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Autore: elieli9090    02/06/2012    14 recensioni
Alla fine della guerra, Hermione torna a casa sicura del suo futuro, tornare a scuola con i suoi amici e conseguire i MAGO. Ma un pomeriggio, nella sua casetta londinese fa una scoperta che farà crollare ogni sua certezza.
Genere: Drammatico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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 Questa è una piccola one-shot senza pretese ma se dovesse ottenere dei buoni consensi e più di una richiesta a continuarla potrei darle un seguito e trasformarla in una long (che tra l’altro ho già in testa per sommi capi). Quindi se vi piace e vorreste leggerne un seguito lasciatemi una piccola recensione. Ah se facessi una long il rating sarà rosso.
 






 QUANDO LE COSE NON VANNO COME DOVREBBERO

 
 
 
 

Incertezza: come spalancare gli occhi al buio e poi chiuderli forte forte e poi aprirli e restare accecati dai puntini d'argento creati dalla pressione sulle cornee, strizzarli, farli roteare, mettere a fuoco e accecarsi di nuovo, ma almeno in qualche modo hai visto la luce.
Kurt Cobain

 
 
 
 




Hermione aveva piccole certezze. Cose da poco che hanno tante ragazze come lei, certezze che fanno parte dell’universo quotidiano e di quella piacevole routine confortevole come una vecchia ciabatta. Sapeva che non sarebbe stata bocciata ai MAGO che avrebbe affrontato al ritorno da scuola. Sapeva che i suoi genitori l’amavano e avrebbero continuato ad amarla qualunque cosa avesse fatto. E sapeva che mai avrebbe potuto sperare in amici migliori di Harry e Ron, sempre al suo fianco in ogni momento. Non molte certezze, quindi, a dire il vero, perché le persone sagge non hanno certezze ma solo speranze fondate e lei decisamente si reputava una persona saggia. O meglio si era reputata una persona saggia per una parte della sua vita che era terminata quel pomeriggio nella sua casetta londinese. E quello stesso pomeriggio, in quella stessa casetta londinese teatro di un’infanzia felice, aveva avuto la convinzione che le sue certezze sarebbero crollate.

Durante l’anno precedente non aveva avuto certezze. Nemmeno una. Nemmeno quella di arrivare viva a fine giornata, o a fine ora. È terribile e allo stesso tempo esaltante vivere non sapendo se sarai vivo o morto due minuti dopo. Stare sul filo del rasoio ogni notte, respirare paura, mangiare paura, dormire e sognare la paura. Morte ovunque ti giri. Urla di dolore che rimbombano nelle orecchie. E cercare solo di ridere per andare avanti. Cercare di non pensare o non ce la farai. No, dall’anno scorso, fino a poche settimane prima, non aveva avuto certezze, perché l’anno scorso non era stata una ragazza tra le tante. Non aveva vissuto la piacevole routine confortevole come una vecchia ciabatta. Aveva lottato. Lottato con le unghie e con i denti per arrivare alla fine della giornata, alla fine dell’ora, viva. E la lotta aveva dato buoni frutti. La guerra era stata vinta dalle persone giuste. Persone che non avrebbero posto fine alla vita di qualcuno per divergenze di opinioni o per il sangue sporco di chi è nato da genitori babbani. Persone che non avrebbero ucciso a sangue freddo, che non avrebbero torturato, mutilato e ferito per sentire il suono piacevole, per loro, delle urla di dolore delle vittime innocenti.

E quando sopravvivi ad un disastro. Quando intorno a te l’euforia della vittoria si confonde al dolore della morte, ai gemiti delle persone mutilate, torturate. Quando hai più motivi per piangere che per gioire, perché anche se una guerra è vinta sai di aver comunque perso qualcosa, una parte di te che non tornerà mai. Quando la puzza del sangue e del sudore dei combattenti ti impregna il naso al punto di farti venir da vomitare. Quando la stanchezza ti svuota al punto di chiederti se sei ancora vivo o sei morto senza nemmeno accorgertene. Quando steso per terra senza vita c’è qualcuno a cui hai voluto bene, che hai visto quasi ogni giorno per anni. In quel momento ti accorgi che hai bisogno di far qualcosa che ti faccia capire che sei sopravvissuto. Lo fanno tutti i soldati. L’hanno fatto per secoli. Un atto che gli faccia rammentare di essere scampati.

E così aveva fatto Hermione. Reduce da maledizioni che l’aveva quasi sfiorata, che le erano passate così vicino da bruciarle lembi dei vestiti che portava addosso. sangue incrostato addosso, suo e di persone che amava, sudore che colava sulle tempie, capelli più corti perché bruciati nelle lotta. Zoppicante per una maledizione che le aveva sfiorato il polpaccio sinistro. Si era specchiata sulla superficie del Lago Nero e non aveva quasi riconosciuto il proprio riflesso.

Né quello della persona dietro di sé. Lui aveva provato ad ucciderla. Solo poche ore prima aveva provato ad ucciderla in quella stessa guerra che lei aveva vinto. E lui perso. Aveva provato ad ucciderla in quel castello che aveva fatto da casa ad entrambi per anni e che ora era ridotto a macerie fumanti che nascondevano i corpi ancora caldi di chi non era stato estratto dalle rovine.

Un rapporto sessuale tra due nemici mortali, sulla sponda del Lago Nero era quanto di più squallido Hermione riuscisse ad immaginare. Soltanto due corpi che, l’uno sull’altro, scoprono di essere ancora vivi. Nessun sentimento. Nessun coinvolgimento. Nessuna protezione perché tanto il peggio è passato. Perché il pericolo è sconfitto e le cose brutte non ci sono più. Sudore e un dolore leggero. Un dolore che non ti ucciderà ma che comunque lascerà un vuoto. La verginità di una ragazza lavata via dall’acqua gelida di un freddo lago. Una notte piena di stelle che guardano due ragazzi che nudi non sono più nemici ma solo amanti sfiancati e distrutti di qualcosa molto più grande di loro. La luna come unico testimone di un amplesso scomodo. Due ragazzi imbarazzati che si rivestono. Lui che torna dai genitori, lei che torna dai suoi amici.

La magia non sbaglia mai. Le pozioni, se fatte bene non danno risultati imprecisi o erronei. La bacchetta non mente. La magia non mente.

E lei era incinta.
 
  
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