Vi
ringrazio moltissimo per le recensioni e i complimenti. Spero che
questo capitolo vi piaccia, anche se è quello che ho odiato
di più, devo ammetterlo. E' il più contorto e
forse fa un po' acqua da tutte le parti. (?) Me lo saprete dire meglio
voi. :)
N.B. Questo capitolo in particolare lo vorrei dedicare a Child of
Bodom, dato il discorso che farà l'Alter Roy sul nulla. LOL
Spero recensirete in molti! Buona lettura.
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Capitolo 4: Sometimes they come back
Di ritorno a East City, Roy si sentiva come
uno scolaretto il primo giorno di scuola piuttosto che un fiero soldato.
“Roy, perché non ti dai una calmata?”
propose il biondo. “Mi metti
ansia!".
Mustang sospirò. "Hai ragione. E' che... ora sto pensando
che non so
nemmeno dove andare ora. Non ho più il mio lavoro, non ho
più i miei obiettivi,
non ho... niente".
"Io mi chiamo Edward, non niente, stupido Colonnello!" e gli
lanciò
un'occhiataccia, un po' ferito, prima di alzarsi e di uscire dallo
scompartimento per sbollire i nervi. Mustang rimase da solo, allora, e
demoralizzato si domandò se stesse facendo la cosa giusta.
Tornare a casa con
Edward era un sogno che diventava realtà.. Tuttavia era ben
conscio del fatto
che una volta tornato, niente sarebbe stato come prima. Non era
più un soldato,
non era più un alchimista, non era più
l’uomo d'un tempo e forse non sarebbe
mai nemmeno riuscito a recuperare ciò che aveva perso. Era
rimasto in attesa
per così tanto tempo che ora si sentiva quasi disintegrato.
Aveva amato Ed per
tutto quel tempo e ora che lo aveva con sé non riusciva ad
approfittarne.
Perché?
In quel momento Edward rientrò nello scompartimento.
“Fullmetal?”
“Mh?”
“Ora che hai recuperato il corpo di Al, ora che sei tornato a
casa e che hai
realizzato tutto ciò che ti eri prefissato… che
cosa farai?”.
Tutum.
Tututum. Tutum. Tututum.
“Nulla”. Roy rimase di sasso, ma accettò
la risposta. Avvicinò la mano a quella
di Ed e gliela strinse, fondendo la sua pelle bianca al grigio e freddo
metallo
dell’automail.
“Ma, Ed… non esiste il nulla”.
“Ancora
stupidi e maledetti tentativi di colpi di stato. Questi cavolo di
nazisti…” gettò il giornale sul tavolo,
preferendo la colazione ai fattacci di
una Germania in declino.
“Secondo me ignorandoli si fa prima. Se nessuno dà
loro importanza, spariranno,
vedrai. Di idioti ce ne sono tanti, al mondo, il problema è
se prendono potere”
bofonchiò Ed fra biscotti e un po’ di
caffè.
“Dici?”
cercò conferma il preoccupato professore.
“Dico. Alla fine che cosa sono, questi nazisti?
Nulla!”. Roy smise di mangiare
e prese la solita aria da pensatore incompreso.
“Ed, non esiste il nulla”.
“Come non esiste?”
“Ogni cosa è qualche cosa. Niente non
può essere niente, capisci?”.
“A dire il vero no” sbatté le palpebre,
ingenuamente confuso. Roy scoppiò a
ridere e gli diede un dolce bacio.
“Ah, sei adorabile, Ed” sorrise e si
alzò da tavola, con un pezzo di pane e
marmellata in bocca. “Un giorno capirai” e datogli
un bacio sul capo uscì per andare
a scuola.
Tutum.
“Ed?” lo chiamò ancora una volta.
“Mh?”.
“Cosa potrei fare oltre il soldato, secondo te?”
appoggiò la testa alla sua.
“Devo ritrovare uno scopo, no?”.
“Potresti fare il professore” Roy sorrise e chiuse
l’unico occhio, cercando di
far pace con se stesso.
“Sì, in un’altra vita, magari”
rispose e anche Edward sorrise, senz’altro più
divertito.
Quando
arrivarono in stazione faceva davvero caldo e il sole picchiava sulle
teste così forte che si poteva anche vedere in giro qualche
signora snob col
proprio ombrellino in pizzo.
“Vieni, è qui vicino
l’albergo”. Roy annuì e lo
seguì, col suo andamento
marziale mai perduto del tutto.
“Lo sai, Roy… non è ancora detto che tu
non possa riacquistare il prestigio di
prima… intendo, nell’ambito militare”
cominciò a dire soprapensiero.
“In che senso? Intendi ricominciare tutto daccapo come
Caporale?”.
“No, intendo rifacendo l'esame da alchimista"
buttò lì, e si fermò di
fronte a una piccola villetta.
"Dove siamo? Credevo andassimo in albergo..."
“Tutti hanno bisogno di una casa in cui tornare”
entrò nel vialetto,
lasciandolo indietro. Aprì la porta e lo invitò a
entrare con un cenno del
capo. “Vieni?”
Forse s’era perso qualche passaggio, ma Roy davvero non
capiva. Di chi era
quella casa? Cosa ci dovevano fare lì?
Lo seguì all’interno, anche incuriosito, e vi
trovò gli amici di una vita tutti
raccolti insieme. C’erano persino Glacier ed Elycia.
“Oh… io, non so che dire,
ragazzi…”. Riza gli si avvicinò e gli
buttò le
braccia al collo, forte.
