlo agli altri due, mentre do dei
leggeri schiaffi in viso a
Nate e chiamo il suo nome per fargli riprendere conoscenza, ma non
succede
nulla.
Dei momenti
successivi ho ricordi confusi: l’arrivo dei sanitari che
mettono subito la mascherina
dell’ossigeno a Nate, lo caricano sulla barella e poi
nell’autoambulanza, mi
chiedono se voglio raggiungerli e io li seguo, mentre Emmett e Jacob mi
urlano
che verranno con la macchina di mio fratello.
Il tragitto
per l’ospedale fortunatamente è breve, o sarei
impazzito sentendo tutti quei
bip provenienti dalle macchine che monitoravano il battito cardiaco,
troppo
basso e veloce a detta degli infermieri, di Nate. Giunti al pronto
soccorso, velocemente
scendiamo e ad accoglierci trovo mio padre, evidentemente di turno quel
giorno.
“ Cosa
abbiamo qui? ” Chiede professionale, aiutando i para medici a
portare dentro la
barella, ma poi mi vede e si blocca “ Edward cosa ci fai qui?
”
“ Papà ti
prego aiutalo. ” Singhiozzo, indicando il lettino su cui
è disteso Nathan.
“ Dimmi cosa
è successo. ”
“ Promettimi
che farai tutto il possibile per salvarlo, ti prego, io lo amo.
” Afferro il
suo camice per evitare di crollare, scosso come sono dai singhiozzi.
“ Edward, calmati,
ti prego. Se non mi spieghi cosa è successo, non
potrò fare nulla. ” Mio padre
mi scuote per le spalle per farmi riprendere lucidità.
Prendo un
respiro profondo, cercando di placare i singhiozzi, e gli spiego che
stavamo
giocando, che Nate per prendere la palla si è buttato a
terra, poi quando si è
rialzato si massaggiava il torace con una mano, a quel punto Emmett lo
aveva
abbracciato, lui era stato colto da un attacco di tosse e aveva sputato
sangue.
“ Edward ti prometto
che farò di tutto per salvare il tuo ragazzo. Ma calmati,
non posso lasciarti
in questo stato da solo. ”
“ Ci siamo
noi con lui papà. ” Risponde mio fratello,
arrivato in quel momento con Jake. “
Abbiamo avvisato anche a casa e stanno venendo qui anche la mamma,
Charlie e
Bella. ”
“ Ok ragazzi
io vado, sicuramente dovremo operare e se la mia supposizione
è giusta non sarà
una cosa semplice. ” Mio padre mi stringe la spalla e poi si
allontana di
corsa, per raggiungere la sala operatoria dove hanno portato il mio
ragazzo.
Mi lascio
trascinare da mio fratello in una di quelle sedie di plastica poste
nella sala
d’aspetto: incredibile come ogni volta che abbia visto un
telefilm di medicina
mi sia chiesto come i parenti riuscissero a stare seduti lì
con le mani in mano
attendendo notizie del loro caro che in quel momento si trovava sotto i
ferri,
senza fare o dire nulla; pensavo agissero così
perché era tutta una finzione e
non temevano realmente per le vite che erano oltre quella porta, ma
adesso lo
so. Stare seduti è l’unica cosa che sei in grado
di fare, ti trovi ad avere il
cervello scollegato dal resto del corpo, tutto ti scorre addosso come
se tu
fossi in una bolla; non mi accorgo delle persone che sono intorno a me,
solo
quando qualcuno stringe una mia mano tra le sue per evitare che
continui a
torturare le mie pellicine facendole sanguinare, alzo lo sguardo e
incontro
quello triste ma speranzoso di Bella. Non mi dice nulla, sa che in quel
momento
ogni parola è vana, e io le sono grato per questo.
