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Autore: AngelWithoutWings    01/06/2012    6 recensioni
Mi sedetti sulla sabbia affianco ad Harry, guardando con lui il tramonto "Parlami di lei."
"Di Rose?" rise, sorpreso. Si fece subito serio, continuando a guardare un punto fisso davanti a lui "Lei era perfetta: tutto quello che un ragazzo può desiderare in una ragazza."
Fece una pausa, mentre io mi pentivo di aver voluto sapere...
Ma ormai era troppo tardi.
Potevo solo rischiare "E se adesso fossi lei." presi un respiro profondo "E ti chiedessi: parlami di Belle."
Lui sorrise, voltandosi. Mi accarezzò il viso, posando la fronte sulla mia "Belle? Lei è la ragazza che ho scelto. Quella che amo. Quella con cui voglio stare per il resto della vita."
Mi prese il viso tra le mani, baciandomi dolce.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Way She Used To Love Me'
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27 – Looking for Belle in Paris

Le porte a vetri automatiche si aprirono e io lasciai la hall dell’albergo, uscendo in strada.
Levai la mano dalla guancia, lasciando che l’aria pungente svolgesse la funzione di ghiaccio sul segno rosso che le cinque dita di Zoe avevano lasciato.
Mi passai una mano tra i capelli, cominciando a camminare distrattamente.
“Harry?” sentii chiamarmi alle mie spalle. Era una voce familiare, ma non riuscivo a ricordare a chi appartenesse.
Mi voltai, rimanendo inchiodato all’asfalto “Rose!”
Sul suo viso comparve uno splendido sorriso. Alzò gli occhiali da sole, usandoli a mo’ di cerchietto tra i capelli rossi scompigliati dal vento. Si avvicinò, fino a venirmi di fronte “Che ci fai qui?”
Era cresciuta anche lei. Inutile dire che il tempo riusciva solo a renderla più bella...
“Sono... in gita.” Balbettai. Mi morsi il labbro, chiedendomi perché ogni volta, riusciva ad avere quell’effetto su di me.
“Potevi almeno passare a salutare!” rise.
Alzai le spalle, senza trovare niente da dirgli.
Posò la mano sulla mia spalla, guardandomi divertita “Styles, stavo scherzando...” mi studiò, dalla testa ai piedi, annuendo sorridente “Ma mi fa piacere averti rivisto.”
Stava per andarsene e non riuscivo a spiegarmi neanche io perché volli fermarla “Ti andrebbe di... sederti?” indicai i tavolini bianchi del bar dell’albergo. Annuì, sfoderando un altro enorme sorriso.
Ci sedemmo, ordinando un gelato.
“Posso dirti una cosa?” si sporse dal tavolo, avvicinandosi “Hai qualcosa di strano... Tutto bene?”
Risi, annuendo “Una meraviglia... Credo di aver perso la ragazza che amo e la mia ragazza mi ha mollato, dopo avermi preso a schiaffi!”
Fece schioccare le labbra, giocando con il portatovaglioli della Coca-Cola “E immagino che tu stia parlando di due ragazze differenti...” annuii “Eh bravo Styles!” rise, prendendomi in giro, ma la guardai alzando un sopracciglio, per niente divertito. “Scusa...” alzò le mani “E immagino che io conosca una di queste due ragazze.” Annuii di nuovo “Non ce la vedo Belle a darti uno schiaffo. E non riesco a immaginare un motivo per cui vi dovreste lasciare per cui... lei deve essere la prima ragazza!”
“La tua perspicacia non è diminuita con gli anni.” Commentai sarcastico, mentre ci servivano.
“Raccontami allora della seconda ragazza, cos’è successo?” portò il cucchiaio con il gelato al pistacchio alle labbra.
“Le ho detto che le dovevo parlare, ma lei non me ne ha dato il tempo.” Indicai la mia guancia “Ha detto di aver già capito ogni cosa, di sentirsi tradita e ferita perché l’ho usata e trattata da stupida...” gesticolai con la mano e il mio cucchiaio, indicando che la storia era piuttosto lunga.
Non riuscii però a fermare la sua curiosità “E cosa avresti fatto di così terribile, se mi è dato saperlo...”
“L’ho mollata ad una festa per nascondermi con Belle.” Ammisi, abbassando lo sguardo sul mio gelato, per nascondere un sorriso.
Rise, annuendo “Beh, sarei un po’ incazzata anch’io, in effetti.” La sua risata contagiò anche me “E cosa è successo con Belle?” tornò seria e quando alzai lo sguardo, trovai i suoi occhi chiari fissi sul mio viso. Quelli però non erano cambiati, rimanevano del solito turchese limpido, delineati dalla matita nera e il mascara.
