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Autore: franceskik    02/06/2012    7 recensioni
La prima impressione? Beh è SEMPRE quella sbagliata.
Il giudizio cambia, così come le persone che si hanno intorno. L'importante è leggere bene le situazioni!
Due ragazzi giovani, con forti pregiudizi l'uno verso l'altra..col tempo si ricrederanno?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Niall Horan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 24:

Indossai il vestito turchese che mia madre aveva accuratamente steso sul mio letto, non mi andava a genio ma mai mi sarei osata di contraddirla in gusti del genere, me lo aveva comprato sicuramente per far bella figura con le sue "amiche" e far trapelare di invidia le loro figlie.
Infilai i miei piedi, già gonfi alla loro vista, in quei tachi vertiginosi, un'occhiata un po' amara allo specchio e scesi le scale.
Uno ad uno, osservavo quegli scalini dall'alto con una paura immensa di cadere.
Esplose un applauso generale, forse neppure troppo spontaneo. Il salone era pieno di gente che non conoscevo. Persone che non facevano altro che complimentarsi e ripetere dei successi più "importanri" dei loro figli, i classici raccomandati dal papà. Non c'era tecnica migliore di sorridere falsamente e annuire, quasi con assoluto disinteresse.
Poi scrutai dei ricci in lontananza, io li conoscevo. Loro erano quelle persone che volevo alle mie feste, non sessantenni con il porche parcheggiato nel mio giardino. Mi feci spazio tra i vestiti lunghi delle signore e gli smocking dei signori.
Saltai al collo di Hazza, abbracciai i miei migliori amici, le loro splendide ragazze e poi mi affrettai ad apparirgli davanti.
I suoi occhi mi mancavano nonostante mi avessero abbandonato solo poche ore prima.
_Sei bellissima.._ mi sorrise scrutandomi con sguardo malizioso dal primo capello alla punta del tacco.
_ Anche tu.._ Ricambiai il sorriso. Non feci in tempo ad accennargli niente. Mio padre attirò l'attenzione di tutti i presenti. Odiavo quei momenti.
_Buonasera, vorrei ringraziare..._
Bla, bla, bla. Incominciò con il suo monologo come da tradizione, mi fece segno con la mano e mi avvicinai a lui timorosa.
Imbarazzata come non mai tenevo lo sguardo fisso su quel tappeto ancora sporco di coca-cola.
_Vorrei un applauso per mia figlia che ufficialmente è una nuova studentessa della Columbia University..._
O mio dio. Lo aveva detto, si cazzo lo aveva detto davvero. Perchè?
Una frazione di secondo e mi sentii una merda oscena, non doveva venirne a conoscenza così, non in quel momento, non in quel modo.
Alzai lo sguardo, i miei occhi trovarono subito i suoi in tutto quel caos, luccicavano quasi scioccati.
Voltò le spalle, salì le scale. Mi sentii morire.
Cercai di non badare a quell'odioso battito di mani, di non rispondere a tutti quei "Complimenti Elyzabeth...tuo padre era come te...", scansai le persone che mi si paravano davanti e mi trovai davanti la porta di camera mia, l'aprii lentamente. Era seduto sul bordo laterale del letto, la testa fra le mani, un respiro irregolare e un'aria fin troppo frustata.
_Va via.._ mi disse con uno strano fiatone.
_ Ascolt.._
Chiusi la porta e mi sedetti lì, vicino a lui.
_Quando pensavi di dirmi che andrai a New York? Quando?_ mi interruppe, dovevo far attenzione alle sue parole. La sua voce che finiva ancora addosso al pavimento non mi era chiarissima.
_Io, io,..._
_Io cosa Scott? Io cosa... andrai in America..a New York cazzo..per un anno, un odioso anno.. ma come...?_ era solamente allibito.
_E' solo un anno... è il mio futuro Horan, non pote..._
E mi interruppe ancora. _Solo un anno? Solo... ma vabbè hai ragione dai, è il tuo futuro, in fondo io non faccio neanche parte del presente.._
Si alzò in piedi, si diresse verso la porta... Gli bloccai il braccio, dovevo farlo ragionare.
_Ascoltami..._
Si voltò, non potevo crederci, ecco perchè quel tono affannato, ecco perchè lo sguardo basso... l'irlandese stava lacrimando.
Restai per un attimo ad osservare gli occhi rossi che quasi mi facevano male.
Presi la sua mano, aderiva perfettamente con la mia.. lo feci sedere sul mio letto e non so perchè venne spontaneo sedermi sul suo ginocchio destro.
