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Autore: Eralery    03/06/2012    2 recensioni
L’ultimo anno è sempre quello più intenso, perché sai di non avere altre possibilità.
Se vuoi una cosa, è la tua ultima occasione per prendertela. Il massimo dei voti, la ragazza che ti piace ormai da una vita, la coppa del Quidditch. Se vuoi una cosa, prendila e basta, non pensarci troppo su, fallo e basta, perché là fuori non la potrai più trovare.
Là fuori c’è solo caos, desolazione, guerra e morte.
Capitolo 5:
«Tutto questo qui» le spiegò, indicando il campo con un movimento del polso e della mano. «per me è importante. E stare qui, sulle tribune, non può farmi stare bene».
«Ma… è solo un gioco, Potter. Solo un gioco» farfugliò, perplessa, e poi lui scosse la testa.
«No, Evans, per me non è solo un gioco» sorrise laconicamente, e mentre la ragazza faceva per ribattere, riprese: «Per me è un ricordo».
«Diventerai il Cercatore migliore di tutti, figlio mio»
Capitolo 7:
« Ma quelli non sono i miei calzini? » s’informò, allibita.
« Sì » rispose tranquillamente Sirius, come se avere un paio dei suoi calzini fosse la cosa più naturale del mondo.
« E perché tu hai i miei calzini? »
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Mary MacDonald, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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capitolo 6

A Flaqui,
perché anche lei Sirius lo vede solo con Mary 

Capitolo 6: Don’t let it break your heart


« Evans, possiamo andare? » le chiese James, avvicinandosi alla poltrona della Sala Comune dov’era seduta, attento a non sbagliare qualcosa, qualunque cosa.
« Cosa? » si sorprese lei, sobbalzando sulla panca. Socchiuse le labbra per parlare, ma poi si lasciò sfuggire un « Oooh » di comprensione e gli sorrise appena: « Giusto, la ronda. Be’, io direi di sì, comunque… ».
Lily si alzò e iniziò ad incamminarsi. James fece per andarle dietro, ma poi si accorse della borsa che la ragazza aveva dimenticato al posto; la prese e camminò rapidamente fino ad affiancarla. Lei stava dicendo qualcosa, ma, avendo perso la parte iniziale, il ragazzo non capì nulla; Lily dovette accorgersene dalla sua espressione palesemente perplessa, poiché disse: « Potter? Non mi hai ascoltata, vero? Potrei sapere perché, magari? ».
« Perché una certa ragazza dai capelli rossi aveva dimenticato la borsa » sorrise affabilmente il ragazzo, porgendole poi la tracolla. Quando la vide arrossire appena, non poté trattenersi dall’allargare il proprio sorriso: nonostante tutto, renderle le cose un po’ più complicate ancora lo divertiva da morire.
« Oh » borbottò lei, presa in contropiede. «Uhm. Be’… Grazie?»
« Non c’è di che, Evans » liquidò il discorso James con un gesto della mano. « Comunque, che stavi dicendo prima? »
« Niente di importante » borbottò lei, sistemandosi la borsa a tracolla, mentre James scuoteva appena la testa. « Quali piani dobbiamo controllare?»
« Terzo e quarto » disse, dopo aver controllato le varie distribuzioni su un foglietto spiegazzato che aveva tirato fuori dalla tasca dei pantaloni. « Il secondo lo controllano i Serpeverde, a quanto pare ».
« Basta che non li incontriamo » mormorò Lily, scrollando le spalle, quasi senza accorgersene. Quando capì di averlo detto ad alta voce, s’irrigidì ed arrossì un pochino.
« Tranquilla » le sorrise James, facendola passare per prima attraverso il buco del ritratto e poi spingendola verso sinistra. « Vieni di qua, faremo prima e non dovremmo incontrare nessuno ».
Lily annuì, seguendolo appena dietro di lui. Non era mai passata in quel corridoio – ne era sbalordita: pensava che, dopo tutto quel tempo, conoscesse molto di Hogwarts –, ed ogni cosa, lì, per lei, era del tutto nuova: le armature, gli arazzi, i quadri – aveva addirittura colto in fragrante un’avvenente donna dipinta che, dal suo bel quadro medievale, ammiccava senza ritegno in direzione di James. Quest’ultimo, però, sembrava non averlo notato o non averci dato importanza – Lily non seppe perché, ma un po’ le fece piacere.
La bacchetta di James illuminava appena il corridoio buio, rischiarato un poco dalla luce di quello spicchio di luna che s’intravedeva dalle vetrate delle finestre.
Quando fu abbastanza vicina da riconoscere una rampa di scale – che stranamente non si muovevano – sgranò appena gli occhi, girando il viso verso il ragazzo e domandando: « Ma dove siamo? »
James sembrò ridacchiare della sua curiosità malcelata prima di rispondere con un sorriso stranamente pacato: « Al quinto piano, ma scendendo quelle scale arriveremo terzo. Vedi che abbiamo fatto prima? »
« Wow » esalò Lily, impressionata. « Per una volta mi ritrovo ad ammirare i tuoi trucchetti, Potter… ».
A James, d’altro canto, sembrò di mancare un battito, nel sentirle dire ciò. E anche nel vederla così, forse: lì, accanto a lui, per una volta non arrabbiata o irritata, ma semplicemente Lily – con i capelli rossi che le sfioravano guance e collo, gli occhi verdi aperti e grandi, con la pelle chiara e le labbra rosee, con quel piccolo sorriso e la bacchetta per una volta non puntata contro di lui.
Le lanciò delle occhiata di sottecchi, mentre scendevano le scale e iniziavano a muoversi per il terzo piano, ma poi – Bang! – uno strano fragore attirò la loro attenzione. La vide irrigidirsi al suo fianco e stringere la presa sulla bacchetta finché le nocche non le sbiancarono quasi del tutto.
« Ehi… » provò a dire, ma Lily, con la sua voce perentoria, lo interruppe.
« Viene dal piano di sotto, vero? »
« Credo di sì » rispose James, rapidamente. « Mi chiedo cosa stia succedendo. Andiamo a controllare? »
« Direi di sì, dopotutto siamo i Caposcuola ».
« Giusto ».