Lasciai cadere il cucchiaio nella coppa di gelato, sospirando fino a poggiarmi con la schiena allo schienale della sedia “Ho paura di averla persa di nuovo...” mi portai una mano ai capelli “E forse ha anche ragione quando dice che è troppo difficile, ma...” posai i gomiti sul tavolo “Io non posso stare senza di lei!”
Annuì “Lo so bene!” alzai un sopracciglio “Non so come te la sei passata tu durante quest’anno, ma per lei non è stato dei migliori. E tutto perché gli mancavi, anche se non voleva ammetterlo e cercava di nasconderlo in tutti i modi. E perché non ha mai smesso di essere innamorata di te.”
“Voi vi siete viste durante l’anno?” chiesi sorpreso, portando alla bocca il mio gelato.
Alzò le braccia “Ovvio, è pur sempre mia sorella, no?”
Annuii “Certo...” eppure pensarle insieme mi faceva ancora strano. Forse avevo passato troppo tempo a cercare di vederle diverse, che ora non riuscivo più a vederle insieme.
Le immaginai nella mia testa, camminare per le strade di Parigi, scherzando come se si conoscessero da sempre, tenendo in mano le buste, frutto del loro shopping sfrenato. Pensai che, per quanto suonasse strano, erano perfette.
“Hai incontrato Arthur?” si pulì gli angoli della bocca, stando attenta a non intaccare il rossetto. Annuii, con una smorfia. Rise “Tranquillo, non sei così facile da dimenticare. Neanche con un figo del suo calibro affianco!” ammiccò, prima di aggiungere sottovoce “Esperienza personale...”
Risi, scuotendo la testa divertito “Quindi anche tu pensi che sia...” gesticolai “...un bel ragazzo?”
Scansò la coppa vuota “Decisamente!” sospirai, annuendo stizzito “Sai com’è, io e mia sorella di solito abbiamo gli stessi gusti...”
Risi, lanciandole il tovagliolino “La smetti di lanciare frecciatine!?!”
Rise anche lei e il suono della sua risata mi ricordò quello di Belle, con nostalgia, come se fossero passati altri dodici mesi dall’ultima volta.
Posò i gomiti sul tavolo e la testa sui palmi delle mani, tornando seria “Allora, cosa farete adesso?”
Scossi la testa “Non ne ho idea. So solo che tra qualche ora io devo essere all’aeroporto e lei è più confusa di me!”
“Harry!” questa volta, la sua voce era inconfondibile. Mi voltai, guardando Zoe venirmi incontro. Mi guardava fisso con gli occhi azzurri, ma non aveva più quell’espressione omicida stampata in viso. Mi alzai, voltandomi verso di lei, che stava per cominciare a parlare, quando vide Rose seduta al mio stesso tavolo. Subito, la guardò con disprezzo “Che cazzo hai fatto hai capelli!?!”
Rose si guardò alle spalle, cercando di capire con chi stesse parlando, prendendola per il culo. Quando poi tornò a guardarla, storse la bocca “Perché, pensi che la gente non capisca che hai scambiato lo shampoo per la limonata?”
Mi morsi il labbro, trattenendomi dal ridere. Presi Zoe per le spalle, prima che si lanciasse contro la sua ‘nuova amica’ “Zoe, lei non è Belle!”
Posò le mani sui fianchi, alzando un sopracciglio “Mi prendi in giro?” poi le venne il sospetto che quello che stessi dicendo fosse vero e si voltò di nuovo per studiare Rose. Si portò le mani alla bocca, spalancando gli occhi “Mio Dio, sei uguale!” aggiunse con un sorrisetto “... senza offesa.” Le rivolgemmo entrambi un’occhiataccia.
“Dovevi dirmi qualcosa?” la interruppi.
Lei annuì “La prof ha detto che tra mezz’ora dobbiamo essere tutti pronti e poi...” mi prese la mano, abbassando lo sguardo su questa “Volevo parlarti prima della partenza.”
Annuii, cercando un modo carino per chiederle di lasciarmi. Non ce ne fu bisogno, perché avevo dimenticato che ero con Rose e la sua infinita cordialità.
Le posò la mano sulla spalla, sorridendole acida “Harry mi stava appunto dicendo che vi siete lasciati...” Guardò le nostre mani con un sopracciglio alzato, spingendola leggermente per allontanarla.
La bionda la incenerì con gli occhi, prima di tornare a guardarmi “Quando sali mi vieni a cercare in camera?” Annuii, voltandomi quando si avvicinò, cosicché le sue labbra arrivarono alla mia guancia.
“Dimmi che non hai sostituito Belle con quella Barbie, ti prego!” commentò Rose “Cos’è, a Los Angeles erano finite tutte le ragazze carine o aggraziate?”
“Tu e tua sorella cominciate a spaventarmi, lo sai?” risi “E poi, da che pulpito? Tu parli di grazia?”
“Se non ci fossi stata io ti sarebbe già saltata addosso, dovresti ringraziarmi!” alzò le spalle, difendendosi “Piuttosto, io e te abbiamo cose importanti di cui discutere adesso!”
 
