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Autore: Malecsis    04/06/2012    5 recensioni
Frammenti di Malec qui e lì... Alec e Magnus attraverso i libri di Cassie Clare, nei momenti che lei non ci ha mostrato. (Ovviamente, spoilers da tutto ciò che ha scritto Cassandra Clare, scene inedite o cancellate incluse)
Genere: Angst, Erotico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Tutto ciò aveva dell’ironico.

Alec aveva affrontato battaglie ben più grandi della sua età, e stare dietro a Jace significava anche mettersi in costante pericolo per il puro gusto di farlo, ammesso che di gusto si potesse parlare. E mai, in una di queste occasioni, si era ritrovato a maledire i palmi delle sue mani… perché sudaticci e malfermi.

Camminava – o meglio, zoppicava – per la strade di Brooklyn da qualche decina di minuti, sicuro di non essere in ritardo ma non volendo neppure presentarsi in anticipo. Nascondeva le mani sudate con ostinazione nelle tasche del giubotto, i capelli corvini spettinati dal vento, i grandi occhi blu che al solito spiccavano nettamente sul colorito pallido. Il maglione che indossava li metteva ancora più in evidenza, maglione che, ovviamente, per puro caso una totalmente inconsapevole Isabelle aveva fatto trovare sul letto del fratello.

Tutto questo è assurdo.

Jace mi darebbe della mondana tredicenne.

…e si era detto niente Jace stasera, quindi no.

Me lo dico da solo, il che è anche peggio.

Probabilmente ci avrà già ripensato, oltretutto.

Ecco, quel pensiero se da un lato gli lasciò una stretta amara alla bocca dello stomaco, dall’altro lo incoraggiò a procedere alla volta della casa di Magnus. Di sicuro uno come lui, per giunta con la sua fama e la sua storia, non si sarebbe presentato a un appuntamento smozzicato a fil di voce da un ragazzino incasinato come lui. Si, Alec era abbastanza certo che Magnus non si sarebbe presentato al loro appuntamento.

Il che gli fece tornare l’onnipresente smorfia corrucciata, e le mani asciutte in pochi istanti.

E mi ci sono anche illus-

 

“Alexander?”

 

La voce divertita gli fece spalancare gli occhi, e in quel momento Alec realizzò che aveva superato il portone di casa Bane, procedendo senza pensare verso la fine del marciapiede. Si voltò, il viso ancora più pallido, e riconobbe immediatamente il divertimento nello sguardo felino di Magnus, che lo stava osservando con la testa inclinata.

 

“Ahm…”

 

Magnus curvò le labbra in un sorrisetto storto, incrociando le braccia al petto. “Ti avrei anche salutato, quando mi sei passato davanti stile metropolitana, ma non volevo interrompere il flusso di coscienza.”

 

“Io, uhm…” Alec arrossì, passandosi la mano sulla nuca e sentendosi profondamente idiota. E ovviamente, le mani erano tornate a sudare. “Scusa, ero sovrappensiero e non mi sono accorto di essere arrivato.”

Non solo è venuto.

Ci ho anche fatto una figura pessima.

Fantastico. E’ così che si inizia un degno primo appuntamento.

 

Magnus sembrò leggergli nel pensiero, perché il suo sorriso si sciolse in una smorfietta divertita, ma benevola. “La classica ansia da prestazione del primo appuntamento, Alec, non la scampa nessuno. Tranne me, ovviamente.”

 

Sempre più rosso, Alec accennò un sorriso, prendendosi qualche istante per osservare lo stregone. I capelli scuri erano ovviamente cosparsi di una gelatina glitterata che li teneva su, in una sorta di cresta, che tutto sommato calzava bene con i jeans di pelle di drago e la giacca bianca. Magnus aveva un suo stile, probabilmente discutibile, ma una cosa non si poteva negare: che gli stesse non bene, ma di più.

 

“Mi fa piacere che ti piaccia quello che vedi.”

 

Alec arrossì furiosamente, affrettandosi a scuotere la testa. “Ehi, non è che ti stessi fiss-”

 

Non riuscì a finire la frase, comunque, perché Magnus si avvicinò e lo baciò, le labbra ancora piegate in un sorriso. Non approfondì il contatto, per quanto il profumo del ragazzo e della sua pelle lo richiedessero a gran voce, ma si limitò ad un bacio a stampo che si concluse in pochi istanti.

 

“Regola numero uno dei primi appuntamenti,” gli disse, tornando a guardarlo sornione. “Si è autorizzati a fissare e apprezzare la controparte.”