Il secondo piano, se possibile, era ancora più buio di quello da cui arrivavano, e Lily e James dovevano camminare con attenzione a dove mettevano i piedi, perché anche il benché minimo rumore avrebbe potuto rovinare tutto – qualunque cosa fosse quel tutto.
James era serissimo, e non seppe perché, ma ciò non la stupì – si stupì, invece, che non fosse successo, perché aveva sempre ritenuto James uno sbruffone, uno che non faceva altro che divertirsi, eppure, in quel momento, non le era sembrato così.
Con la mano libera – l’altra teneva alta la bacchetta – continuava a grattarsi i polpastrelli, nervosa, e smise solo quando James, che era avanti a lei di nemmeno due passi, le bloccò la strada alzando un braccio.
« Che c’è? » sbottò a bassa voce, dopo essersi scontrata con l’arto dell’altro.
« C’è qualcuno » rispose semplicemente, guardandola eloquentemente.
Stupidamente, Lily fece per aprire bocca, ma qualcun altro la anticipò, mentre quattro figure uscirono rapidamente da un’aula poco distante senza vederli: « Muoviti, che aspetti? »
Lily fece per muoversi in avanti, la bacchetta pronta a lanciare incantesimi, ma James la trattenne per il braccio, tenendola ferma accanto a sé. Lei lo gelò con un’occhiataccia e provò a divincolarsi senza far rumore, ma James riuscì ad avere la meglio, e, dopo uno sguardo ammonitore, le si pose davanti – Lily boccheggiò un attimo, dopo di ciò, non sapendo se prenderlo come qualcosa di buono o come un “ti proteggo io che tu non ne saresti capace”.
« Muoviti, ho detto! » sbottò sempre la solita voce – Lily era quasi del tutto certa che fosse stato Wilkes a parlare, ma tutti i ragazzi tenevano i cappucci sulla testa e per questo era impossibile vederli in faccia.
« Che stai facendo, stupido? » sibilò un altro, e i due Grifondoro capirono che stava brandendo una bacchetta solo quando videro scaturire poche scintille rosse.
Nel frattempo, dalla porta uscì una quinta figura, il mantello scuro che gli ondeggiava attorno alle gambe. Sembrava piuttosto scocciata, lo si capiva dal tono con cui aveva pronunciato quelle parole: « Eccomi », mentre dall’aula lasciata giungeva come un lamento soffocato. Lily tentò di muoversi, senza pensare ad altro, ma James la trattenne, posandole la mano sul braccio – non dovevano farsi vedere, almeno per ora.
« Finalmente » scandì il più vicino alla finestra, affacciandosi. « Che dovevi fare? Se fosse passato Gazza saremmo finiti in guai seri, te ne rendi conto? »
« Ovviamente » - una voce monocorde, a tratti melliflua, che James non tardò a riconoscere. Lanciò uno sguardo a Lily, che, accanto a lui, sembrava non essersi accorta di nulla, troppo intenta a guardare quello che aveva parlato – e che era Mulciber, colui che aveva usato la Magia Oscura sulla sua migliore amica – come se volesse pestarlo alla babbana. Sperò non si accorgesse di chi aveva appena parlato – ma sapeva che, in fondo, era chiederle troppo.
« Non sembrava ».
« Avete finito o dovete ancora parlare? » chiese Dolohov, sarcastico, sistemandosi il cappuccio. « Ditemi, volete un divano e qualche dolce con del Whiskey? » poi si girò verso il nuovo arrivato, scuotendo la testa. « E tu evita di fare così di nuovo, Piton. Lui non vuole, e noi non dobbiamo farci beccare. Pensavo di essere stato chiaro, su questo ».
James chiuse gli occhi, mentre Lily esalava un respiro che aveva a lungo trattenuto all’interno della cassa toracica – cassa toracica in cui il cuore continuava a battere all’impazzata, come un cavallo impazzito che correva follemente verso il traguardo. Socchiuse gli occhi, poi, James, e la vide appoggiarsi al muro, pallida come un cencio e con gli occhi verdi e spalancati.
Mentre i passi dei Serpeverde, che avevano finito di discutere, si allontanavano, James si piegò sulle ginocchia per essere alla sua altezza – senza che lo volesse, le ginocchia non avevano ceduto e lei si era ritrovata seduta a terra sul marmo freddo.
No – pensò, scuotendo la testa. No, no, no. Non era lui. No, no, no.
«Evans? ». La voce di James Potter le giungeva come ovattata, come se si trovasse da tutt’altra parte. Anche se lo vedeva, avendo gli occhi aperti, non riusciva a percepirlo lì per davvero – si sentiva come isolata da tutto il resto, e con lei rimanevano solo ricordi e pensieri confusi.