“La prof lo ucciderà.” Sentii commentare Liam.
Ci ucciderà!” lo corresse Zayn.
Non mi fermai né a ringraziarli per la millesima volta, né a controllare che le ragazze stessero distraendo la signorina Richard. Continuai a correre.
Mi fermai solo quando, spinte le porte a vetri dell’aeroporto, mi ritrovai nel parcheggio dei taxi.
Ripresi fiato, sentendo ancora il cuore che batteva accelerato, mentre mi guardavo attorno. Qualcuno suonò il clacson. Mi voltai, correndo verso Rose, in sella alla sua Vespa blu e salii dietro di lei.
“A quest’ora dovrebbe essere al pub.” Disse, partendo.
Ci vollero un paio di minuti, prima che ‘parcheggiassimo’ il motorino sul marciapiede, all’entrata del ristorante in cui lavorava Belle. Era elegante, con il lungo bancone di legno lucido dietro al quale stava lavorando affaccendato un ragazzo, di qualche anno più grande di me. Rose mi superò, andando dritta da lui, parlando in francese.
Nella mia mente apparve l’immagine di lei seduta ad uno degli sgabelli dall’imbottitura verde bottiglia, intenta a chiacchierare e ridere con Belle, mentre serve gli altri clienti.
La mano di Rose, stretta al mio polso, mi fece tornare al presente. Non aspettò che mi svegliassi del tutto, trascinandomi fuori. Prese il casco, indossandolo e salì sulla moto.
“Beh, allora? Che ti ha detto?” domandai impaziente.
“Non si è presentata stamattina.” Alzò le spalle, mettendo le mani sullo sterzo “Proviamo a casa.” Annuii, sedendomi di nuovo dietro di lei.

“Ti hanno mai detto che guidi come un’ubriaca?” risi, sfilandomi il casco.
Rise, alzando le spalle e si sistemò i capelli con una mano “Intanto siamo qui in meno di 10 minuti...”
Ci fiondammo davanti al citofono, ma prima che potessi suonare, sentii qualcuno bussarmi sulla spalla.
Che stupido, per un attimo avevo sperato fosse Belle...
Invece era il suo ragazzo. Feci appena in tempo a voltarmi, prima che mi colpisse in faccia.
Indietreggiai, con la mano sulla mascella mentre Rose gli si parava davanti e cominciavano a discutere con lui in francese. Rimasi in silenzio a guardarli. Non perché non li capissi –cioè, anche per quello- ma piuttosto perché, per qualunque delle tante ragioni che aveva avuto per darmi un pugno, aveva ragione. Ed io e Belle avevamo torto, per quanto ogni momento con lei valesse più di ogni errore.
Prima di andarsene, mi rifilò un’occhiata di disprezzo. Si voltò, salutando con un cenno stizzito della testa Rose, lasciandoci.
Dopo il terzo tentativo al citofono, Rose estrasse un mazzo di chiavi dalla borsa. Di nuovo, rimasi sorpreso.
Entrammo in ascensore, mentre ispezionavo la mia guancia allo specchio “Per fortuna quel coglione non mi ha lasciato un livido.” Commentai.
Aprì le porte, sorridendo “Tranquillo, ci vuole ben altro per rovinarti quel visetto.” Ammiccò. Risi, scuotendo la testa e la seguii fino all’appartamento di Belle.
Suonammo il campanello, senza ottenere risposta. Al terzo tentativo, di nuovo, aprimmo con le chiavi.
“Belle?” la chiamò la sorella.
Seguii la parete della porta, svoltando l’angolo nel corridoio e aprii la porta bianca. Lei non c’era.
Mi avvicinai alla parete del letto, notando la bacheca per terra, nascosta dietro la spalliera.
Mi piegai sulle gambe, prendendola in mano. Come quella nella sua stanza a Los Angeles, era piena di foto.
Alcune le riconoscevo, infatti. Altre erano con Arthur. Molte erano con Rose. Ma la maggior parte erano mie o nostre. Doveva essersi fatta spedire tutte le foto che avevamo scattato durante la nostra prima uscita, prima delle vacanze di Natale, più di un anno fa.
Sembrava passato un secolo. Sembravamo così cresciuti.
“Harry?” mi richiamò Rose. Mi voltai, alzandomi in piedi. “Non risponde al cellulare. Possiamo provare all’università...” Annuii, uscendo con lei dalla stanza e dal palazzo.

