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Autore: rossellina    04/06/2012    2 recensioni
Salve a tutte! Questa è la mia prima ff e ci provo ... speriamo! Bella e Edward si incontrano in un'aula di tribunale. Lui è sotto accusa, lei l'avvocato dell'accusa. Dal secondo capitolo:
-Obbiezione!- saltò dalla sua sedia Jasper -Non ho ancora capito dove vuole arrivare l'avvocato dell'accusa. E poi il signor Culler non era in sé in quel momento-
-Ed è proprio qui che voglio arrivare!- rispose Isabella rivolgendosi al giudice – Se mi permette di continuare su questa linea avrà fra poco chiaro del perchè-
Il giudice guardò prima Jasper e poi Isabella. -Respinta- sentenziò. -Prosegua avvocato ma arrivi al dunque velocemente-
-Grazie.- e poi rivolgendosi ad Edward – Signor Cullen, si ricorda di quando era al liceo?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Sono una cafona che non rispondo mai a nessuno, però vi leggo sempre e vi adoro.

Buona lettura e al prossimo capitolo.

 

CAPITOLO 23

 

Domenica mattina. Casa Cullen.


 

Edward si svegliò solleticato dai capelli di Isabella. Lei continuava a dormire placida tra le sue braccia. Era una sensazione stupenda averla così, tutta per sé, ad assaporarne il profumo dolce dei suoi capelli, il calore del suo corpo, la morbidezza della sua pelle.

Se ne avesse avuto la possibilità, sarebbe rimasto così per tutto il tempo. Ma c’erano delle questioni che dovevano essere affrontate, prima fra tutte, almeno per lui, decidere che piega avrebbe preso il loro rapporto.

La sensazione che aveva avuto fin’ora era che lei non era così coinvolta come lui avrebbe desiderato. Si sentiva più lui voglioso di riprendere da dove avevano interrotto, indipendentemente dalle motivazioni. Entrambi erano stati vittima di malintesi che li avevano portati a prendere gli avvenimenti di quegli anni con diverse prospettive. Isabella così com’erano, senza pretendere nulla di più. Lui diventando una specie di sociopatico. Ma ora, che si stavano chiarendo, lui voleva di più. Ma Isabella, cosa voleva? Si sarebbe lasciata andare? In questi due anni che avrebbero dovuto per forza stare insieme, avrebbe rivisto in lui la persona di cui si era innamorata quando era una liceale? Lui sperava di sì, perché lui ne era ancora innamorato e non l’avrebbe lasciata andare così, senza lottare questa volta.

I suoi pensieri vennero interrotti dal movimento della sua compagna che stava iniziando ad agitarsi tra le sue braccia. Lui la strinse maggiormente a sé perché sapeva che una volta svegliata, sarebbe iniziata la loro giornata e non avrebbe più avuto la possibilità di abbracciarla. Soprattutto sapendo che quella sera si sarebbero salutati per vedersi solo il week-end successivo.

In quel momento avrebbe voluto che il giudice avesse deciso diversamente. Gli sarebbe piaciuto essere sempre con lei. Ma riflettendoci bene, era meglio così. Avrebbero avuto momenti di solitudine per pensare.

Era girato su un fianco e aveva la schiena di Isabella appoggiata al suo petto. Un suo braccio a cingerle la vita. Quando sentì che si mosse strusciandosi contro il suo corpo, qualche altra parte di lui prese a pulsare. E azzardò un movimento mai fatto prima. Le fece sentire la sua nascente eccitazione sfregando il suo bacino contro il fondo schiena di lei e prese ad accarezzarle la coscia.

-Uhm!- mugugnò lei soddisfatta.

