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Autore: Hikari93    02/06/2012    5 recensioni
«Sai mamma, ho un po’… un po’ paura.»
«Che cosa ti spaventa, tesoro mio?»
«Non lo so… il tempo. Sembra sempre così poco quello che passiamo insieme.»
Mikoto scompigliò i capelli del suo bambino e gli posò un bacio sul nasino arricciato. «Non pensare a queste cose spiacevoli, Sasuke, non sono per un bambino come te. Ci sarà tempo per rifletterci su.»
[Mikoto/Sasuke]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Cause there’s no way to turn around

 
 


 

«Sai mamma, ho un po’… un po’ paura.»
«Che cosa ti spaventa, tesoro mio?»
«Non lo so… il tempo. Sembra sempre così poco quello che passiamo insieme.»
Mikoto scompigliò i capelli del suo bambino e gli posò un bacio sul nasino arricciato. «Non pensare a queste cose spiacevoli, Sasuke, non sono per un bambino come te. Ci sarà tempo per rifletterci su.»
 
 
 

Quel tempo di cui sua madre aveva parlato non c’era mai stato: Sasuke se l’era visto scivolare di fianco senza capire, spintonato da chissà quale forse incontrastabile.
E poi non aveva avuto la possibilità  di crescere, perché altri avevano modificato il corso degli eventi per lui, qualcun altro aveva fatto sì che lui rimanesse intrappolato in bilico tra passato e non-futuro.
Sasuke, ormai, viveva di ricordi e per i ricordi; non c’era un misero istante che valesse la pena di definire vitale, che valesse la pena di aggiungere alla già moltitudini di sue gravose rimembranze. Strenua sopravvivenza la sua, un aggrapparsi inutile a un soffio di vita invisibile che, per quanto si mantenesse forte, lo faceva sempre ruzzolare a terra. Adesso, Sasuke aveva smesso persino di provare a tendere le mani verso quell’appiglio irraggiungibile, stufo di cadere e farsi sempre più male, e frattanto rompeva a una a una tutte le promesse che aveva fatto a sua madre, al tempo.
A quel tempo che pareva ed era tanto lontano, che pareva non essere proprio esistito.
Talvolta, Sasuke si chiedeva se la sua famiglia non fosse stata soltanto un’illusione. Si sentiva solo, incompreso… ed era una sensazione talmente schiacciante da sembrargli propria da sempre. Eppure… eppure c’erano molte parole sopravvissute nella sua testa, che ormai le aveva assolte e assorbite completamente, che non potevano appartenere al falso.
No…
 
 

«Dai Sasuke, fa’ il bravo» gli rimbeccò Mikoto, mentre lui strattonava, torturandolo, il povero Itachi affinché giocassero insieme a tutti i costi, «i bambini cattivi non piacciono a nessuno.»
Sasuke l’aveva smessa e aveva guardato fin dentro agli occhi della madre, pensoso.
«Vorrà dire che sarò un bravo bambino, mamma. Sempre.»
 
 

   E invece del bravo bambino non era rimasto che un involucro vuoto nascosto dalle fattezze da adulto che Sasuke assumeva sempre più giorno dopo giorno.
L’innocenza gli era del tutto estranea, gli faceva schifo: di innocente, c’era soltanto la gente che, imperterrito, massacrava senza un motivo che gli altri potessero capire. A colpi di spada, col Raiton, a pugni e a calci. L’importante era farli a pezzetti irriconoscibili, rompere loro il cranio, vederli stramazzare a terra in un lago di sangue.
E ridere, rallegrarsi di una gioia finta e terribile.
Vedere che anche l’innocenza altrui veniva spezzata come era accaduto per la sua in un crack di ossa spezzate.
    

 
«Vedo che ti stai interessando molto del lavoro di papà, mh?»
Sasuke annuì, un po’ titubante. «Vedi mamma, vorrei entrare a far parte della polizia di Konoha, ma non so… non so se ce la farò.»
Probabilmente, se non fosse stata sua madre che gli parlava, non avrebbe espresso quelle sue preoccupazioni. Ma a Mikoto non poteva nascondere nulla nemmeno volendo.
«Se è il tuo sogno, se ci credi fermamente ce la farai, Sasuke. Non c’è niente che tu non possa fare, ricordarlo.»
 
