Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Sibilla Delfica    01/06/2012    2 recensioni
Nel mio mondo esistevano tre regole importanti: la prima era, mai cedere alla tentazione, come se non l'avessi già fatto, la seconda diceva di non lasciarsi trasportare dalla passione carnale per una persona e terza mai avere rapporti con gli umani.
Naturalmente accompagnate da quelle più ovvie non uccidere e non rivelare la propria vera natura agli umani.
Non sono umano.
Sono un Angelo, la creatura più bella che esista nel intero universo, io sono la tentazione vivente per ogni umana esistente sulla terra.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Paride entrò dalla cavità, seguito come avevo previsto da Bryan, il suo viso era un calvario di emozioni: preoccupazione misto qualcosa che sembrava speranza o disperazione, una contraddizione secondo i miei standard.

Volevo chiedere, ma non avevo il coraggio, rimasi con la bocca spalancata senza emettere alcuna parola, avevo paura, e poi mi sentivo strana, come se il mio fisico stesse mutando, il che mi sembrava un'opzione abbastanza remota.

Il Serafino si avvicinò a me lentamente, studiando i miei movimenti, calibrando ogni mia espressione facciale.

Avvicinò alla mia spalla qualcosa che per forma mi ricordava una mano, fu allora che mi accorsi di quello che voleva fare, mi voleva toccare.

-Cosa vuoi fare?- chiesi fermando il suo movimento.

-Ambra non te l'ha detto?- domandò il Serafino con tono stupito.

-No, Bryan?- mormorai implorante guardando il volto del mio Angelo.

-Il verdetto è stato pronunciato, taglio della ali per me e... per te... perdita di tutti i ricordi che hanno a che a fare con me... Mi dispiace - tuonò la voce melodiosa di Bryan.

Adesso capivo la strana espressione sul volto di Bryan, capivo tutto ora, capivo lo strano sguardo di Ambra quando le avevo chiesto cosa stava succedendo, ed era colpa mia, della mia stupida umanità, di non sapermi fermare senza prima avere tutto il suo corpo.

Urlai.

Un urlo di rabbia, rassegnazione, di odio verso di me, verso quel mondo così stranamente perfetto.

Bryan corse verso di me scansando il Serafino, afferrò le mie mani e le avvicinò al suo viso, implorandomi con voce dolce di calmarmi che non sarebbe servito a niente urlare a quel modo.

-Bryan è colpa mia!- urlai contro il suo viso a pochi centimetri dal mio.

Bryan senza preoccuparsi della presenza di Paride mi baciò, quel bacio non era altro che un diversivo per farmi smettere per un attimo di pensare, di ragionare, e premettere al mio Angelo di guadagnare qualche minuto per permettergli di parlare, sapeva che quando ero arrabbiata o nervosa niente mi poteva fermare, se non a eccezione delle sue magiche labbra, ne ero consapevole, ma non avrei mai rifiutato un suo bacio.

Non fu un bacio particolarmente lungo, giusto il tempo di farmi perdere la concentrazione sulla realtà.

-Giada amore mio tu non hai nessuna colpa, la colpa è dell'oscurità che lentamente sta coprendo questo mondo, adesso dobbiamo risolvere questo problema, ma per risolverlo Paride deve camuffare la tua umanità, tutti quelli che ti vedranno compreso me, ti vedranno come un Angelo, vedrai che tutto si risolverà presto- parlò lentamente e continuando ad accarezzare delicatamente le mie guance. -Adesso Giada permetti che Paride faccia quel che deve- aggiunse.

Mi fidavo di Bryan e se lui mi diceva che avremmo risolto tutto solo se io fossi diventata davanti agli occhi delle creature angeliche un Angelo, non avrei esitato.

Il mio amore si allontanò da me facendo qualche passo indietro, lasciando passare Paride.

Il Serafino continuò la sua opera di osservazione e riallungò la sua mano verso di me questa volta non la fermai, mi avrebbe fatto male? Appena la mano del Serafino toccò la mia spalla un calore piacevole invase il mio corpo fino nelle viscere, quel calore in poco tempo, però, scottò sempre di più fino a diventare fastidioso.

