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Autore: petty thief    22/12/2006    4 recensioni
E' impossibile liberarsi del passato, perchè lui tornerà a perseguitarti quando meno te lo aspetti...
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo ventiseiesimo


Nami era rimasta immobile nel grande e silenzioso salone degli arazzi, sola con i cadaveri dei tre uomini-pesce. Con un profondo sospiro si scosse e si avvicinò al corpo di Nasten. Gli prese dalla cintura una confezione di pallottole e un pesante mazzo di chiavi, quindi raccolse dal pavimento la pistola che aveva ucciso Waron.
L’arazzo sulla sinistra era sollevato e la porta si aprì senza difficoltà quando provo a spingerla. Con precauzione scivolo lungo l’uscio e rimase in ascolto. Il corridoio davanti a lei era deserto e silenzioso, scarsamente illuminate da qualche torcia. In quell’ala della fortezza non c’erano finestre, e lei non aveva ancora imparato ad orientarsi in quel dedalo di passaggi. Senza pensarci troppo, decise di dirigersi verso destra. Col cuore che le batteva forte iniziò a camminare rasentando il muro con la pistola puntata davanti a sé. Procedendo sempre per la strada principale ed evitando i corridoi laterali percorse un buon tratto senza incontrare anima viva, mentre una sensazione crescente di panico iniziava a prendere il sopravvento dentro di lei. Non aveva la più pallida idea di dove stesse andando, e ad ogni passo la probabilità di venire scoperta aumentava. Che diavolo poteva fare ora? Dove e come scappare? Nel tentativo di calmarsi, si appoggiò contro il muro e fece dei respiri profondi.
Il suono di una voce la fece sobbalzare, ma il corridoio era vuoto. Stringendo forte la pistola Nami scivolò cautamente lungo il muro, finché arrivò davanti alla fonte del rumore, una porta dall’aria famigliare sulla quale stava appesa una targa d’ottone “Cella di sicurezza”. Dall’interno qualcuno gridava –C’è qualcuno là fuori??! Il vecchio sta male!-
Riconoscendo la voce di Dianek, Nami entrò senza esitazione nella stanza. Il vecchio carceriere era disteso supino sul pavimento, con accanto i cocci di una tazza immersi in un liquido scuro. Dietro la grata, gli occhi di Dianek la fissarono sorpresi. Rimasero entrambi a guardarsi in silenzio finché l’uomo-pesce sbottò –E tu che diavolo ci fai qui?-
Lei rimase immobile a guardarlo, con la pistola ancora in mano e la faccia pallida e determinata.
-Sei stata tu…- bisbigliò Dianek –Come…?-
–È una lunga storia.- disse lei prendendo una chiave che stava sul tavolo. –Ti ha tolto lui le manette?- chiese quindi indicando il vecchio.
-Sì, dovevo mangiare. Mi spieghi come sei arrivata qui?-
Nami era ferma davanti alle sbarre con la chiave in mano e sembrava riflettere.
-Hai intenzione di liberarmi o no?- chiese lui.
Lei lo fissò negli occhi. –Che succede se adesso apro la porta?-
-Vediamo… Per prima cosa esco. Poi sono sicuro che mi verrà una gran voglia di prenderti a schiaffi, anzi, non mi verrà perché ce l’ho già. Che razza di umana.- ridacchiò e proseguì. –Guardami, sono mezzo morto, e tu hai una pistola, credi che sia così stupido da cercare di ucciderti? E poi come pensi di andartene dall’isola? Ti prenderanno prima che tu riesca ad arrivare alle navi, stanne certa.-
Nami sembrò considerare le sue parole, quindi sospirò rassegnata. –Ti faccio uscire, ma prova solo a…-
-Sì, sì, ho capito, farò il bravo…-
La chiave girò nella serratura e la porta si spalancò. Dianek sorrise mentre lei stringeva la pistola e arretrava. Barcollò quindi verso il vecchio, gli si inginocchiò vicino e gli tolse un pugnale. Uscì quindi nel corridoio seguito da Nami che si teneva un po’ distante, stringendo la pistola. I vestiti dell’uomo-pesce erano lacerati e sporchi di sangue, il suo corpo pieno di lividi e ferite. Nell’insieme, non aveva un bell’aspetto.