Edward restò in silenzio mentre un sorriso gli nacque in volto. Continuò nella sua opera di sfregamenti leggeri fino a quando la mano di Isabella si posò sulla sua all’altezza della sua vita. Lui si fermò a quel contatto pronto al peggio. Probabilmente si sarebbe voltata e lo avrebbe schiaffeggiato. Era già pronto a ritirarsi dal letto quando lei lo sorprese prendendo la sua mano e portandosela all’altezza del pube. Per poi spingerla un po’ più giù, fra le sue gambe. Si aiutò nel movimento spostandosi in avanti, stendendosi quasi prona, in modo da poter maggiormente aprire le gambe. Edward la seguì sistemandosi meglio con il suo bacino a ridosso di quello di lei. Era calda, quasi bollente. E lui si infiammò ulteriormente.

-Uhm … - fu il lamento deliziato di lei.

-Forse ci dovremmo fermare.- disse Edward.

-Perché?- chiese lei massaggiando la mano di lui che si trovava ancora sulla sua intimità. Era bagnata e molto accaldata; lei lo poteva sentire. Ma tra la sua eccitazione e la mano di Edward c’erano le sue mutandine e i pantaloni del pigiama. E avrebbe voluto togliere quella barriera per sentire meglio la sua mano sulla sua pelle e magari sentire anche qualcos’altro di duro e pulsante.

-Potrebbe entrare qualcuno.-

-Troppo tardi.- una voce estranea a loro li fece immobilizzare all'istante e comunque fino a quando entrambi si mossero per guardarsi attorno.

Appoggiati alla parete ai piedi del letto, Alice ed Emmett li stavano guardando con occhi interrogativi la prima e maliziosi il secondo.

Nessuno proferì parola fino a quando Isabella si decise a domandare: -Da quando siete lì?-

-Abbastanza da assistere al vostro “risveglio”.- spiegò Emmett.

-Ma perché siete entrati?- solo Isabella riusciva a parlare.

-Sono venuta per svegliarti e chiederti se ti andava di fare un giro. Quando sono entrata stavate beatamente dormendo entrambi abbracciati. Così sono scesa e mi sono imbattuta in mamma che voleva sapere se anche voi vi eravate alzati. Sono riuscita a convincere tutti ad andare a fare colazione alla tavola calda a Forks ma l’unico che non ha mangiato la foglia è stato Emmett.-

-Così quando tutti sono usciti, sono entrato seguito da Alice.-

-E abbiamo assistito a … al vostro “risveglio” come l’ha chiamato Emmett.-

Ricalò il silenzio.

-Direi che se vi preparate, poi possiamo anche noi andare a fare colazione.- disse Alice prendendo per mano Emmett ed uscendo dalla stanza.

-Terzo grado?- chiese Isabella. Dopo che Alice ed Emmett erano usciti, entrambi si erano rilassati tirando un sospiro di sollievo.

-Purtroppo si.- rispose Edward.

-Direi di prepararci allora.- ed Isabella uscì dal letto.

Erano nella jeep di Emmett e si stavano recando alla tavola calda di Forks per fare colazione insieme agli altri.
Alice aveva avvisato del loro arrivo. Gli altri avevano già finito di mangiare e quindi avevano deciso di fare un giro per la città, dirigendosi verso il parco così da far giocare un po' Alec con gli altri bambini.
Quando entrarono nel locale, notarono ad un tavolo Carlisle in compagnia di Charlie.
-Ciao papà.- disse Isabella a suo padre dandogli un bacio sulla guancia. -Buongiorno Carlisle.-
Anche gli altri salutarono i due uomini al tavolo.
-Vi ho tenuto il tavolo occupato.- spiegò Carlisle. - E poi si è unito anche Charlie prima di andare al lavoro.-
-Raggiungi gli altri al parco papà?- gli chiese Alice.
-No, devo andare in ospedale. Mi hanno chiamato per un consulto.-
-Ma oggi non dovevi lavorare!- protestò la figlia.
-Sarò a casa in tempo per il pranzo tesoro.- e si alzò dandole un bacio. -Ci vediamo più tardi. Charlie alla prossima.- e gli tese la mano.
-Buona giornata Carlisle.- e gliela strinse. Poi si alzò anche lui. -Ragazzi ci vediamo. Isabella ci sentiamo.-
-Ciao papà.- e al suo saluto di lei si unirono anche gli altri.

