Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: Mocaccino_    03/06/2012    2 recensioni
Federica Smith.
Un futuro già programmato. Studentessa perfetta, figlia perfetta, amica perfetta, chitarrista perfetta.
"Non innamorarti" le hanno detto "Fa male e fa perder tempo"
Ma da qualche parte esiste un ragazzo sconosciuto con un paio di ricci pronti a sfaldare tutta questa perfezione
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

From the moment I met you, everything changed
I knew I had to get you
Whatever the pain.



"I would swim all the oceans, just to see you smile"
Ormai non lo considero più possibile che stiano sbagliando numero. È assurdo essere arrivati al quinto messaggio e non essersi ancora accorti di averlo inviato alla persona sbagliata.
Io sono stanca di ricevere queste pseudo dichiarazioni d’amore da uno sconosciuto ed inizio anche ad essere un po’ spaventata, perché sono sempre più sicura che questi messaggi siano proprio per me, ma sono altrettanto sicura di non aver dato il mio numero a nessun ragazzo innamorato di me ultimamente.
Qualcuno ha deciso di sua spontanea volontà di intasarmi la memoria del cellulare con frasi di canzoni d’amore, bensì io non ci trovo nulla di romantico o divertente in questo, dato che questo qualcuno evidentemente conosce me, mentre io non lo conosco.
Ecco perché ho deciso di porre fine a questa catena di messaggi anonimi comunicando al fautore di questo errore – se può considerarsi errore – che non sono la sua amata e sta solo sprecando credito inutilmente.
Chiamo il numero misterioso e attendo speranzosa che qualcuno mi risponda.
”Pronto” recita una ragazzo con uno strano accento dall’altra parte della cornetta. Cerco di riconoscere la voce, di associarla a qualche volto a me conosciuto, ma invano, nonostante ci sia qualcosa nel mio cervello che continua a ripetermi che quella voce l’ho giù udita, che la conosco.
” Vorrei solo comunicarti che è una settimana che continui ad inviare i messaggi alla persona sbagliata. Non sono la tua amata, chiaro?” Ho ricevuto messaggi nei momenti meno opportuni, mi sono sentita spiata e adesso tutta la rabbia che ho provato sta semplicemente avendo sfogo contro il suo responsabile.
”Non credo di aver sbagliato numero” replica sicuro di se, come se considerasse tutto questo uno stupido gioco. Qualcuno sta forse cercando di prendermi in giro?
”Io credo di sì invece” L’ultima cosa che avrei voluto è iniziare a litigare con uno sconosciuto tramite telefono, eppure è proprio ciò che ho appena iniziato a fare.
”Erano davvero per te quei messaggi” Mi sento spiata, continuo a non riuscire ad assegnare un volto alla voce che mi risponde dall’altro capo del telefono, mentre lui è certo di aver mandato quei messaggi alla persona giusta, ovvero a me. Come può avermi confessato il suo amore qualcuno che nemmeno conosco?
”Voglio incontrarti”. Ho la necessità di sapere chi è questo mio nuovo sfacciato ammiratore segreto e stalker, almeno se dovrò sporgere denuncia sarò in grado di descriverlo.
”Dove e quando vuoi”. Si diverte: è impavido e disinvolto.
”Piccadilly Circus alle 7:00 di questo pomeriggio” meglio optare per un luogo affollato, almeno non ci saranno eventuali disguidi.
”Perfetto. Ci vediamo bella”


Sono ancora le tre del pomeriggio e l’ansia mi sta divorando a tal punto che non riesco a star ferma neppure per mezzo secondo.
Decido, al fine di distrarmi e usare proficuamente il mio tempo, di andare da Jasmine, una mia amica di Università, a prendere gli appunti della lezioni di questa mattina alla quale sono mancata.
Jasmine è una ragazza molto affabile e gentile, solitamente allegra e positiva, ma ciò che più mi piace di lei sono la sua riservatezza e la sua capacità di rispettare le vite altrui: non è mai invadente, ma puoi contare su di lei nel momento del bisogno.
