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Autore: DreamsofMartina    23/12/2006    6 recensioni
Sono passati tre anni dalla partenza di Li, ma Sakura lo ama ancora: "Un fiore cadde da un albero, il petalo rosa si poggiò sulla mano della ragazza che rivide il suo amore, una lacrima le rigò il volto e il vento che spirava in quel momento la portò via con sè, era l'ultima che avrebbe versato per lui" ripreso dal primo capitolo. Una soffitta, dove la polvere regna sovrana, è la custode di un libro dimenticato, di un libro maledetto, la prigione di colei che scioglie gli eseciti. Se vi ho incuriosito un pochiiino, vi prego leggete questa mia primissima fanfiction. Consigliata a coloro che amano la coppia Sakura-Li. GENERE: Avventura, Romantico, Triste e Fantasy.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un pò tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una ragazza dai lunghi capelli bruni lasciati sciolti alla leggera brezza che quella sera gentile carezzava i volti, vestiva un kimono di seta bianca adornato da fili d’oro e d’argento, il compito di tenerlo chiuso era affidato ad un obi rosso che arriva

WHO I AM

 

 

 

 

 

La piccola piazza illuminata della fievole luce dei lampioni coperti dalle fronde degli alberi, era la dimora della Fontana dell’Unicorno, certo questa non poteva essere paragonata alle grandi fontane scolpite nel marmo bianco e incorniciate da fili dorati avvezze a ricevere complimenti non più modesti di “Oh, è davvero un capolavoro!” oppure “Fa bene la guida a citarla tra i monumenti da non perdere!” e ancora “Si vede che lo scultore ci ha messo tutta l’anima!”

No, non erano quelli i complimenti che riceveva la Fontana dell’Unicorno, ma non per questo era meno importante di altre: in una vasca di quello che una volta doveva essere una sottospecie di marmo bianco, ora più tendente al grigio topo, era adagiata un’alta pietra nera scolpita in modo da ricordare una rupe sulla cui sommità faceva bella mostra un elegante cavallo alato con tanto di corno in fronte.

Era questo che rendeva unica la fontana, già proprio quell’unicorno di pietra un tempo bianco lucido, ora grigiastro tendente al nero vivacizzato qua e là da ricordini di piccioni, lui con le sue ali bianche era l’unico a far volare la fantasia dei bambini che giocavano ai suoi piedi; ah chi non aveva mai desiderato di cavalcarlo e volare lontano verso regni incantati… ma poi gli anni passano accavallandosi uno sopra l’altro e il magico unicorno viene considerato solo una vecchia vasca per i pesci: lui non si lamenta però, non si piega ne crolla giù, rimase saldo alla sua rupe imperterrito nel suo lavoro, continuando a far volare i cuori dei bambini. 

Proprio di fronte a quel simbolo di fanciullezza, una ragazza dai lunghi capelli corvini adornati di perline multicolori, vestita di un kimono di seta bianca decorato da fili d’oro e d’argento, il cui compito di tenerlo chiuso era affidato ad un obi rosso che arrivava a sfiorare il terreno, sembrava attendere qualcuno.

Poco dopo due ragazzi tutti trafelati si fermarono dietro la ragazza e inchinandosi  le parlarono con aria affannata: “Perdonaci Tomoyo, non volevamo arrivare tardi e sai com’è… è tutta colpa di Sakura!!!”

“Cosa? Colpa mia!! Ma se tu sei rimasto come minimo un quarto d’ora a fissarmi prima di deciderti ad uscire!!”

La ragazza corvina sorrise, quei due non sarebbero cambiati mai forse era anche per questo che gli voleva bene, erano i suoi migliori amici e sempre sorridendo si avvicinò loro: “Suvvia ragazzi non me la sono presa, state tranquilli e poi questa sera dobbiamo divertirci perciò fate pace, ok?”

Sakura si fece contagiare dal sorriso della sua migliore amica, le prese le mani e disse: “Scusaci Tomoyo hai ragione, niente litigi questa sera… beh che ne dite allora di andare a sgranocchiare qualcosina?”

