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Autore: porcelain heart    03/06/2012    4 recensioni
Cosa accadrebbe se una fan fosse improvvisamente notata tra la folla durante un concerto, e dopo vari avvenimenti diventasse una figura di riferimento per i suoi cinque idoli? Tratto dal sogno di una qualunque directioner, perchè ci hanno insegnato loro ad avere il coraggio di sognare.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Riportala da noi, ti chiedo solo questo.”
“Ci proverò Harry.”
“Promettimelo.”

Louis guidava ininterrottamente ormai da più di due ore, quando il cartello autostradale che segnava l’ingresso a Bristol apparve davanti ai loro occhi; aveva canticchiato qualunque canzone passasse alla radio con metodico disinteresse, il gomito destro poggiato al finestrino aperto e la mano sinistra sul volante – essendo la strada tutta dritta, non c’era poi bisogno di molto controllo. Ogni tanto distoglieva la propria attenzione dalla strada che scorreva davanti ai suoi occhi, per spostarla sul ragazzo seduto accanto a lui che aveva dormito circa per tre quarti del viaggio ma che adesso stava sgranocchiando dei Taco’s che avevano comprato dopo aver fatto una piccola deviazione durante il tragitto; questo, apparentemente, era sereno e rilassato: ma si sa che Niall è un ragazzo che cerca sempre di trovare il positivo in ogni situazione quindi non c’era poi molto da fidarsi di quel sorriso che ne illuminava a tratti il volto.
“Non devi uscire a Bristol, ma a quella dopo.” Commentò, controllando sul telefono il tragitto consigliato; tra tutti e due avevano un senso dell’orientamento pari allo zero, ed il caro Liam aveva loro consigliato di ricorrere all’aiuto di un’entità superiore: Google Maps.
In fin dei conti non ci misero poi molto a raggiungere il complesso in stile georgiano di piccole villettine di cui faceva parte la casa che stavano cercando: si affacciavano tutte su una strada piuttosto ampia e ben illuminata, e se ne stavano lì tutte identiche se non per qualche piccolo dettaglio a tratti insignificante.
“Questo dev’essere un incubo.” Sibilò Tommo guardandosi intorno con gli occhi sgranati, una volta dopo esser sceso dalla macchina ed aver chiuso la portiera con un tonfo sordo. “Sono io che ci vedo moltiplicato all’ennesima potenza, o queste case sono esattamente identiche?!”
“Ho paura che tu abbia la vista perfettamente a posto..” Rispose, portandosi una mano tra i capelli e cominciando a grattarsi appena il capo. “Ed ora che si fa?”
“A meno che tu non abbia intenzione di suonare i campanelli di tutti quanti, direi che potresti cominciare con il leggere i cognomi fino a trovare il suo.”
“Ottima idea!”
“Non dirlo con quel tono sorpreso, per favore.” Asserì il ragazzo che indossava i soliti pantaloni del pigiama a quadri, una felpa grigia ed un berretto che lasciava uscire il suo ciuffo da davanti.
Ma Niall non lo sentì, impegnato com’era a dirigersi verso la prima delle case per cercare di capire il nome scritto sulla cassetta delle lettere; sperava che nessuno lo vedesse e lo riconoscesse, considerando che questo avrebbe innanzitutto annullato l’effetto sorpresa ed, in secondo luogo, fatto perdere un sacco di tempo; ma sembrava proprio che in quel piccolo quartiere nessuno fosse così curioso da mettere il naso fuori dalla propria abitazione.
I suoi occhi si soffermarono improvvisamente sulla finestra dell’ottava casa sulla destra e lì, incrociarono la figura di una donna che conosceva ma che aveva visto solamente una volta: la madre di Daphne; era in quella che probabilmente si poteva definire la cucina ed aveva appena finito di sparecchiare il tavolo della cena, mentre chiacchierava amabilmente con un uomo che doveva essere suo marito.
“No, non posso farlo.”