_ Fai parte eccome del mio presente...e forse, se tu lo vorrai anche del mio futuro.._ gli sorrisi asciugandogli la faccia bagnata.
Scosse la testa, con un'aria così rigida e incazzata che quasi mi impauriva.
Si spostò, lasciandomi cadere sul letto, si voltò verso di me.
_Tra noi non ci sarà alcun tipo di domani... New York è dall'altra parte del mondo..non credo nelle favole e sono consapevol, soprattutto, che non sono il ragazzo che aspetta la sua "lei" per un anno..._
Abbassai la testa, ero abbattuta e schifata forse. O forse solamente dispiaciuta.
Decisi che in quel momento, l'ultimo forse tra noi, dovevo agire, non pensare, non angosciarmi ma solo agire.
Tolsi i miei tacchi, mi avvicinai a lui, lo osservai negli occhi e lo baciai. Un bacio, un incontro di lingue mi bastava per essere felici, almeno così funzionava qualche mese prima.
_Sappi Horan che farlo mi fa male... ma devo, ho bisogno di sentirti mio per un'ultima volta.._
Lo baciai, ancora, ancora e ancora. I suoi occhi erano rossi e gonfi.
_Non sei obbligata a venire a letto con me..._
_E' l'unica cosa che mi fa credere di non perderti..._ risposi mentre una lacrima calda e salata solcava il mio viso.
La cerniera del vestito si aprì lentamente. Le mie mani ormai conoscevano il suo corpo, erano sapienti fra la sua pelle.
Ci stendemmo sul letto. I vestiti vennere presto a mancare, ricoprivano quel pavimento bianco che occasionalmente era ordinato.
Una, due, tre, decine di lacrime bagnavano il mio volto, non potevo godermi un suo singolo movimento, perchè ero consapevole che sarebbe stato l'ultimo.. e io non volevo, volevo tenerlo con me, come fosse il mio pupazz preferito, di quelli che ti regalano una felicità immensa.
Ma non era un peluche, purtoppo.
_Shhh_ mi sussurrò in un orecchio, cercando invano di placare il mio fiato smorzato, i miei songhiozzi, le mie lacrime.
E venne, fu soddisfatto, felice, contento. No, non provava nessun sentimento positivo.
Si sdraiò vicino a me, entrambi con gli occhi rvolti al soffitto. A coprirci solo il lenzuolo di seta bianca. Adesso ero più tranquilla, apparentemente.
_Quando parti?_ ruppe il silenzio.
Sospirai, ancora quell'argomento.
_Tra sei giorni.._
Smorzò una risatina interrotta e beffarda. _Sei giorni..._ bofonchiò a voce bassa.
Si sedette sul bordo del letto e incominciò a rivestirsi, delle sue scarpe, del suo smocking e ovviamente del suo intimo.
Lo imitai.
Regnò il silenzo dopo quelle parole, il vuoto più assoluto che si trasformava in un post-atomica nella mia mente.
E poi sarei dovuta scendere e fingere di essere contenta, sorridere alla festa che mi avevano organizzato, per cosa poi?
Ah si...per il mio futuro, la Columbia... per il fatto di inseguire un sogno certo, ma quella festa celebrava involontariamente l'abbandono di tutto ciò che di stupido e incredibilmente fantastico apparteneva alla mia vita.
Si avvicinò alla porta, quella volta l'aprì, si fece avanti e si trasferì nel corridoio.
_Ah scusa... quasi mi dimenticavo di complimentarmi, divertiti._ disse con aria cupa, osservandomi con disprezzo.
Non risposi, non c'erano parole.
Non c'era nessuna frase o nessun gesto adatti a replicare.
Non c'era motivo di replica.
Mi limitai ad abbassare lo sguardo, completamente dispiaciuta. Ennesima lacrima che lui non fece in tempo a vedere per fortuna.
Scesi ancora lentamente al piano inferiore.
La festa continuò tra finti sorrisi, bicchieri strapieni e mille preoccupazioni.
_ E' successo qualcosa?_ chiese Tommo sbucando all'improvviso.
_No perchè?_
_Mio cugino è andato via incazzato nero... aveva gli occhi lucidi..quindi pensavo che..._
_No, non è successo niente_ sorrisi imitando un aria disinteressata.
Si fece avanti la mia celebre bravura di attrice alle recite scolastiche.

Passarono sei schifosi giorni. Avrebbero dovuto essere le 144 ore più belle della mia vita, le ultime a Londra, nella mia città, con i miei amici e le mie solite abitudini. Avrebbero dovuto.