I ragazzi assentirono e in quello stesso attimo si udì un rumore, misto tra una pentola in ebollizione e il rutto di un orso; Li evidentemente imbarazzato fece un passo avanti : “Scusate era il mio stomaco, è da questa mattina che non metto giù niente!”

Le ragazze si guardarono accigliate per un momento poi, dopo aver scosso il capo e sospirato come se fossero abituate a tali comportamenti da ormai tanto tempo, si voltarono e si avviarono verso la loro unica ancora di salvezza: la bancarella dei cibi caldi.

Il tutto trascinando allegramente il povero ragazzo che, ancora rosso dalla vergogna, cercava di dimenticare l’accaduto.

La castana camminando si girò verso il ragazzo che stava gentilmente trascinandosi dietro: “Vedi di aumentare il passo orso famelico o non arriveremo mai alle bancarelle e niente bancarelle, niente cibo e niente ci…” non fece in tempo a terminare la frase che Li, riscosso dalle parola della fidanzata, partì a razzo tenendo per mano una  Sakura urlante.

Tomoyo, divertita e travolta dall’allegria che regnava quella sera, iniziò a trotterellare seguendo la scia di polvere, segno inconfutabile del passaggio di Li.

Il viale principale del parco era, quella sera, incorniciato da bancarelle multicolori: chi vendeva caramelle era soffocato da bambini golosoni che aspettavano con ansia l’arrivo di quel giorno per inghiottire lecca-lecca dai cinque colori, caramelle gommose e chewing gum allungabili fino a due metri; c’era la bancarella dei pesci rossi, “Fai centro e ne prendi cento!”  questa era la frase che, scritta in un rosso acceso, attirava la gente ma, chissà perché ancora nessuno era riuscito a portarsi via un pesciolino; ma l’attrazione principale era indubbiamente la bancarella dei giocattoli, questa consisteva in un tendone piantato a terra con dei bulloni da ferrovia, retto da lastre di ferro e sormontato da un cartellone “Balocchi tutti i gusti”. Dopo nemmeno due ore di apertura la bancarella era sbilenca e piegata da un lato, del cartellone nemmeno l’ombra e il povero venditore, sotterrato da orda di bambini affamati di plastica e muscoli pompati che ormai avevano sostituito l’arredamento del tendone e sbucavano persino dal tetto, pregava tutti i santi a lui conosciuti per ricevere una grazia.

I nostri coraggiosi eroi non si fecero spaventare dai piccoli Attila e proseguirono il loro viaggio: dopo aver superato una bancarella clandestina che faceva bella mostra di zucche hallowiane, uno “sputafuoco” che aveva già bruciato tre giubbotti e due cravatte a suoi già pochi spettatori e una chiromante, certa “Madame X” , l’unica “medium” capace di predirti la morte entro due giorni o un incidente tra una settimana, riuscirono in fine e giungere davanti la famosa “hot and crok”, la bancarella delle delizie calde. 

Sakura comprò una porzione da sei onigiri che dopo due secondi era quasi finita, Li del riso alla cantonese che stava trangugiando senza sosta e Tomoyo del sushi che mangiava con charme.

Nel momento in cui Sakura stava buttando la vaschetta di plastica degli onigiri, la sua mano si paralizzò, i suoi occhi fissarono per un attimo il vuoto poi si girò verso Li: “Li l’hai percepita anche tu? Sento chiaramente la presenza del signor Clow Reed, com’è possibile?!”

Il cinese non le rispose ma si limitò ad annuire, entrambi iniziarono a correre verso la Fontana dell’Unicorno.

Tomoyo sorrise, ora finalmente avrebbe aperto il suo cuore, lui era tornato e lei non lo avrebbe fatto aspettare.

I ragazzi arrivarono appena in tempo per assistere ad una scena che li lasciò senza fiato: dalla Luna una scala d’argento scendeva fino a terra, ma non era tanto quello che li sconcertò, quanto coloro che da quella scala stavano discendendo.

