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Autore: RMSG    02/06/2012    6 recensioni
[Seconda classificata al 'You And I Contest' di Luna Ginny Jackson]
[...] München, 21 März 1925.
Quattro anni erano passati.
Il giorno in cui sarebbe tornato a casa era arrivato.
E quel giorno era oggi. [...]

Pairings: RoyEd; Alter!RoyEd; WinryEd.
NO BROTHERHOOD. E' una what if? basata sul finale della prima serie.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altro personaggio, Edward Elric, Roy Mustang, Un po' tutti | Coppie: Roy/Ed
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Vi ringrazio moltissimo per le recensioni e i complimenti. Spero che questo capitolo vi piaccia, anche se è quello che ho odiato di più, devo ammetterlo. E' il più contorto e forse fa un po' acqua da tutte le parti. (?) Me lo saprete dire meglio voi. :) 

N.B. Questo capitolo in particolare lo vorrei dedicare a Child of Bodom, dato il discorso che farà l'Alter Roy sul nulla. LOL
Spero recensirete in molti! Buona lettura.

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Too Much Love Will Kill You
Capitolo 4: Sometimes they come back






Di ritorno a East City, Roy si sentiva come uno scolaretto il primo giorno di scuola piuttosto che un fiero soldato.
“Roy, perché non ti dai una calmata?” propose il biondo. “Mi metti ansia!".
Mustang sospirò. "Hai ragione. E' che... ora sto pensando che non so nemmeno dove andare ora. Non ho più il mio lavoro, non ho più i miei obiettivi, non ho... niente".
"Io mi chiamo Edward, non niente, stupido Colonnello!" e gli lanciò un'occhiataccia, un po' ferito, prima di alzarsi e di uscire dallo scompartimento per sbollire i nervi. Mustang rimase da solo, allora, e demoralizzato si domandò se stesse facendo la cosa giusta. Tornare a casa con Edward era un sogno che diventava realtà.. Tuttavia era ben conscio del fatto che una volta tornato, niente sarebbe stato come prima. Non era più un soldato, non era più un alchimista, non era più l’uomo d'un tempo e forse non sarebbe mai nemmeno riuscito a recuperare ciò che aveva perso. Era rimasto in attesa per così tanto tempo che ora si sentiva quasi disintegrato. Aveva amato Ed per tutto quel tempo e ora che lo aveva con sé non riusciva ad approfittarne. Perché?
In quel momento Edward rientrò nello scompartimento.
“Fullmetal?”
“Mh?”
“Ora che hai recuperato il corpo di Al, ora che sei tornato a casa e che hai realizzato tutto ciò che ti eri prefissato… che cosa farai?”.

Tutum. Tututum. Tutum. Tututum.
“Nulla”. Roy rimase di sasso, ma accettò la risposta. Avvicinò la mano a quella di Ed e gliela strinse, fondendo la sua pelle bianca al grigio e freddo metallo dell’automail.
“Ma, Ed… non esiste il nulla”.

“Ancora stupidi e maledetti tentativi di colpi di stato. Questi cavolo di nazisti…” gettò il giornale sul tavolo, preferendo la colazione ai fattacci di una Germania in declino.
“Secondo me ignorandoli si fa prima. Se nessuno dà loro importanza, spariranno, vedrai. Di idioti ce ne sono tanti, al mondo, il problema è se prendono potere” bofonchiò Ed fra biscotti e un po’ di caffè.
Dici?” cercò conferma il preoccupato professore.
“Dico. Alla fine che cosa sono, questi nazisti? Nulla!”. Roy smise di mangiare e prese la solita aria da pensatore incompreso.
“Ed, non esiste il nulla”.
“Come non esiste?”
“Ogni cosa è qualche cosa. Niente non può essere niente, capisci?”.
“A dire il vero no” sbatté le palpebre, ingenuamente confuso. Roy scoppiò a ridere e gli diede un dolce bacio.
“Ah, sei adorabile, Ed” sorrise e si alzò da tavola, con un pezzo di pane e marmellata in bocca. “Un giorno capirai” e datogli un bacio sul capo uscì per andare a scuola.

Tutum.
“Ed?” lo chiamò ancora una volta.
“Mh?”.
“Cosa potrei fare oltre il soldato, secondo te?” appoggiò la testa alla sua. “Devo ritrovare uno scopo, no?”.
“Potresti fare il professore” Roy sorrise e chiuse l’unico occhio, cercando di far pace con se stesso.
“Sì, in un’altra vita, magari” rispose e anche Edward sorrise, senz’altro più divertito.


