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Autore: AliciaBlack    01/06/2012    1 recensioni
Se ai mortali fosse possibile scegliere tutto da sé,
seglierebbero il dì del ritorno del padre.
OMERO, Odissea XVI, 148-149
e se Sirius Black si fosse sposato e avesse avuto una figlia? E se ques'ultime fossero soppravvissute? Come reagiranno alla notizia della sua fuga da Azkaban? Daphne riuscirà a lasciarsi alle spalle il passato e ad affrontare l'uomo che ha sempre amato? Come si troverà Sirius nel suo ruolo di padre?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio, Sirius Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'NEVER LET ME GO'
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Andromeda Lily Black non era una tredicenne come tante altre. Primo, amava la scuola ed era una delle studentesse migliori del suo corso. Secondo, nonostante amasse la scuola, adorava ancora di più fare scherzi ai suoi professori. E terzo, Andromeda era una strega.

Andromeda frequentava la Scuola di Magia  e Stregoneria di Hogwarts. Andava lì con i suoi migliori amici: Hermione Granger, Ronald Weasley e Harry Potter. Certo, la loro amiciza era stata un po’ al primo anno e al secondo si erano quasi allontanati. Quando la Camera dei Segreti era stata aperta, Andromeda fu la prima ad essere sospettata ed in seguito all’aggressione di Hermione aveva insistito per la detenzione immediata di Andromeda. Fortunatamente Silente aveva sfruttato alcune sue conoscenze e ad Andromeda era stato permesso di rimanere ad Hogwarts, in completo  isolamento naturalmente.
Il ricordo faceva ancora rabbrividire Andromeda. Questo era solo uno dei motivi per cui la ragazzina detestava il Ministero. La seconda ragione era legata a Remus Lupin, il suo padrino. A parere di Andromeda non vi era al mondo uomo più buono e generoso. Si era sempre fatto in quattro per aiutare lei e sua madre ed era sempre stato pronto a sostenerle da quando suo padre, Sirius Black era stato spedito ad Azkaban. Per quanto fosse la persona più gentile e innocua del mondo, il Ministero cercava di tenerlo lontano per colpa della sua licantropia e ad Andromeda certi pregiudizi facevano veramente venire  i nervi a fior fi pelle.
Voleva bene a Remus come un padre anche se era ben consapevole che non avrebbe mai potuto sostituire quello vero. Nonostante fosse un pazzo assassino, Andromeda credeva che dovesse essere stato buono a un certo punto della sua vita. Era questa piccola convinzione, alla quale la ragazza si era avvinghiata come un naufrago a un’ancora, che le impediva di odiare suo padre.
Andromeda aveva tormentato e implorato sua madre e Remus fino a quando i due, sfiniti non avevano le avevano regalato per il suo tredicesimo compleanno un album di foto dei Malandrin prima e dopo il diploma. Sfogliando le pagine e leggendo le annotazioni a margine, aveva notato un particolare interessante. Era la foto di un Harry bambino e suo padre. Sotto la scritta riportava: Harry, tre settimane e il suo padrino, Sirius.
Il libro le era caduto dalle mani, in preda allo shock. Perché nessuno le aveva mai detto niente? E soprattutto perché nessuno lo aveva mai detto ad Harry?  Ok, la risposta era piuttosto ovvia e scontata, ma entrambi non meritavano, forse, di sapere? Anromeda sapeva che sua madre sarebbe rimasta sconvolta se avesse saputo cosa aveva scoperto, perciò la ragazza mantenne la scoperta per sé.
“Andromeda!”. La ragazza sentì la voce della madre provenire dalla cucina.
“Arrivo!” urlò in risposta.
Sospirando Andromeda, chiuse il libro che Hermione le aveva regalato per il suo compleanno. Si infilò il mantello percorrendo le scale verso la cucina dove la madre  la stava aspettando.