Eriol Hiiragizawa, con la sua tunica blu scura e lo scettro alzato, apriva la fila seguito da una sorridente Kaho Mizuki, dietro di lei Ruby Moon, Yue, Cerberus e Spinel Sun.

Il volto di Sakura si bagnò di lacrime e, non appena toccarono terra, la ragazza corse ad abbracciare i suoi amici.

La signorina Mizuki le carezzò la testa, Cerberus le sorrise e l’abbracciò forte, Ruby Moon si avvicinò la guardò in volto e parlò: “Sakura, c’è un grande pericolo che grava su di te, devi immediatamente andare via:”

La ragazza contemplò la guardiana che si ergeva in tutto il suo aspetto, il suoi occhi non mentivano qualcosa stava per accadere: “ Dimmi che succede Ruby Moon non mi sono mai tirata indietro e riuscirò a vincere anche questa battaglia, di qualsiasi cosa si tratti.”

Fu Yue a risponderle: “No Sakura, non è affar tuo questo, un altro compito ti attende ben più grande.”

Ma la ragazza non si arrese: “Non vi lascerò soli, vi prego fatemi restare con voi io…”

“Ora basta Card Captor, devi andare nulla più ti trattiene qui, hai già una meta a cui arrivare e qualcuno sa anche dov’è!” disse la guardiana della luna mentre fissava il ragazzo con i capelli castani che da poco si era avvicinato.

Poco lontano due anime si erano finalmente riunite, quella di una ragazza mora e di un ragazzo con gli occhiali: “ Non lasciarmi più Eriol, me lo prometti?”

Il ragazzo con gli occhiali la guardò, sorrise, la strinse a sé e le diede un tenero bacio sulle labbra contenente tutte parole che non era mai riuscito a dirle: “Ti amo Tomoyo, non ti lascerò più ma ora siamo tutti in pericolo, per questa notte và a casa mia, lì sarai protetta ti prometto che tornerò.”

Tomoyo lo fisso con occhi pieni di coraggio: “No non ti lascio, non ora che ci siamo ritrovati e se dovrò morire, morirò contenta perchè al mio fianco ci sei tu!”

“Sei sicura, potrebbe essere troppo pericoloso per te.”

“Certo che sono sicura, e ora andiamo ci staranno aspettando!” disse la mora prendendo per mano Eriol e dirigendosi verso i loro amici. 

Sakura, che ancora cercava disperatamente di convincere i suoi amici, rimase sorpresa nell’udire una voce a lei familiare: “Piccola Sakura non sei cambiata per niente in questi anni, testarda come al solito, avanti sai anche tu di non poter fare niente per cambiare la situazione; questo non è ne il luogo ne il momento adatto tutto verrà a suo tempo, ma ora corri và via insieme a Li lui sa dove portarti.”

“mai io…”

“Troppo vuoi sapere, la calma è la virtù dei forti, a tempo debito ti sarà chiarità ogni cosa, nel luogo in cui andrai un persona ti attende che ogni tuo dubbio spazzerà via, non indugiare oltre piccola Sakura girati e và!”

Sakura annuì, sorridendo prese per mano Li ed iniziò a correre, prima di scomparire del tutto si voltò e con la mano alzata urlò: “Ciao Tomoyo, ci rivedremo presto, addio amici tornerò per aiutarvi e… Eriol trattamela bene è pur sempre la mia migliore amica!!!”

Il ragazzo con gli occhiali scosse rassegnato la testa: non era cambiata per niente, nonostante i tre anni di assenza era rimasta la piccola dolce Sakura che ricordava, ma sarebbe bastato per superare la prova che l’attendeva?

Sorrideva Sakura mentre correva verso l’ignoto, ma ben presto i suoi occhi iniziarono a brillare e una pioggia di diamanti colpì le sue guance rosee, per terra piccoli cerchi d’acqua segnavano il suo passaggio.

Li ben presto si accorse di ciò che accadeva, le strinse più forte la mano, le sorrise: “Non preoccuparti, disse guardandola, io sarò sempre con te!”