Quando arrivarono in stazione faceva davvero caldo e il sole picchiava sulle teste così forte che si poteva anche vedere in giro qualche signora snob col proprio ombrellino in pizzo.
“Vieni, è qui vicino l’albergo”. Roy annuì e lo seguì, col suo andamento marziale mai perduto del tutto.
“Lo sai, Roy… non è ancora detto che tu non possa riacquistare il prestigio di prima… intendo, nell’ambito militare” cominciò a dire soprapensiero.
“In che senso? Intendi ricominciare tutto daccapo come Caporale?”.
“No, intendo rifacendo l'esame da alchimista" buttò lì, e si fermò di fronte a una piccola villetta. 
"Dove siamo? Credevo andassimo in albergo..."
“Tutti hanno bisogno di una casa in cui tornare” entrò nel vialetto, lasciandolo indietro. Aprì la porta e lo invitò a entrare con un cenno del capo. “Vieni?”
Forse s’era perso qualche passaggio, ma Roy davvero non capiva. Di chi era quella casa? Cosa ci dovevano fare lì?
Lo seguì all’interno, anche incuriosito, e vi trovò gli amici di una vita tutti raccolti insieme. C’erano persino Glacier ed Elycia.
“Oh… io, non so che dire, ragazzi…”. Riza gli si avvicinò e gli buttò le braccia al collo, forte.
“Colonnello Mustang…”
“Chiamami Roy, Riza”
“Nossignore. Lei sarà sempre il mio superiore, l’uomo da seguire ciecamente a ogni costo, l’uomo dagli ideali e i sogni giusti”. Si staccò da lui e gli fece il saluto. Tutti gli altri la imitarono, anche chi nell’esercito non c’era più.
“Ricominci, Taisa!” esclamarono, tutti insieme, all’unisono. Roy si domandò quante volte l’avessero provata, quella scena, fra quell’idiota di Breda e il trasognato Havoc. A dire il vero, non aveva molta importanza quanto e se la cosa era stata preparata. Ciò che importava era che, se ne fosse stato ancora capace, avrebbe versato molte lacrime.
Roy li guardò a uno a uno, poi guardò Ed e si rese conto che quello stupido ragazzino era diventato l’unico uomo su cui potesse contare e senza il quale la propria vita non avrebbe avuto alcun senso. Successivamente vi fu  un momento tremendamente commovente, perché ciascuno raccontò agli altri cosa in quei quattro anni era accaduto. La maggior parte dei racconti, fra l’altro, erano incredibili: Havoc si era persino sposato e stava per diventare padre, Breda aveva aperto un ristorante tutto suo, Falman aveva sposato Sheska e Fury – che dopo tutto quel tempo continuava ad avere il viso di un bambino delle elementari – inventava giochi, Riza era diventata un’insegnante all’Accademia Militare, una preparatrice di cecchini.
Sembravano tutti essere andati avanti e quando Ed e Roy furono rimasti soli, Mustang aveva tante domande.
“Ed… ma questa casa, di chi è?”
“E’ tua, Roy. L’ho comprata per te. Volevo che avessi un posto in cui tornare, un posto dove ricominciare a costruire pezzo per pezzo tutto ciò che è crollato”. In un istante Edward si ritrovò stretto in un soffocante abbraccio sulle gambe di Mustang.
“Grazie” disse al suo orecchio. “Non ti assicuro che sopravvivrò al passato, ma nemmeno che soccomberò”. Ed gli accarezzò la fronte, scostandogli i capelli.
“Roy, il passato può fare male. Ma dal passato puoi scappare, oppure imparare qualcosa. So che sceglierai l’opzione più corretta” si alzò dalle sue gambe e raccolse il cappotto.
“Ma come… non rimani qui? Pensavo che dormissi con me, ‘stanotte” brontolò, desideroso d’attenzioni amorose.
“Non ho avvertito, Al, Roy. E poi credo tu abbia bisogno di adattarti prima da solo a tutto ciò. Io verrò dopo”. Il moro si alzò e imperante lo guardò un po’ irritato.
“Eh, no, eh! Non ci provare! Abbiamo cominciato questa cosa insieme e la finiremo insieme! Non puoi lasciarmi!”.
“Roy…” lo chiamò, pacato.
“No, io non lo accetto! Insomma, ti ho aspettato per quattro anni, ora posso chiedere d’averti tutto per me?”
“Roy…” riprovò.
“Che ci sarebbe di male, infondo?”
“ROY” sbraitò e Mustang trasalì, sintonizzandosi nuovamente sulla stessa frequenza d’onda di Edward. “Sta’ tranquillo, va bene?” gli si avvicinò, baciandolo. “Io non ti lascio” e, tanto per rafforzare il concetto delle sue parole, uscì dalla casa, piantandolo lì da solo.


Dopo aver atteso per mesi di poter fare l’esame da alchimista di stato e occupato il tempo vedendo Edward, uscendoci e facendoci l’amore ogni momento possibile, Roy, tornato Maggiore, si fece varie domande, da scienziato qual era, sul passaggio di Ed da una dimensione all’altra.
Per un motivo, per l’altro, perché aveva voglia di cambiare aria e perché Edward non riusciva a dirgli di no, Roy si ritrovò col biondino a Resembool, esattamente sulla collina dove Ed era apparso quasi tre mesi prima.
“E quindi, alterando la grafica del cerchio alchemico, sei riuscito a capire che era possibile impostare come delle coordinate?”.
“Esatto, Colonnello”.
“Ingegnoso. E questo lo hai scoperto com…” a nessuno piace essere interrotto e di solito si cerca di evitarlo. In questo caso, quando un uomo apparso dal nulla più assoluto si schiantò su di loro, fu inevitabile impedirlo. Allora, tre uomini adulti si ritrovarono per terra.
“Ma che diavolo!” Edward sgusciò via e si alzò, rapido, mettendosi in posizione da combattimento. Ansimava ed era spaventato, come Roy, d’altronde, che aveva tirato fuori i guanti e mirava contro l’uomo che giaceva a pancia in giù. Quando quest’ultimo cominciò ad alzarsi sembrava davvero dolorante e acquistò a fatica un po’ d’equilibrio. Sfortunatamente, una volta che l’ebbe acquistato, fu Ed a perdere l’equilibrio e a cadere indietro per lo shock.
“No… no… no…” gli occhi dorati si riempirono di lacrime. “Non è possibile…”.
L'Alter Roy svettava di fronte a Ed, agguerrito e pronto a riprenderselo a qualsiasi costo.

   
 
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