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Autore: Vampiresroads    04/06/2012    2 recensioni
Il viaggio si è concluso e Brian torna a casa dopo cinque anni.
Il suo grande amico Zacky lo aspettava da tempo immemorabile e hanno la loro occasione di rincontrarsi.
Tutto perfetto, o quasi.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Synyster Gates
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quei secoli di silenzio si rivelarono dei momenti piacevoli.
Lasciando spazio a pensieri misti e ricordi spezzati, fissavamo la poca neve rimasta sperando in un’impossibile ricrescita immediata dell’erba colorata.
Le riflessioni depresse e l’emozione momentanea stavano andando via con la neve, sembrava di esser tornati in un mondo dimenticato da entrambi. Il mondo che gli adulti, troppo responsabili, amavano chiamare “infanzia”.
Il nostro fedele amico vento continuava ad accompagnare i passi lungo quella valle infinita. Se solo un estraneo l ‘avesse potuta vedere, avrebbe creduto di trovarsi in un luogo lontano, inesistente.
La mia mente mi ripeteva che erano solo ricordi, che Brian era ancora in giro per il mondo arricchendosi e dimenticandomi. Che il tempo, la nostalgia e l’alcol avevano ormai distrutto la mia capacità di realizzare che ero perso.
Mi voltai verso il mio amico per dargli un’altra occhiata, quanti anni erano che desideravo farlo. Sembrava tutto così irreale.
Un abbraccio caldo e confortante fece sparire quei pensieri inutili.
Brian era affianco a me, di nuovo, come se tutti quegli anni non fossero mai trascorsi e come se la nostra giornata-tipo fosse ancora quella di rubare tavolette di cioccolato al mercato.
Il silenzio iniziava ad innervosirmi, e colsi al volo l’occasione di dialogo.
-Cosa pensi di fare ora, Brì?-
-Vedi Zack, non lo so. Volevo tornare qua per vedere la mia famiglia e te. Credo di essere piuttosto felice.-
-Sicuro di essere felice?-
-No. Durante il viaggio ho pensato molto.-
-Sei anche cambiato. Siamo cambiati. Questi discorsi non li avremmo mai fatti qualche anno fa.-
-Mi sembra giusto.-
Scossi la testa per tornare all’argomento con cui avevo aperto il discorso: -Insomma, su cosa hai riflettuto?-
-Te li ricordi Mattew, Jimmy e Johnny?-
Scoppiai in una risatina malinconica. -Come dimenticarseli?-
-Avevamo provato tanto, eravamo così bravi. Perché abbandonammo tutto?-
-L’orgoglio. Eravamo troppo piccoli per esporci a quel mondo che non volevamo accettare.-
-Abbiamo sbagliato.-
-Abbiamo sbagliato tante volte. Anche troppe. Probabilmente finirò di prendere la laurea e diventerò  un altro uomo identico agli altri. Non c’è più speranza per noi.-
Dicendo quelle parole vedevo l’espressione del mio amico torcersi costantemente. Tutto quello che stavo dicendo era riferito a me. Per lui c’era un’ ultima possibilità: il libro.
-Brì, li voglio rivedere.-
-Chi? James, Mattew e Johnny?-
Mi fissò costringendomi ad estrapolare la sua risposta affermativa dagli occhi.
Quegli occhi grandi e verdi che tanto mi erano mancati, quello sguardo perennemente bambino vestito in giacca e cravatta.
-Brì, quanto ti fermi?-
-Non lo so. Non voglio ripartire.-
-Se ti va domani passiamo da Matt. Ho solo il suo indirizzo, ma credo lui sia rimasto in contatto con gli altri, ti va?-
-Mi farebbe molto piacere. Eravamo così legati.-
-Non ho mai voluto ammettere che mi mancano da morire.-
Stavo per scoppiare in un pianto nostalgico impressionante. Persino l’aria sapeva di nostalgia e di voglia di tornare bambini, ma ormai eravamo cresciuti.
Forse andarli a cercare sarebbe stata la scelta migliore.
Mi fissai nei miei pensieri catastrofici e disordinati, quando la sua voce mi riportò definitivamente sulla Terra.
-Grazie amico.-
-E di cosa?- Risposi educatamente. -Okay, io direi che è ora di andare.-
-Hai ragione. È stato bello rivederti, Zacky.-
-Ti va se il sedici andiamo a trovare gli altri?-
-Oggi è il sedici.- Ribattè.
Bene, ero completamente partito. Ero sempre stato il più maturo, cosa mi prendeva ancora?
Balbettai, fu lui a pescarmi le parole di bocca.
-Andiamoci giovedì. Ti va?-
-Perfetto. È perfetto.-
-Sicuro che li troveremo?-
-Sicuro. Sicurissimo.-

Raccolsi lo zaino aperto a metà e di fretta lo appoggiai sulle mie spalle robuste.
Il libro su cui tanto avevo sperato scivolò sul freddo pavimento della valle senza che io me ne potessi accorgere.
Strinsi Brian con tutta la forza che avevo, consapevole di rivederlo quattro giorni dopo.

Tornato a casa mi accorsi della scomparsa del libro.
Vuoto.
Vuoto lo zaino, vuota la mia anima, vuota la mia mente.
Avevo perso quel piccolo oggettino che avrebbe salvato il mio migliore amico dalla mia penosa fine.
“Sono un amico orribile” ripetevo.

  
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