Through my maze is flowing

« Evans, dai… ».
Dal canto suo, James non aveva idea di cosa fare – vederla così non gli piaceva, e lui non era molto bravo a trattare le ragazze piangenti, essendo un maschio e per di più figlio unico. La guardava tremare appena, la fronte aggrottata, non sapendo bene se doveva prenderle una mano e aiutarla ad alzarsi o aspettare che si calmasse.
Alla fine, decise di aspettare un attimo per poi riportarla in dormitorio – la ronda, per loro due, finiva lì: James sapeva che Lily non avrebbe retto ancora tanto.
« Evans » la chiamò ancora, e Lily puntò di nuovo gli occhi su di lui, rendendosi finalmente conto di dov’era, di cos’era successo e tutto quanto il resto.
I suoi occhi, per quanto odiasse piangere e mostrarsi debole, si inumidirono rapidamente, ma le lacrime non le scesero lungo le guance. Provò ad alzarsi, Lily, e James all’inizio non fece niente, non sapendo bene cosa fare, ma, vedendola tremare, le passò un braccio attorno alla vita per aiutarla – braccio che tolse subito, una volta fatto il suo dovere, ma che tenne sempre pronto a sorreggerla.
Avvertirono un gemito soffocato giungere dall’aula che i Serpeverde avevano lasciato da poco e vi si avvicinarono – nonostante tremasse, Lily non barcollava, e la presa sulla bacchetta, tutto sommato, era piuttosto salda e decisa: le nocche per erano livide, e le unghie ci si stavano chiaramente premendo contro.
A terra, sdraiato tra un banco ed un altro, c’era un ragazzo di nemmeno quindici anni di Corvonero, la mano premuta sul viso e l’altra sul braccio destro, che stava evidentemente sanguinando, vista la macchia rossa che si allargava sulla manica della divisa.
Lily si inginocchiò accanto a lui, cercando di fargli spostare la mano dal braccio – quando ci riuscì, con un incantesimo tagliò la manica della divisa per vedere meglio: un lungo e profondo taglio faceva bella mostra sulla pelle chiara.
Accanto a lei, James levò la bacchetta contro il ragazzo, sotto lo sguardo confuso della compagna.
« Stupeficium » mormorò, e poi, vedendo Lily sgranare gli occhi, spiegò: « Per fermare il flusso… Sai, la ferita ».
Lily sembrò sinceramente stupita di ciò, ma non disse niente – si limitò ad alzarsi e mormorare un incantesimo per portare il ragazzo in Infermeria.
James la seguì poco dopo, sicuro che no, la serata probabilmente non sarebbe finita lì – non per Lily, almeno. 


