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Autore: Garfield    03/06/2012    3 recensioni
(Storia in revisione)
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cap.22

Ciao a tutti. Scusate per il lunghissimo tempo di attesa. Ho l'esame di maturità, finita questa tortura prometto di aggiornare più spesso e portare a termine la storia in fretta, ok? Inoltre mi sono rotta l'indice della mano destra giusto dieci giorni fa e battere una frase al computer è diventata un'impresa! -.-"
Anche questo capitolo non è stato corretto dalla mia santissima amica  Michela, perché ho fatto gli ultimi ritocchi giusto ieri e volevo pubblicarlo al più presto, ma non potevo imporle di correggermi il capitolo velocemente visto la miriade di impegni che ha per l'università. Quindi mi assumo la piena responsabilità di qualsiasi tipo di errori, dalla grammatica alla forma, contenuto compreso. :)
Prometto di rivedere e correggere tutta la storia una volta finito questo maledettissimo anno scolastico, esami compresi.
Vi lascio alla lettura, sperando che vi piaccia anche questo capitolo, nonostante sia tutto incentrato sul protagonista maschile della storia. ;)

Cap. 22

Mi sto annoiando.

Niente in televisione e niente da fare. Non ho neanche voglia di giocare all’X-BOX, cosa più unica che rara...

Ormai è tardo pomeriggio, ma quella rompiscatole di Aurora non si è ancora fatta viva. 

Che mi dia buca anche oggi? Ormai sono diversi giorni che non si fa vedere…

Mi sento strano, mi sembra di non essere all’altezza di fare nulla. Se anche solo un demone di livello medio attaccasse ora, non riuscirei a sconfiggerlo tanto sono demoralizzato.

Non mi ero mai sentito così…così…vuoto. È una sensazione fastidiosissima, mi sembra che persino respirare sia difficoltoso. Sento un peso sullo stomaco e non è dovuto al pranzo, perché quello è già stato digerito e scaricato nel gabinetto.

Mi rifiuto di credere che il mio stato d’animo sia in qualche modo legato all’assenza di Aurora, ma da quando la conosco mi comporto in modo troppo strano. Non solo sono gentile con un’umana, ma l’accolgo in casa mia, le lascio toccare le mie cose… Ho addirittura cucinato per lei!

Sicuramente mi sono un po’ affezionato alla ragazza… Ma la cosa ancora più strana è che non voglio portarmela a letto. Non solo almeno. Non mi basterebbe un’oretta di sesso al giorno con lei, vorrei saperla sempre al sicuro. Vorrei saperla sempre con qualcuno di affidabile, che la salvi da tutti quei demoni che sembrano avercela con lei. Insomma, la vorrei sempre accanto a me!
Solo per proteggerla, sia chiaro… Anche se ci andrei a letto volentieri, la bacerei fino a farle mancare l’aria, la stringerei forte tra le braccia fino a sentire il suo corpo completamente a contatto col mio…
Scrollo la testa, leggermente imbarazzato dai miei stessi pensieri.
Non so perché ho questa inspiegabile voglia di proteggerla. So solo che ho sempre paura che si faccia male e non so come reagirei se la dovessero uccidere.

Mi dirigo verso il bagno e comincio a spogliarmi.

Anche nel combattimento mi sono rammollito, a causa della preoccupazione che nutro nei suoi confronti. La sola paura di saperla in pericolo mi distrae!
Tra Distruttori siamo abituati a non preoccuparci per i nostri compagni o per i famigliari. Tutti noi siamo addestrati al meglio e, in teoria, sappiamo reagire in ogni condizioni, anche con un figlio agonizzante tra le mani.
Ma lei è umana...una stupenda umana dai capelli dorati e gli occhi scuri.

Mi butto sotto la doccia e mi sento rinascere quando l’acqua fredda entra a contatto con la mia pelle.

Mentre l’acqua mi scivola lungo il corpo accarezzandomi dolcemente, i miei pensieri si concentrano su un quesito della massima importanza: “Cosa fare questa sera?”.

