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Autore: sonyx1992    03/06/2012    1 recensioni
Dal capitolo 12:"I sogni sono come i bicchieri: si rompono facilmente.
Vengono chiusi in una scatola su cui viene scritto “fragile” come ammonimento, per ricordarci di quanto sia facile perderli.
Tu prendi la scatola tra le mani, stai attenta ad ogni passo, stai attenta alla stretta sul contenitore, lo appoggi al petto, giusto sotto al mento, per poter cogliere le trappole sul cammino.
Ma stai attenta!
Anche quando mancano pochi gradini i pericoli sono lì, in agguato, nascosti dietro l'angolo, celato dentro due bambini che giocano sulle scale.
Ti incontrano, vi scontrate, cadete; e cadono i sogni.
E quella scatola con la scritta “fragile” ti dimostra la sua fragilità lasciando che i tuoi sogni si frantumino.
GAME OVER.
I tuoi sogni sono distrutti, non vedi? Sono lì, a terra, spezzati in miliardi di pezzi, ormai inutili se non per ferire e tagliare chi posa un piede sopra di loro.
Ed ora cosa fai?
Ti siedi, li osservi, pensi a come andare avanti.
È inutile piangere sul latte versato e sui sogni infranti.
Ti alzi, ti tiri su con le braccia e ricominci, raccogli la scatola, rimetti insieme i pezzi di vetro e vai avanti; cammini fino alla tua destinazione, poi ti fermi e ti siedi di nuovo, vicino ad un cumulo di neve, e con le mani rosse ed infreddolite, inizi a modellarla, a schiacciarla, a toglierla.
Cosa fai?
“Voglio costruire un pupazzo di neve”, mi rispondi.
Ed io osservo la scatola accanto a te, con dentro i tuoi sogni infranti.
Ci guardo dentro e mi accorgo che tra i cocci di vetro un bicchiere è ancora intero; si, te lo giuro, non lo vedi? È ancora lì, si è salvato!
Sorrido perché i tuoi sogni ci sono ancora, nascosti tra i pezzi di quelli infranti, ma ci sono ancora.
Quindi, ti aiuto a costruire il pupazzo di neve."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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19- LA FRANCESE E' PIU' CHIARA DELL'ITALIANA

 

Nicola”

 

 

Sognare. Chiudere gli occhi e liberare la mente.
Il telefono vibra e mi costringe a riaprirli.

Un messaggio. Da Federica.

Schiaccio il pulsante per aprirlo e le sue parole mi fanno sorridere con dolcezza; niente poteva essere più giusto e perfetto per me in questo momento, mentre mi trovo a ballare sull'orlo di un precipizio: da una parte Lea e le urla disperate che cercano il suo perdono; dall'altra il vuoto, l'ignoto, il partire e il non tornare, il viaggiare in continuazione, tenendo la bocca ben chiusa e senza più cercare il perdono di nessuno.

La migliore amica della mia ex ragazza mi fa proprio sorridere e per un attimo smetto di danzare sull'orlo del nulla.

Ti auguro di raggiungere i tuoi sogni”.

Solo che ancora non so se sono caduto nel vuoto o se sto ancora aggrappato in superficie, urlando il mio amore.

 

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Hammamet si affaccia sul mare, come Chiara, in questo momento, si appoggia al balcone della stanza d'albergo per guardare la spiaggia.

Andiamo giù?”

Il suo tono è infantile e in quanto tale sembra non voler ammettere obiezioni.

Mi volto dall'altra parte del letto sfatto, dandole le spalle.

Lo sto facendo per me; la mia pelle è bianca, quasi latte e il sole di Hammamet non è tanto clemente con quelli come me; di certo, non sono come Chiara dalla pelle scura: a lei, il sole sorride e basta.

Lei sbuffa e si stanca di stare con uno dalla pelle sensibile come la mia: “Senti, io vado. Tu fai quello che ti pare”.

Quello che mi pare, dici?

 

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La città è riempita da urla incomprensibili di gente del posto, mischiate alle risa dei turisti e ai flash delle macchine fotografiche.

Un cammello che fuma, però, ancora non l'ho visto; sapevo che non mi sarei dovuto fidare di Sergio.

Il caldo è quasi soffocante, ti costringe a cercare un'ombra in cui ripararti, anche se la differenza di temperatura non è molta.