E invece furono i sei giorni più brutti in diciannove anni. Mille pensieri, notti insonnie e troppi pianti sprecati in pomeriggi che avrei dovuto passare al parco con le ragazze.
E adesso il gioco era fatto. Ero lì, in quell'odioso ambiente in cui tutti hanno fretta, in cui prevalgano i sorrisi finti delle hostess e in cui tutto sembra scomparire in un attimo.
Ed era così, tutto nel giro di un'ora sarebbe diventato qualcosa in terra lontana kilometri da me.
Mancava un'ora alla mia partenza, sessanta minuti dominati dall'ansia.
C'erano tutti lì, tutti loro, i miei migliori amici: Zayn, Harry, Sean, Liam e Lou, il mio fratellone.
E c'erano quelle cinque splendide ragazze che erano parte della mia vita come nessuno: Mia, Eleonor, Bella, Lulù e la mia amata sorellina Janet.
Eppure odiavo quella consapevolezza che avevo nel pensare che mi mancasse qualcosa per dire definitivamente "ciao" a quella città che era la mia Londra. Odiavo quella consapevolezza che avevo nel pensare che quel qualcosa, o meglio quel qualcuno fosse lui: Horan.
Che non vedevo da quella sera, l'ultima nostra notte di passione?
Chiamarlo sesso forse è solo riduttivo.
Cercavo intorno a me un qualsiasi suo dettaglio, ma lui non c'era e non ci sarebbe stato.
"Il volo 5268 partirà tra 45 minuti, si invitano i passeggeri ad avvicinarsi all'area controlli."
Osservai il biglietto che avevo in mano. Sospirai.
_E' il mio.._ dissi a malincuore.
Ci alzammo, i ragazzi portano i bagagli davanti alla signora in diva rossa.
Incominciarono gli abbracci, i saluti strappalacrime a cui ero assolutamente allergica.
_Abbiate cura di voi, scellerati..._ sorrisi a Bella e Zayn, mi strinserò forte a loro.
_Ragazzi fate i bravi eh... chiamatemi per il matrimonio_ affermai osservando l'aria triste di Mia.
_Voi ..beh voi... dateci dentro di meno.._ sorrisi ai miei migliori amici. Tommo mi abbracciò come solo un fratello è capace di fare.
_Ragazzi... comportatevi bene..vi voglio bene_ abbracciai Hazza e Eleo.
_E poi..tu..._ osservai mia sorella, con lei non c'erano parole. La strinsi forte a me, mentre una lacrima bagnò il suo faccino.
Mi avvicinai a Liam _Non c'è persona migliore che possa badare alla mia sorellina_
Mi ringraziò con uno dei suoi splendidi sorrisi e mi abbracciò con tutta la sua dolcezza.
Alzai i bagagli da terra..._ Allora..io vado_ ultima occhiata, non dovevo dilungarmi.
_Vi voglio bene ragazzi.._
Spuntò un "Anche noi te ne vogliamo" al quale rabbrividii. Li stavo salutando, era proprio così.
Consegnai i miei documenti alla signora visibilmente stressata e mi avvicinai a quell'odiosa scala che portava all'aereo del volo 5268.
Squillò il cellulare.
                                  "Non puoi pensare che io sia felice per questa tua opportunità.
                                  Non riesco ad essere felice per te. Non posso. Odio la Columbia, è così.
                               Non aspettarti che ti auguri buon viaggio, perchè l'idea che tu sia in quell'odioso coso adesso,
                                     mi sta solo uccidendo, perchè non sono mai riuscito a dirtelo, ma io a te tengo tanto.
                              Tengo troppo, così tanto da aver pensato di bruciare uno dei migliori collegge mondiali.
                                                                                Mi scuso del mio egoismo.
                                                                                                                      Niall xx."

Non potei non crollare anche lì, davanti alla signora.
Stavo perdendo tutto ciò che di più bello potessi immaginare per uno stupido pezzo di carta.
Ma non potevo rifiutare a quella borsa di studio, non potevo.
Mi voltai velocemente all'udire delle urla.
Gli uomini della sicurezza stavano forse picchiando qualcuno, magari un ladro.
Non ci feci troppo caso.
"Scoooott" sentii urlare.
Avrei riconosciuto quell'accento anche nel silenzio più totale.
Mi voltai di scatto.
Tornai indietro nella fila, portandomi sicuramente qualche accidenti di qualcuno che aveva fretta.
Gli stuart si accorsero che non era nessuno di pericoloso e lo lasciarono andare.
_Scott!_
_Horan!_
Osservò l'iphone tra le mani.