*


Una volta entrata in camera, si chiuse lentamente la porta alle spalle – la testa le pulsava terribilmente, e sentiva gli occhi bruciare e le lacrime minacciavano di scendere molto presto. Aveva congedato Potter in Sala Comune con un rapido e borbottato « Buonanotte, Potter », prima di muoversi con passo studiatamente calmo, e poi, quando era stata certa che lui non la vedesse, era corsa a perdifiato fino alla porta del suo Dormitorio.
Le altre erano già tutte in camera – Alice leggeva uno dei fumetti che Miriam soleva regalarle ad ogni festività, Claire scriveva una lettera, Miriam si metteva lo smalto e Mary si stava sfilando la maglietta per mettersi la camicia da notte.
Fu Mary ad accorgersi per prima del suo arrivo, e vedendo i suoi occhi verdi lucidi e grandi si precipitò verso di lei, la maglietta alzata fino a sotto il ferretto del reggiseno, abbracciandola con forza.
« Oi, che succede? » le chiese, mentre le altre si giravano verso di loro.
« Sever- » iniziò, ma Mary la interruppe bruscamente:
« Che ha fatto? » - non aveva mai sopportato Severus Piton, soprattutto quando vedeva la sua migliore amica in quello stato a causa sua. « Dimmi che ha fatto, Lily ».
Lo sapeva, Lily, che quello era il modo di proteggerla di Mary: se qualcosa le faceva male, Mary avrebbe sempre cercato di annientarla o come minimo avrebbe cercato un modo per non farglielo più pesare.
« Terzo piano. Corvonero. Serpeverde » disse Lily, parlando telegraficamente, usando solo le parole chiave, e negli occhi di Mary si fece largo la comprensione e poi la rabbia. « Ho avuto paura ».
« E c’era anche Severus? » le domandò l’amica, mentre le altre assistevano con attenzione, aspettando di capire qualcosa di più – Lily aveva solo sussurrato.
Lily annuì, e Mary cercò di calmarsi.
« Ti hanno fatto qualcosa? »
« Non ci hanno visti » rispose rapidamente, strofinandosi gli occhi con le dita. « Io… perché è diventato così? »
« Lily, tu non ci puoi fare niente… » iniziò Alice, ma Mary, brusca, la interruppe.
« Lils, basta. È lui che ha scelto, okay? Tu non c’entri niente. Non devi sentirti in colpa, non è colpa tua, se è quel che vuole essere lascialo perdere, tu hai perso anche troppo tempo dietro di lui ». Era stata troppo brusca, lo capì vedendo le spalle incurvate di Lily.
« Mary! » esclamò Claire, mentre Miriam richiudeva lo smalto ed osservava la scena con aria critica.
« Mary niente! » sbottò quella, allargando le braccia. « Mary proprio niente! Sono stanca! » - si girò verso Lily. « Sei la mia migliore amica, ti voglio così bene che a volte mi sento troppo piccola ed insignificante per poter contenere qualcosa di tanto grande, ma ora basta. Non puoi ridurti così! L’ha scelto lui, l’ha fatto lui! Tu, con lui, ormai non c’entri più niente! Lui ha scelto da che parte stare, e mi dispiace, ma non è la stessa nostra ».
Lily, ferita, non abbassò gli occhi e provò a ribattere: « Non ha scelto! Lui non è così! »
« Apri gli occhi, Lily! Lui aveva già scelto quando ti ha chiamata Mezzosangue! ».
L’aveva detto. E stranamente, a contrario delle aspettative, non se ne pentì: per qualche ragione, pensava davvero che quella fosse l’occasione giusta per dire tutto. Perché Lily doveva smetterla di ridursi in quello stato per un caso ormai perso, per un’amicizia ormai finita: Lily doveva guardare al futuro, e Severus Piton aveva deciso da solo, due anni prima, di non farne parte.
« Mary -».
« No. Lily, ti prego ».
« Era il mio migliore amico » sussurrò Lily, sentendo gli occhi pizzicare ancora di più e la vista appannarsi.
« A volte alcune amicizie finiscono » ribatté Mary, lapidaria.
Miriam, Alice e Claire chiusero la bocca, girando lo sguardo da un’altra parte, mentre le guance di Lily venivano definitivamente rigate da grosse lacrime perlacee – odiava piangere davanti gli altri, Lily, lo sapevano tutte.
« Come puoi dirmi questo? » domandò a Mary – l’unica che non si era girata ma che continuava a guardarla dritta negli occhi –, con la voce rotta. « Come fai? »
« Lo faccio per te » rispose, afferrando un libro che aveva poggiato sul baule e avviandosi verso la porta del Dormitorio. « Apri gli occhi e capiscilo ».
Così dicendo, si chiuse la porta alle spalle.
« Lily, senti -» cominciò Alice, ma Lily la zittì entrando in bagno e chiudendosi  con forza la porta alle spalle.
« Hanno litigato davvero? » chiese invece Miriam, e non ricevette risposta.