Il borsone da viaggio pesa e la cinghia mi fa male alla spalla; ma continuo a sopportare il dolore, cercando di ignorarlo.

Non amo la monotonia; ho bisogno di muovermi, di non restare fermo, di continuare ad agire, a viaggiare o, forse, a fuggire?

Mi fermo e mi volto indietro, pensando stupidamente di poterla vedere da qui mentre se ne sta sdraiata sulla spiaggia col suo telo azzurro e la sua pelle scura.

Lei non è diversa dalle altre, lei non è riuscita ad arrivarmi in fondo, a tenermi lì con lei; l'unica cosa che ha ottenuto è che le voltassi le spalle, ignorando le sue richieste.

Le altre non hanno avuto neanche quello; solo dei respiri contenuti per poter fuggire in silenzio e il fruscio dei miei vestiti che tornavano a coprire il mio corpo.

Ma è giusto quello che sto facendo? Abbandonare così Chiara dalla pelle scura?

Forse potrei inviarle un messaggio, spiegarle tutto, scriverle: “Ehi, è finita. È stato bello ma ora ognuno per la sua strada, ok?”.

Niente, non ho il suo numero.

Rileggo il messaggio di Federica: “Ti auguro di raggiungere i tuoi sogni”.

È buffo, ancora mi fa battere forte il cuore.

Infine, continuo il mio cammino con il borsone che mi fa male alla spalla e con qualcos'altro che mi brucia il cuore.

Sono stufo della Tunisia.

 

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Mi chiedo come stia Lea, come stia procedendo la sua vita con la gamba nuova, se sta pensando a me.

No, dovrei smetterla, ormai l'ho superata: Lea è un capitolo chiuso.

Eppure ancora non riesco a togliermela dalla testa: lei dagli occhi azzurri, lei che ride per ogni cosa, lei che piange per amore, che dice di avermi dimenticato ma sta affacciata alla finestra ad aspettare che io passi sotto ad urlare il suo nome.

Lea dai capelli biondi, che vuole restare bambina, che ha sofferto troppo in questa vita ma continua ad andare avanti, con un sorriso bagnato dalle lacrime, come quella volta.

Ci sono andato a letto, Lea.”

E lei si fa cupa ma non reagisce, lo sapeva già ma non voleva dirlo, voleva che restasse solo un pensiero, un suo timore. Ed invece sono stato io a trasformarlo in parole.

Alza lo sguardo coraggiosa, sa che non dev'essere lei quella che si deve sentire in colpa ma, invece, non ce la fa, non riesce più a reggere il mio, non mi conosce, chi sono diventato?

E così ride, nervosamente, un sorriso forzato, duro, secco.

Ride per nascondere le lacrime di dolore che, all'improvviso, iniziano a scivolarle sul volto, lacerando il suo cuore ferito.

E fa male tutto questo e non lo capisco: perché lei è così diversa dalle altre? Perché Chiara dalla pelle scura non mi ha fatto lo stesso effetto? Perché ancora la cerco, chiamandola da sotto casa sua, disperato, colpevole, in cerca solo di un impossibile perdono?

 

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Le sedie dall'aeroporto sono scomode ma mi danno un po' di sollievo, liberando la mia spalla dalla cinghia della borsa.

Lo sguardo è puntato verso l'alto, dove un tabellone luminoso indica i vari voli; quello per l'Italia parte tra 4 ore.

Spero che mi bastino per prendere una decisione sicura e definitiva.

Ripenso al messaggio di Federica e cerco, per la prima volta, di analizzarlo.

Raggiungere i propri sogni...ma non è quello che facciamo tutti?

Eppure è così strano, non capisco, credevo di inseguirli con l'aereo ed invece ancora non li ho trovati; anzi, se possibile, mi sembra solo di essermi allontanato da loro.

Ma quali sono i miei sogni?

Mi infilo le cuffie dell'ipod e faccio partire la musica, per riempire il silenzio dell'aeroporto, affollato di gente.

Lucio Battisti suona la canzone del sole.

E il sole, qui ad Hammamet, non manca di certo.

Le bionde trecce, gli occhi azzurri e poi le tue calzette rosse; e l'innocenza sulle gote tue, due arance ancor più rosse.”

E Lea mi manca, come al solito.