Nonostante non trascorriamo molto tempo insieme, posso considerarla la mia unica vera amica qui a Londra. Jasmine ha il fisico di una modella: è alta più della media, è magra al punto giusto, infatti non è né una stecca da biliardo né una balena, ha dei lunghi capelli marroni che le ricadono ondulati dietro le spalle ed incorniciano un viso dolce dai grandi occhi verde prato. Anche se non sarebbe mai capace di ammetterlo, è una bellissima ragazza, sia esteriormente che interiormente.
E poi, dato che la fortuna quando colpisce lo fa con grande efficacia e non tralascia nulla, Jasmine è anche ricca ed abita in uno dei migliori quartieri della città, Notthing Hill.
Mi sento sempre un po’ a disagio nel camminare per le strade di Notthing Hill. Qui è tutto così perfetto da suscitare in me un sentimento di soggezione e farmi riflettere su quanto noi umani siamo imperfetti ed effimeri.
Mentre cammino a testa bassa, per evitare di dover restare ammaliata dallo splendore di qualche villa in cui non potrei mai abitare, sento qualcuno urlare il mio nome.
Inizialmente mi blocco di soprassalto, spaventata, ma mi rilasso non appena riconosco l’euforia e nel contempo la dolcezza della voce che ha pronunciato il mio nome.
Alzo la testa e mi ritrovo Harry a pochi passi da me. “Com’è piccolo il mondo”, penso spontaneamente, eppure Londra non è il mondo e con tutte le persone che avrei potuto incrociare doveva capitarmi proprio Harry? Forse dovrei iniziare a credere nel destino.
”Ciao Harry” lo saluto, senza riuscire a nascondere la sorpresa nel farlo, mentre lui mi raggiunge
”Ciao bellissima” mi risponde lui, regalandomi un fugace bacio sulla guancia.
Arrossisco e abbasso nuovamente la testa, poi, cercando di deviare la nostra attenzione su qualcos'altro, dico
”Come mai da queste parti?”
”Sono venuto a trovare un amico. Potrei farti la stessa domanda, comunque”
”Ed io ti darei la stessa risposta, comunque” affermo, usando la sua stessa cadenza nel dirlo e facendo ridere entrambi.
Viene a crearsi un imbarazzante silenzio, poi lui mi prende sottobraccio.
”Ti accompagno”.
Annuisco.
Comunque mi resta solo un altro breve tratto di strada da percorrere, inoltre sono distratta dall’incontro che tra poche ore dovrò affrontare con il mio ammiratore segreto. Mi chiedo se sia il caso di raccontare di tutta la vicenda ad Harry, soprattutto dopo la conversazione avuta al parco la sera scorsa, ma poi penso che non sia qualcosa a cui dare molta importanza e degna di essere raccontata.
”Fede ti va di venire al bowling con me ed i miei amici questa sera?”
”Mi piacerebbe, ma ho un impegno”. A questo punto potrei anche dirgli di cosa si tratta e quindi raccontargli dell’incontra, chissà perché, però, ho voglia di tenere tutto per me.
Comunque sono sincera: mi sarebbe davvero piaciuto conoscere i suoi amici, magari gente simpatica e non presuntuosa, come la maggior parte di coloro che ho frequentato fin’ora all’Università: figli di famiglie ricche, che studiano medicina senza passione per la materia e ai quali tutto sembra essere dovuto. Non che la mia sia una famiglia povera, però, a differenza degli altri, io ho imparato a lottare per realizzare i miei sogni e a sfruttare le mie capacità. Ecco perché spesso mi capita di trovarmi a disagio con quelli della mia età ed ecco perché spero che gli amici di Harry siano diversi.
”Ei se non ti va di uscire con me e i miei amici puoi dirlo tranquillamente” replica Harry un tantino deluso, assumendo l’aria di un bambino al quale la mamma ha appena negato la possibilità di andare a giocare fuori con i suoi amici.