Avevano ordinato la colazione e mentre aspettavano che arrivassero i loro piatti, sorseggiando il caffè, diedero inizio all'interrogatorio.
-Chi dei due vuole iniziare?- chiese Isabella guardando però in direzione solo di Alice.
-Se vuoi inizio io!- sogghignò Emmett. -Ma non so se poi vi piaccia quello che vi chiedo.-
-Anche perchè non avremmo niente da dire.- disse Edward.
-Neanche un dettaglio piccante? Tanto per sapere cosa succedeva sotto le coperte!-
-Emmett!- lo rimproverò Alice.
-Che c'è!- ribattè Emmett. -Anche tu ti chiedevi cosa stavano facendo prima di sentire i loro gemiti!-
-Oddio!- sussurrò Isabella diventando rossa fino alla radice dei capelli e nascondendo la faccia dietro le mani.
Edward le mise una mano sulla gamba dal momento che erano seduti vicini e poi si rivolse agli altri due: -Adesso basta Emmett. Non è successo nulla e comunque non sono affari vostri.- e dicendo così guardò principalmente Alice.
-Invece sono anche affari nostri. Sei nostro fratello e lei è una delle mie migliori amiche.- ribattè Alice.
Isabella ed Edward si guardarono e poi fu lui a parlare.
-Da qualche tempo abbiamo iniziato a parlare di noi, di quello che siamo stati e di quello che siamo ora.-
-Ma state insieme?- chiese Alice.
-No.- rispose Isabella.
-Perchè?-
-Non ne abbiamo ancora parlato.- rispose Edward.
-Però avete iniziato un altro tipo di discorso.- insinuò maliziosamente Emmett.
-Neanche Emmett.- gli rispose Edward. -Quello che pensi di aver visto è ... è ... non sono affari tuoi.- terminò non trovando altre parole.
-E dire che una volta sapevo tutto quello che facevi!- si lamentò Emmett.
-Adesso basta voi due.-
E si interruppero perchè arrivò la loro colazione.

-Bene.- disse Alice dopo che notò che tutti avevano terminato di mangiare. -Quale versione ufficiale ci volete dare?-
-Non voglio che si sappia.- disse solo Isabella. Edward la guardò dispiaciuto. -Non so come definire quello che c'è tra me e lui. Fin tanto che non ne abbiamo parlato e non abbiamo deciso, vorrei che nessuno sapesse nulla.-
Dopo questa rivelazione, Edward si sentì più tranquillo. Sentiva che c'era una piccola speranza.
-Quindi dobbiamo far finta di non aver visto nulla?- domandò Alice.
-Mettila così.- le rispose Isabella.
Alice scosse in tono affermativo la testa. Ma la sua espressione era perplessa e curiosa al tempo stesso. Non aveva accettato il fatto di non sapere cosa stava succedendo tra i due, ma lo avrebbe scoperto presto; non era certo da lei lasciar perdere!
-Alice?- Edward interruppe i suoi pensieri richiamando la sua attenzione. -Perchè non mi hai mai detto che avevi ricominciato a sentire Isabella dopo il suo incidente?- finalmente fece la domanda che gli frullava nella testa dalla notte trascorsa.
-Perchè eri al college e non ti facevi mai sentire.- disse semplicemente Alice guardandolo storto. -Perchè me lo chiedi?-
-Curiosità.- disse lui alzando le spalle.
Terminò così la loro conversazione e anche la loro colazione. Uscirono e raggiunsero gli altri al parco.

