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Autore: BigEyes    31/05/2012    2 recensioni
Lei si voltò sconcertata e infastidita da quel suo modo di fare.
- Sono un figlio di Dio. Il mio compito è proteggere, non aggredire. Ho una specie di divisa che allontana i demoni. Il nome di Gesù è la mia arma. –
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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- Questa storia fa parte della serie 'In The Name of Jesus.'
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Il ragazzo si voltò verso il demone con sguardo torvo, strinse nel pugno la croce che teneva al collo. La staccò con un gesto deciso, la pose tra le mani congiunte, facendo una preghiera nella lingua del cielo.
 
Davanti agli occhi increduli di Ariel, le mani di Joshua vennero avvolte di luce, mentre un vento soffiava, scompigliandole i capelli, proveniente dal giovane.
 
Un fulmine sfolgorante passò tra le mani di Joshua, facendo materializzare una spada lucente.
Il ragazzo aprì gli occhi, fissò l’essere immondo dicendo: - ogni lingua confesserà che Gesù Cristo è il Signore!-(ndr. Filippesi 2:9-11)
Il ragazzo fece un salto, portando la spada dietro la testa e scagliandola con forza verso il servo delle tenebre.
 
Ariel cadde in ginocchio pensando “ svegliati Ariel, questo deve essere un sogno…non può essere reale!”. Lo sguardo di fuoco del Re si rivolse a lei. Mentre le si avvicinava, la ragazza percepì un altro dolce profumo, come quel profumo che preannuncia la pioggia. Il Re dei Re le porse la mano per rialzarsi e le disse:
-sii forte e coraggiosa fatti risolutamente animo, io sarò con te fino alla fine dell’età presente. -
 
(ndr. Giosuè 1; Matteo 28,18-20)
 
Ariel pensava di aver vissuto nella verità prima di incontrare Joshua, ma in realtà sentiva di non essere nata per morire: non avrebbe avuto senso sognare, amare, soffrire. Si rialzò, immersa in una pace assoluta e irrazionale.
Guardò Joshua, che si stava alzando le maniche della camicia sporche di un liquido verdastro e oleoso. Pensò “ se non lo avessi incontrato non avrei mai saputo la verità; se Dio non mi avesse scelta, avrei passato l’eternità in questo posto…”
Il ragazzo si girò verso di lei, sentendosi osservato, facendole la linguaccia; Ariel apprezzò questo suo modo di sdrammatizzare anche in quella situazione, così ricambiò la smorfia.
 
-          Rimettiamoci in cammino – intervenne Mikael, con voce autorevole e profonda.
L’arcangelo era più regale di Gabriel, aveva un portamento sicuro e distinto:un vero guerriero celeste, un custode adatto ad un tipo come Joshua.  Gabriel era dolce e protettivo: un vero angelo custode adatto ad Ariel.
 
I compagni continuarono il cammino, attraversando tunnel maleodoranti e perennemente  rigati da fiumi di sangue. La ragazza si coprì dietro la schiena di Joshua, tenendosi dalle spalle larghe del ragazzo, il quale canticchiava canzoni cristiane. La giovane era stranita da questo suo comportamento,  poi, sicura che da un momento all’altro avrebbe ricevuto la risposta alle sue domande ridacchiò silenziosamente. Infatti, come volevasi dimostrare, la risposta le arrivò proprio dall’amico:
- ti sembro pazzo? Vedi che anche San Paolo cantava a Dio, la sera prima che andasse a morire.
- quindi stiamo per morire? – domandò Ariel, spalancando gli occhi, stropicciando la camicia del giovane – per questo è apparso Dio!
- No stupida, Dio apparve anche a San Giovanni per la Rivelazione.-
 
La ragazza abbassò lo sguardo: ancora non aveva letto la Bibbia. Il ragazzo le accarezzò le mani rassicurandola : -tranquilla- disse, guardandosi le unghie della mano- compenserò io la tua ignoranza. Ariel gli tirò uno scappellotto alla nuca, irritata. Sentì il verso di dolore di Joshua e si compiacque. Il gesto di fare silenzio da parte di Gabriel, la irrigidì subito.
 
 Il Re si era fermato davanti ad una porta e fece cenno ai due di avvicinarsi.  Joshua aprì una fessura di quella porta sudicia: da questa si poteva vedere,  l’interno di una stanza illuminata da candele, al centro di essa un altare di marmo ricoperto di sangue, ossa e teschi. Davanti a questo un trono rialzato, nero, ricoperto di pelli. Su di esso sedeva una figura incappucciata, coperta da una veste lucida nera, ad ali spiegate. Queste non apparivano candide e morbide come quelle di Gabriel e Mikael, ma al contrario erano rovinate, vi si poteva intravedere la cartilagine.
 
Ariel impallidì, si tenne al braccio robusto di Joshua, che le accarezzò il capo, cerando di rassicurarla.
Dal lato sinistro della stanza oscura si alzò Judas,  si inchinò all’angelo nero, il quale gli porse una coppa traboccante di un liquido rosso scuro. La ragazza, portò le mani sulle labbra, nauseata: aveva intuito di cosa si trattava.
Il ragazzo la baciò sulla fronte, stringendola a sé. La giovane Ariel, cercò di osservare attentamente la scena, liberatasi dall’abbraccio del ragazzo che pensò “ questa ragazza è testarda, non capisce che alcune cose non sono alla sua portata”.
 
-          Carissimo Judas raccontami tutto: come sta andando la missione?- chiese l’angelo nero al fedele seguace, respirando affannosamente. 
– la missione va male! Si sta facendo aiutare da due ragazzi e da due angeli..- rispose l’adepto, incrociando le braccia al petto.
- Non è possibile!! Eliminali subito che aspetti?-
- non posso!!- 
- e per quale motivo? Rispondi idiota!!! – esclamò il Re delle Tenebre, alzandosi di scatto dal regale seggio.
- perché sono sotto la protezione di Gesù Cristo!!-
A sentire quel nome, l’Angelo decaduto crollò in ginocchio, urlando stridulamente. Poi disse ansimando:
- non nominare più il suo nome o ti eliminerò all’istante-
 Un fulmine nero uscito dal suo trono  scaraventò Judas contro il muro, facendogli battere la testa alla parete.
– si signore… - rispose sussurrando -disturberò il ragazzo nel sonno, lo farò tremare così tanto ,che domani non avrà il coraggio di alzarsi dal letto.- continuò Judas, cercando di rialzarsi.
-          Bene, lo voglio vedere soffrire!- concluse il suo re.
 
Joshua spalancò gli occhi, terrorizzato, pensando: “questa notte mi aspetta una battaglia più dura delle altre allora…? ”.
Mikael intimò al ragazzo di uscire,con un cenno della testa, poggiandogli una mano sulla  spalla. Mentre i ragazzi uscivano dal covo, Ariel fissava il suolo ad occhi sbarrati chiedendosi : “ho davvero visto il diavolo?”
 
Usciti a rivedere le stelle e la luce candida della luna, Ariel si voltò ad osservarla. I suoi raggi si riflettevano sulle onde del mare, pensò di non voler più ritornare in un posto del genere e toccandosi il cuore decise di servire Dio per tutta la vita, non le importavano le prove che avrebbe affrontato, voleva solo non ritornare in un posto così orribile. Una mano le si appoggiò alla spalla facendola sussultare. Era quella di Joshua che le sorrise volgendo poi lo sguardo al cielo stellato.   
  
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