 

Alec bofonchiò qualcosa di poco chiaro in risposta, ma non c’era molto da obiettare. Non con il sapore di Magnus sulle labbra, e la sensazione di pizzicore al cuore che richiedeva di più. Rabbrividì quando sentì la mano dello stregone sulla propria schiena, mentre gli faceva cenno in direzione dell’incrocio davanti a loro.

 

“Non so tu, ma stasera ho voglia di cibo italiano. C’è un posticino abbastanza buono a cinque isolati da qua, che ne dici?”

 

“Per me va benissimo,” Alec inspirò appena, infilando le mani di nuovo nelle tasche del giubotto. “Non sono mai stato in un ristorante italiano.”

 

“E’ una delle mie cucine preferite.” Magnus sorrise largamente, e ad Alec non sfuggì quanto fosse luminoso quel viso, con quell’espressione divertita e tranquilla. “Sarà che amo l’Italia in generale. Ci sei mai stato?”

 

Alec scosse la testa, camminando. “No, conosco solamente Idris e New York.”

 

Magnus strabuzzò gli occhi. “Dici davvero?”

 

Alec fece spallucce. “Beh, non abbiamo molto tempo per viaggiare, quando studiamo, intendo. Fino a sedici anni, fra teoria e pratica, abbiamo un casino di materie da-”

 

“E io resterò sempre dell’idea che troppo studio nuoce gravemente alla salute,” rispose rilassato Magnus. “Il mondo è pieno di luoghi interessanti, magici anche senza la magia per come la conosciamo noi. E meritano tutti di essere visti e vissuti.”

 

“Hai girato il mondo?”

 

“Non abbastanza. Ma qualcosina l’ho vista.”

 

“Tutto considerato, potresti partire in qualsiasi momento con uno zaino e la tua magia… insomma, non ti mancherebbe niente, no?”

 

Magnus inarcò appena le sopracciglia, e per un momento rimase chiuso in un enigmatico silenzio, prima di increspare le labbra in una smorfia vispa. “Chi lo sa. Ma prendo per buono il tuo suggerimento, la mia prossima vacanza sarà un giro intorno al mondo con uno zaino in spalla.”



~*~*~


Ed ecco la seconda cosa che stava facendo ricredere Alec su Brooklyn: il ristorante italiano aveva una cucina più che buona, Magnus aveva scelto i piatti migliori, quelli che già aveva assaggiato e qualche novità, e già da un po’ il loro tavolo si era trasformato in un trionfo di manicaretti dai colori accesi, un piatto in legno ricoperto di fritturine miste troneggiante al centro.

 

“Adesso hai capito perché sono di casa, qui?”

 

“Diamine, mi meraviglio del fatto che non hai ancora sequestrato il cuoco!”

 

Magnus ridacchiò, assaporando a piccoli morsi un bocconcino di mozzarella. “L’idea mi ha sfiorato, una volta o due,” gli rispose, guardandolo divertito. “Ma non credo che il Presidente gradirebbe.”

 

Alec inghiottì la sua cucchiaiata di ravioli freschi, osservando le altre portate con la semplicità e l’avidità di un ragazzino, strappando un sorriso a Magnus.

 

“Jace mi ucciderebbe, se sapesse che conosco un posto dove si mangia tanto bene, e non ne abbiamo mai approfittato in assenza di mia madre.”

 

Sentendosi osservato dagli occhi da gatto di Magnus, Alec alzò lo sguardo per incontrarli. Sembrava incuriosito, e al tempo stesso disposto a lasciargli scegliere quanto rivelare di sé.

 

“Mia madre e mio padre non sono ancora tornati, e in genere è mia madre a cucinare. Izzy è incapace, anche se le diamo atto che si impegna. Ma in genere quando lei si avvicina ai fornelli, noi abbiamo il tacito accordo di uscire a procacciarci cibo commestibile come piano B.”

 

Magnus increspò le labbra e rise leggermente, rilassandosi contro lo schienale della sedia, e Alec non potè fare a meno di notare che aveva davvero un bel suono, la sua risata. La tensione di poco prima era scemata in gran parte, ora si sentiva più a suo agio. Non che fosse questo gran chiacchierone, insomma, ma almeno aveva smesso di sentire la lingua appiccicata al palato.

 

“La dura vita da giovani Cacciatori,” esclamò Magnus, portandosi il dorso di una mano alla fronte e ridendo piano. Scrollò una spalla, prendendo con le dita una delle fritturine dal piatto di legno. “Non smetterò mai di pensare che voi ragazzi siete tutto lavoro, e niente spasso.”