_Letto eh?_ chiese dispiaciuto.
Annuii.
_Ascolta Scott, io non ce la faccio, non riesco a dire "Ma che brava", non riesco ad essere felice, ad alzare il bicchiere al cielo e brindare al tuo nome affiancato a quello della Comubia, non ce la faccio. Ok sono egoista ok. Ma non ce ka faccio. Quella merda di universita ti sta portando via da me, via da qui, via da noi Scott...e mi fa ancora più male che a te la cosa non interessa. Ma è giusto che tu ti goda il momento, la tua borsa di studio e tutto...ma non puoi pretendere che io sorrida per te, perchè non posso. E lo sai perchè? Lo sai Scott?_
Sputò tutto d'un fiato.
Scossi la testa prima a sinistra e poi a desrea simulando un "no" silenzioso.
_Perchè ti amo Scott, ti amo cazzo... e tu non te ne sei neppure accorta. Adesso scusa...ma ti sto facendo perdere il volo. Dovevo dirtelo, forse sì, anche perchè odio l'idea che tu sia felice tra uno, due, tre mesi là, mentre io sono qua a piangere e farmi patetico..quindi sì, forse te l'ho detto anche per farti sentire una merda Scott... e adesso ti saluto._
Restai immobile, ancora senza parole.
_Horan_ si voltò sconcertato.
E mi bastò un secondo, quel discorso, quel messaggio, quelle parole, quegli occhi fottutamente perfetti per capire cosa volessi dal mio futuro.
Non puoi farti presente alla Columbia se non riesci a godertela.
Quindi presi il biglietto dalla borsa, e con un movimento deciso e cattivo lo strappai davanti ai suoi occhi allibiti.
_Ma cosa..?_
Mi avvicinai a lui.
_Ti amo Niall..._ gli sorrisi, concedendogli uno dei migliori baci che avessi mai dato.
_Come hai detto?_ chiese sorridente.
_Ti amo..._ risposi.
_No dopo.._
Intuii.
_Niall_ risposi sorridente.
Smorzò uno dei suoi sorrisi perfetti. _Ti amo Ely!_
E ci baciammo, forse come non mai.
Si avvicinò una signorina.
_Scusi è lei la signorina Scott? Il volo sta per partire.._
_No io sono Elyzabeth..e non parto qui ho deciso per un futuro migliore_ risposi concedendo il mio sguardo ad Horan.
La finta bionda mi osservò irritata, velocemente avvisò le hostess più stressate di lei e il volo partì.
Forse avevo rinunciato a qualcosa di troppo importante, forse mio padre mi avrebbe ucciso e forse a trent'anni avrei ripensato a quell'episodio.
Ma ero nettamente sicura che mai e poi mai me ne sarei pentita.
Niall, il mio ragazzo, quello che amavo, mi prese per mano e insieme uscimmo da quell'ambiente odioso.
Nonostante l'avessi visto nudo molte volte, nonostante l'avessi odiato, nonostante fosse stato il mio peggior nemico e il mio miglior amante, nonostante mi avesse fatto provare orgasmi mai provati, quella stretta di mano, le sue dita fra le sue in quel pomeriggio di settembre, mi suscitavano le più incredibili e devastanti emozioni di sempre.

                                                                    THE END.
   

Eccoci quaaaaaa... o mio dio è la fine eh..ultimo capitolo.
Allora vorrei ringraziare veramente, col cuore in mano tutti coloro che hanno messo questa storie tra le preferite, le seguite e le ricordate. Tutti coloro che hanno recensito e che hanno lasciato un loro commento. GRAZIE.
Vorrei ringraziare coloro anche, che hanno letto silenziosamente i miei capitoli, Grazie.
Mi ha fatto veramente piacere scrivere questa storia, sinceramente mi dispiace finirla, perchè mi ero affezionata. Comunque volevo fare un ultimo capitolo glorioso e non sono molto felice, ma mi accontento. Spero vi sia piaciuto e vi abbia appassionato sta umile ff.
Lasciatemi una vostra opionione anche in negativo magari, perchè no? In fondo le critiche aiutano a migliorare :D
Quindi che dire...se non GRAZIE COL CUORE...
Comunque per chi è "fan" del mio modo di scrivere, ho già in serbo una nuova ff che metterò forse tra un po, un bel po ahahha
Dai, finisco di rompervi sul serio.
NON POSSO NON RINGRAZIARVI ANCORA.
VI VOGLIO BENE, IMMENSI E GRATIFICANTI BACI
FRA <3
  
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