Mi sporsi oltre la sua spalla, per leggere l’ora dall’orologio elettronico sullo sterzo della Vespa.
Sospirai. Mezz’ora e sarei dovuto tornare per forza all’aeroporto. “Manca molto?”
“Sto facendo del mio meglio, non è che posso volare!” esclamò Rose.
Ci fermammo ad un semaforo rosso, il quarto che beccavamo “Tranquillo, farai in tempo.” Vidi il suo sorriso dallo specchietto laterale.
Ripartimmo, ma stavolta neanche Rose riuscì ad evitare il traffico, man a mano che ci avvicinavamo al centro. Stavo diventando letteralmente paranoico. Riuscivo a contare anche i secondi che mancavano alla mia partenza.
Eravamo a metà strada, ormai.
“Rose, torna indietro.” Poggiai la fronte sulla sua spalla.
“Come?” esclamò.
“Tra dieci minuti devo essere sull’aereo. Non faremo mai in tempo con questo traffico ad andare fin lì e...” sospirai, scostandomi i capelli nervoso “E poi che cosa dovrei fare una volta lì? Convincerla in cinquantasette secondi a lasciare tutta la sua vita in Francia solo per venire con me?”
“Esattamente!” alzò le spalle. Vidi i suoi occhi studiarmi dagli specchietti retrovisori. Annuì, sospirando “D’accordo, ti riporto indietro.”

Scesi, scostandomi i capelli “Beh, allora grazie...”
Sorrise, appoggiandosi alla moto “Vedrai che sistemerete le cose.”
“Lo...” cominciai a dire, prima che mi interrompesse.
Si avvicinò, prendendomi il viso tra le mani e portò le sue labbra alle mie, prima ancora che riuscissi a capire cosa volesse fare.
In quel momento, la odiavo quasi quanto odiavo me stesso. Perché?
Perché ogni volta riusciva a modellarmi neanche fossi fatto di cera? Stava anche cominciando a piovere, ma neanche l’acqua riuscì a svegliarmi...
La sentii sorridere, socchiudendo le labbra.
Fortunatamente, qualcuno interruppe quel bacio, fingendo un colpo di tosse alle mie spalle.
Mi voltai, quasi irritato ma rimasi pietrificato.
Avevo detto fortunatamente!?!
“Belle!” esclamai.

Here I Am:
Scusate, scusate, scusate!!!
Lo so, sono in un ritardo catastrofico...
E' che questa settimana è stata un misto di impegni e carenza d'ispirazione.
Ho terminato di scrivere oggi pomeriggio e l'ho subito pubblicato.
Poi dite che non vi voglio bene... xD (?)
Come avrete capito, questo NON è l'ultimo capitolo.
Ancora, visto che vi voglio bene!?!
Diciamo che l'ispirazione è arrivata tutta insieme ieri mattina e potrei anche scrivere qualcosa in più.
Non so quando pubblicherò il prossimo, tra qualche giorno, probabilmente.
Sarà un capitolo importante, quindi mi prendo un po' di tempo in più per impegnarmi a scriverlo e...
non è che lascereste qualche recensione, proprio perché il prossimo è un capitolo importante?
Dai, che ne siete capaci...
5 recensioni!?! Chiedo troppo? Pleeeasse!
E ovviamente, grazie ancora alle recensioni, ai commenti brevi ai precedenti e a tutti quelli che seguono la storia! <3

 

Rose <3

  
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