 

“Ne hai conosciuti parecchi di Nephilim?”

 

“Anche troppi, oserei dire.”

 

“Quanti anni hai?”

 

“Non lo sai che non si chiede l’età, né alle signore né agli stregoni?” Magnus gli rivolse un sorriso sfacciato, inghiottendo il boccone e facendo un cenno vago con la mano. “Più o meno, trecento. Diciamo che non sono così interessato a tenere il conto.”

 

“Wow” Alec inarcò le sopracciglia, contenendo un’esclamazione stupita.  “Deve essere strano.”

 

“Avere trecento anni?”

 

“Aver visto il mondo cambiare per tanto tempo,” Alec inclinò appena il capo, guardandolo pensieroso. “Assistere a tutti i cambiamenti che ci sono stati. Nel nostro mondo, fra i mondani…”

 

Per qualche istante, Magnus rimase in silenzio. Alla fine si limitò a fare spallucce, prendendo un pezzetto di pane. “E’ molto meno appariscente di quanto immagini, Alec. E’ come vedere un figlio che da bambino, diventa adulto. E commette sempre gli stessi errori, bambino o adulto che sia.”

 

Alec non rispose. Non avrebbe saputo cosa dire, non era il Jace della situazione lui, ma aveva percepito tanto dietro quelle parole apparentemente mormorate a caso. Magnus probabilmente voleva apparire come il classico menefreghista, ma gli era sembrato di percepire qualcosa nel suo tono. Quasi una certa triste nostalgia.

In trecento anni, avrà avuto anche più di una storia seria.

Hai mai perso qualcuno che amavi?

…domanda da mondana tredicenne, vero Jace?

 

“Ti perdi spesso a pensare, tu?”

 

Alec arrossì furiosamente. “No, non… stavo solo-”

 

“Pensando?” Magnus ridacchiò, facendogli un occhiolino. “E’ un difetto di chiunque non abbia avuto una sana infanzia di videogiochi.”

 

“…come?”

 

“…non dirmi. Non hai mai giocato-non ci credo!” Magnus trabuzzò gli occhi, scuotendo la testa come fosse sdegnato al solo pensiero. “Mai abbattuto un aeroplanino a colpi di fucile?”

 

Alec scrollò il capo, grattandosi una tempia. “E’ come decapitare demoni, no?”

 

“Ci mancherebbe, è molto meglio! Ho capito, ci penso io. Appena finiamo di mangiare, andiamo a casa mia e ti faccio vedere cosa intendo. E non ho intenzione di morderti, non ancora, almeno, quindi non c’è bisogno che mi diventi un peperone.”

 

Inutile anche dirlo, Alec arrossì e brontolò qualcosa, fissando il suo piatto quasi vuoto.

 

~*~*~

 

Il primo pensiero di Alec nel vedere quella specie di affare con cui stava trafficando Magnus di fronte alla televisione, era stato quanto dovesse essersi affezionato ai mondani nel corso di quei lunghi trecento anni. Il secondo pensiero, dedicato alla sua posizione china con il sedere bene in vista, era stato prontamente soffocato dal consueto rossore sulle guance. Il terzo pensiero, arrivato dopo il controller dell’affare infernale e la spiegazione sulle regole del gioco, era stato molto più tipico di Alexander Lightwood.

 

“I mondani desiderano davvero fare la guerra, se insegnano questo ai loro figli,” mormorò poco convinto, premendo a ripetizione i tasti per evitare gli attacchi del fantoccio mosso da Magnus.

Non avete mai provato che significa usarla davvero, una spada come quella?
Non è divertente, è un compito ed è una cosa seria.

A meno che non siate tutti replicanti di Jace.

E la cosa sarebbe seriamente inquietante.

 

“Tutta questa serietà perché ti sto facendo il culetto a stelle e strisce, Alexander?” Magnus arricciò gli occhi felini in una smorfietta furba e divertita, intensificando gli attacchi del suo guerriero. Poche mosse, e il fucile a raggi laser del suo fantoccio abbattè senza pietà quello di Alec, facendolo esplodere in un’esultanza con tanto di ballettino improvvisato.

 

“Si, ti ci vorrei vedere dal vivo, a te e questi affari.” brontolò Alec, vagamente arrossito più per lo sculettare di Magnus che non per la sconfitta in sé. Quando gli sedette di nuovo accanto, fece una smorfia e gli porse il controller. “Sul serio, i ragazzini mondani giocano così?”

 

“Mh, non fare tanto lo sdegnoso, tesoro” Magnus si sedette più che comodo sul divano, facendogli una carezza alla guancia col dorso della mano. “Voi figli dell’Angelo, non mi pare che scherziate. A che età iniziano ad addestrarvi, ricordami un po’?”

