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Autore: HP4ever    04/06/2012    0 recensioni
Questo mio racconto parla di un ragazzino, Steve, che sta per fare un incontro inaspettato con qualcosa che lo stupirà profondamente.
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 “Steve!! Dove sei, testone?!” urlò una voce, evidentemente lontana da quanto si poteva capire dal tono. Steve si risvegliò come da un sonno profondo, il suo cervello ritornò a funzionare, il buio attorno a lui sparì ma il suo cuore continuava a sbattere all’impazzata dentro il petto. Ritornò verso Patricia, che disse: “E dov’è la legna che hai raccolto? Non fa niente, aiutami a caricare questa, sbrigati”. Si abbassò e raccolse quel mucchietto di legnetti bagnati che non sapeva come avrebbero fatto ad accendersi. Ancora lo sguardo di Steve era rivolto verso il punto dove si era precedentemente diretto, in cui non vedeva più nessuna fata volante che brillava e ormai non si sentiva più nessun canto. Non sapeva ancora spiegarsi cosa era successo, ma probabilmente era stato solo un gioco della sua mente. Tornati all’accampamento, trovarono la macchina parcheggiata dietro due alberi particolarmente vicini e le tende perfettamente montate, al centro delle quali c’era un cerchio di pietre che doveva accogliere la legna. Dopo 10 minuti, il padre di Steve riuscì ad accendere il fuoco usando la tecnica delle due pietre sfregate tra loro e prese della carne da arrostire dal suo zainetto. La cena fu molto silenziosa, solo la madre incoraggiò i figli a mangiare un po’ di più, i quali evidentemente non erano abituati a mangiare cibo così scarso. Steve riuscì a stento a finire il suo pezzo di carne, mentre Patricia non ci provò nemmeno e tirò fuori dallo zaino un paio di tavolette di cioccolata che divorò in un sol colpo. “Papà, dov’è la TV?” chiese Patricia. “Mia cara, non abbiamo TV. Qui puoi solo godere del magnifico suono della pioggia e del canto degli uccelli” rispose suo padre, con un tono dolce e premuroso. “Perfetto, allora entro in tenda” rispose, e si alzò di scatto entrando nel luogo che doveva condividere con suo fratello.
“Papà, mamma, entro anche io in tenda, non ho molta fame…” disse poco dopo Steve. La madre replicò.” Ma, Steve… mangia almeno…” “Non fa niente mamma, non ho fame, vado a… riposarmi un po’, sì…” ed entrò in tenda, dove sua sorella era di nuovo con le cuffiette alle orecchie. Steve rimase lì a contemplare il soffitto della tenda per un’ora. Quando nella foresta non si vedeva altro che la luce del fuoco che bruciava nella radura, i genitori di Steve gli diedero la buonanotte e tornarono anch’essi nella loro tenda. Steve si accovacciò in tenda e chiuse gli occhi. Pensò solo ad addormentarsi, e così fu, o almeno così gli sembrava. Si trovava in una foresta, ma in una foresta molto familiare, la foresta di Crash Mountain, quella dove lui ora stava dormendo. O era sveglio e stava vivendo quel momento? Questo Steve non riuscì a capirlo, ma si incamminò per la boscaglia senza un luogo di arrivo preciso. Urla, urla terrificanti si sentivano tra quegli alberi secolari, urla che provenivano dalla sua destra. Steve si voltò e vide due bambine che giocavano allegramente a nascondino. Le urla non si sentivano, ora c’era solo il rumore delle risate delle bambine. La bambina più piccola nascose la faccia contro un albero e iniziò a contare. L’altra, quella più alta, si mise a correre tra gli arbusti e sparì nel buio.
“47, 48, 49, 50!! Sto arrivando, Lucie!!” disse la bambina che stava contando, e sorridendo si mise a cercare l’amica. Ormai in cielo si potevano vedere le prime stelle, cosa che indicava l’arrivo della notte. Di questo si rese conto anche la piccola bambina, che cominciò a chiamare Lucie dicendole che dovevano tornare a casa per la cena. Dopo 10 disperati minuti, la bambina rinunciò a cercare l’amica e si mise a piangere. Un suono vivace invase l’aria, e il buio fu rischiarato da luci gialle che brillavano tra gli alberi. La bambina si alzò e prese a camminare lentamente verso un luogo della foresta molto buio. Arrivata al confine tra il buio e quel poco di luce che ancora rimaneva, ella continuò a camminare imperterrita ed entrò nella fascia buia. Niente, più niente uscì da quel luogo oscuro, solo urla e gemiti disperati. 
  
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