Come on, baby
Don’t let it break your heart


Mary gettò con talmente tanta forza il libro sull’unica poltrona rimasta libera in Sala Comune che un ragazzino poco distante si girò verso di lei per poi allontanarsi un po’. Lei si sedette sulla poltrona, incrociando le gambe e poggiando il libro aperto sulle ginocchia, senza però leggerlo. Lo sguardo rimaneva fermo sulle prime righe della pagina numero trecentonovantaquattro, mentre le dita della mano destra giocavano con l’angolo della pagina.
« Comunque non dovresti spaventare così i primini ».
« E da quando ti importa dei primini, Sirius? ».
Appoggiato allo schienale della sua poltrona, i gomiti che affondavano nel tessuto soffice e il busto inclinato in avanti, verso di lei, Sirius scoppiò a ridere – aveva una risata tutta particolare, Sirius, e Mary si chiese perché tutto, in Sirius, almeno per lei, lo fosse.
« Ovviamente » ribatté, girandosi con il busto verso di lui ed alzando un po’ il viso per ricambiare il suo sguardo.
« Già » annuì lui, facendo poi il giro della poltrona per sedersi per terra, davanti a lei. « Comunque, come mai qui? E da sola, poi? »
Mary si adombrò un attimo, prima di rispondere, monocorde: « Niente, ho litigato con Lily », girando pagina più che altro per fare scena e senza guardarlo più negli occhi.
« Oh » disse soltanto, un po’ sorpreso: da quel che ricordava, Lily e Mary non litigavano sin da quando erano diventate amiche – non come per i primi due anni, che le due avevano passato ad odiarsi cordialmente e vicendevolmente, litigando di continuo per qualunque cosa. « E perché? » domandò poi, cercando di nascondere la curiosità.
Mary alzò gli occhi su di lui, e sorrise nel vedere quel lato di Sirius così da anziana pettegola. « Niente, tranquillo » liquidò il discorso, girando un’altra pagina, senza avere la benché minima idea di cosa ci fosse scritto nelle precedenti.
« Mary, Mary, Mary » la canzonò lui, agitando l’indice della mano destra in aria con fare da maestro. « tu non mi inganni: cos’è successo? »
« Da quando ti importa? » gli chiese, sorridendo appena.
« Lo sai che mi importa » ribatté lui, annuendo con vigore alle proprie parole.
Mary gli sorrise con dolcezza – Sirius, prima di poterselo impedire, pensò che avrebbe staccato la testa a qualunque altro ragazzo ricevesse quel sorriso da parte sua – ed annuì. « Grazie ».
« Ti pare? » domandò lui retoricamente. « Che cogliona… »
« Parli tu, Sirius? » ridacchiò, sentendosi più leggera rispetto a quando era scesa.
« Siamo entrambi coglioni, okay? » rise lui, con allegria, contagiandola mentre annuiva – Sirius la metteva sempre di buonumore, perché sapeva esattamente cosa fare con lei, in quei momenti.
« Ci sto ».