“Nialler ti prego, mi hai fatto guidare per quasi 100 km per venire qui quindi tu adesso vai lì, suoni quel campanello e fai quello che devi fare: ti esibisci davanti a migliaia di persone, e poi non riesci ad affrontare i genitori della tua ragazza? Siamo messi bene!”
In tutta risposta, ricevette un fulminante sguardo che avrebbe potuto uccidere chiunque.. ma visto che si trattava di Louis Tomlinson, questo di certo non fece poi tutto questo effetto.
“Okay, vado..”
“Solo una cosa..”
“Si?”
“Vedi di non farti prendere a calci.”
“Pensavo stessi per dirmi in bocca al lupo, Lou.”
L’altro scrollò le spalle con un’adorabile espressione sul volto e poi gli fece segno di andare, poggiandosi alla macchina e cominciando a far roteare le chiavi sul dito con la cura e la precisione di un esperto.
Ogni passo che l’irlandese faceva sul vialetto, sembrava quello di un condannato a morte verso la ghigliottina che gli avrebbe tagliato la testa: il cuore gli martellava forte nel petto, e le mani cominciavano a sudare. Poteva sentire la ghiaia scricchiolare sotto la suola delle sue Supra e si domandava sinceramente se sarebbe riuscito ad arrivare alla porta senza farsi venire un infarto prima. Al suono del campanello seguirono istanti di panico puro che parvero quasi anni, e nella sua mente si susseguivano svariate versioni della stessa frase mentre cercava di capire quale potesse essere la migliore; nonostante tutto, sobbalzò leggermente quando la porta si aprì e dietro di essa comparve la figura di Elizabeth che, non appena lo vide, mutò espressione.
“Buonasera signora.. vorrei vedere Daphne, se possibile.” Ma come gli era venuta quella frase fatta? Promemoria mentale: prendersi a schiaffi, dopo.
“Non credo sia possibile, mi spiace.”
“La prego, è importante.”
“Immagino, ma penso che tu abbia già fatto abbastanza e non credo sia giusto lasciarti entrare nuovamente nella vita di mia figlia; capisci, in qualunque modo vadano le cose tra di voi sarebbe sempre lei quella ad uscirne distutta e non posso permetterti di darti il mio benestare.”
“Io non..” Sospirò. “Non le sto chiedendo di accettarmi in casa sua né niente del genere; vorrei solamente poter parlare con lei per spiegare ciò che devo e mettere le cose in chiaro.”
“Ascoltami Niall, io lo so che sei un bravo ragazzo.. ti si legge nel volto, hai gli occhi di una persona che non farebbe male neanche al peggiore degli individui. Ognuno di noi fa degli errori nella vita e Dio solo sa quanti ne ho fatti io alla tua età.” Scosse appena il capo. “Ma non hai idea di quello che abbiamo passato io e mio marito; è caduta totalmente in depressione e ti saresti spaventato se l’avessi vista. Sono solamente due giorni che è tornata alla normalità, e non possiamo correre il rischio di azzerrare tutti i nostri sacrifici.”
Il ragazzo si sentiva davanti ad un muro invalicabile e si domandò se davvero potesse fare qualcosa per riuscire a parlare con lei.
“La sto supplicando, mi creda. Tutti hanno bisogno di una seconda possibilità, no? Devo solo.. solo parlarle e se me lo chiederà, sparirò dalla sua vita senza tentare di avvicinarmi mai più.”
Seguirono dei momenti di silenzio, e poi un leggero sorriso comparve sul volto della donna. “In questo momento non è in casa, ma.. dammi il tempo di prendere le chiavi della macchina ed il giubbotto, e vi faccio strada.” Asserì, indicando leggermente con il capo la figura di Louis che si era comodamente steso sul cofano della propria auto a pancia in giù, e si stava divertendo a scrivere parole incoerenti sul parabrezza.