Daphne Lacroix in Black, sua madre era seduta, immersa nella lettura di chissà quale avvicente romanzo babbano. Ultimamente la sua fissa era Dostoevskij. Leggeva praticamente qualsiasi cosa. Aveva un rispetto per i libri simile a quello di un devoto per il proprio santo. I libri erano la sua religione, la sua droga. Aveva i capelli biondi corti arruffati e le stanghette degli occhiali sembravano bastoncini dorati. Aveva un aspetto così comico che Andromeda ridacchiò.
Gli occhi della madre si posarono di lei. “Che c’è?” domandò riemergendo dal tomo.
“Niente… è che così assomigli a Virginia Woolf.”. La madre sorrise dolcemente. Avevano lo stesso sorriso loro due.
Nonostante Daphne pensasse che la figlia somigliasse in modo soprendente al padre, loro due erano molto più simili di quanto non immaginasse. Avevano lo stesso fisico slanciato e  snello, gli stessi capelli biondo scuro e gli stessi lineamenti delicati. Solo un particolare le distingueva: gli occhi. Andromeda aveva ereditato gli stessi occhi grigi del padre.
“Remus ti sta aspettando” disse. “Sei sicura di voler andare?” le chiese scrutandola con sguardo inadagatore. Andromeda sbuffò. Non faceva altro che domandarglielo. Da quando suo padre era fuggito due settimane prima, la ragazza non era mai uscita di casa.
“Certo!” rispose. “Vieni anche tu?”. Sapeva già la risposta. Sua madre non aveva mai più rimesso piede nel mondo magico da quando suo marito era stato arrestato. A parte l’anno precendente quando si era precipitata dal Ministro della Magia, Cornelius Caramel, furiosa.
“No, tesoro. Ho del lavoro da sbrigare al negozio”.
Andromeda l’abbracciò e le diede un bacio sulla guancia.  Si avvicinò al camino e prese una manciata di polvere fra le mani: “Diagon Alley!” urlò con voce limpida e chiara. Con un fruscio si sentì precipitare al Paiolo Magico.
Nonostante la testa che le girava, si alzò pulendosi i vestiti dalla fuliggine. Cercò tra la folla, la figura del padrino.
Quando all’improvviso, lo vide. Andromeda prese la rincorsa e si gettò fra le sue braccia investendolo con i suoi lunghi capelli.
L’uomo rise, divertito. “Ehi, vacci piano. Sto diventando un po’ troppo vecchio per queste cose”.
Andromeda storse il naso. “Macchè vecchio e vecchio! Andiamo, su!”. La ragazza afferrò Remus per la manica e lo trascinò in strada fra le risate gioiose di questo. L’uscita a Diagon Alley per loro era una specie di rito sacro.
“Che ne dici se vado a ritirare io i tuoi libri, così puoi passeggiare per un po’da sola?” propose Remus.
“Sarebbe fantastco! Grazie Remus!” disse Andromeda iniziando già a correre.
“Sta’ attenta!” le urlò dietro Remus mentre la osservava allontanarsi.
“Lo sono sempre!” gridò di rimando lei.
Andromeda camminava fra la folla di acquirenti dell’ultimo minuto. Ovunque guardasse c’erano sguardi invadenti e dita puntate contro di lei.
“L’hai vista?”
“E proprio lei!”
“Quella è sua figlia!”
“Ha i suoi stessi occhi, mamma mia!”
“Suo padre ha ucciso dodici persone con una maledizione!”
“Pensi che sia coinvolta?”
“Andromeda!”
Andromeda alzò gli occhi sentedosi chiamata. Stava inconsciamente premendo le mani contro le orecchie per bloccare i sussurri della gente.
Sollevò lo sguardo e vide i suoi migliori amici, Harry, Ron e Hermione. Era una sua impressione o Ron era sempre più lentegginoso ed Hermione molto abbronzata?
“Ragazzi!” esclamò abbracciandoli uno ad uno. “Mi siete mancati! Com’era la Francia, Hermione?” domandò.
Hermione si illuminò. “Oh, era semplicemente meravigliosa! “ cinguettò.  “Ho imparato un sacco e sono riuscita ad aggiungere altri due rotoli di pergamena da quelli richiesti dal professor Ruf.”

