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Autore: postergirl84    04/06/2012    9 recensioni
Storia terza classificata al contest "Bella e Jacob per sempre" indetto da jakefan sul forum di EFP.
Bella ha deciso: sposerà Edward, e lo seguirà nella sua vita eterna. Perché il loro amore è più forte di tutto e per stare con lui tutte le rinunce che dovrà fare appaiono come piccole sfaccettature d’ombra in un avvenire perfetto.
Ma se non fosse davvero così? Se un avvenimento tragico facesse capire a Bella che la vita umana ha un valore troppo grande per essere semplicemente messa da parte? E se Jacob fosse proprio quel qualcosa che rende la vita degna di essere vissuta?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Jacob
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 8
Decisione

 

Era notte.  Solo la luna proiettava una pallida luce attorno a me, permettendomi così di vedere. Mi ritrovai su di uno strapiombo, sotto di me il mare in tempesta. Pur non conoscendo quel luogo mi appariva familiare, forse perché molto simile alla scogliera da cui, quasi un anno prima, mi gettai.
Mi sporsi di più, osservando rapita le onde che si infrangevano violentemente contro le rocce. E all’improvviso mi ritrovai al buio, la luna era stata coperta in cielo da un’ ombra. Tremai. Ero sola, privata di qualsiasi appiglio sensoriale, finché non udii una voce familiare alle mie spalle.
“Piccola mia… cosa ci fai qua in cima?” Mi voltai di scatto con il cuore che mi rimbombava nel petto, pur sapendo che i miei occhi non avrebbero visto nulla.
“Mamma, oh mamma sei tu?” Iniziai a singhiozzare.
“Sono io bambina.” Al buio allungai la mano fino a sfiorare quella di mia madre. La sentivo. Percepivo la sua stretta e la sua presenza vicino a me.
“Mamma, mi sei mancata tanto.”
“Anche tu, bambina mia… anche tu. Ma perché sei qua?”
“Non lo so. Ma ho paura, non vedo niente e non voglio cadere.”
“Non devi avere paura, amore mio. La luce tornerà come fa sempre e tu non cadrai. Lasciati guidare.”
“Da chi, mamma? Tu non ci sei più.”
“Non essere sciocca, Bella.  Sai già la risposta alla tua domanda. Hai solo troppo paura di ascoltarla.”
Ancora stretta nella morsa del buio, cercai di fare qualche passo avanti verso la voce di mia madre, tentai di stringermi a lei, ma le mie braccia trovarono solo l’aria intorno a me. Era sparita, lasciandomi di nuovo da sola.
Aprii gli occhi, mettendo a fuoco i contorni della mia camera sfocati dalla pallida luce che filtrava dalla tapparella. Posai una mano sul petto, là dove i battiti del cuore erano accelerati. Per la prima volta dal giorno della sua morte avevo sognato mia madre. E lei mi stava cercando di dire qualcosa, qualcosa che sapevo già da tempo, ma non volevo capire. Sospirai andando ad accendere la piccola about-jour appoggiata sul comodino e sistemandomi al centro del letto con le gambe strette sotto il mento.
La luce torna sempre lasciati guidare.
Le parole del sogno vorticarono nella mia mente. Udii la voce di mia madre pronunciarle con dolcezza e sicurezza e poi a quelle parole si sostituì un volto.
Ripensai al nostro bacio sulla spiaggia a come, in quel momento di completa e folle irrazionalità, tutto il resto era scomparso. Era scomparso mentre io sentivo di fare la cosa giusta, l’unica cosa che realmente volessi. Ripensai anche al nostro bacio prima della battaglia e capii come, ogni volta in cui mi spingevo così vicino a lui, mi sentissi completa. Ricordai come tutto il resto si annullasse mentre io mi perdevo in Jake.

La luce torna sempre lasciati guidare.
Lui era sempre stata la mia luce. A lui mi ero affidata quando Edward mi aveva abbandonato e a lui mi aggrappavo ora che mia madre era morta. Sempre e solo lui.
Per lui la mia anima aveva pianto, ribellandosi alla decisione della mia mente di vedere in Edward il mio solo ed unico destino. Mi ero già accorta da tempo che quello che provavo per Jake non era semplice amicizia  ma,  per la prima volta, sentivo il mio amore per lui più forte di tutto il resto.