-Ce la fai a camminare?-
-Certo che ce la faccio. Cosa pensi di fare, ora?-
Nami gli puntò addosso gli occhi scuri –Portami all’ufficio di Waron.-
-Prima dimmi cos’è successo.- Disse lui spostandosi nell’ombra di un corridoio laterale e appoggiandosi alla parete. Mantenendosi sempre a una certa distanza da lui, Nami gli disse tutto, dalla notte in cui Nasten era entrato nella sua camera agli ultimi recenti avvenimenti. Quando gli raccontò di come Waron e Nasten erano morti, Dianek si bloccò improvvisamente. Nami fece qualche passo indietro e gli puntò contro la pistola.
-Fermo o sparo.-
-Tu… Tu hai ucciso Nasten e il capo?!-
-Ti sbagli, come ti ho appena detto hanno fatto tutto da soli.-
Dianek guardò sorridendo la pistola –Stai attenta con quell’affare, qualcuno potrebbe farsi male.-
-Non sarò io quel qualcuno.-
-Come pensi di scappare da qui se mi impallini?-
-Stupido. Troverò un sistema.-
Dianek la considerò per un lungo momento. –Abbassa la pistola, non ho intenzione di farti niente. Andiamo, ti porto allo studio del capo.- disse staccandosi con un certo sforzo dalla parete e incamminandosi verso il corridoio. Lei lo seguì.
Nonostante procedessero lentamente, non più di cinque minuti dopo erano davanti a una porta massiccia dove l’uomo-pesce si fermò. –Eccoci. Dovrebbe essere aperta, ad ogni modo hai le chiavi. Perché volevi venire qui?-
Nami gli fece cenno con la testa di entrare per primo e mentre lui abbassava la maniglia disse a bassa voce -Ci sono delle cose che mi appartengono.-
La porta era effettivamente aperta ed entrambi entrarono nello studio di Waron. Dianek si avvicinò ad una libreria in legno chiaro, dalla quale prese una cartellina rossa di cuoio e gliela porse. –Eccoti le cartine.-
-Non erano quelle che ero venuta a prendere.- Si guardò in giro un attimo, ispezionando con gli occhi la stanza. -Sai dov’è il cappello di paglia del mio capitano?-
Dianek era stupito. –Il cappello? Non saprei dirti… Forse… Proviamo a guardare nello stanzino di fianco…-
Entrarono in una saletta attigua allo studio piena di oggetti. Librerie colme di volumi, soprammobili preziosi, quadri, armi raffinate, palchi di corna, carte geografiche, un mappamondo. In un armadio a vetri facevano bella mostra di sé oggetti che non si sarebbe pensato di trovare in quella sala, ad eccezione di tre katane nelle loro fodere. L’armadio infatti conteneva un cappello di paglia con una fascia rossa nel mezzo, le tre spade, tre pezzi di metallo, una fionda, un pacchetto di sigarette e un curioso cappello rosso con due aperture ai lati e una croce bianca nel mezzo. Sul fondo dell’armadio erano piegati vari indumenti tra maglie, pantaloni e scarpe. La ragazza prese tutto e lo mise in un sacco di velluto azzurro che Dianek aveva preso da un armadio, aggiungendoci la cartellina. Si voltò quindi verso la sua guida. –Io ho preso tutto, a te serve qualcosa?-
Dianek le consegnò una grande busta marrone. –Avete un registratore per ascoltare cassette sulla nave?-
-No. Perché?-
-Allora prendi questo.- disse prendendone uno dalla scrivania e infilandolo nel sacco insieme alle altre cose. –Ti servirà per ascoltare la cassetta che c’è nella busta. Aprila quando sarai lontana da qui, ti aiuterà a capire alcune cose, ora non ho tempo di spiegarti. Andiamo adesso, c’è ancora qualcosa da prendere. Che ora è?-
Lei guardò un orologio a pendolo dietro di lui. –Quasi le due.-
-Ecco perché in giro non c’è nessuno, erano tutti in mensa quando hai distrutto tutto, ci sono delle porte automatiche e se anche qualcuno è sopravvissuto sarà rimasto bloccato dentro. Speriamo che le sentinelle esterne non siano entrate.-
-Ma tu… Le tue placchette?-
Dianek sorrise. –Me le hanno tolte ieri, la tortura a base di elettricità era finita, adesso toccava alla frusta. E a me non servivano più visto che probabilmente avrei passato un bel po’ di anni ai lavori forzati. Davvero, umana, se non stessi così male…-
Nami alzò cautamente la pistola.