*


Quando rientrò in camera, James vi trovò solo Frank, Peter e Remus. Il primo era seduto per terra a mangiare Cioccorane, il secondo controllava la Mappa del Malandrino, mentre l’ultimo stava sistemando sul baule i vestiti che avrebbe indossato l’indomani.
« Oi » lo salutò Frank, che fu il primo ad accorgersi del suo rientro. « Com’è andata? » chiese, dopo aver visto l’espressione tetra di James.
« Abbiamo incontrato Piton ed altri, durante la ronda » rispose, slacciandosi la cravatta e lanciandola sul proprio letto. « Avevano fatto qualcosa ad un Corvonero. La Evans sembrava sul punto di svenire… ».
« Cosa? » domandò Remus ad alta voce, allibito. « Stai scherzando ».
« No » sospirò James, scuotendo la testa.
« Ma dove eravate? » chiese anche Peter, che aveva chiuso rapidamente la Mappa del Malandrino senza farsi vedere da Frank.
« Secondo piano ».
« Bah… » mormorò Frank, guardando le cartacce dei suoi dolci solo per non dover alzare gli occhi. « Dove siamo finiti… »
In un mondo di matti – pensò James, mesto.
« Già » si limitò invece a dire, per poi guardarsi attorno: « Ma dov’è Sirius? »
« Era andato giù nelle Cucine » rispose Frank.
« Poi vediamo » gli sillabò Peter, indicando con un cenno della testa la Mappa.
James annuì e dopo pochi minuti – passati con il fregare una Cioccorana a Frank e cercare di appiattirsi un poco i capelli – gli chiese di passargli una pergamena – Peter ovviamente capì e gli passò la loro amata Mappa. Vide il cartiglio con il nome dell’amico superare il Ritratto della Signora Grassa e, anziché andare verso le scale, avvicinarsi al nome di Mary MacDonald – per un minuto circa i due cartigli erano rimasti praticamente sovrapposti, lasciando James un attimo perplesso, ma poi quello di Sirius fece il giro di quello di Mary e gli si mise di fronte.
Quando Frank entrò in bagno per farsi una doccia, ghignò nella direzione di Remus e Peter, che stavano tirando fuori un pacchetto di carte da gioco babbane: « Quand’è che si metteranno assieme? » domandò, retorico, sventolando la Mappa.
« Chi? » chiesero gli altri due quasi in coro, osservandolo con aria confusa – effettivamente, visto da fuori, ciò che aveva detto James non aveva granché senso.
« Sirius e Mary, ovvio! »
« Perché ce lo chiedi? » chiese ancora Peter, un po’ spaesato, trovando l’appoggio di Remus.
« Perché poco fa i loro nomi erano l’uno sopra l’altro » rispose con un sorriso angelico James, serafico.
« Mary e Sirius? » domandò Remus, mentre la porta si apriva.
« Sirius cosa? » chiese il diretto interessato, che era appena entrato in stanza – sulla camicia bianca spiccava una vistosa macchia rossa: probabilmente more, vista la snaturata passione di Sirius per esse. Aveva la cravatta allentata e la camicia fuori dai pantaloni, e James ovviamente interpretò male, esibendosi in un largo sorriso sornione.
« Divertito? »
« Eh? Oh, sì, le more erano fantastiche » annuì Sirius, serio, passandosi una mano sullo stomaco. Vedendo l’amico scuotere la testa ed allargare il sorriso, aggrottò le sopracciglia. « Che c’è? »
« C’è che non dicevo del cibo, ma di qualcos’altro… O meglio: qualcun altro... »
Lo sguardo di Sirius si fece pensieroso, ma poi, quando vide la Mappa nel pugno dell’amico, gli lanciò un’occhiataccia: « Che fai, Potter, mi spii? »
« Nah, ma non cambiare discorso. Che ci racconti? » - ed indicò se stesso e Remus e Peter, che cercavano in tutti i modi di non ridere delle occhiate omicide di Sirius.
« Niente, stavamo solo parlando » rispose, guardando con aria critica la propria camicia macchiata.
« E di cosa? » lo interrogò Peter, divertito.
« Boh, niente in particolare… Era un po’ giù e quindi abbiamo chiacchierato » disse con una scrollata di spalle, scrollando le spalle e pulendosi la camicia con un colpo di bacchetta.
Remus, tranquillo, lo avvisò che quel sabato ci sarebbe stata un’uscita ad Hogsmeade, e Sirius lo guardò in tralice, mentre James alzava i pollici nella sua direzione e Peter sorrideva con allegria.
« E con questo che vorresti dire, Moony? »
« Che dovresti invitarla » replicò semplicemente Remus, come se fosse la cosa più ovvia – ed effettivamente, secondo lui, alla fine lo era, visto che parecchie volte aveva notato l’amico guardare verso la ragazza o viceversa.
« Perché? No! Noi siamo amici ».
« Amici molto intimi, allora, viste le occhiate che le lanci di tanto in tanto… » sogghignò James, che si stava divertendo un mondo – prendere in giro Sirius sulle ragazze era davvero divertente, perché l’amico cominciava a protestare, anche se l’unica volta prima di allora che si era davvero interessato a qualcuno ci aveva preso un bel due di picche.
Sirius lo guardò malissimo e fece per parlare, ma Peter lo interruppe:
« E comunque lei accetterebbe ».
« Siamo amici… » tentò ancora Sirius – anche se l’ultima affermazione di Peter l’aveva fatto tentennare notevolmente.
« Quindi non ti darebbe fastidio se lei ci andasse con qualcun altro, no? » domandò ancora Remus, con il suo tipico modo di fare molto diplomatico.
Sirius non rispose ed incassò il colpo, mentre James scoppiava a ridere e Remus gli diceva di andare ad invitarla. Dopo quasi un minuto – in cui la mente di Sirius non riusciva a partorire altro che “Siamo amici”, “Se mi dice di no faccio la figura dell’idiota”, “Lei non mi piace!”, “Però è carina quando sorride…”, “Si potrebbe provare” –, la porta si richiuse dietro le spalle di Sirius.