 

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Mi alzo e la cinghia della borsa ritorna a torturarmi la spalla (“E le tue corse, l'eco dei tuoi no, oh no! Mi stai facendo paura”).

Cammino a passo deciso e sicuro: ormai so quello che devo fare; i miei sogni, certo, ancora non mi sono chiari ma il mio cuore sa come agire e da chi deve tornare (“Dove sei stata, cos'hai fatto mai?”).

Ma, il destino non è d'accordo con lui.

Il borsone picchia contro qualcosa o qualcuno e lo fa cadere a terra.

Una ragazza.

Odio queste coincidenze, queste fatalità ridicole che mi trascinano con loro e mi spingono a porgere la mano alla ragazza per aiutarla ad alzarsi.

Maledetto borsone; maledetto destino.

Lei mi guarda e, a mia sorpresa, rifiuta la mia offerta, alzandosi da sola.

Mais regarde où tu vas!!”.

La osservo muto, senza sapere che rispondere; il francese a malapena lo capisco, figurarsi a parlarlo; ma la ragazza non si arrende ed aspetta le mie scuse, tenendo le sue iridi scure nelle mie ( “E d'improvviso quel silenzio fra noi e quel tuo sguardo strano”).

Scusa”.

E lei non lo capisce l'italiano, lo vedo dalla sua faccia e dalle sue sopracciglia nere che si curvano in modo buffo.

Sorry”, le traduco imbarazzato.

E lei si calma, rilassa i muscoli e mi guarda, come in attesa di qualcos'altro.

What's your name?”

Lei sorride, era quello che stava aspettando: “Claire”.

Questa volta, il destino si è davvero superato: una Chiara francese, è assurdo.

E questa non ha la pelle scura, lei ce l'ha bianca come la mia, colore latte, chiara per davvero.

Nicola”, mi presento porgendole la mano, che lei accetta senza pensarci.

Alzo lo sguardo verso il tabellone luminoso e la scritta “Rome-Italy” è ancora lì che mi aspetta; ma sotto di lei ne compare un'altra, terribile, che mi fa tremare e titubare: “Paris-France”.

Ritorno su Claire dalla pelle di latte e ricambio il suo sorriso, ma ormai ho preso la mia decisione e non ci penso più.

I miei sogni aspetteranno.

 

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Io non conosco quel sorriso sicuro che hai; non so chi sei, non so più chi sei, mi fai paura oramai, purtroppo.”
Oddio, Lea, perdonami, sono davvero un imbecille.

 

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Giudico questo mio capitolo corto, frettoloso e, in parte, deludente per quello che mi aspettavo. Ma non è male lo stesso, lo immaginavo peggio una volta finito...:D
Nicola è il solito cretino, aveva deciso di tornare a casa da Lea ma gli è bastato il solito "incontro-scontro del destino" per fargli cambiare idea e trattenerlo ancora all'estero.
Ora è il turno della Francia! Scusate se non mi sono trattenuta molto sulla Tunisia ma non cis ono mai stata quindi per me era molto difficile inventarmi qualcosa di più preciso.
Ah, non è importante da sapere ma la parte in francese: "Mais regarde où tu vas!" significa "ma guarda dove vai!"...non è niente di che e non è così necessario avere la traduzione ma vabbè...
Eh, Nicola, Nicola...ormai sei un caso disperato! Io non so davvero più che fare con te! ù.ù
Anche se vi informo che questa Claire non è come tutte le altre...:) lei sarà davvero molto utile per l'immaturo Nicola. :)
Spoiler sul prossimo capitolo? Purtroppo temo non vi piacerà. Mattia e una ragazza che non vi dico chi faranno qualcosa...che non vi piacerà, insomma!! Sono sempre stata molto in dubbio su questa cosa e inizialmente l'avevo esclusa senza pensarci troppo (Mattia non è come Nicola, lui è già maturo ecc ecc...) però alla fine mi è tornata quest'idea e, a quanto pare, sono proprio decisa ad usarla.
Comunque vedrete quando lo scriverò e pubblicherò. :)
Penso di aver concluso.
Vi saluto, miei adorati lettori.
Vi voglio bene! <3
E Wingedangel ti adoro, come sempre!!!! :) :) :*
A presto col capitolo tragico di Mattia! :D
=Sony=

 

   
 
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