-Buona, buona… Non è il caso di agitarsi.- si guardò un attimo intorno. –Muoviamoci.-
-Vai avanti tu.-
Dianek alzò gli occhi al cielo ma non fece ulteriori commenti. Uscirono dallo studio e si avviarono di nuovo lungo il corridoio.
-Dove stiamo andando?-
-Te l’ho detto, dobbiamo prendere ancora una cosa. Fa silenzio, ora.-
Dopo un po’ si fermarono davanti ad una spessa porta in acciaio, vicino alla quale c’era un pannello con vari pulsanti. L’uomo-pesce ne premette vari in rapida successione –Speriamo non abbiano cambiato il codice d’accesso.-
Rimasero fermi ad aspettare che la porta si aprisse finché la ragazza non si ricordò di una cosa. –Non si aprirà mai.-
-Devono aver cambiato i codici di accesso, maledizione. Se solo sapessi la nuova combinazione…-
-Non si sarebbe aperta comunque, visto che è saltato l’impianto elettrico…-
Dianek si bloccò. -Me ne ero scordato.-
-Devi proprio entrare qui dentro?- chiese lei valutando la porta.
-Sì, è necessario.- annuì Dianek -Vado a cercare una leva. Aspettami qui, torno subito.- Si avviò zoppicando lungo il corridoio finché non sparì dietro ad una curva, lasciandola da sola. Nami si rannicchiò in un angolo buio contro il muro stringendo forte la pistola e aspettando. Stupida le disse una voce dentro la sua testa. Stupida, stupida, stupida. Perché l’hai lasciato andar via? È la fine, questa è la fine. Adesso tornerà con tutte le guardie e ti faranno fuori. Quando mancava così poco…
Un rumore di passi la riscosse, l’uomo-pesce era tornato da solo portando con se un piede di porco, con il quale iniziò a forzare la porta. Nami non riuscì a nascondere un sospiro di sollievo cosa che fece sorridere Dianek. Dopo qualche minuto di lavoro e numerose imprecazioni, la porta si sollevò abbastanza da permettere di strisciare all’interno.
-Ecco, dovremmo farcela.- L’uomo-pesce guardò la pistola sorridendo. –Immagino che dovrò entrare per primo, eh?- Lei annui e lui si infilò con qualche difficoltà nell’apertura.
-Ci sono, vieni.-
Nami fissò lo stretto passaggio con le sopracciglia corrugate. Non le piaceva il varco e non le piaceva pensare a cosa avrebbe potuto trovare oltre la porta. Per quale ragione l’uomo-pesce la stava aiutando? Dopo tutto quello che era successo era sorpresa che lui non avesse nemmeno tentato di aggredirla. Forse era meglio scappare finché era ancora in tempo, avrebbe trovato le navi anche da sola…
-Accidenti a te, ti vuoi muovere?-
Controvoglia Nami si sorprese a superare carponi lo stretto passaggio. Si alzò in piedi rivolgendo un’occhiata seccata a Dianek che ricambiò e si guardò intorno. Per la sorpresa, lasciò cadere il sacco che aveva in mano e rimase ferma con la bocca leggermente aperta. Davanti a lei, quattro ragazzi e un imponente creatura, tutti legati con pesanti catene ad un’enorme ruota metallica che si muoveva intorno ad un fulcro spinta dalla loro forza motrice, la guardavano attoniti. Erano a torso nudo, e sulla loro schiena spiccavano segni di frusta, alcuni molto recenti. Al vederla urlarono il suo nome, e la stanza fu riempita dal suono di tante voci gioiose che si mescolavano, mentre lei era rimasta senza parole, ferma vicino all’ingresso, troppo sconvolta per dire qualcosa. Come in un sogno si avvicinò ai suoi compagni fermandosi davanti alla faccia sorridente del capitano.
