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Autore: anteros    04/06/2012    2 recensioni
Ho abbandonato il mio traguardo, mi sono addormentata e ho sognato il Paradiso.
Sorrento, quella città, è il mio Paradiso. Quel posto è il mio libro, quel posto è tutto il mio Mondo.
Come l'Ulisse di Dante, ero solo curiosa di vedere nuovi posti, nuove terre a me sconosciute. D'altro canto, non siamo nati per vivere come animali, ma per seguire le nostre virtù e le nostre conoscenze.
Ma alla fine, vieni travolto da un'onda perché non fai parte di quelle terre. E così come Ulisse, sono affondata.
Ma riuscendo a scappare dalle grinfie di Poseidone, naufrago su questa terra.
Potrebbe essere il Paradiso, magari sono morta.
In questo Paradiso nevica, fa freddo e ci sono trentaduemila abitanti.
E pure, si trova nel secondo stato più grande al Mondo.
In questo Paradiso la Penelope di una volta canta canzoni a squarciagola, le canta e non se ne frega se i vicini la sentono.
Perché Penelope, si sente finalmente in Paradiso.
Il sole ha finalmente fatto capolinea da dietro quelle montagne, ed è finalmente ricominciata la vita.
Genere: Comico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Mese di Gennaio, freddo, neve e lacrime. Il 2 gennaio Martina riparte per l'Italia, chissà quando l'avrei rivista di nuovo. Piansi, piansi e piansi ancora.Piansi come quando le dissi che dovevo partire per la Francia, e che forse non ci saremo mai più riviste. Ed ora, di nuovo l'addio. Lei dice: 'è un arrivederci, non un addio' ma direi che è un arrivederci un po' approssimato. 
Dopo mezz'ora di abbracci e saluti, dovette andare via, altrimenti perdeva l'aereo.
Ed ora, dopo quasi due ore della sua partenza, sono ancora qui, tra le braccia di Justin sul suo materasso ad acqua. 
«Piccola, ti posso capire. Anche io ho dovuto lasciare i miei amici quando sono partito per Atlanta. E' come se io avessi perso una parte di me, ed ogni volta che li devi risalutare per poi rivederli chissà quando è ... difficile. Certo, io non piango, perché gli uomini non piangono, ma è dura sì.» Ecco, ora capite perché mi sono innamorata di lui? 
«E loro sanno che ci stai male?» Gli chiesi, per comprendere un po' meglio le emozioni maschili. 
«Ovviamente no.» Disse lui, con tono da duro, quando poi è dolce come l'interno di un cioccolatino Lindt. 
«Justin, ricordi quando facemmo quella scommessa?» Gli dissi, con un sorriso da un orecchio all'altro. 
«Purtroppo sì.» Disse lui, capendo già tutto.
«Visto che hai ceduto posso dire a tutti che tu sei dolce, coccoloso e che tieni più ai tuoi amici che alla tua vita.» Dissi io facendolo montare ancora di più.
«Sei una stronza se lo fai.» Dice lui, riducendo gli occhi a delle fessure come per sfidarmi.
«Lo so amore, sono una stronza e lo faccio pure bene.» Lui mi bacia e mi porta su un altro Mondo, un Mondo dove i suoi baci sono essenziali come l'acqua su questo di Mondo. Insomma, mi spiego?
 
«Penelope, devo dirti una cosa.» Dice la rossa dagli occhi verdi, entrando in camera mia. Mi metto a sedere sul letto e lei accanto a me. Le scocco un sorriso e la sprono a parlare.
«Sai, sono felicissima che hai due nuove amiche, un fidanzato e che ora hai finalmente una nuova vita sociale.» Dice accarezzandomi il viso. «Ma sai, io continuo a lavorare.»  Ti prego, fa che non dica quel verbo. 
«Dobbiamo trasferirci, a Los Angeles.» Un tonfo al cuore lancinante, insopportabile, doloroso. Mille pugnali dalla lama affilata trafiggono il mio povero cuoricino. Cerco di ribattere, ma le lacrime precedono qualsiasi parola.
«Penelope, lo so, mi dispiace.» Rabbia, rabbia incassata per troppo tempo inizia a bollire dentro di me. 
«Mamma, mi dispiace un corno! MI SONO SCOCCIATA DI SEGUIRTI OVUNQUE, LASCIAMI QUI. A MAGGIO FACCIO DICIOTTO ANNI MAMMA, POSSO ANCHE VIVERE DA SOLA. NON PUOI PORTARMI VIA HELEN ED EMMA. NON PUOI MAMMA, NON UN'ALTRA VOLTA. NON PER L'ENNESIMA VOLTA. NON POSSO LASCIARE JUSTIN MAMMA. PERCHE' VUOI DISTRUGGERMI LA VITA SOCIALE? IO NON VENGO CON TE, NEANCHE MORTA. NEANCHE SE MI COSTRINGI. NEANCHE SE MI DROGHI E MI PORTI SU QUELL'AEREO CON LE FORZE. COSA C'E' A LOS ANGELES CHE QUI A STRATFORD NON C'E'? DIMMELO MAMMA! COSA? NON TI SEI SCOCCIATA ANCHE TU DI GIROVAGARE PER IL MONDO, NO? NON VUOI DELLE AMICHE? UN FIDANZATO? LASCIAR FAR FARE A VERONICA DELLE AMICIZIE? SE CONTINUI DI QUESTO PASSO VERONICA DA GRANDE SI RITROVERA' DA SOLA, SI DROGHERA', DIVENTERA' ALCOLIZZATA E TUTTO PER COLPA TUA MAMMA, PERCHE' NON LE HAI LASCIATO VIVERE UN'INFANZIA. COSA DEVI FARE A LOS ANGELES MAMMA, COSA?» 
«Cosa devo fare, Penelope? Devo guadagnarci da vivere, ecco cosa! Ora fai quelle valigie, si parte domani pomeriggio. Capito Penelope?» Butta la valigia sul pavimento di camera mia e se ne va sbattendo la porta. 
Guadagnare da vivere? Se non comprasse tutte quelle scarpe, vestiti e borse che costano da 200$ ai 5000$ camperemmo noi, la mia futura famiglia, quella di Veronica e quella dei nostri figli. 
 