Salì i due gradini che lo separavano dal centro nevralgico della festa, mentre nella sua mente rimbombavano le parole dei due che aveva lasciato lì fuori ad aspettarlo; era a dir poco terrorizzato, e si chiedeva se ciò che aveva da dire alla ragazza sarebbe servito a qualcosa. Si fermò dietro ad uno dei pilastri portanti posti al lato della sala e con lo sguardo cominciò a cercare la ragazza, tra tutte le altre; non ebbe bisogno di perdere molto tempo per riconoscerla in mezzo a quella folla. Indossava un vestito nero che le arrivava appena sopra il ginocchio, un paio di decollette dal tacco dodici ed i lunghi capelli scuri le ricadevano sulla spalla destra perdendosi in morbidissime onde sagomate e perfette: era talmente bella che Niall dovette ricordarsi di respirare. Proprio mentre stava per fare un passo avanti per raggiungerla, però, la musica cambiò e partì uno di quei tipici lenti che servono per far ballare le coppiette e fu così che si accorse del fatto che un ragazzo dai capelli neri si avvicinò a lei, e tese una mano invitandola a farle da dama per quella canzone. Dentro di sé, pensava solamente ‘non farlo’, ma sentì un macigno occupargli il cuore nel momento in cui vide il gesto della ragazza e subito dopo le braccia dello sconosciuto che la cingevano a sé. Rimase così, immobile e paralizzato nella penombra, mentre osservava il capo di Daphne poggiato alla spalla del ragazzo ed i loro corpi volteggiare a tempo in una dimensione totalmente parallela. Nel momento in cui si rese conto che quello avrebbe potuto essere lui, sentì una morsa allo stomaco che gli tolse praticamente il respiro e dovette poggiare una mano al pilastro per essere ben sicuro di riuscire a reggersi in piedi; per quanto sembrasse assurdo, non riusciva a staccare gli occhi da quella scena e sembrava ancora una volta che qualcuno stesse cercando di punirlo per quello che aveva fatto. Quando avrebbe smesso di pagarla per il suo errore? La luce della luna piena entrava silenziosa da una delle ampie vetrate e si fondeva a quella artificiale, soffusa e romantica. La mano destra di lui era poggiata sulla schiena della ragazza, mentre i suoi occhi la guardavano colmi di sentimenti che arrivavano dritti all’anima; la vide sorridere, dopo che l’altro si avvicinò al suo orecchio per dirle qualcosa di non meglio identificato e piegare leggermente il capo di lato come Niall le aveva visto fare mille volte quando si concentrava su qualcosa in particolare.
Si domandò se adesso valesse davvero la pena tentare di avvicinarsi a lei – in fondo, sembrava stare così bene con quel tizio che non se la sentiva di intromettersi per rovinare tutto, di nuovo. Fu proprio nell’esatto istante in cui si voltò per andarsene, che una voce femminile strillò “Oh mio Dio, Niall Horan!”. Tutti si immobilizzarono, ed il biondo trovò puntati su di sé decine e decine di occhi curiosi; qualche ragazza cominciò praticamente a gridare e tutti cominciarono ad andare verso di lui per avere probabilmente una foto. Maledicendosi a denti stretti per non essere stato più attento, però, cominciò a camminare senza guardare chi aveva intorno e, come in un film, si diresse verso Daphne che si era sciolta dall’abbraccio con quello sconosciuto ed adesso lo guardava con un’espressione che non tentava neanche minimante di nascondere il suo stupore. Fece un passo verso di lui, ma quel ragazzo le prese la mano quasi a farle segno di non andare; lei si voltò e sussurrò appena “devo farlo”, prima di strattonare leggermente e raggiungere Niall che si era ormai fermato per capire cosa avrebbe deciso. Sorrise appena e poi si voltò, dirigendosi verso l’uscita che dava direttamente su un cortile interno di quella splendida casa che per quella sera era stata dedicata alla festa di compleanno della proprietaria; quando si fermò, guardò il ragazzo negli occhi.
“Mi dispiace da morire, D.”
“Immagino.”
Silenzio.
“Ti giuro che se potessi tornare indietro farei in modo che le cose andassero diversamente.. sono stato un vero idiota.”
“Sì.”
“Spero tu non creda davvero che tra me e Demi ci sia qualcosa di più di quello che hai visto perché ti giuro che non la sento più e non ho nemmeno intenzione di farlo.”