Cosa potrei fare? Vediamo un po’…

Ho voglia di una pizza, una bella pizza con prosciutto crudo e salame piccante! Ho già l’acquolina in bocca!
Però andare da solo in pizzeria non è l’ideale… Mi servirebbe compagnia…
Non sono mai stato in pizzeria con Aurora, di solito ci limitiamo ad andare a prendere le pizze e mangiarle sul mio divano mentre ci guardiamo un film. Quasi sempre lei inizia a chiacchierare sulla sua giornata a scuola e contemporaneamente cerca di mangiare la sua pizza senza farla cadere. L’ultima volta gesticolava tanto nel parlare di una sua compagna di classe particolarmente esasperante che il pezzo di pizza le è volato di mano per finire dritto sul bracciolo del mio adorato divano. Si è subito voltata verso di me, terrorizzata e contrita, aveva addirittura preso a mordersi le labbra in attesa della mia reazione, ma vedendola con quell’espressione non ho potuto fare altro che scoppiarle a ridere in faccia.
Fortuna che lei preferisce le pizze bianche e abbiamo pulito il divano in un attimo!

Scrollo la testa per tornare al presente. Nonostante sia un ricordo abbastanza stupido, mi ritrovo a ridacchiare da solo come un idiota.

Devo portarla in pizzeria prima o poi, voglio proprio vedere se riesce a combinare disastri anche lì con tutte le persone agli altri tavoli che la fissano.
Ma anche oggi non si fa viva... Chiamarla è fuori discussione, le ho già mandato dei messaggi per primo, non posso essere sempre io quello che inizia a scrivere!

 

All’improvviso mi immobilizzo sotto il getto d’acqua.

Mi è sembrato di aver sentito la porta aprirsi!

Uno spiraglio di luce sembra illuminare quella giornata grigia! Di corsa mi sciacquo ed afferro un asciugamano per legarmelo in vita. Mi precipito fuori dal bagno, in soggiorno. Scruto attentamente l’ambiente, ma di Aurora neanche l’ombra.
Non è delusione quela che provo, però ci si avvicina molto.
Rimango ancora un attimo lì, a fissare il vuoto. Sembra quasi che ultimamente io non faccia altro che aspettare che lei entri da quella porta, perché solo allora la giornata sembra tornare produttiva. Mi esalta avere i suoi occhi addosso e mi impegno di più se so che lei mi sta guardando.
Mi tiro un colpo sulla fronte.

Come mi sto riducendo?! Non posso essere così dipendente da una ragazza, non ha senso!

È come se fossi imprigionato, sono in una gabbia e posso muovermi solo lo stretto indispensabile. Non riesco a capire. È come se…. È come se fossi…

Oh cazzo!

 

Mi vesto con calma, pensieroso. Ho bisogno di una pausa, devo uscire un po’ per schiarirmi le idee. Non posso essermi preso una cotta, non io! Io le donne le uso e loro usano me, solo per una relazione puramente sessuale. Nient’altro.

Però come spiegare altrimenti il mio comportamento ed i miei pensieri verso Aurora? Non ci sono neanche mai stato a letto con lei! Come posso essermi preso una cotta?

Mi manca il fiato. Devo scappare…

Mi blocco sulla soglia con il giubbotto in mano.

E se poi viene e non mi trova in casa?

Sbuffo infastidito. Non ne posso più… Sembro quasi uno di quegli sfigati che dipendono dalla propria fidanzata per uscire.

Io non sono fidanzato, sono libero ed indipendente! La monogamia non fa per me…

Sbatto la porta alle mie spalle e mi lancio per le strade torinesi respirando la libertà dei single.

 

Dopo dieci passi mi blocco.

Ma porca tr…!

Digrignando i denti ritorno sui miei passi e rientro in casa.

Maledizione! Maledizione! Maledizione!

Strappo un pezzo di carta dal blocchetto per gli appunti che tengo in sala e ci scrivo velocemente un “torno presto”.

Mentre mi do dell’imbecille, dell’idiota e molto altro, lascio il biglietto per Aurora sul tavolo in cucina. Così, nel caso passasse a trovarmi, ci sono più probabilità che aspetti il mio ritorno.