-Adesso che siamo solo noi, mi vuoi spiegare qualcosa?- chiese Emmett.
Le ragazze erano poco più in la che stavano giocando con Alec, mentre Esme stava parlando con un'altra signora.
Emmett, Edward e Jasper invece erano seduti su una panchina.
-Non c'è niente da dire.-
Jasper li guardò.
-Stamattina abbiamo sorpreso Isabella ed Edward nello stesso letto.- disse Emmett per spiegargli la situazione.
-Stanotte abbiamo parlato e ci siamo addormentati.- spiegò Edward.
-Perchè palpeggiarsi ora si chiama parlare?-
-Smettila! Ti ho già detto che non sono affari tuoi!-
-Ma miei si.- lo riprese Jasper. -Che stai combinando?-
-Niente Jasper. Ci stiamo conoscendo.-
Jasper lo guardò riflettendo. -Per ora mi basta questo, ma vi terrò d'occhio.- gli intimò.
-So quello che faccio.-
-No, non lo sai. Non siete due persone normali. Se vi scoprono, tu potresti ritornare in carcere e lei sotto inchiesta. E' una cosa seria.-
-Cosa vuoi dire?-
-Se tra voi c'è un rapporto sentimentale, si tratta di conflitto di interessi. In più noi abbiamo cercato di “pilotare” la tua uscita e ci andremmo di mezzo come avvocati e principalmente lei perchè è anche coinvolta sentimentalmente.-
-Non lo sapevo.- disse mesto Edward.
-E' per questo che ti ho detto di farti sentire per ogni cosa. Ti posso consigliare come agire. Mi stupisce che non ci abbia pensato lei.-
-Invece credo che ci abbia pensato.-
-Non mi sembra se vi hanno scoperti.-
-Si comporta come se fossimo due conoscenti e alla clinica passa sempre molto tempo con gli altri. Quando le ho proposto di andare con lei a Seattle, ha detto che dovevo stare in clinica.-
-Ok, forse ci sta provando, ma tu aiutala a non fare cazzate. Mi raccomando Emmett, non dire nulla.-
-Certo. Ma dillo anche a tua moglie.-
-Perchè?-
-E' stata lei che li ha visti per prima.-
-E' per questo che ha voluto che venissimo a Forks? -
-Sì.-
-Per un certo verso non mi preoccupo perchè so che non parlerà. Ma vorrà sapere tutto e non so cosa dirle.-
-Ci abbiamo già pensato noi.-
-Cioè?-
-Alla tavola calda. Ne abbiamo parlato e le abbiamo spiegato che non lo sappiamo neanche noi cosa c'è tra me ed Isabella.-
-Va bene. Ma non fate cazzate.-
-Ok.-

Ritornarono a casa in tempo per il pranzo.
Subito dopo Isabella ed Edward si prepararono per partire e tornare alla clinica.

Domenica pomeriggio. Clinica.

