Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: bennycucciola    01/06/2012    0 recensioni
Emily, detta Emy, 15 anni, una ragazza popolare in una scuola normale. Questo almeno è quello che credevano tutti. Si sbagliavano di grosso. Non aveva il sangue di una mortale, non era normale. Solo che lei ancora non lo sapeva.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Alla fine della partita erano tutti molto euforici e scatenati. Sollevarono il capitano della squadra: Tomas, che aveva fatto l’ultimo canestro ed Emy, che era stata presa alla sprovvista.
Si era appena rimessa la tuta, per fortuna, perché tutte le mani sotto di lei sembravano volergli solo tastare il culo.
Quando finalmente si furono stancati posarono di nuovo a terra i due campioni, che erano molto scombussolati e se ne tornarono a casa.
Emy era molto pensosa, per via delle capriole, ma anche estasiata. Non voleva far vedere alla gente che quello che aveva fatto non era in programma.
Appena arrivata in camera chiuse la porta e accese la radio, mettendola a tutto volume.
Cantò, ballò, si dimenò, ululò, salto sul povero letto e infine si accasciò al pavimento, esausta.
Aveva volato. Di nuovo.

. . .

Il giorno dopo era il suo compleanno. Festeggiò con la madre, che le aveva preparato una torta con un’invitante “Buon Compleanno Emy” scritto al cioccolato. La sera invitò le amiche per un pigiama party. Si fecero le unghie, ballarono, mangiarono, chiacchierarono e guardarono un film, commentando tutti i ragazzi che c’erano e urlando quando quello figo stava senza la maglia. 
Fecero tutto quello che desidera una ragazza della loro età, però Emy voleva qualcosa di più, fingeva di essere felice ma era triste, si sentiva un’estranea tra quelle ragazze con la voce acuta.
Durante tutte le settimane, da quel giorno, usò il suo tempo libero per andare nel bosco ad esercitarsi.
Anche se le giornate erano molto impegnative non riuscì a fare molti progressi.
Aveva capito di riuscire a comandare il vento quando era in pericolo, perché quel piccolo angolo di memoria che sapeva come fare l’aiutava nei momenti di difficoltà, quando era distratta. Purtroppo non poteva buttarsi da un dirupo per verificare la sua teoria.
Ogni volta provava a muovere le mani, concentrandosi sull’area che la circondava, cercando di farla girare, o almeno farle cambiare direzione ma l’unica cosa che riusciva a fare era rimanere in alto qualche secondo di più.
Dopo due settimane di esercizio riuscì a riuscì a levitare a due centimetri da terra per più di dieci secondi.
Dopo tre settimane volò fino all’altezza di un alberello, abbastanza alto, ma quando pensava di essere riuscita nella sua impresa ricadeva a terra, facendosi solo brutti lividi.

. . .

 Una domenica c’era l’ultima partita dell’anno e la loro squadra stava per vincere il campionato. Emy, nelle partite delle 5 settimane precedenti era riuscita a controllarsi, senza fare venti capriole prima di ricadere a terra, ma a quella partita non poteva andarci. C’erano tantissime persone, il che significava che bastava che si distraeva e più di mille occhi avrebbero capito che lei non era normale, magari avrebbero chiamato il giornale, parlando di una ragazza volante. Lei non poteva assolutamente permetterselo, quindi si diede malata: con febbre, mal di testa, pancia, gola, raffreddore, insomma, un caso grave.
Rimase a casa, sperando che nessuno l’andasse a trovare.
Più o meno verso le cinque pensò di avercela fatta, infatti, era appena finita la partita.
Non fece in tempo a pensarlo che si sentirono urla lontane, di felicità e tanta gente che correva. Guardò fuori alla finestra. In lontananza una macchia multicolore di gente che avanzava verso di lei. Man mano che si avvicinavano notava che sopra la folla c’erano delle persone, poi li riconobbe. I giocatori della sua squadra di basket.
Sperò con tutto il cuore che non stavano veramente venendo verso di lei.
La folla multicolore continuava ad andare verso di lei, e si iniziavano a notare le teste con i cappellini delle persone che avevano assistito alla partita. I diti giganti sembravano puntare verso di lei. Gli avrebbero fatto paura se non avesse visto i sorrisi estasiati di ognuno. Qualcosa le diceva che avevano vinto il campionato.
Correvano tutti insieme, come ad una maratona, e si avvicinavano sempre più.
Corse anche lei, verso il bagno però.
Si fece delle occhiaie, macchie strane sulla faccia con il fard, si mise dei pezzetti di carta genica nel naso e si strofinò gli occhi per renderli rossi.
Quando bussarono alla porta era pronta.
Senza rispondere al citofono scese, con una coperta enorme che aveva trovato sul divano prima di uscire.
I giocatori era di nuovo con i piedi per terra e la guardavano timidi, felici, agitati. Il capitano, Tomas, si avvicinò a lei e iniziò a parlare.
-Noi ti vogliamo ringraziare. Grazie a te e alle cheerleader questo anno abbiamo vinto, ci siete stati d’aiuto, ci avete dato la carica per giocare al nostro meglio.
Dato che non hai potuto assistere alla vittoria, l’abbiamo portata noi da te. Grazie ancora. Da tutti noi.- La guardava con gli occhi pieni di gratitudine e lei non riuscì a fermare una lacrima piena di felicità.
La folla applaudì con approvazione, ed Emy sussurrò un grazie, ancora con in naso tappato dalla carta.
Il tifo era il miglior modo di aiutarli a vincere. Sostenendoli sempre.
 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: bennycucciola