 

Quando sono nuovamente all’aria aperta inizio a correre veloce per le strade di Torino, ma le mie membra sembrano appesantite, così come i miei pensieri, da una nuova consapevolezza. Sono un coglione innamorato. Proprio come uno di quei ridicoli protagonisti dei film per ragazzine.

Cazzo!

 

Come un automa il mio corpo si muove da solo, perché la mia mente è ancora troppo presa dalla scioccante folgorazione ricevuta e rimarrà fuori servizio per un po’. La porta di casa mia che da su Torino non è poi così distante dall’abitazione dei miei genitori, infatti dopo neanche dieci minuti sono arrivato.
Fermandomi davanti alla casa in cui sono cresciuto tento di riscuotermi dai miei pensieri.
Si tratta dell’unica villa del quartiere. Un giardino di medie dimensioni coperto interamente da alberi da frutto e cespugli di rose circonda la casa a due piani. Tiro fuori dalla tasca le chiavi e apro il cancello della villa. Fortunatamente i miei non sono in casa.

Corro in garage ed entro direttamente nella zona riservata a me, dove trovo la mia adorata Honda. Si tratta della bellissima  Honda CBR600 rossa e nera, una vera bellezza. Non so perché, me ne sono innamorato subito quando mi è stata regalata dai miei genitori per i sedici anni.
Lentamente inizio a tornare in me e sento l’agitazione per la scoperta della mia cotta scivolare sotto l’ammirazione della mia amata moto.

La accarezzo delicatamente e le sussurro paroline dolci.  All’improvviso noto la catastrofe.

C’è una macchia blu sul parafango! BLU! Oddio!

Corro a prendere lo straccio dalla mensola e poi mi metto alla ricerca del prodotto apposta per pulirla. Strofino con dedizione, facendo attenzione a non graffiarla. Quando ritorna perfetta e luccicante mi fermo a fissarla soddisfatto.
Fino ai diciannove anni questo gioiellino è stato il mio mezzo preferito per muovermi, nonché il mio biglietto vincente con le ragazze particolarmente difficili da conquistare.

Chissà se ad Aurora farebbe piacere farci un giro sopra?

Inorridisco quando mi accorgo che involontariamente i miei pensieri sono tornati sulla bionda. Non è possibile!

 

 

Mi rifugio in uno dei miei locali preferiti, dove servono abbondanti antipasti e drink decenti. Mi siedo al bancone ed inizio a guardarmi intorno.
Ho voglia di chiacchierare e distrarmi con degli amici, il che è già di per sé sconvolgente, perché solitamente tendo a preferire a solitudine. 

Chi potrei chiamare?

Essendo io una persona molto socievole, ho certamente molti amici…

Ridacchio da solo e mi perdo ad osservare il drink che ho di fronte, di un bel colore rosso acceso. Quella sfumatura mi ha sempre fatto impazzire da ragazzino, anche perché a quel tempo era il colore della maglia della mia squadra di calcio…

Ideaideaidea! I miei vecchi compagni di squadra!

Di alcuni mi ricordo a malapena, non li sento da troppo tempo ed è giunto il momento di vedere che fine hanno fatto. Prendo il cellulare e faccio scorrere la rubrica telefonica in cerca di qualche nome.

Alba… Ci sono due “Alessandra”, chissà qual è mia sorella… Arianna… Ignoro volutamente il nome Aurora… Benedetta…Bona1, bona2 e una numerosa serie di “Bona”… Brimilde. Oddio, questa si chiama davvero Brimilde? Eliminata. Carlotta… Caterina…Cecilia… 

Continuo a scendere, ma non trovo altro che nomi di ragazze che non conosco. Quando arrivo alla serie di “Figa” inizio a stancarmi.

Possibile che io non abbia amici maschi?!

Rimango un attimo perplesso rendendomi conto che non ho mai avuto bisogno di amici di nessun genere, mi bastava avere compagnia per la notte per essere apposto.
Finalmente trovo un nome maschile!