“Colonnello Mustang…”
“Chiamami Roy, Riza”
“Nossignore. Lei sarà sempre il mio superiore,
l’uomo da seguire ciecamente a
ogni costo, l’uomo dagli ideali e i sogni giusti”.
Si staccò da lui e gli fece
il saluto. Tutti gli altri la imitarono, anche chi
nell’esercito non c’era più.
“Ricominci, Taisa!” esclamarono, tutti insieme,
all’unisono. Roy si domandò
quante volte l’avessero provata, quella scena, fra
quell’idiota di Breda e il
trasognato Havoc. A dire il vero, non aveva molta importanza quanto e
se la
cosa era stata preparata. Ciò che importava era che, se ne
fosse stato ancora
capace, avrebbe versato molte lacrime.
Roy li guardò a uno a uno, poi guardò Ed e si
rese conto che quello stupido
ragazzino era diventato l’unico uomo su cui potesse contare e
senza il quale la
propria vita non avrebbe avuto alcun senso. Successivamente vi fu
un
momento tremendamente commovente, perché ciascuno
raccontò agli altri cosa in
quei quattro anni era accaduto. La maggior parte dei racconti, fra
l’altro,
erano incredibili: Havoc si era persino sposato e stava per diventare
padre,
Breda aveva aperto un ristorante tutto suo, Falman aveva sposato Sheska
e Fury
– che dopo tutto quel tempo continuava ad avere il viso di un
bambino delle
elementari – inventava giochi, Riza era diventata
un’insegnante all’Accademia
Militare, una preparatrice di cecchini.
Sembravano tutti essere andati avanti e quando Ed e Roy furono rimasti
soli,
Mustang aveva tante domande.
“Ed… ma questa casa, di chi
è?”
“E’ tua, Roy. L’ho comprata per te.
Volevo che avessi un posto in cui tornare,
un posto dove ricominciare a costruire pezzo per pezzo tutto
ciò che è
crollato”. In un istante Edward si ritrovò stretto
in un soffocante abbraccio
sulle gambe di Mustang.
“Grazie” disse al suo orecchio. “Non ti
assicuro che sopravvivrò al passato, ma
nemmeno che soccomberò”. Ed gli
accarezzò la fronte, scostandogli i capelli.
“Roy, il passato può fare male. Ma dal passato
puoi scappare, oppure imparare
qualcosa. So che sceglierai l’opzione più
corretta” si alzò dalle sue gambe e
raccolse il cappotto.
“Ma come… non rimani qui? Pensavo che dormissi con
me, ‘stanotte” brontolò,
desideroso d’attenzioni amorose.
“Non ho avvertito, Al, Roy. E poi credo tu abbia bisogno di
adattarti prima da
solo a tutto ciò. Io verrò dopo”. Il
moro si alzò e imperante lo guardò un
po’
irritato.
“Eh, no, eh! Non ci provare! Abbiamo cominciato questa cosa
insieme e la
finiremo insieme! Non puoi lasciarmi!”.
“Roy…” lo chiamò, pacato.
“No, io non lo accetto! Insomma, ti ho aspettato per quattro
anni, ora posso
chiedere d’averti tutto per me?”
“Roy…” riprovò.
“Che ci sarebbe di male, infondo?”
“ROY” sbraitò e Mustang
trasalì, sintonizzandosi nuovamente sulla stessa
frequenza d’onda di Edward. “Sta’
tranquillo, va bene?” gli si avvicinò,
baciandolo. “Io non ti lascio” e, tanto per rafforzare il concetto
delle sue
parole, uscì dalla casa, piantandolo
lì da solo.
Dopo
aver atteso per mesi di poter fare l’esame da alchimista di
stato e
occupato il tempo vedendo Edward, uscendoci e facendoci
l’amore ogni momento
possibile, Roy, tornato Maggiore, si fece varie domande, da scienziato
qual
era, sul passaggio di Ed da una dimensione all’altra.
Per un motivo, per l’altro, perché aveva voglia di
cambiare aria e perché
Edward non riusciva a dirgli di no, Roy si ritrovò col
biondino a Resembool,
esattamente sulla collina dove Ed era apparso quasi tre mesi prima.
“E quindi, alterando la grafica del cerchio alchemico, sei
riuscito a capire
che era possibile impostare come delle coordinate?”.
“Esatto, Colonnello”.
“Ingegnoso. E questo lo hai scoperto
com…” a nessuno piace essere interrotto e di
solito si cerca di evitarlo. In questo caso, quando un uomo apparso dal
nulla più
assoluto si schiantò su di loro, fu inevitabile impedirlo.
Allora, tre uomini adulti si ritrovarono per terra.
“Ma che diavolo!” Edward sgusciò via e
si alzò, rapido, mettendosi in posizione
da combattimento. Ansimava ed era spaventato, come Roy,
d’altronde, che aveva
tirato fuori i guanti e mirava contro l’uomo che giaceva a
pancia in giù.
Quando quest’ultimo cominciò ad alzarsi sembrava
davvero dolorante e acquistò a
fatica un po’ d’equilibrio. Sfortunatamente, una
volta che l’ebbe acquistato,
fu Ed a perdere l’equilibrio e a cadere indietro per lo shock.
“No… no… no…” gli
occhi dorati si riempirono di lacrime. “Non è
possibile…”.
L'Alter Roy svettava di fronte a Ed, agguerrito e pronto a
riprenderselo a
qualsiasi costo.