“Davvero? È incredibile Hermione!” commentò Andromeda.
“Non proprio” le mormorò Ron in un orecchio. “È delusa perché non è riuscita a scrivere dieci rotoli!”.
Hermione ignorò il commento di Ron. “E tu cosa hai fatto Andromeda? Sei scurissima e i capelli ti si sono schiariti di almeno due toni”
Andromeda si strinse nelle spalle. “Merito dei pomeriggi trascorsi al molo”.
“Hey” intervenne Harry. “Perché non andiamo a prenderci un gelato?”
“Ottima idea” concordò Andromeda. “Andiamo!”
I quattro amici si recarono da Florian Fortebraccio. Vesper cercò di non dare peso agli sguardi della gente e ai manifesti con il volto di suo padre.
 "Allora, com'è andata la vostra vacanza go, Harry? Dursley ti trattano orribile di nuovo?" Vesper chiesto.

Harry sospirò. "Beh, durante il mio mese ci sono riuscito a far saltare in aria mia zia".

Andromeda buffò, Ron ridacchiò e Hermione emise un seccato tsk.
“Non è affatto divertente! Harry avrebbe potuto essere espulso”
Queste parole fecero scoppiare Andromeda in una fragorosa risata. “Hermione, è stato un incidente,  non è vero Harry?"
"Certo!" Harry si affrettò ad annuire.
“È magia accidentale, a volte capita. Ricordo quando avevo sei anni ed ero agitata per la recita scolastica. Mia madre mi rassicurò dicendo di immaginare che il pubblico fosse in mutande…. Diciamo che ci pensai un po’ troppo intesamente” raccontò allegra.
Risero e si sedettero tutti allo stesso tavolo.
"Allora, come è andata  in Egitto, Ron?" Andromeda chiese. "Ho visto la tua famiglia sulla Gazzetta del Profeta".

"È stato incredibile!" esclamò Ron. " C’erano un sacco di mummie e tombe. Fred e George Percy hanno cercato di chiudere Percy in una di esse, ma la mamma li ha beccati".

"Peccato". Andromeda sospirò. Non le piaceva il terzo fratello Weasley quasi quanto ha fatto Piton. Beh, quasi.

"Siamo qui", disse Hermione, ponendo le ciotole davanti a loro.

"E Crosta sta cercando un po 'malaticcio. Non credo che gli piaceva molto l'Egitto", ha detto Ron  leccando nel suo gelato. "E adesso Hermione ha comprato quel mostro arancione."
"E 'un gatto, Ron!"
protestò Hermione .
“Allora, ragazzi siete alloggiati al Paiolo magico?" domandò Andromeda prima che scoppiasse uno dei loro soliti battibecchi
"Sì," disse Harry.

"Perché non ti unisci a noi per la cena, Andromeda?" propose Hermione.

"Mi piacerebbe!" ha detto Andromeda, alzandosi in piedi. "Basta che lo chieda al mio padrino".
"Va bene, trovarci alla Supplies Qualità per il Quidditch," pianificò Ron."Voglio vedere la Firebolt."

"Va bene, ci vediamo presto!" salutò Andromeda.

Conoscendolo, il suo padrino stava ancora guardando il libri al Ghirigoro.

Come previsto, Andromeda

"Remus, posso chiederti una cosa?"domandò.

Nessuna risposta.

"Remus!" lo chiamò Andromeda, alzando un po ' la voce

Niente.

"LUNASTORTA!"Andrmeda gridò. Molte teste si girarono a guardare, ma lei non vi badò.

Remus aveva lasciato cadere il suo libro sorpreso e si voltò a osservarla
"Ti ho detto di non chiamarmi così" la rimporverò con un tono leggermente divertito.

"Bene ho dovuto attirare la vostra attenzione in qualche modo," disse Adnromeda sorridendo innocentemente.

Remus strabuzzò gli occhi mormorando una serie di parole che assomigliavano a un “proprio come suo padre”.


"Allora" volle sapere Remus. “Cosa volevi?”
"Potrei restare a cena con Harry, Hermione e i Weasley stasera al Paiolo Magico?"

"Penso si possa fare. Avvertirò io tua madre”Andomeda  gli diede un rapido abbraccio prima di precipitarsi fuori del negozio. "Grazie, Remus!"

Era fatta. Andromeda sarebbe rimasta per cena. 

  
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