”No davvero, anzi sai una cosa? Domani sera verrete tutti da me e vi farò mangiare del cibo vero”.
Gli rifilo un’espressione soddisfatta, mentre lui mi guarda attonito, probabilmente cercando di comprendere il significato di quello che sto blaterando.
”Cibo italiano” specifico facendogli l’occhiolino e chiarendo quel che intendo io per “cibo vero”.
Poi, ormai arrivata a destinazione, mi accingo a suonare il campanello della villa di Jasmine, sogghignando, mentre Harry grida altrettanto divertito un “Dovrai cucinare per un esercito. A domani”


È finalmente giunto il momento di incontrare l’autore dei messaggi anonimi.
Sono stata tesa ed impaziente per tutta la giornata, controllando l’ora quasi ogni secondo, non prestando attenzione a nulla di ciò che accadeva attorno a me o a quello che mi dicevano gli altri, troppo impegnata nel figurarmi il tanto bramato incontro e nel cercare di immaginare il volto dell’ “anonimo”.
Dopotutto è noto quanto possa essere piacevole l’attesa, quel momento che precede la scoperta di un mistero e che è forse più appagante del mistero stesso: la mente vaga su orizzonti sconosciuti, totalmente libera di immaginare quello che vuole e noi ritorniamo bambini, in grado di lasciarci dominare dalla fantasia e non dall’abitudine. Nel momento in cui il segreto viene svelato anch’esso diviene normalità.
Tra circa cinque minuti la mia attesa terminerà una volta per tutte e nonostante fremi dalla voglia che ciò accada, nel contempo sono divorata da ansia e paura. E se non fosse stata una buona idea chiedergli di incontrarci? E se fosse proprio ciò che voleva lui? E se fosse un criminale? Forse avrei dovuto parlare ad Harry di questo incontro, forse mi avrebbe accompagnata o forse si sarebbe solo alterato.
Stranamente, pensando ad Harry e alla possibilità che mi avrebbe volentieri protetta, mi rilasso e cerco di non considerare tutti i “forse” più pessimistici, poiché, nonostante il più delle volte “Forse” sia una delle parole più belle del vocabolario italiano, come sosteneva Leopardi, adesso è solo un tormento.
Ritorno alla realtà e comincio a ruotare freneticamente lo sguardo da una parte all’altra di Piccadilly Circus, realizzando solo in questo momento quanto sarà difficile individuarlo non sapendo com’è fatto ed essendo circondata da centinaia di persone.
Alcuni turisti si scattano foto davanti all’ “Angelo della carità cristiana”, comunemente noto come “Eros”, altri si affollano presso l’entrata del “Criterion Theatre” ed altri ancora, quasi come sanguisughe, si precipitano nei numerosi negozi del London Pavilonne, i bambini corrono vivaci da una parte all’altra della piazza, rischiando persino di scivolare, considerato il pavimenti bagnato, visto che siamo a Londra e la pioggia non può mancare. Io, ovviamente, non ho con me neanche un ombrello, perché amo lasciarmi bagnare dalle goccioline di pioggia e lasciarmi totalmente pervadere dal suo profumo. La piazza è quindi gremita di gente ed autobus, coperta da una coltre di nuvoloni grigi ed io non ho la più pallida idea di come riuscire a distinguere il ragazzo che a breve dovrò incontrare. Per quanto ne so potrebbe essere anche uno di quei cinesi seduti vicino la fontana oppure quell’uomo indaffarato ad armeggiare nervosamente con il suo i – phone o potrebbe essere quel ragazzo con la sciarpa rossa che gli avvolge tutto il volto. Potrebbe essere chiunque. Sono stata stupida, poiché avrei dovuto indicargli un preciso punto di incontro, invece mi sono lasciata sfuggire il dettaglio più importante.