 

“Ma è diverso, noi abbiamo… è il nostro dovere, siamo nati per questo” replicò Alec, il tono serio e deciso, ma non duro o saccente. “Ci addestriamo fin da piccoli perché i demoni non fanno differenza fra adulti e bambini, dobbiamo poterci difendere. Ma questo…”

 

“Si?”

 

Alec si mordicchiò le labbra. “Non voglio offendere nessuno, ma è come insegnare che la violenza è l’unico divertimento, ecco tutto.”

 

Magnus non rispose, si limitò a guardarlo negli occhi per un lungo momento, lungo abbastanza perché Alec avvampasse di nuovo. Erano così vicini che il suo profumo gli invadeva le narici, una fragranza esotica, piacevole. E quando le lunghe dita affusolate presero a giocherellare con i capelli alla base della sua nuca, Alec si trattenne dal socchiudere gli occhi.

 

“Sei così… unico nel tuo genere,” mormorò Magnus, continuando ad accarezzarlo con lo sguardo e le dita. “Sono molto più abituato a Cacciatori come il tuo amico Jace, o tua sorella.”

 

Alec deglutì, senza osare sottrarsi alla piacevole tortura sulla nuca. Era abbastanza certo di avere la pelle d’oca. “E’… negativo?”

 

Magnus sorrise e scosse la testa. “Al contrario.”

 

I brividi si moltiplicarono nell’istante in cui la mano libera di Magnus risalì lungo il suo fianco, infilandosi sotto il maglione per accarezzarlo direttamente, e Alec si morse appena le labbra, senza distogliere lo sguardo. Potè giurare di aver letto qualcosa di indefinibile nello sguardo di Magnus, ma dimenticò tutto nell’istante in cui sentì di nuovo le sue labbra sulle proprie. Fu un po’ come prendere fuoco, sentire tutto il corpo prendere vita ovunque quelle mani affusolate scorressero esperte. Nessun gesto era lasciato al caso, qualsiasi movimento del corpo di Magnus, delle sue labbra, gli stavano suscitando sensazioni che non aveva mai provato prima. Rispose al bacio con l’irruenza dell’inesperienza, una mano avvinghiata ai suoi capelli, l’altra più ardita si fece strada sulla schiena dello stregone, infilandosi sotto la maglia viola. Magnus emise un sospiro di piacere contro le sue labbra, stringendolo di più a sé. Quando si ritrasse dal bacio, Alec si morse le labbra per non lamentarsi ad alta voce, anche se non potè trattenere il gemito successivo, quando le labbra di Magnus presero ad attaccare una porzione del suo collo proprio sotto l’orecchio, accanendosi in una dolce tortura.

Il tempo si prolungò in un un lungo istante di fuoco, e Alec non realizzò che era il suo il respiro leggermente affannoso che riempiva l’aria, non finchè sentì le labbra di Magnus sfiorare nuovamente le proprie in un bacio più lento, lungo, e poi fu la volta del suo indice, che gli sfiorò le labbra piene altrettanto lentamente.

 

“Tu nemmeno puoi immaginare quanto ti desideri in questo momento,” gli mormorò all’orecchio Magnus, e solo un attimo dopo, pigiandogli appena le labbra, si fece indietro.

 

Alec sbattè gli occhi, cercando di recuperare la lucidità. Ok che non aveva esperienza in materia, ma dopo tutto quello e quelle parole, perché Magnus si era allontanato sul divano? Lo guardò confuso, accigliandosi.

Ho fatto qualcosa di sbagliato…?

 

Magnus sembrava rilassato e tranquillo, sebbene il suo sguardo tradisse tutto il suo tumultuoso desiderio. Sorrise leggermente, appoggiando la guancia ad una mano, senza smettere di fissarlo. “Da quanto tempo sei innamorato di Jace?”

 

Alec rimase senza fiato per un paio di secondi. Socchiuse le labbra, cercando di pensare ad una risposta logica, ma le parole lo stavano fregando più del solito. Sentiva ancora troppo forte ogni sensazione di qualche istante prima, per di più quello era l’argomento tabù della sua vita, più ancora del suo stesso essere gay.

Ma come-come diavolo lo sa?
Gliel’ha detto Clary.

Lo sapevo.

Avrei dovuto-

 

“Lo stai facendo di nuovo,” canticchiò Magnus, ridendo e appoggiandogli una mano sul ginocchio. “Rilassati, Alexander. Non voglio metterti in difficoltà. Nessuno mi ha detto nulla, se te lo stai chiedendo. Sono un buon osservatore.”