 

     Oh, Sasuke lo ricordava alla perfezione, ed era per quello che non aveva mai dubitato della sua forza, non aveva mai tollerato, nemmeno nell’immaginazione, un suo fallimento, mai.
Era quello il suo sogno, adesso, il suo desiderio: radere al suolo Konoha e chi l’abitava.
E non c’era niente che lui non potesse fare.
      

 
«Com’è andato il primo giorno all’Accademia, Sasuke-kun? Ti sei fatto già degli amici?»
«Mmm… non ancora.»
Lei gli aveva sorriso con dolcezza, un’espressione che non avrebbe trovato mai in nessun’altra persona.
«Mi raccomando, fa’ le scelte giuste, le amicizie sono importanti. Non tradire mai i tuoi amici e loro non tradiranno mai te.»
 
 

Sasuke, invece, li aveva traditi più di una volta.
Due di sicuro: una prima, quando se n’era andato da Konoha e poi quando, mentre che loro ancora credevano che fosse un componente di quello stupido e insulso team 7, aveva deciso di sterminare Konoha e abitanti.
Due volte aveva voltato loro le spalle, e più volte Naruto e Sakura avevano poggiato la mano sopra di esse, per farlo voltare: testardo, Sasuke continuava a fissare il buio davanti a sé.
In una cosa sua madre aveva avuto torto: lui li aveva traditi, ma loro continuavano a tendergli la mano.
Idioti…
 
 

  «Mi raccomando, aiutatevi e sostenetevi sempre.»
   

 
Parlava di lui e di Itachi.
Ennesima aspettativa frantumatasi sotto il peso degli eventi, dannazione.
Come per un po’ tutta la sua vita, anche il suo – perfetto – rapporto con Itachi aveva trovato il capolinea quella notte – Sasuke ancora ci rimaneva a quel capolinea, immobile. Disintegratosi, diventato il contrario di ciò che era.
Sasuke aveva odiato a morte Itachi in quegli anni, ma inutilmente, e nonostante tutto suo fratello aveva sempre pensato a lui. Nel modo giusto o sbagliato che fosse, lo aveva sempre aiutato e sostenuto come sua madre aveva voluto. Sasuke, al contrario, stava infrangendo le volontà di Itachi nel modo più schietto e orribile possibile.
Non lo sosteneva, né lo aiutava.
Ma come si aiutava un morto, in ogni caso?
 
 

Mikoto osservò i fiori che Sasuke le aveva portato in occasione del suo compleanno, in quel caldo primo giugno.
«Sono bellissimi, tesoro. E poi senti un po’ come profumano! Adoro i fiori, regalano un senso di serenità, di gioia. Sono felice, grazie
Lo abbracciò.
 

Il fiore che adesso Sasuke stava depositando simbolicamente a terra, quasi lì sotto ci fosse il corpo di sua madre, non profumava né dava un senso di tranquillità. Sapeva di morte, puzzava. I suoi non erano petali bianchi – sporchi, al massimo –, ma lacrime condensate che si erano disposte in quella strana forma circolare.
La giornata non era bella, pareva volesse piovere da un momento all’altro.
Eppure era il primo giugno…
E non ci sarebbe stato mai più un grazie per quel gesto, mai più gioia.
Solo un abbraccio intangibile fatto di mani oscure che lo acchiappavano e lo trascinavano in fondo, nel baratro, con loro. In un fosso senza luce dove non c’era speranza nemmeno per i fiori rinsecchiti.
 

Niente ricordi, niente tempo.
Un circolo infinito di nulla.

 
 
 




 







 
 
Nessuno ha scritto per il compleanno di Mikoto e, visto anche che da tempo volevo fare una bella introspezione di Sasuke – uscita com’è uscita, anche se credo che un tantino alla realtà si possa avvicinare –, ne ho approfittato. (con ritardo, visto che era ieri, ma fate finta di chiudere un occhio, magari anche tutti e due XD).
Mezza cosa, niente di troppo elaborato.
Grazie per l’attenzione! ^____^ 

   
 
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