Dopo quasi dieci minuti spesi a tormentarmi e bestemmiarmi per l’errore commesso, proseguendo a guardarmi intorno spaesata come una dei tanti turisti, sento il mio cellulare vibrare nel taschino del giubbotto.
”Vieni davanti al Criterion Theatre” recita il messaggio appena inviato dal solito sconosciuto che mi sto accingendo a conoscere.
Ripongo il cellulare in tasca tremando, alzo lo sguardo e focalizzo il mio obiettivo.
Mi incammino verso di esso e noto una figura famigliare davanti all’edificio. Inizio a sentirmi rassicurata dalla sua casuale presenza, perché se lo sconosciuto ha brutte intenzioni perlomeno ci sarà qualcuno pronto ad aiutarmi. Deglutisco e proseguo la mia camminata, mi sembra di procedere a rallentatore, come se stessi vivendo la scena di un film.
Un autobus rosso a due piani mi taglia la strada, quindi sono costretta a bloccarmi per un minuto ed aspettare che scatti nuovamente il verde.
Eccolo lì il verde! Giusto in tempo, altri due secondi e sarei tornata sui miei passi, troppo terrorizzata.
Arrivo finalmente davanti al teatro, con i nervi tesi come non mai, lo sguardo vitreo, le labbra pronte a sputare qualsiasi tipo di accusa nei confronti dello sconosciuto che mi ha tormentata per giorni con i suoi messaggi.
Sorrido leggermente nel constatare che non mi ero sbagliata nel riconoscere la figura famigliare, si tratta proprio dell’Irlandese conosciuto in libreria.
Poi sento un “Ei” poco convinto proveniente proprio dalla sua direzione e, nonostante mi fossi ripromessa di concentrarmi solo sul ragazzo sconosciuto per il quale sono qui, mi volto verso di lui.
Ci incamminiamo l’uno verso l’altro e non posso far a meno di notare l’espressione imbarazzata e confusa sul suo volto, che si fa sempre più marcata man mano che avanza verso di me.
Alla fine mi squadra dalla testa ai piedi e “Non può essere”, sussurra bassa voce, ma non così tanto perché io non sia in grado di percepirlo.
Anche io lo guardarlo sempre più confusa, mentre il sorriso che ho sulle labbra inizia a scemare man mano che comincio a comprendere la situazione irreale in cui mi trovo.
Lui però non dovrebbe esserne sconvolto, no.
Finalmente, dopo quello che sembra un tempo infinito, si decide a guardarmi negli occhi.
”Federica?” mormora interrogativo, ancora più perplesso e turbato.
”Tu?” Chiedo a mia volta io, fissando curiosa le sue iridi di ghiaccio.
Forse dovrei davvero iniziare a credere nel destino, anzi eliminiamo il forse: crederò nel destino.



Alex's corner

Hello people!
Salve! Chi non muore si rivede e già, sono ancora tra voi. Mi faccio schifo da sola perchè non aggiorno dal 12 maggio, ma è stato un periodaccio. Penso che ormai sia rimasta da sola a seguire la mia storia, ma tralasciamo.
Spero che almeno il capitolo non sia uno schifo, io lo odio, ma quando mai non odio qualcosa di mio?
Vi ho lasciate con il fiato sospeso, ma penso che abbiate capito chi sia l'"anonimo" (mi da di promessi sposi" o no?
La cena a casa di Fede nel prossimo capitolo sarà molto importante, anzi nel prossimo capitolo succederanno un sacco di cose.
Ah e per quanto riguarda Piccadilly Circus o Notthing Hill, purtroppo non sono ancora mai stata a Londra, mi sono servita di Wikipedia e Google Maps, quindi se le descrizioni non sono dettagliate o corrette chiedo venia.
Se c'è ancora qualcuno a leggere, come sempre mi farebbe piacere conoscere la vostra opinione. Ok si sono logorroica ahahah.
La canzone è "Stand up" degli "One Direction" (ma va?)...
PS: scusate per gli eventuali errori di battitura :)
Bye, love ya <3
  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Mocaccino_