 

Alec si morse le labbra, abbassando lo sguardo. Non sapeva davvero cosa rispondergli. Anche perché quel discorso proprio in quel momento…

Ma certo.

Pensa che io sia qui solo perché voglio vedere cosa si prova.

 

“Ascolta, se-se pensi che io sia venuto qui stasera per… non volevo prendermi gioco di te, n-”

 

La risata di Magnus lo interruppe, e Alec lo fissò confuso. Non era scherno, sembrava davvero divertito.

 

“Tesoro, ti assicuro che non è facile prendermi in giro, mi vanto di non lasciar accadere mai niente che non voglio.” Il sorrisetto sghembo di Magnus non vacillò, neppure quando sfiorò con la punta delle dita una runa che spuntava dal colletto del maglione di Alec, strappando un brivido a entrambi. “Mi chiedo solo… vuoi dimenticarlo?”

 

Alec deglutì, inspirando profondamente. “Tra me e lui non potrà mai esserci niente.”

Se solo sapesse…

No, per carità.

 

“Mh.” Magnus continuò a giocherellare con le dita lungo la runa sul collo di Alec, guardandolo. “Dunque io sarei la seconda scelta…?”

 

“No,” Alec scosse la testa, gli occhi blu, se possibile, di un colore ancora più intenso del solito. “Io non-non so cosa sei, o siamo, non so nemmeno che sta succedendo qui. Ma non…”

Non sei una seconda scelta, ok?

 

Magnus tornò ad avvicinarsi, posandogli una mano sulla guancia. Gli accarezzò lo zigomo col pollice, senza smettere di guardarlo negli occhi. “Ehi,” sussurrò. “Non c’è bisogno di dare un nome a tutto questo. Tutto ciò che ti chiedo… voglio solo sapere, Alec, se davvero sei disposto… un passetto alla volta… a lasciarti alle spalle il suo amore per lui.”

 

Alec si morse le labbra, accigliandosi appena.

Jace? Lui è tutto ciò che io non potrò mai avere.

Non lo può nemmeno sapere.

 

“Non ho fretta, ti posso aspettare” continuò lo stregone, sorridendo appena e passandogli il pollice sulle labbra. “Posso anche aiutarti a dimenticarlo, ma devi volerlo tu. E’ tutto ciò che voglio sapere.”

 

Alec inspirò a fondo. Era una richiesta più che giusta, e al tempo stesso… nella sua giusta fermezza, non gli faceva paura. Si, non era convinto di poter imbavagliare i suoi sentimenti per Jace dalla sera alla mattina, ma una cosa non poteva negarla: Magnus riusciva a toccare corde che nessuno aveva fatto prima, e non solo fisicamente parlando. I suoi occhi così strani, quel suo stile bizarro, la sua voce calda e tranquilla, tutto di lui gli faceva desiderare di più. Non gli aveva chiesto una promessa d’amore, ma semplicemente la certezza che non lo avrebbe usato e gettato se Jace si fosse accorto di lui. E questo non sarebbe mai, mai accaduto. Forse lui era davvero l’unico… l’unico che poteva prenderlo per mano, e fargli sognare qualcosa di diverso.

E perché sapeva bene di non essere bravo con le parole, Alec si sporse e replicò con un bacio, affidando a quel contatto molto meno impacciato la sua risposta, e quelle sensazioni che non si sarebbero concretizzate facilmente a parole. Di una cosa fu certo: la risposta altrettanto impetuosa di Magnus era la prova che stavano davvero parlando la stessa lingua.

Non te ne andare, ok?
Non te ne andare.

 

 

 

Ma che emozione, tre recensioni *____* grazieeeeee ♥ ♥ ♥

Adamantina: sai che anche io ero Jalec in origine? :D poi seguendo l’evoluzione delle cose, sono diventata una Malec di cuore J grazie da morire per i tuoi complimenti, mi hanno resa felice *__*

Mizar: grazie mille *___* sai, della storia del padre di Magnus si sa ancora molto poco, fa parte di quel che Cassandra (e Magnus) si tengono ancora stretti… si sa solamente che suo padre è uno dei Principi dell’Inferno, i demoni superiori, ma per nome e cognome, restiamo in attesa…

Ginny Potter: grazie mille carissima *___* i tuoi aaaws sono motivo di gioia J corro a recensirti, fra l’altro, che non l’ho ancora fatto!

 

Alla prossima, e grazie ancora! :D

 

 

  
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