“Francesco”! Che bello vederti “Francesco”!

Avvio chiamata.
Primo squillo.

È da un po’ che non li sento, ma non si possono essere dimenticati di me!

Secondo squillo.

Certo che è strano, Francesco… Non mi ricordo proprio che faccia avesse…

Terzo squillo.

Francesco, Francesco, Francesco… Più ci penso e più mi sembra strano, non mi ricordo proprio di nessun Francesco.

Quarto squillo.

Ah! Francesco!
No, continuo a non ricordare.

« Pronto? »

La sua voce ha un tono stranito, probabilmente non ha il mio numero in rubrica.

« Francesco? »

Cerco di assumere un tono di voce piuttosto sicuro, ma in realtà non sono affatto convinto di sapere chi sia questo Francesco.

« Si. Tu chi sei? »

Questo tale ha una voce fastidiosamente lieve, quasi effeminata, non sembra affatto un ragazzo.

« Giacomo. Giocavamo a calcio insieme… » Rispondo un po’ meno sicuro.

Dopo un attimo di pausa la voce sottile dell’altro ragazzo torna a far vibrare il cellulare ed io mi ritrovo a boccheggiare stranito. Eppure mi sembra di conoscerla quella voce… e non mi piace.

« Mi ricordo di te! Sei quel gran bel pezzo di manzo con un…»

Butto giù la chiamata immediatamente.

Francesco! Ho capito chi è!

Rabbrividisco e cancello il numero immediatamente, poi lancio il cellulare sul bancone del bar e mi allontano un po’ per riprendere a respirare regolarmente.
Francesco. Il terzino sinistro che nelle docce dimostrava sempre un particolare interesse per il mio culo, per non parlare di come mi guardava un’altra cosa…
Rabbrividisco di terrore. Ad un certo punto ho iniziato a tornare a casa per fare la doccia!
Mi aveva anche mandato un biglietto per San Valentino una volta, naturalmente senza intestazione, ma dagli sguardi che mi aveva lanciato quel giorno avevo capito che è stato lui! Ero l’unico della squadra che riceveva quelle attenzioni da parte sua, anzi, per gli altri lui era completamente etero, ero io quello che si inventava le cose.
Dopo aver preso atto della sua cotta per me ed averlo scaricato mi ero segnato il suo numero per non rispondere ad eventuali sue chiamate, ma evidentemente col tempo mi sono dimenticato il suo nome… Come si fa poi a non capire che è gay con una voce così… Mah…
Rabbrividisco nuovamente.
Non disprezzo gli omosessuali, ma quelli che mi guardano il sedere non mi vanno proprio a genio.

Mi guardava con interesse lì! Un altro ragazzo!

Mando giù un po’ di saliva, perché la gola mi si è fatta improvvisamente secca e tento di ricacciare quei ricordi nell’oblio.

Nuovo tentativo. 
Continuo a scorrere la rubrica del cellulare, finché non arrivo ad un “Paolo”. Si, lui me lo ricordo. Era il capitano, nonché il ragazzo con cui andavo più d’accordo.

Bastano due squilli ed il ragazzo risponde.

« Pronto. » Ecco, questa si che è una voce maschile!

« Pronto. Ciao Paolo! Sono Giacomo. »

Mi accorgo di stare sorridendo. Paolo! Il mio vecchio amico!

« Giacomo chi? »

Mi cadono le braccia. Come “Giacomo chi?”!!!
Non rifletto troppo sul fatto che se avessi ricevuto io una chiamata da un certo Paolo avrei avuto la stessa identica reazione.

« Giacomo, Giacomo Guardiani. Venivo a giocare a calcio… A Torino… »

Niente. Silenzio dall’altro capo del cellulare.

« Ah. » Sembra molto sorpreso. « Il Giacomo castano riccio o quello biondo? »

Sospiro frustrato.

« Castano. »

« Aaahhhh! Ma sei lo sbruffone! » Sbruffone? « Potevi dirlo subito! »

Non ribatto, sto ancora fissando la parete opposta con aria allucinata. Sbruffone?

