Bouquet de Nerfs.
Esercizi di eleganza delle membra di Ermanno Rebora intrecciate a quelle di Enrico Rebora. Fiore di loto incestuoso, ambrato e inebriante. Ermanno si volta, dà la schiena ad Enrico e continua a venir fottuto con quella violenza precisa e piena di grazia. Federico butta giù il terzo whiskey della seconda tornata della serata in un locale in Mura delle Grazie, troppo vicino a via San Bernardo per non percepire lo spostamento dell’aria causato dalle ginocchia di Ermanno.
Può vedersi mentre Lorenzo il barista gli versa il quarto bicchiere, si vede riflesso nello specchio, gli occhi chiari distrutti e spiritati, i capelli scuri sconvolti, il volto squadrato e la lingua che preme nell’interno della guancia. Lo sguardo sempre più cupo and blue.
« Ti chiamo un taxi? » Gli chiede Lorenzo il barista quando lo vede barcollare fino al cesso aggrappandosi ai brutti quadri alle pareti.
« Sì, no. Sto benissimo, faccio una passeggiata. » In questi momenti Federico arriva a sentire addirittura la mancanza di Acca-acca e della sua pronuncia perfetta che costantemente gli corregge le e, le o e la cadenza. Non riuscirebbe mai a sfiorare Acca-acca, la trova ripugnante nei capelli arancionerosa e l’abbronzatura da lampada.
« Abiti lontano? » Gli domanda ancora Lorenzo il barista, amorevole quanto è amorevole. Potrebbe scoparlo contro il bancone, potrebbe. Non lo farà. Nella sua testa suonano i New Order ed è abbastanza.
« Non abbastanza. » Mormora Federico infilandosi la giacca di velluto nera e recuperando il pacchetto di sigarette dalla tasca. Distributore automatico prima dell’alba, please.
Tonight I think I'll walk alone, I'll find my soul as I go home.
Nella sua testa suonano i New Order ed è abbastanza. Incertezza tra il percorrere via Gramsci o via Balbi. Vada per la seconda, più tranquilla nelle ore notturne. Federico costeggia le università, la stazione, sale per le scalette che lo porteranno al suo appartamento sopra una vecchia sala da bowling. Saltella lungo la strada, scivolando dal marciapiede, il passo sincopato.
Ventisei ore dopo dovrà essere in ufficio, uno studio grafico in difficoltà economiche, ma anche no.
La baldracca piemontese rigida come l’acciaio porta a spasso il cane pulcioso, sono le quattro di notte, benvenuta insonnia. Federico vorrebbe chiederle di aiutarlo ad aprire la porta di casa, al quarto tentativo ci riesce da solo e si lascia cadere sul pavimento di linoleum, la giacca ancora indosso e le mani che corrono a slacciare la cintura.
Oh, you've got green eyes, oh, you've got blue eyes, oh, you've got grey eyes and I've never seen anyone quite like you before.
Nella sua testa suonano i New Order e c’è abbastanza posto per salmodiare il nome di Ermanno.
Capitoli:
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Dernier Orage