« Mary! Ehi! »
« Ciao di nuovo, Sirius ».
« Senti, ti va di venire ad Hogsmeade con me, sabato? »


If I lost it all
I fell into the trap
And she goes.









Dopo una lunga pausa, rieccomi qui con il sesto capitolo di Reaching.
Inizialmente non doveva essere così, doveva esserci solo la parte di Severus e un altro paio di cose, ma poi, durante la scena delle ragazze, Mary ha preso le redini del gioco ed è successo questo! Mi è piaciuto da morire poter finalmente scrivere un pochino di lei e Sirius – e nel prossimo capitolo li vedremo assieme ad Hogsmeade *-* -, spero che a voi sia piaciuto leggere di loro! ;)
Oh, e poi qui abbiamo anche la prima litigata tra Lily e Mary. Sinceramente sono dalla parte di Mary XD E voi? Vabbé, però vi prometto che nel prossimo capitolo faranno pace (io ce la sto mettendo tutta, comunque, per scriverlo il più rapidamente possibile in modo da non farvi attendere ancora).
Oh, e iniziano un po’ gli accenni JamesxLily, che ne dite? :)
Poi: i versi in inglese sono della canzobbne dei Coldplay Don’t Let It Break Your Heart (da cui prende anche nome il titolo), e le traduzioni, in ordine, dovreero essere:
- Through my maze is flowing: sto fluttuando attraverso i miei giorni.
- Come on, baby, don’t let it break your heart: Avanti, tesoro, non lasciare che questo ti spezzi il cuore.
- If I lost it all, I fell ito the trap, and she goes: e se perdessi tutto, cadrei in una trappola, e lei se ne andrebbe.
Ora vado, fatemi sapere cosa ne pensate (anche se dopo le zero recensioni al capitolo 5 non è che ci conti più di tanto :)
A presto!
A.



Per chi volesse, la mia pagina è QUESTA.

   
 
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