« Cosa posso fare per te, Giacomo? Sono con la mia ragazza, quindi non ho molto tempo da dedicarti… »

Sbruffone?!

« Ooohhhhooohhh! Terra chiama sbruffone! Cosa ti prende amico? »

SBRUFFONE??!!

« Vaffanc…»

Mi spegne il telefono in faccia l’idiota…
Sono sicuro che da ragazzino non era così! Credo… Possibile che quello che ricordo io fosse Paolo? Adesso che ci penso mi pare si chiamasse Giovanni, forse…Mah…
Basta maschi, torniamo alle ragazze, che è più sicura la faccenda! Dopotutto le ragazze capiscono i problemi sentimentali, no? Non sono esperte di consigli amorosi e altre cazzate simili? Scorro nuovamente la rubrica telefonica.

“Figa 5a” ispira!

 

Prima che io riesca a chiamare la “Figa 5a”, una figura femminile mi si avvicina.

« Posso sedermi o aspetti qualcuno? »

Mi volto a fissarla, deciso a rifiutare qualsiasi cesso, invece mi ritrovo davanti una gran bella ragazza. Avrà all’incirca la mia età, indossa un bel tubino nero che ne delinea le forme non troppo grosse dei fianchi e quelle abbastanza abbondanti del seno. Sono un esperto in queste cose e riconosco subito un buon push-up, ma non mi importa più di tanto. Quando arrivo al viso mi accorgo che non è male, anche se ha gli occhi enormi, sembra uno di quei pupazzi per bambini che adesso si vendono in qualsiasi posto, dai negozi di giocattoli alle cartolerie.

Sono orribili e mettono ansia quei pupazzi!

Però gli occhi della ragazza sono azzurri, e, seppure inquietanti, non mi danno troppo fastidio. I capelli sono biondo platino, sembrano tinti però.

« Hei bionda! Prego, il posto è tutto tuo. »

Risolini da parte sua. La fisso leggermente sorpreso da quel verso fastidioso, ma non dico nulla.

« Allora, come ti chiami? »

Il suo tono di voce è stridulo, ma niente di troppo insopportabile.

« Giacomo. »

Nuovo giro di risolini.

Ride del mio nome o è un meccanismo automatico del suo cervello?

La studio, probabilmente ha già bevuto parecchio, perché ha lo sguardo un po’ appannato. Forse anche io ho lo stesso sguardo visto che ho già finito due bicchieri di superalcolici.

« Io sono Isabella! » Mi sorride con calore.

Proprio quello che mi ci vuole! Bionda ed “espansiva”!

 

La bionda ha rotto con quella risatina tremula e continua, ma per il resto non mi posso lamentare. Non è piatta di seno, ha un bel culo, un viso decente, i capelli biondi e due labbra rosse e piene.
Non reggo per troppo tempo la sua voce, ma per il resto non è male. Parliamo, anche se non sono abbastanza lucido per capire di cosa, poi al terzo o quarto bicchiere ci chiudiamo in bagno ed inizio a baciarla. Le sue labbra non sono morbide come quelle di Aurora e il loro sapore non è neanche lontanamente paragonabile al gusto dolce della mia bionda. Le mie mani non vagano sul suo corpo, come solitamente fanno in presenza di una bella ragazza, ma rimangono immobili lungo i fianchi. Elisabetta, frustrata dalla mia scarsa partecipazione scende a baciarmi il collo e prende le mie mani per portarsele sui fianchi. Allora cerco di partecipare di più al bacio e la stringo un po’, ma quella si mette a ridacchiare in quel modo fastidioso e blocca sul nascere qualsiasi tipo di coinvolgimento da parte mia.

Non ho voglia di portarmela a letto.
E se poi continua a fare quei risolini per tutto il tempo? No, decisamente non la voglio.

La scarico in malo modo, lasciandola lì in bagno senza uno straccio di spiegazione. L’umor nero mi invade la mente e mi sento pronto ad uccidere qualche bel demone, anche se barcollo un po’ mentre cammino verso la moto. Colto da un lampo di lucidità decido di prendere un pullman, non vorrei mai sbandare con la moto e farla cadere. Non deve avere neanche un graffio quel gioiellino!