-Sto sognando?-
-È bello rivederti, Nami. Ero sicuro che saresti arrivata.-
-È un bel sogno…- bisbigliò lei piangendo e abbracciandolo. –Non svegliatemi…-
Dianek intanto aveva sottratto un mazzo di chiavi ad un uomo-pesce disteso per terra. Si avvicinò incerto ai prigionieri. –Signori, adesso vi toglierò le catene. Una volta che l’avrò fatto vi prego di rimanere calmi. Siamo venuti a liberarvi.- disse girando la chiave nel lucchetto e liberando il capitano.
Lui ricambiò l’abbraccio della sua navigatrice che continuava a piangergli sulla spalla e le chiese incerto –Ci possiamo fidare di lui?-
Nami si voltò piano a fissare Dianek e annuì.
Quando tutti furono liberi, Rufy si voltò verso l’uomo-pesce con un’espressione di pura rabbia che gli trasformava i lineamenti innocenti da bambino in quelli di un guerriero. –Dov’è quel bastardo?-
-È morto. Scusate ma ora non c’è tempo per spiegarvi tutto.- disse Dianek sbrigativo evitando le occhiate degli altri membri della ciurma e avvicinandosi a Nami che sorrideva ancora persa nei suoi pensieri. –Dobbiamo andarcene subito da qui, non c’è più tempo da perdere. Muoviamoci, vi porto alla nave.- le disse deciso.
-Come? Ah sì, certo… la nave…-
Dianek uscì dall’apertura. Nami lo seguì bloccandosi di colpo davanti all’entrata guardando il sacco che aveva lasciato cadere. Questo sembrò farle riprendere il contatto con la realtà.
-Non venite?- chiese ai suoi compagni che erano rimasti fermi.
-Chi è quel tizio? Cosa sta succedendo?-
-Lui è… era… o al diavolo, adesso non c’è tempo per spiegarvi, ma se non era per lui non vi avrei mai trovati. Ci porta alle navi, deve scappare anche lui… Dobbiamo fidarci… Venite.-
Con difficoltà sgusciarono tutti oltre la porta e seguirono Dianek lungo i corridoi, finché non arrivarono in una vasta grotta sotterranea piena di vele arrotolate, tronchi e tavole, timoni, alberi, ancore e altri attrezzi di ogni tipo. Metà della grotta era occupata dal mare, e lì erano ormeggiati un imponente veliero, tre caravelle, delle quali una aveva una polena con la forma di un montone, e cinque piccole imbarcazioni. Nella grotta stava una trentina di uomini pesce, alcuni seduti per terra con aria sofferente, altri in piedi che parlavano fra loro. Al vederli si lanciarono furiosi contro di loro, ma non fecero nemmeno in tempo a capire cosa stesse succedendo, che una fitta rete di pugni li scaraventò lontano. Una delle guardie sparò una serie di colpi in aria prima di venire scaraventata contro la parete della grotta da un calcio in pieno petto.
-Presto!- gridò Dianek –In quelle casse ci sono delle provviste, prendete quello che vi serve e salpate, presto arriveranno le sentinelle esterne!- Si rivolse quindi a Nami –Il tuo logpose ha già registrato il magnetismo di quest’isola, credi che ce la farete a superare i vortici?-
-Io... non so, credo di sì.-
-Se vuoi, potete seguire me.-
-Grazie.-
Dalle scale laterali spuntò un gruppo di uomini-pesce urlanti che brandivano spade e fucili e che si lanciarono con rabbia contro i fuggitivi. Mentre intorno infuriava la battaglia, Dianek caricò tre barili e un paio di casse su una delle piccole imbarcazioni. Gli uomini-pesce non durarono neanche cinque minuti alla furia degli umani che incendiarono le altre navi rimaste nel porto.
Quando tutti furono saliti sulle barche Dianek gridò alla ciurma della Going Merry–Se siete pronti vi guido oltre le secche. Soltanto mi serve una mano per manovrare.-
Seguì un imbarazzato silenzio durante i quali tutti si guardarono e Nami si sorprese a dire -Ci vado io.-
L’uomo-pesce issò l’ancora mentre lei andava al timone della barca. –Grazie.- Lei sorrise.