Isabella ed Edward scesero dall'auto. Edward si occupò delle borse portandole entrambe all'interno.
-La mia potevi lasciarla in auto. Prendo alcune cose e poi riparto.-
-Di già! Non resti per cena almeno?-
-Domattina devo essere in ufficio presto!- si scusò Isabella.
Edward la guardò con occhi da cucciolo e lei non resistette.
-Dobbiamo parlare.- e lo prese per mano accomodandosi sul divano.
-Si, anch'io ho delle cose da dirti.-
-Vuoi iniziare tu?-
-No, prima le donne.- e le fece l'occhiolino a cui fece seguito un sorrisetto di lei.
-Ok. Quello che è successo questa mattina, non deve più succedere.-
-Cosa?-
-Dobbiamo stare molto attenti d'ora in avanti. Per stavolta ci hanno visto Emmett ed Alice. Pensa se ci vedevano qui!-
-Di cosa ti preoccupi?-
-Del mio lavoro.-
-E di me no?-
Isabella lo guardò interdetta.
-Jasper mi ha detto che potrei tornare in carcere se ci scoprono.-
-Cosa ne sa Jasper?- e poi cambiò subito discorso. -Ne parliamo dopo di Jasper. E' vero, potresti tornare in carcere e io rischiare di essere radiata dall'albo perchè c'è conflitto di interessi.-
-Ma io non voglio che smettiamo di dormire assieme e magari di andare oltre.- si lamentò Edward.
-Non fare il bambino capriccioso. Se va tutto a puttane, poi non ci sarà più un comodo letto su cui dormire e niente più abbracci e chiacchierate notturne.-
-Perchè dici che c'è conflitto di interessi?-
-E' come se fossi privilegiato. Pensaci. Se fossi in carcere e invece di fare dei lavori pesanti, ti mandassero in biblioteca tutto il giorno perchè sei simpatico al direttore del carcere, gli altri detenuti potrebbero vendicarsi.-
-Ma non sono in carcere.-
-No, ma il giudice ha stabilito che tu stia alla clinica per lavorare e che ne puoi uscire solo quando io non lavoro. Quindi se vengo qua il week-end e lavoro per la clinica, tu devi far altrettanto.-
-Ma ho sempre lavorato!- protestò Edward. -Non vedo quale sia il problema se dormiamo assieme!-
-Il problema è che se ci scoprono, possono pensare che mi prendo delle ferie per poter passare del tempo con te, e quindi non sarebbe più una detenzione la tua.-
-Per ora ci hanno solo visto Alice ed Emmett, non mi preoccuperei.-
-Sbagliato! Ci hanno visto anche Jake, Rachel, Emily e non so chi altri.-
-Quando?-
-L'altro giorno in mensa quando mi hai accarezzato prima di uscire con Embry.-
-Quindi cosa dovremmo fare?- disse sconfitto dalla logica.
-Niente più coccole in pubblico, poche uscite se non con gli altri e limitare le uscite di solo noi due.-
Edward si sfregò gli occhi.
-E come facciamo a recuperare?-
-A recuperare cosa?-
-Tra noi due. Come facciamo a recuperare tutti questi anni se torna tutto come quando sono arrivato?-
-Non credo ci sia nulla da recuperare.-
Edward rimase molto male a quella affermazione. 
-Mi sono espressa male. Secondo me quello che c'è stato tra noi al liceo, è una storia conclusa. Adesso siamo due persone diverse, che hanno fatto delle esperienze diverse, e che si devono conoscere.-
-Quindi cancelliamo il passato?-
-Edward, pensi di essere la stessa persona di dieci anni fa?-
-Si.-
-Quindi hai ancora 17 anni, vai al liceo, e giochi ancora a pallacanestro? Vuoi ancora diventare giocatore professionista per qualche squadra della NBA?-
-No.-
-Allora sei cambiato. Non sei più il ragazzino che si faceva tutte e si sentiva un super dio. Hai fatto delle scelte come le ho fatto io. Hai portato avanti dei progetti come ho fatto io. Hai ragionato con la tua testa come l'ho fatto io. Se ora ci troviamo qui è per delle scelte fatte in questi anni e sia nel bene, che ne male, siamo cambiati entrambi.-
-La tua logica è inattaccabile.-
-Abbiamo quasi due anni da passare insieme. Il tempo c'è. Per ora abbiamo visto solo una piccolissima parte della vita l'uno dell'altra. Per quel che mi riguarda, devi scoprire ancora un sacco di miei difetti e qualche pregio. Altrettanto devo fare con te.-
-Hai pochi pregi e tanti difetti?-
-Per il 99% sono difetti.-
-Così tanti?- e risero entrambi.
-Cosa sa Jasper?-
-Stamattina al parco gli ha detto di averci visto. Ha detto di non fare cazzate e se ho bisogno di parlare con lui. Questo in breve.-
-Parlerò anch'io con Jasper e gli riporterò questa conversazione. E' giusto che lo sappia perchè è il tuo avvocato. Poi vedremo come si sviluppano le cose.- disse Isabella assorta.
-Intanto vediamo come si sviluppa questa.- ed Edward la prese di peso poggiandosela sulle ginocchia. -In casa, posso baciarti quanto voglio vero?-
-La porta è chiusa e le tende sono tirate. Direi che puoi-
E lui la avvicinò stringendola fra le braccia per poi avventarsi sulle sue labbra.

Dopo poco si salutarono.
  
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