Era da molto tempo che non usavo i mezzi pubblici e la mente annebbiata dall’alcol non mi aiuta di certo a scegliere che linea prendere, così sbaglio anche autobus e sono costretto a farmi una mezz’ora in più di strada per arrivare a casa.

 

Verso le undici di sera raggiungo la mia abitazione. Sfioro la maniglia e la porta si spalanca rivelandomi una Aurora spaparanzata sul divano che mi fissa sorridente. Rimango sulla soglia sorpreso.
Lei si alza velocemente e fa per venirmi incontro, quando si blocca in mezzo alla stanza. Mi scruta attentamente con occhio critico, probabilmente sta soppesando la mia aria sbattuta. O forse no. La vedo stringere i pugni fino ad imbiancare le nocche, irrigidire la mascella, mentre il suo sguardo si fa duro.

Mi chiedo cosa le stia passando per la testa e per un attimo ritrovo il barlume di lucidità necessario ad analizzare la situazione.
Il suo sguardo glaciale è puntato sul mio collo, dove, mi ricordo con orrore, probabilmente sono rimaste le tracce del rossetto dell’altra ragazza.
Sono ancora sulla soglia, a fissare attonito un’Aurora furiosa davanti a me, quando un cuscino mi arriva dritto in faccia. Fortunatamente la ragazza è accanto al divano e l’unica cosa che ha a portata di mano sono i cuscini, ma adesso che si avvicina pericolosamente alla lampada sul mobile, inizio a preoccuparmi.

« SEI IPOSSIBILE!»

Non avevo mai sentito la sua voce con quel tono isterico. I suoi stupendi occhi scuri mi lanciano occhiate gelide e penso che in questo momento mi ucciderebbe volentieri.
Indossa un paio di jeans ed una maglietta larga, sembra che si sia vestita di corsa e i capelli, di solito sempre abbastanza curati ed in ordine, ora sono legati alla bell’e meglio in una coda alta da cui sfuggono alcuni ciuffi. È maledettamente sensuale anche con questo aspetto trasandato e selvaggio. Me la scoperei volentieri anche su quella mensola da dove sta prendendo la lampada per tirarmela.

Scanso l’oggetto e faccio per aprire bocca, indeciso se spiegare la situazione o fuggire, ma la bionda si dimostra più svelta di me e mi lancia un intero portapenne con tanto di matitine, penne e pennarelli vari.

« STRONZO! »

Incasso l’insulto e tento di farla calmare, anche se la mente è ancora un po’ annebbiata dall’alcol.

« Andiamo Aurora, non gridare in questo modo! Siamo in una zona abitata solo da vecchi! Verrà loro un infarto se li svegli a quest’ora con la tua dolce vocina… Stai calma…»

La ragazza mi lancia uno sguardo assassino.

« TI DETESTO! »

Detto questo la mia bionda si tira indietro con rabbia un ciuffo di capelli che le era caduto sul viso e prende la sua giacca. Fa per infilarsela in un gesto rabbioso e nello stesso tempo tenta di uscire dalla porta, ma approfitto della vicinanza tra i nostri corpi per prenderle un braccio e trattenerla.
Non reagisce e non parla. Si limita a guardarmi in attesa.
Sembra quasi che si aspettasse che io la fermassi ed ora sembra aspettare qualcosa da me.

Mi dovrei scusare? E perché mai? Dopotutto non sono il suo fidanzato, non le ho giurato fedeltà, non stiamo nemmeno insieme per la miseria!

La guardo attentamente. Nonostante sia palesemente arrabbiata con me, sembra ci sia dell’altro. Ha uno sguardo allucinato, è sconvolta.

« Cosa è successo? Perché hai reagito così? » Poi mi accorgo che il mio tono di voce si è fatto dolce e tento di riprendermi.

Dovrei essere arrabbiato con lei per questa scenata… Non capisco proprio perché se la sia presa tanto!