Uscirono dalla grotta senza incontrare ulteriore resistenza e si infilarono tra le secche. Intanto sull’isola altri uomini-pesce stavano accorrendo, ma i pochi che erano in grado di rendersi utili arrivarono troppo tardi e rimasero sulla spiaggia a guardare furiosi le due imbarcazioni ormai lontane.
Superate le secche e i mulinelli, Nami si rivolse all’uomo pesce –Cosa farai adesso?-
Dianek guardò il mare davanti a sé –Credo proprio che me ne tornerò a casa, ormai manco da troppo tempo. Inoltre ho una gran voglia di vedere mia sorella e di abbracciare mio nipote. Poi chissà, mi troverò qualcosa da fare…-
-E come pensi di arrivarci?-
-Con le mappe e l’eternalpose che ho trovato nello studio del capo. Con un po’ di fortuna riuscirò a cavarmela. Questa dovrebbe portarmi a Bjiko, se il tempo resta buono dovrei arrivarci in tre o quattro giorni.-
Nami osservò attentamente la cartina che l’uomo-pesce teneva tra le mani. –Quella è mia.-
Ci fu un attimo di silenzio imbarazzato mentre Dianek cercava qualcosa da dire.
-Non importa, puoi tenerla. Posso sempre farne altre.- Sembrò considerare un attimo l’uomo-pesce. –Se mai riuscirò a disegnare la carta nautica di tutti i mari la cartina che hai in mano varrà un sacco di berry un giorno. Comunque sia ti porterà dove devi andare.-
Dianek allungò la mano destra. –Grazie, Nami-
–Buona fortuna Dianek.- rispose lei stringendogliela. Alzò quindi la mano verso il cielo e sorrise alle nuvole. Subito un braccio gommoso partito dalla Going Merry le avvolse la vita e la portò sul ponte della caravella.
Dianek sorrise a sua volta e orientò le vele della sua barca verso est, allontanandosi dall’isola.
Sulla nave pirata i ragazzi si unirono in un grande abbraccio collettivo, felici di essere di nuovo uniti. Chopper piangeva in braccio a Nami mentre lei distribuiva ai compagni il contenuto del sacco e spiegava cos’era successo. Finita la storia tra la rabbia generale, si fermò davanti al capitano e gli mise in testa il suo cappello di paglia. Il ragazzo sorrise –Sono fiero di te.-
-Grazie, Rufy.- rispose dolcemente lei.
-La prossima isola?-
-Il log-pose si è già posizionato, dobbiamo solo orientare le vele verso ovest. Vado al timone, mettetevi al lavoro.-
-Sentito ragazzi?- urlò Rufy –Via verso una nuova avventura!-



Ehy! Salve gente! Come state? Mamma mia, è un casino di tempo che non aggiorno più... Mi odiate, eh? Dai questo era praticamente l'ultimo capitolo della sudatissima storia, adesso mi manca solo l'epilogo nel quale saranno chiariti tutti i punti oscuri ovvero perchè i ragazzi non sono morti. Per favore scrivetemi che ne pensate!
Per quanto riguarda me, uesto immenso silenzio è stato principlamente causato dall'inizio dell'università, già, questa grande avventura. Ma chi è che diceva che all'università non si fa niente? Io sto sgobbando da pazzi, vabbè...
Ringraziamenti!
Danya91! Cavolo, ben due messaggi! Accidenti, con calma, il primo messaggio: sono taaanto contenta che ti sia piaciuta la letterina, me la sono riletta oggi e mi sono detta: Mio Dio che tristezza! Come cavolo ho fatto a scrivere sta roba? In realtà io sono una persona piuttosto tanto allegra e a tratti rasento la pazzia... vabbè. Da quello che io so Pell è vivo, quindi sì, teoricamente è sopravvissuto... un eroe! Altri dubbi (possibilmente nn domande troppo difficili...)? Ciao e grazie!
Bluking! Grazie anche a te, sono felice che ti sia piciuto! Certo che quella lettera ha avuto successo! Bene, immagino che tu sia contenta di sapere che i baldi giovani sono in salute. Grazie ancora, a presto!

E questo e tutto! Alla prossima, e abbiate mooolta fede... prima o poi finirà.
Ciao a tutti, buon Natale e buon anno nuovo!!!


  
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