La luce avvolse il mio corpo, ed era una luce talmente intensa che costrinse anche i miei nuovi occhi a chiudersi.

I miei piede si staccarono da terra e mi ritrovai a fluttuare nel aria come una bolla di sapone nella speranza che non scoppiassi.

Pochi secondi, tutto svanì, mi ritrovai seduta a terra, con le natiche doloranti per la caduta improvvisa.

Sentii Bryan che con un movimento veloce si avvicinò a me, si inginocchiò e prese il mio viso tra le sue mani, in automatico alzai lo sguardo e il suo viso colmò il mio orizzonte.

-Giada stai bene?- era preoccupato lo potevo percepire perfettamente.

-Sì...ahi!- emessi un gridolino... mi sa che c'era un bel livido sulle mie natiche.

-Cosa ti fa male?- continuò poco tranquillo Bryan.

-Il culo, la caduta non è stata proprio morbida- mi lamentai.

Finalmente le sue labbra mi sorrisero, ed io contrassi le mie rispondendogli con un altro sorriso.

-Se vuoi ti posso curare...- il tono cambiò completamente: da preoccupato a malizioso.

Non potei neanche rispondere perché Paride mi anticipò -Bryan!- urlò esasperato.

-Stavo scherzando- ribatté Bryan.

-Scusate, ma vorrei guardarmi- protestai io.

-Specchio- disse Bryan.

Uno specchio alto quanto me, apparve su una parate del cunicolo, mi avvicinai lentamente.

Riflessa nello specchio, c'era una giovane donna bellissima, una veste rosa cadeva a pennello sul suo corpo magro, ma perfettamente proporzionato, il seno era risaltato dalla corda sotto di esso, il viso dai lineamenti fini sembrava quasi essere stato dipinto da qualche famoso e bravo pittore, i capelli neri ricadevano dolci sulle spalle, ma la cosa più bella era il contrasto di colori scuri e chiari creato da quegli occhi verdi smeraldo.

Quella giovane donna ero io.

L'ultima cosa che notai furono le magnifiche ali bianche dietro la mia schiena, ne sfiorai una con una mano: era davvero morbida!

Mi accorsi solamente dallo specchio che Bryan aveva cinto le mie spalle e si era abbassato fino a trovare con le labbra il mio orecchio -Sei abbagliante... ma a i miei occhi tu brilli sempre- in effetti ero avvolta dalla stessa luce che avvolgeva Bryan.

Lo specchio mi fece sorgere un'altra domanda, come aveva fatto Bryan a farlo apparire, lui non aveva solo il potere di teletrasportare cose e se stesso, di persuadere gli umani e di rendersi invisibile?

-Bryan come hai fatto a far apparire lo specchio? Non avevi soltanto tre poteri?- domandai curiosa della sua risposta.

-Nel Regno e solo nel Regno tutti gli Angeli hanno anche il potere di far apparire alcuni oggetti, ovviamente purché siano inoffensivi- quindi poteva far apparire tutto ciò che voleva? Utile!

Il mio sguardo tra lo sbalordito e il confuso, rese il mio Angelo ilare, cominciò a ridere, ma più che felicità mi sembrava nervosismo, voleva che pensassi il meno possibile a quello che mi aveva detto prima, ma io non dimentico.

-Perché mi avete camuffato? Hai detto che siamo stati condannati...- l'ultima parola la pronunciai a bassissima voce.

-Tesoro non siamo spacciati, dobbiamo a partire per una specie di missione ed è meglio che ti credano un Angelo- volevo più dettagli!

-Giada non ho detto altro a Bryan se non di fidarsi di me!- intervenne Paride come se mi leggesse nel pensiero.

Osservai attentamente la luce davanti a me, non sembrava inaffidabile o ingannatrice, Paride sentiva per qualche strana ragione che l'amore che legava me e Bryan era puro e vero, mi pareva un tipo apposto di cui ci si poteva fidare, se partire per questa fantomatica missione era tutto ciò che potevamo fare, io l'avrei fatto.

-Ok- sillabai.

-Chissà perché la tua veste è rosa...- borbottò tra se Paride, ma persa nei miei pensieri non feci molto caso alle sue parole...


  
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