Perso tra i miei pensieri non mi accorgo che gli occhi di Aurora sono carichi di lacrime e che la ragazza espira lentamente preparandosi a parlare.

« Io… »

« Ho tutti i diritti… » La interrompo senza accorgermene. Appena mi accorgo del suo sguardo ferito mi mordo la lingua a sangue.

Le sue guance sono pallide ed i suoi occhi carichi di lacrime.

« Scusa. Non volevo… Dimmi. »

Ma lei fa il segno “no” con la testa.

« Scusa tu, dimmi pure. » La sua voce è fioca, i suoi occhi rassegnati e tristi. C’è qualcosa che non va.

« No, inizia tu… » il mio tono di voce e quanto di più simile ad un’implorazione io potessi emettere, ma lei sembra decisa a lasciare parlare me per primo e si chiude in un risoluto silenzio.

Cerco i suoi occhi con i miei, ma Aurora si ostina a tenere lo sguardo basso.

Tento di ritrovare tutta la mia risolutezza e inizio ad esporre i miei pensieri con voce decisa. « Dicevo… Non è giusto che mi tiri addosso lampade o cuscini. Tu non ti sei più fatta vedere ultimamente… »

Noto solo per un attimo un’espressione ferita sul suo volto, ma, nel giro di pochi istanti, il suo viso torna inespressivo.

« Ok, ora vado. »

Con uno spintone si libera della mia presa ed esce di casa senza neanche guardarmi in faccia.

 

Mi ha lasciato di nuovo solo. Adesso tutto ricomincerà da capo e io dovrò aspettare a lungo prima che lei ritorni.
Sento la rabbia salirmi dentro.
Mi avvicino alla libreria, che lei ama tanto, e scaravento giù i libri. Li tiro giù, li scaravento a terra e li pesto con forza.

Ma cosa devo fare? Cosa pretende da me?

Sento qualcosa pizzicarmi gli occhi, ma non possono essere lacrime.

Sono un uomo e gli uomini non piangono, nemmeno per la frustrazione!

Mi lancio sul divano ancora vestito e fisso il soffitto.

Perché con Aurora è tutto così complicato? 

Mi alzo e mi muovo verso la cucina, diretto al frigo, dove spero di trovare degli alcolici, ma appena entro nella stanza noto la tavola apparecchiata per due persone. Due tovaglioli, due bicchieri, due forchette… e al centro due cartoni di pizza sovrapposti. Li riconosco, provengono dalla stessa pizzeria in cui andiamo io e Aurora a prendere le pizze. Mi avvicino e alzo il coperchio del primo cartone.
Una pizza bianca, con mozzarella, stracchino, salmone e rucola, una delle preferite di Aurora. Ne mancano all’incirca tre triangolini, si vede che aveva fame e si era stancata di aspettarmi.
Alzo il coperchio della seconda pizza. Una rossa con salame piccante e prosciutto crudo.

Mi lascio cadere di peso sulla sedia, con lo sguardo ancora sulla pizza. Ne prendo un pezzo e lo assaggio, è ancora buona nonostante sia ormai fredda.

Oggi avevo proprio voglia di pizza…

Ancora una volta vi ho lasciato senza spiegazioni su quanto accaduto ad Aurora, questo capitolo era ambientato lo stesso giorno in cui la nostra protagonista ha perso i sensi, diciamo che più o meno nello stesso momento in cui Giacomo si faceve le seghe mentali (degne di una donna) sotto la doccia, Aurora stava ascoltando le musiche composte dal misterioso biondino. Come avrete capito, Aurora è rinvenuta e, verso sera, è corsa da Giacomo, dove ha avuto la sgradita srpresa. Nel prossimo capitolo riprenderò un po' in mano la situazione e forse si svelerà qualche segretuccio. Ci avviamo verso la conclusione. Scusatemi se il prossimo capitolo tarderà un po', ma sono in periodo "esame di maturità" e senz'altro capirete che ho differenti priorità dallo scrivere questa storia al momento. Tuttavia appena sarò libera mi dedicherò a voi! ;D

 

  
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