Il tempo
sembra non trascorrere mai e io non riesco più a stare
seduto; ho percorso il
corridoio non so quante volte, probabilmente ho fatto gli stessi
chilometri di
quelli che corrono la maratona di New York, ma le mie gambe non
vogliono
saperne di fermarsi e il mio corpo non avverte alcuna fatica. Mi blocco
solo
quando sento il cigolio delle porte e in quel momento tutto sembra
fermarsi:
l’aria nella stanza si condensa e tutti tratteniamo il
respiro. Vedo arrivare
mio padre seguito da un suo collega, e subito mi avvicino seguito dai
genitori
di Nathan; mio padre mi guarda, non dice nulla, ma mi stringe in un
abbraccio
che sa di disperazione e in quel momento la disperazione è
l’unica cosa che
sento irradiarsi dal mio corpo.
Mi scosto
dall’abbraccio di mio padre e inizio ad inveire contro di lui
“ Me lo avevi
promesso, avevi promesso che l’avresti salvato. ”
Inizio a tempestargli il
petto di pugni ma lui non fa niente per difendersi e impedisce persino
ad
Emmett di allontanarmi da lui.
“ Non dovevo
fidarmi di te, tu lo odiavi. ” Le lacrime mi offuscano la
vista e sento l’aria
iniziare a mancarmi, mi accascio a terra e sento le braccia di
papà avvolgermi
nuovamente e trascinarmi con lui, fino a farmi appoggiare sul suo
petto.
“ Piangi, figlio
mio, piangi. Ti giuro che ho fatto tutto il possibile, ma ci sarebbe
voluto un
miracolo. ” Biascica mio padre, e credo che stia piangendo
anche lui ma in quel
momento l’unica cosa che so fare è chiedermi
“ Perché? ”
Le
braccia di mio padre mi tengono stretto a
lui, e dopo aver preso un bel respiro mi spiega cosa è
successo “ Edward, con
la caduta Nate si era inclinato una costola e questa ha perforato un
polmone, per
salvarlo ci sarebbe voluto un trapianto, ma sarebbe staro inutile
perché…” Ma
si interrompe, quasi voglia proteggermi da un’altra ondata di
dolore.
“ Cosa papà?
” La lucidità si è impossessata di
nuovo della mia mente.
“ Nate
sarebbe morto lo stesso nel giro di poco tempo, aveva un grave tumore
alle ossa.
”
E quando
pensi di aver toccato il fondo, un’altra notizia ti butta
giù ancora di più.
“ Ma da
quando? ”
“ Lo sapeva
da due mesi, non ti
aveva detto nulla? ”
Mi risponde suo padre, e io scuoto la testa incredulo. Sento una rabbia
potente
montarmi dentro, e senza dire una sola parola, scatto in piedi e inizio
a
correre via, da tutto e da tutti. In questo momento vorrei che la mia
testa
fosse dotata di un interruttore per scollegare il mio cervello e farlo
smettere
di pensare.
Dopo non so
quanto tempo mi ritrovo nel mio luogo speciale e mi siedo
lì, con le spalle
poggiate ad un albero, cercando invano di trovare un filo conduttore al
guazzabuglio che ho in testa. Quasi salto in aria quando sento una mano
poggiarsi sulla mia spalla: Bella. Ha gli occhi rossi e gonfi, segno
che anche
lei ha pianto tanto, ma è venuta lo stesso a cercarmi.
“ Sapevo di
trovarti qui. ” Mi dice, sedendosi accanto a me, e io
l’abbraccio forte,
scoppiando nuovamente a piangere. Mia sorella mi accarezza i capelli,
fino a
quando i singhiozzi non si placano.
“ Secondo te
perché non mi ha detto che era malato? Non si fidava
abbastanza di me? Mi
voleva lasciare? ” Questo è quello che fa
più male, sapere che il mio ragazzo
mi aveva nascosto una cosa tanto importante.
“ Edward –
mia sorella mi scosta leggermente da lei, per potermi guardare negli
occhi –
Nate ti amava alla follia, e non è vero che non si fidava di
te. Se non ti ha
detto nulla della malattia probabilmente è perché
non voleva che tu lo facessi
sentire un malato o lo guardassi con pietà: aveva paura che
il vostro rapporto
cambiasse a causa del suo tumore. Avrà sbagliato a non
dirtelo, ma lo ha fatto
in buona fede. ”
Rifletto
sulle parole di Bella, mentre rivedo come un film tutti gli attimi
passati con
Nate, come fosse diventato parte integrante delle mi giornate, ogni
cosa
sembrava fatta in sua funzione ed è incredibile quante altre
cose avrei voluto
dirgli o fare con lui.
