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Autore: mjlwards    31/05/2012    1 recensioni
'quando l'amore per la pallavolo e l'amore per una persona diventano una cosa sola'
Genere: Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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12.09.2012
7.34 AM


Inizia un nuovo anno scolastico, insomma, inizia una nuova rottura di coglioni. Soliti volti conosciuti, solite aule, soliti corridoi: non posso farcela, e dire che sarà così per altri tre anni. Ah, mi chiamo Taylor, ho quindici anni e frequento uno stupido liceo linguistico in uno stupido quartiere del Nord Italia. Mia madre è Italo-Americana, mio padre invece è.. Ecco, mio padre era Italiano. Ha lasciato me e mia madre sette mesi dopo la mia nascita; non ho una sua immagine precisa nella mia mente, ero troppo piccola, solo due o tre foto in giro per la casa mi lasciano qualche ricordo. Mia madre lo descrive ancora come un uomo valoroso, e lo era: ha lavorato per anni in veste di militare, difendeva i suoi valori. Sono fiera di poter dire che è morto per aver lottato per i diritti del suo Paese, eppure mi manca una figura paterna, mia madre non è capace di gestirmi da sola. Fortunatamente, a colmare il vuoto dentro di me, c’è Giulia: la mia migliore amica. Amo il suo nome, è così femminile, bello e tipicamente italiano. La conosco da circa quattro anni, si è trasferita qui al Nord nel 2007-2008 da una regione del Centro Italia. Era una sorta di novellina, che ben presto si trasformò nella ragazza più popolare della scuola, tipo una Cheerleader americana, ma senza culo in fuori e con la differenza che lei amava (ed ama) la pallavolo, come me. Esatto, la pallavolo mi scorre tra le vene, è uno sport che amo dall’età di sette anni e che ho avuto l’onore di scoprire grazie a mia madre. Lei, alla mia età, praticava questo sport 24 ore su 24, era bravissima. Ho voluto seguire i suoi passi e tutt’ora mi cimento nella pallavolo, ormai da sette anni e passa. L’unico mio pensiero felice di stamattina è, infatti, il fatto di poter ricominciare gli allenamenti; si sa, nuovo anno scolastico, nuovo anno pallavolistico, o come cavolo si dice.

Ok, credo di aver parlato abbastanza di me, meglio vedere che ore sono: le 7.56; Ah, dai posso preparami con cal.. Cosa? Porca minchia! Ho parlato (o pensato?) troppo, ora ho meno di quattro minuti per prepararmi decentemente e andare a scuola! Niente panico: mi allaccio le converse bianche ai piedi, stringo i jeans alla vita e mentre esco di casa cerco di mettere il mio fidato golfino blu. Non ho fatto colazione, non mi sono lavata i denti e non mi sono pettinata i capelli, fantastico. Frugo tra le tasche sperando di trovare qualche spicciolo, ma trovo solo delle mentine, ok, colazione e denti: fatto. Con le dita cerco di disfarmi i nodi da quel cespuglio biondo che mi sono ritrovata stamattina in testa, fortunatamente non sono molto sconci e riesco a scioglierli senza troppi problemi; capelli: fatto. Il trucco! Merda, come faccio ora? Idea: chiedo il mascara a Giulia, lo avrà sicuramente. Trucco: sarà fatto. Controllo il cellulare, sono le 8.04; nemmeno il primo giorno di scuola riesco ad arrivare puntuale. Alzo lo sguardo e noto che la scuola si trova ad una cinquantina di metri da me, comincio a correre, correre e correre senza sosta, ma con la mia leggiadra investo letteralmente un tizio.

-‘Scusami, sono di fretta.’ Dico, fermandomi verso la sua direzione e sperando che non mi faccia una ramanzina.

-‘Emh, what?’ Dice, mentre si alza indolenzito. Mi prende in giro o è davvero inglese?

-‘Mmm.. Sorry, i’m late, sorry again, bye!’ Minchia, due anni di linguistico e riesco a dirgli solo questo.

-‘Ohh, that’s not a problem, bye!’ Mi risponde questo individuo in lontananza, ridendo dopo avermi vista correre come una scalmanata. Che minchia ci trova di divertente?

Solo dopo essermi fermata per riposare ho pensato a quanto fosse carino: alto, riccio, occhi verdi; sì, non era malaccio. Taylor, non pensare a certe cazzate, sei in ritardo di quindici minuti!
Mi affretto ad entrare a scuola, vago tra i corridoi cercando l’aula numero 34. La trovo, grazie a Dio. Busso, ho il fiatone; mi accoglie il professore di italiano, quel caro figlio di una buona madre.

-‘Sempre in ritardo, signorina Paris, non cambierà mai.’ Mi dice, facendomi accomodare con quel suo sorrisetto strafottente.

-‘Buongiorno anche lei, prof.’ Annuisco ricambiando il suo sorriso, cercando un posto il più vicino possibile a Giulia.

Mi butto praticamente sulla sedia, con aria assonnata, e appoggio la testa al banco guardando nella direzione della mia migliore amica.

-‘Bene, tirate fuori il libro di Epica, volume 2.’

Ma scusi, chiederci almeno come sono andate le vacanze è troppo impegnativo?
Sento Giulia ridere, come se sentisse quel che sto pensando.

-‘Che c’è da ridere?’ Chiedo.

-‘Taylor, hai dimenticato a casa lo zaino.’ Dice, sghignazzando. Porca puttana, e ti pareva.

-‘MA VAFFANC..’ Urlo, Venendo interrotta dal prof.

-‘Paris, qualcosa non va?’

-‘No, sono felicissima di trovarmi qui. Ma ora basta parlare di me, vada avanti con la sua eloquente lezione riguardante l’Odissea, prof, la prego!’ Dico con tono abbastanza sarcastico.

Mi tira un’occhiata a dir poco letale, poi continua a leggere; nella mia mente, in questo preciso momento, stanno girando parolacce a tutto andare. BUON PRIMO GIORNO DI SCUOLA, TAYLOR.
  
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