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Autore: Jo_The Ripper    03/06/2012    13 recensioni
[Terza classificata al contest: "Chi è il mostro?" Indetto da MisticSword]
La sua vita era sfumata, andando alla deriva ogni giorno di più.
La vita del bambino minuto e gracile nato nell’odio della guerra, che portava sulle spalle il peso dei torti della sua gente. Essere malvagio era ciò che tutti si aspettavano da lui. Doveva interpretare il ruolo del mostro dal quale i genitori mettevano in guardia i propri figli prima di andare a dormire...
Ma nell’arazzo del destino tessuto dalle Nornir, può un dio rinnegato, subdolo, falso doppiogiochista senza possibilità di redenzione, la cui mente è ottenebrata dalla ricerca di vendetta e riscatto, diventare vittima del suo stesso inganno?
“Skuld, non vorrai mica rivelargli il futuro?”
“Il futuro… certo che no! Ho guardato il suo, ed è proprio quello che mi aspettavo.”
“E allora cosa hai intenzione di fare?” chiese Urðr.
“Vedrete. Stavolta il nato Jötunn imparerà una grande lezione, e compirà il suo destino.”
Skuld sorrise. Lei aveva visto il futuro che attendeva il giovane principe di Asgard.
Genere: Avventura, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Che dirne? Che cosa dire della sinistra COSCIENZA,
quello spettro sul mio sentiero?
William Chamberlayne – Pharronida

 
“Stai imbrogliando”
“Come posso imbrogliare Marv, sei tu che non sai giocare!”
“Hai fatto fuori la metà dei pezzi!!”
“Oh, piantala di brontolare! Avevi detto che eri bravo, che colpa ne ho io se invece sei una schiappa?”
 
È pomeriggio inoltrato quando un vociare chiassoso mi aggredisce aprendo la porta del cafè. Vedo Marv seduto di fronte a Gillian, con la sua solita aria imbronciata.
“Signorina, non ti permetto di parlarmi così…” si imporpora.
Lei sbuffa incrociando le braccia. Katherine assiste sconfortata a quello spettacolo, scuote leggermente il capo, i suoi occhi incontrano i miei, ma poi mi sorride, come sempre. Credo che questa confusione, questo chiacchiericcio, le piacciano. Portano una ventata di movimento nella sua piatta esistenza umana. In fin dei conti lei non ha dei piani di vendetta che vanno ultimati entro il Ragnarök.
 
“Via Marv, non comportarti come un bambino…”
“Ti dico che lei ha imbrogliato!”
Gil alza le braccia al cielo, incredula “Come si fa ad imbrogliare a scacchi?”
Mi avvicino curioso, tenendo le braccia dietro la schiena, dando un’occhiata alla scacchiera.
“Oh Logan, ciao! Non mi aspettavo di vederti qui, come stai?” la mia presenza sembra stranamente rallegrarla.
“Bene. Che succede?”
“Vedi, qualcuno a caso non accetta la parola sconfitta, e tenta di accusarmi di aver ingiustamente barato…” il tono derisorio di Gil irrita ancora di più l’uomo.
“In realtà Gil non ha imbrogliato. L’errore è qui.” Indico uno dei pezzi neri di Marv “Avrebbe dovuto sacrificare l’alfiere per darle scacco, invece ha preferito conservare la torre.”
“Ecco, vedi? Colpa della tua incompetenza, grazie Logan”
“Figurati”
“Allora, che nascondi dietro la schiena?” mi chiede mentre comincia a metterei via i pezzi della scacchiera. Poi rivolge uno sguardo a Marv, che era interpretabile solo con ‘Adesso cedi il posto’. L’uomo si alza andando via bofonchiando, mentre io prendo posto al tavolo.
“Vi andrebbe qualche biscotto, Gil?” chiede cordiale Katherine.
“Mmmh, sì dai, un po’ di dolce nella vita non può far male”
La donna si dirige al bancone, prendendo degli enormi biscotti e portandoceli. Gil ne afferra uno, e lo assapora chiudendo gli occhi. Un sorriso le si dipinge sul viso.
“Ti conviene far presto, potrei non lasciarne nel piatto”
Ne prendo uno, addentandolo debolmente. Non è male, mi sorprendo a pensare. Lei mi guarda compiaciuta.
“Buono eh? Comunque, dicevamo, cosa nascondi dietro la schiena?”
“Un libro”
“Ed è un libro misterioso che non posso guardare? Ti stai dedicando alla magia nera?” mi chiede pungente.
“No, affatto, ma ammetto che sono estremamente tentato dall’iniziare a studiare la magia nera” glielo porgo, commentando satirico.
Lei incuriosita lo apre, cominciandolo a sfogliare. Aggrotta la fronte concentrata.
“A cosa ti serve calcolare gli allineamenti planetari?”
“Sono solo appassionato…” rispondo quieto, non dando importanza alla cosa.
“Ma ti ci vorrà un bel po’, forse potrei esserti d’aiuto…”
 