La luce torna sempre lasciati guidare.
Dell’amore folle per Edward, ora, non ne era rimasto che un pallido eco. Inghiottito e portato lontano dalla realtà della vita. Una realtà a volte amara, ma che mi aveva fatto crescere inevitabilmente. Al mio arrivo a Forks non ero altro che una ragazzina spaventata ed Edward sembrava essere uscito da uno dei miei romanzi in cui ero solita rifugiarmi. Innamorarmi di lui era stato inevitabile. Lui mi avrebbe dato tutto quello di cui avevo bisogno: una vita sicura e un cuore senza battiti immune dal dolore. Lui mi avrebbe amato e protetto per l’eternità. Lui il mio cavaliere dal cavallo bianco, lui mi avrebbe resa perfetta, adeguata, una creatura leggendaria su cui lo scorrere del tempo non avrebbe fatto effetto. Con lui, adesso finalmente capivo, avrei vissuto un’ eternità che non mi sarebbe mai appartenuta davvero.
E poi era arrivato Jake che, con la semplicità del suo essere, aveva promesso di non abbandonarmi mai. Ma potevo credere a quella promessa? Jake non era un vampiro centenario con una grande esperienza e un’elevata maturità, ma solo un ragazzino innamorato. Innamorato di me. Un ragazzino che con il suo sorriso e il suo caldo abbraccio riusciva sempre a confortarmi, un ragazzino fra le cui braccia mi sentivo giusta, un ragazzino che era riuscito a trasmettermi la sua gioia di vivere, un ragazzino che avrebbe sempre cercato la mia mano per affrontare il futuro.
Non sarebbe stato facile come respirare, ora riuscivo a comprenderlo; quella frase che mi aveva detto era una stupida bugia da innamorati. La vita non è facile e la strada da fare non è priva di ostacoli, ma in cuor mio sapevo che insieme saremo stati in grado di superarli. Finalmente avevo capito la realtà delle cose, senza essere offuscata dal mio spasmodico desiderio di un futuro con Edward che ai miei occhi appariva tutto rosa e fiori e avevo scelto di vivere, di vivere davvero, vivere come Jake mi aveva mostrato di poter fare. Vivere fra un pianto ed un sorriso.
Mi alzai dal letto, incurante della notte che ancora avvolgeva tutto e freneticamente cercai dei vestiti nel mio cassetto. Non potevo aspettare oltre, non potevo perdere il coraggio che quella nuova consapevolezza mi aveva donato.


Quella notte continuavo a rigirarmi nel letto, diventato ormai troppo piccolo per me, senza riuscire a prendere sonno. La mia mente non smetteva un attimo di rivivere la discussione con Bella. Ero furioso. Per quanto facessi per lei, per quando mi sforzassi, continuavo a non essere abbastanza.
Una parte di me, probabilmente quella masochista, sapeva che Bella mentiva ma l’altra parte, quella più razionale e diplomatica, era stanca. Era forse troppo chiedere un po’ di felicità anche per me? Le avevo giurato di non abbandonarla mai, ma assolvere quella promessa era diventata una condanna. Iniziai a riempire di pugni il cuscino, cercando così di sfogare la frustrazione che si era impossessata di me. Mi sarebbe tornato utile appendere al soffitto un pungiball; prima o poi avrei chiesto a mia sorella Rachel i soldi per comprarlo perché sennò, in mancanza di altro, avrei usato Paul. Quell’ idiota che aveva pensato bene di avere l’imprinting con lei all’inizio dell’estate. Come se non avessi avuto già abbastanza cose a cui pensare. Dio! Odiavo sempre di più essere un licantropo. Odiavo la magia, odiavo la mia vita, odiavo Bella e la sua ottusità. Odiavo me stesso per non riuscire ad odiarla davvero.
Continuai a colpire il cuscino sempre più forte, finché non sentii dei rumori alla mia finestra. Andai a spalancarla, i sensi da licantropo allertati, ma rimasi a bocca aperta nel vedere Bella, a pochi passi da essa, con dei sassolini in mano. Scrollai la testa un paio di volte per essere sicuro di non immaginarla e poi sbuffai. Che diavolo ci faceva sotto casa mia in piena notte?
“Che vuoi, Bella?” Le chiesi con un tono duro di cui mi pentii subito dopo.
“Devo parlarti, Jake… posso entrare?” La sua voce era insicura ed io sentii il mio cuore accelerare impazzito. Possibile che avesse sempre quel dannato effetto su di me? Allungai la mano afferrando il suo braccio e aiutandola così a scavalcare il davanzale.
Inciampò sui suoi piedi e me la ritrovai fra le braccia, il viso nascosto contro il mio petto, le mie mani sui suoi fianchi. Il suo profumo riempiva le mie narici, era tutto quello che volevo e che non potevo avere. L’allontanai bruscamente da me appoggiandomi con le braccia conserte al muro.
“Sai è esattamente questo il motivo per cui di solito sono io quello che si arrampica.” La vidi sussultare al suono aspro della mia voce, ma non me ne curai. Si guardò intorno per qualche minuto prima di parlare.
“Po…potresti metterti qualcosa addosso per favore?” Notai le sue guance imporporarsi e lottai contro il mio istinto di trovarla adorabile, per poi abbassare lo sguardo su di me. Ero in boxer, porca miseria! Ero davanti a Bella con indosso solo i miei boxer bianchi. Mi voltai velocemente infilando i pantaloni di una vecchia tuta. Tanto a vedere il resto ci era abituata, pensai sogghignando e scacciando da me l’imbarazzo di pochi attimi prima. Mi sedetti al bordo del letto, con le mani di nuovo incrociate al petto.
“Non sei venuta qua solo per vedere se dormissi vestito o meno, immagino. Quindi forza, che hai da dirmi?” Le chiesi con un tono quasi arrogante. La realtà però era che, anche se recitavo la parte dell’indifferente, morivo dalla voglia di sapere perché fosse venuta da me a notte fonda. Ma, come al solito, dovetti aspettare un po’ prima che lei si decidesse a parlare ponendo così fine a quella tortura.

 

 Note autrice.

 Ci siamo. La resa dei conti fra Jake e Bells è arrivata. Riuscirà per una volta a dirgli la verità?
Ancora una volta voglio ringraziare chi mi segue , chi lascia il suo parere ed i nuovi lettori. Grazie  Tere, con tutto il cuore.
Ancora due capitoli e poi l’epilogo. La fine è vicina.
Ho pubblicato una piccola Shot  se volete la trovate qua.

Il Pragmatismo di Charlie Swan

A lunedì prossimo.
Con affetto
Noemi.


   
 
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