“Sei liberissimo di comportarti come meglio credi, non devi dar conto e ragione a me delle tue azioni; non più.”
“Capisco che tu sia arrabbiata ma.. sto cercando di rimediare.”
“Non puoi, mi spiace.”
“Ma..”
“Niente ‘ma’, Niall. Sai quel è la cosa che mi rende più furiosa? Il fatto che sia dovuta venirlo a scoprire dalla radio! Non hai neanche avuto il coraggio di.. mi hai guardata in faccia senza provare neanche un minimo di sensi di colpa!” Scrollò le spalle, ridendo amaramente. “Il problema non è che si tratta di Demi Lovato, sarebbe stata la stessa cosa anche se fosse stata una normalissima ragazzina americana.. il fatto è che prima di partire tu mi hai baciata, e subito dopo essere tornato noi.. abbiamo fatto l’amore, capisci? A questo punto mi chiedo se tutto questo abbia significato davvero qualcosa per te, ma non credo.”
“Non dire così, lo sappiamo entrambi che non è vero.”
“Non so più in cosa credere.”
“Pensi che ti abbia mentito per tutto questo tempo?”
“Forse, potrebbe essere.”
“Ti dimostrerò che ti sbagli; devi solo..”
“Aspettare, Niall? E’ aspettare quello che devo fare?” Domandò, retorica. “Non puoi chiedermi una cosa del genere. Lo faccio da una vita, ormai. Lo facevo quando non sapevi neanche della mia esistenza: ho aspettato una risposta ad un tweet che non è mai arrivata, ho aspettato un follow impossibile, ho aspettato che veniste nella mia città, ho aspettato di dirti tutto quello che provavo per te.. ti aspetto dalla prima volta che ho visto il tuo volto, sullo schermo del mio pc. Adesso sono qui a parlare con te, e questo va oltre ogni aspettativa: ho avuto la mia possibilità, mi è stato mostrato come sarebbe stata la mia vita se tu fossi stato mio.. ma perfino ai sognatori più ostinati, ad un certo punto tocca svegliarsi.” Prese fiato, abbassando appena lo sguardo. “Il mio momento è arrivato.”
“Hai preso la tua decisione, quindi.”
“Non c’è mai stata una scelta.”
Il ragazzo indietreggiò appena, mentre le ultime speranze dentro di lui crollavano come un castello di carte. “Allora forse sei tu quella che non prova niente per me, perché se mi amassi davvero non mi lasceresti andare.”
“Sono stanca di combattere per qualcosa di impossibile.. cose come queste non succedono a persone normali come me, ed io non posso star qui a credere in una storia che non ha futuro.”
“E’ finita?”
“Non è mai iniziata.”
“Dimmi solo che vuoi che vada via, e lo farò.”
“Non rendere le cose più difficili, te ne prego.”
“Allora addio, Daphne.”
Niall si voltò e fece per andarsene, ma lei lo fermò e si mise davanti a lui con la risoluzione dettata solamente dalla forza della disperazione; gli prese il volto tra le mani guardandolo dritto negli occhi e poi si avvicinò, poggiando le labbra sulle sue. Scoppiarono a piangere nello stesso istante ed il ragazzo la strinse forte a sé come se quell’impedimento fisico potesse evitare anche il distaccamento emotivo che sarebbe seguito.. ma non c’era niente che avrebbe potuto fermare ciò che era già iniziato, e quell’addio era ormai nell’aria.
“Ti amo, e non smetterò mai di farlo.” Sussurrò lei, il volto completamente affondato nel petto del ragazzo; poi, semplicemente, fece leva con le mani e si allontanò guardandolo per l’ultima volta e, voltandosi, se ne andò, lasciandolo solo.


Angolo scrittrice.
Capitolo liberamente ispirato alla canzone “I Wish”.. spero non ne abbiate a male con me per tutto questo casino, ma una storia tutta rose e fiori non è da me! Grazie a tutti, soprattutto a coloro che ci sono dal primo capitolo.
Vi adoro.
  
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