 
«Ma come parti?» Gli occhi di due ragazze splendide erano fissi su di me, erano lucidi e rossi. Erano pronte per scoppiare a piangere. Stavano per piangere, e per me. Per Penelope Amore Pagnanelli. 
«Parto per Los Angeles, domani pomeriggio.» Dissi abbassando lo sguardo mentre asciugavo quella lacrima che curiosa, anche lei voleva guardare il Mondo, per poi morire un attimo dopo. 
«Ci mancherai tantissimo Pen.» Dissero all'unisono, abbracciandomi. Mi sentii protetta, loro sono state la mia salvezza. E come una stupida, mi son pure affezionata a loro. Mi ero dimenticata che prima o poi sarei ripartita.
«Anche voi ragazze.» 
«Ma Justin lo sa già?» Chiese Helen, mentre io fissai quella macchiolina verde che mai dimenticherò. Poi scossi il capo, abbozzai un sorriso, anche se si trasformò in una smorfia di dolore. 
 
«Ehi Justin, ricorda un'altra volta la scommessa.» Dissi, mentre sedevo sul suo letto. Lui posa il suo computer sulla scrivania, e prima di sedersi accanto a me mi scocca un bacio. 
«Vorrai rinfacciarmelo a vita?» Ridacchia lui, iniziando a giocherellare con un ricciolo. 
«Visto che hai ceduto, ora dovrai stare senza di me per... per il resto della tua vita.» Come l'ho detto sembra così tragico!
«Cosa? Dai, non scherzare.» Disse lui, rimanendo calmo. 
«Non scherzo, Justin. Devo trasferirmi a Los Angeles. Tu hai ceduto, come pegno tu dovrai stare senza di me. Okay, Justin?» Mi stavo spezzando il cuore da sola, come un'emerita idiota. Ma cosa potevo fare?
«N-no, Pen. Dì ai miei amici che sono dolce, coccoloso e che una volta ho pianto dopo essere partito. Ecco, ho già pagato pegno con questo, non ne posso pagare un altro Pen. Ti prego, no.» 
«Mi dispiace Justin... pensa il lato positivo, non hai più una ragazza rompipalle fra i piedi e puoi continuare la tua lista.» Si, sono un'idiota coi fiocchi. 
«Guarda anche tu il lato positivo... vado molto spesso a Los Angeles, ti farò uno squillo quando sono da quelle parti.» Disse lui. Dio, aveva gli occhi lucidi. Stava soffrendo, e per colpa mia. 
«Tanto dopo due mesi mi trasferirò di nuovo, sarebbe inutile.» Fredda e distaccata ero, anche se non volevo esserlo. Ma era più forte di me. Non appena sarei arrivata a Los Angeles sarò presa di mira dalle cheerleader, verrò presa in giro, sarò una forever alone di nuovo, litigherò ancora e ancora con mia mamma ed odierò a morte i miei vicini. Come ho fatto a pensare che io potessi avere di nuovo una vita sociale,come? 
La sera andammo di nuovo in quel parchetto, sì, quello che assomigliava a Narnia. Ci coricammo di nuovo sullo stesso plaid, sentivamo le stesse canzoni, era tutto perfetto.
They were sitting,
they were sitting  on the strawberry swing.
They were talking,
they were talknig on the strawberry swing.
Every moment was so precious
«Every moment was so precios..» Canticchiò lui, prima di poggiare le sue labbra sulle mie. Si, ogni momento era prezioso, ed ogni giorno senza di lui era un giorno perso. 
E adesso non voglio che venga il mattino, perché so che il cielo non è più azzurro. 
E so che il sole è tramontato di nuovo ma so, che prima o poi, sorgerà di nuovo. Dovrà per forza risorgere, e magari la vita ricomincerà di nuovo.
Sto facendo del mio meglio, ma non riesco a staccarmi da quelle labbra, togliermi dalla testa quel sorriso, oppure la sua dolce risata. 
Sono troppo innamorata per lasciarlo andare, ed io proprio non voglio lasciarlo. Anche se, tra qualche settimana, se ne sarebbe ritornato ad Atlanta. Eh già, è tutto scritto in uno schema, non è vero fato?
In un modo o nell'altro, ci saremo ugualmente divisi. 
«Penelope?» Sibilò Justin, accarezzandomi il viso e portandomi una ciocca ribelle dietro l'orecchio.
«Dimmi.» Dissi io, scoccandogli un piccolissimo bacio. 
«Io penso di amarti.» Bisbigliò lui, quasi impaurito. «E penso che soffrirò molto senza di te.»
Si, il sole è definitamente tramontato, sono di nuovo tra le balie del mare e tra le mani di Poseidone.
 
 
 
 
 
Bene bene bene. A quanto pare ad Anna Chiara non piace finire le storie con un lieto fine, ma questa mi sa che avrà un continuo.
Mbah, per il momento finisco l'altra che è un fatto lungo.... 
Ah, e l'ho aggiornata comunque: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1032185&i=1 
Anyway, ditemi come vi è sembrato il finale e ... e bho!
Ci vediamo molto presto, non vi liberate di me! :3 
Bacini xoxo 
  
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