Prevedibilità, questa umana ne è la dimostrazione più concreta e tangibile. La sua natura portata ad aiutare il prossimo la condurrà al punto di non ritorno, ma finché posso approfittarne, ben venga.
“No, non preoccuparti”
“Dai, non mi costa niente, posso chiedere a Jane, lei potrà farti avere questi calcoli in un lampo…”
Sorrido soddisfatto “Ti ringrazio”
“Hai da fare adesso?” mi chiede a bruciapelo.
“No, non direi” rispondo colto alla sprovvista.
“Ah, perfetto, allora puoi venire con me” si alza infilando il leggero trench.
“Come scusa?” questo suo tono arrogante mi irrita.
“Hai detto che non sei impegnato, che ne dici di andare a fare una partita a scacchi a Central Park? Consideralo come questo favore ripagato” mi guarda furba, agitandomi davanti agli occhi le coordinate celesti.
“Ha tutta l’aria di essere un ricatto”
Si porta una mano al cuore in un gesto teatrale “Oh, cosa mai te lo fa credere?”
 
Joe assiste alla scena ridendo, ed anche il resto della compagnia soffoca una risata. Ed il soggetto della loro beffa sono io, ridicoli, sporchi umani! Come osano prendersi gioco di me, di un dio! Cancellerò quei ghigni dalle loro facce, li ridurrò alla schiavitù più completa…ma non oggi. Recupero la compostezza, ed orgoglioso esco dal negozio seguito da Gil.

 ***

Central Park ci saluta vestito dei suoi colori autunnali. Le foglie rosse, dorate e marroni volteggiano sui viottoli mossi da raffiche di vento fresco. Il parco è popolato, gremito di vita: bambini con i genitori, ciclisti, persone che portano i cani al guinzaglio, artisti che intrattengono il pubblico…una città in un’altra città, e come tutte le cose, oltre alla scintillante facciata, nasconde del marcio dentro di sé.
Il parco, con la sua estensione, è il rifugio di parecchia della feccia che abita questa metropoli, scenario di efferati delitti che vengono consumati ogni giorno, al calare della notte.
Attraversiamo un ponticello di ardesia e ci andiamo a sistemare sotto una fila di gazebi. Gil si guarda intorno entusiasta, come se non avesse mai visto niente di più bello in tutta la sua vita. Non so davvero cosa le dica il cervello, è l’umana più strana che abbia incontrato.
 
“Amo l’autunno di New York!” esclama stirandosi, poi mi indica un tavolino e si siede. Estrae la scacchiera dalla busta, cominciando a disporre i pezzi.
“Bianco o nero?”
“Nero”
“Come desidera, oscuro signore!” il suo commento ironico. Cerco di non badarci, mi ha trascinato in questo luogo, ed è già tanto.
“A te la prima mossa”
“Sono un gentiluomo, prima le signore” elegantemente indico la scacchiera, e lei abbassa lo sguardo, arrossendo.
Cominciamo a giocare.
Gli scacchi mi sono sempre piaciuti, gioco di strategia troppo complesso per quel troglodita di Thor. Purtroppo non ho mai avuto compagni di gioco, tranne mia madre Frigg, che mi concedeva il privilegio di giocare con lei, quando ne avevo voglia.
Diceva che giocare con me la rilassava, ed io non perdevo occasione per competere con lei, anche se molte volte mi faceva vincere di proposito.
L’umana è assorta, studia una strategia per mettermi in difficoltà. Sono spiacente, ma con me non ha speranze.
Attacco doppio, predilige questa strategia che mira all’attacco contemporaneo su due pezzi nemici con una sola mossa. Vuole aumentare molto la pressione su di me, costringendomi a rafforzare la difesa. Ecco, usa spesso il cavallo, che può attaccare gli altri pezzi senza esserne attaccato a sua volta. Questo tema è particolarmente efficace se uno dei due pezzi attaccati è il re: l’avversario deve forzatamente riparare allo scacco, perdendo tempo prezioso e spesso cedendo l’altro pezzo all’attaccante. Io preferisco un attacco di scoperta. Muovendo un pezzo, apro la strada ad un altro, che attacca il nemico. Posso aumentare la pressione offensiva perché il pezzo mosso, a sua volta, ne può minacciare altri. 
La partita procede senza esclusione di colpi, e mi sorprende, non gioca per niente male. Ma è imprudente, ed infatti si è appena accorta di un errore che ha commesso. Ho visto i suoi occhi allargarsi impercettibilmente, e quindi sono propenso a credere che adesso proverà a…
 