“ Io mi sono
sentito tradito, ci eravamo giurati di dirci sempre tutto e invece lui
mi ha
nascosto una cosa tanto importante. ”
“ Edward
ascoltami, so che adesso ti sembrerà assurdo quello che ti
sto dicendo, ma se
lui ti avesse detto della malattia tu ti saresti comportato normalmente
con
lui? Avresti, per esempio, accettato oggi di sfidarlo a pallavolo?
” Mi chiede
Bella e io quasi la prendo per pazza: non avrei mai fatto nulla che lo
avesse
potuto mettere in pericolo.
“ Ovvio che
no: si sarebbe stancato troppo. Per chi mi hai preso? ” La
rabbia si sta
nuovamente impossessando di me.
“ Ecco,
vedi: Nate non lo avrebbe mai voluto. Se lui ti avesse detto del tumore
a
quest’ora tu avresti fatto scelte diverse e non avreste
più vissuto la vostra
storia liberi e spensierati, e lui non aveva bisogno di
un’altra persona che
gli ricordasse tutti i giorni della malattia. Lui con te ha vissuto
appieno ogni
momento che gli rimaneva. ” Bella ha nuovamente gli occhi
lucidi, ma cerca di
trattenere le lacrime, mentre io la guardo negli occhi, ma in
realtà non è lei
che osservo: nella mia mente rivivo le ultime settimane passate con
Nate e
capisco che se avessi saputo della malattia non avrei fatto molte
scelte: non
saremmo andati sulle montagne russe, non avremmo fatto le gare di corsa
e cosa
più importante non avremmo fatto l’amore tutto il
giorno come era capitato la
settimana scorsa. Saremmo stati insieme ma non avremmo vissuto davvero,
o
perlomeno non come voleva lui.
“ Voglio
vederlo. Un’ultima volta. ”
“ Ti
accompagno. ”
Il viaggio
in macchina trascorre silenzioso, l’ospedale non dista
tantissimo dalla mia
radura, e quando arrivo trovo tutti lì. Forse mio padre
intuisce le mie
intenzioni oppure lo ha avvisato Bella senza che io me ne accorgessi,
fatto sta
che mi guida attraverso dei corridoi fino ad arrivare ad una porta
bianca su
cui c’è scritto “ Obitorio ”
“ Vuoi che
venga dentro con te? ” Chiede mio padre e io scuoto la testa,
voglio rimanere
un’ultima volta solo con lui. Mi stringe forte una spalla e
poi apre la porta,
indicandomi il terzo lettino della fila. Cammino lentamente tra quei
lettini
tutti uguali, in cui dei corpi sono coperti da un lenzuolo bianco;
quando
arrivo a quello indicatomi da Carlisle non so che fare: vorrei scappare
da lì,
ma la voglia di rivedere Nate per l’ultima volta è
più forte del dolore che mi
attanaglia lo stomaco.
Con mano
tremante sollevo il lenzuolo e rimango senza fiato: è
bellissimo. Il viso è un
po’ più pallido del solito, ma i lineamenti sono
distesi, le ciglia gettano la
loro ombra sugli zigomi e sembra quasi che stia dormendo.
“ Ti porterò
sempre con me. Sarai sempre il mio piccolo grande amore. ” Mi
chino fino a sfiorare
la sua bocca con le mie labbra e mi aspetto quasi che apra
improvvisamente gli
occhi, come succede nelle favole, quando
il principe bacia la sua principessa. Ma io non sono un
principe e la
vita non è certo una favola.
E la mia non
lo sarà mai.
“ Goodbye my lover.
Goodbye my friend.
You have been the one.
You have been the one for me.
I’m so
hollow, baby, I’m so hollow.
I’m so, I’m so, I’m so
hollow…”