“Allora, tu non sei di queste parti, giusto?”
“…distrarmi” affetto un mezzo sorriso passando alla mossa successiva. “No, non proprio”
“Me ne sono accorta, sei inglese? Sembri essere spuntato fuori da Cambridge”
“La mia è una famiglia particolare…sangue misto”
“E come mai sei arrivato qui?”
“Lavoro”
“Questo sì che è strano…” mormora, ed io sollevo gli occhi, cercando di capire cosa ci sia di tanto strano. “Beh, sei un contabile, non pensavo che insomma, voi vi spostaste per lavoro…”
“Ti sorprenderesti delle cose che accadono sotto il tuo naso… e questo è scacco matto.” Commento mordace.
Lei china il capo. “Molto bravo, sapevo che saresti stato un valido avversario!”
“Non sei stata male nemmeno tu, a parte qualche frettoloso errore…” le dico con sufficienza.
“Oh sì, me ne sono accorta troppo tardi, sono una persona impulsiva a volte…” si morde il labbro. “Concederesti la rivincita a questa sciocca dottoressa?”
Vincere di nuovo, perché no.
“D’accordo, ma al vincitore la prima mossa”
 
La seconda partita è molto più concentrata di prima, la sconfitta deve averle bruciato. Non lascia falle nella difesa, studia, progetta, posso sentire il suo cervello lavorare da qui. Me ne compiaccio, stracciare un avversario debole non mi darebbe la giusta soddisfazione.
Continuiamo, ed attorno a noi comincia a crearsi un capannello di persone, appassionati, oserei dire. Quelle loro occhiate curiose mi disturbano, non credo che alla fine comprendano a dovere la sottigliezza di una strategia ben studiata…ma non devo cedere al nervosismo.
Gli sguardi miei e di Gil si incontrano: parità, sulla scacchiera sono rimasti solo i nostri due re. Dal pubblico si leva un piccolo applauso, la partita è chiusa.
“Ed anche stavolta non ho vinto” commenta stringendosi nelle spalle.
“Ma non hai neanche perso” puntualizzo
“Vero, ma credo che dovrai concedermi l’ultima partita, poi potrai liberarti di me”
 Soppeso le sue parole, l’ultima posso concedergliela, ma sarò veloce, non ho voglia di tergiversare ancora qui, circondato da queste amebe.
 
“E bravo Kasparov!” Gil applaude, per niente scontenta di aver perso per la seconda volta.
Non so chi sia questo Kasparov, ma credo che mi abbia appena fatto un… complimento…strana sensazione, sono in pochi quelli ad avermi riconosciuto superiore in qualcosa. Impercettibilmente sorrido, appagato da questa vittoria finale.
Il cielo si sta oscurando, e lei fissa l’orologio sbuffando.
“Maledizione, si sta facendo tardi…”
“Per cosa?”
“Turno di notte, tra poco dovrò essere in ospedale.” Recupera le sue cose, ed insieme ci avviamo verso l’uscita del parco.
“Allora, ti sei pentito di essere uscito questo pomeriggio? So di non essere un genio in tattica, ma almeno non ti avrò annoiato”
La scruto in volto, sembra davvero felice di aver impegnato queste ore.
“No, non mi sono annoiato” rispondo sinceramente “Ma vorrei sapere come mai hai chiesto proprio a me di accompagnarti”
“Mi era sembrato che avessi bisogno di respirare, e che avessi bisogno di un po’ di compagnia…essere soli può purificare la mente, ma non troppo a lungo. La solitudine rischia di pesarti troppo sulle spalle…”
Non capisco se si riferisca a me, o ad una sua esperienza personale. Io sono abituato alla solitudine, il discorso non attacca, ed ho reso la cosa chiara come il sole.
“A volte la solitudine è l’unica scelta che ti resta”
Lei scuote la testa “Non è così, e tu lo sai”
Inarco un sopracciglio, la sua aria di sicurezza è snervante.
“Comunque, potresti riportare la scacchiera a zia Kat? Io devo proprio scappare!”
Annuisco, prendendole la busta dalle mani.
“Ah, e… Logan?”
Sollevo gli occhi guardandola. “Grazie per questo pomeriggio, mi ha fatto piacere. A buon rendere”
“Mi devi sempre le mappe celesti” le dico astuto.
“Certo Kasparov, vediamoci dopodomani al cafè, ed avrai le tue preziose mappe” chiama un taxi, e la vedo allontanarsi nel labirinto stradale.
 
Mi ha ringraziato, è la seconda volta che lo fa.
Perché questa umana si interessa così tanto a me? Le sembro davvero un caso disperato di quelli che assiste in ospedale? Una sorta di trovatello da accudire, un cucciolo abbandonato?
In poche parole mi considera uno scarto del mondo, solo che per lei vale la pena salvarmi…non capisco, e sono stanco di arrovellarmi il cervello adesso.
Dopodomani, altre risposte arriveranno dopodomani
 
***
Buona domenica gente! Rieccomi qua con un nuovo, noiosissimo, capitolo di passaggio! Ebbene sì, non so voi ma io Loki che gioca a scacchi ce lo vedo, e poi il nostro amico non si lascia mai sfuggire la possibilità di insultare noi poveri midgardiani…Spero di non essere stata troppo noiosa con le descrizioni delle varie tecniche che utilizzano durante la partita…dovete perdonarmi sempre, con me ci vuole taaaaaaaaanta pazienza :D
Ok, dopo il solito sproloquio di sciocchezze vi lascio, un bacione grande, ciao belle!^^

  
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