Sakura gli sorrise di rimando, ma fu un attimo, le lacrime smisero di bagnarle il volto, il viso prima dolce, adesso era tirato e pronto per combattere, si girò: “Chi sei? Fatti vedere.”

Li era rimasto scioccato, come era riuscita a percepire in un attimo quella presenza e a nascondere repentinamente i segni dei suoi sentimenti? Clow Ridd aveva ragione, Sakura ancora non lo aveva capito ma lei era l’unica degna di essere la sua erede.

Fumo nero, risata diabolica e rumore di passi, questo precedette l’apparizione di un’ombra vestita di un grande mantello bianco, con il collo ampio e lungo che quasi gli adombrava il mento, pantaloni neri come l’aura maligna che incombeva; i capelli lunghi e corvini erano incorniciati da piume d’aquila e lunghi pendenti gli ornavano i lobi.

Ma quello che più risaltava, quello che rendeva ancora più minacciosa l’oscura figura, era uno stano simbolo, un tatuaggio che portava impresso sulla fronte: una elle nera con, alla sommità del lato maggiore, una punta di freccia.

Sakura non si fece atterrire dalla diabolica figura che la fronteggiava, ma anzi cercò di penetrare oltre l’odio e il male insiti dentro di lui cercando di esumare qualcosa di vivo, di intimo, di carnale proprio come i suoi occhi, quei profondi occhi azzurri, che nulla avevano a che fare con il veleno maligno che gli scorreva dentro, possedevano qualcosa di diverso: qualcosa di umano.

La ragazza era certa di aver visto altrove quegli occhi e quello sguardo, che non le incuteva terrore ma solo una grande sofferenza.

“Bene, bene, pronunciò il ragazzo, finalmente posso incontrare la padrona delle carte di Clow! Quale onore!”

“Chi sei? Ribadì la Card Captor, come fai a sapere chi sono?”

Il ragazzo si mise una mano sulla bocca: “Ooooh, come sono sgarbato! Hai ragione prima le presentazioni, bene il mio nome è Galihel lo sciamano nero ed ho un’unica missione: ucciderti!”

Sakura sorrise beffarda: “Non credo sarà così facile! Mise le mani nel kimono ed estrasse una collana con un ciondolo a forma di chiave, allargò le braccia: chiave del Sigillo che possiedi la forza delle Stelle! Mostrami il tuo vero aspetto è Sakura che te lo ordina! RELEASE! Rescissione del sigillo!”

Sotto di lei si formò un pentacolo con una stella nel centro e tra le sue mani spuntò uno scettro rosa, Sakura lo fece roteare sopra la testa bloccandolo poi in posizione d’attacco: “Sono pronta, cominciamo?”

La ragazza estrasse una carta con il retro rosa ed un’incisione sull’estremità inferiore, Sakura card, la lanciò in aria e la toccò con lo scettro: “Carta magica, trasforma il tuo potere e combatti i nemici della libertà; oltre il tempo! Oltre l'oscurità! Vai! Carta del Legno!”

Non successe nulla, la carta ricadde piatta a terra.

Il ragazzo rise di gusto: “Quella vecchia aveva ragione, la Card Captor non può più usare i suoi poteri, ora è vulnerabile completamente nelle mie mani!”

Il ragazzo alzò le mani al cielo e chiuse gli occhi: “Tenebre sovrane del mondo, destatevi dal vostro sonno, spezzate le catene che vi imprigionano!! Potere nero rinchiuso nei meandri della terra vieni a me! E’ Galihel che te lo ordina! Dark! – aprì gli occhi e unì le mani in un pugno indirizzato a Sakura, ghignò e pronunciò – Seiryu1 gen2!!”  Un enorme dragone nero uscì dalle sue mani e si scagliò repentino su Sakura, la ragazza impotente si coprì il viso con le mani e urlò: “Nooo!!”

Il tempo si fermò, un’aura rosa-scuro avvolse la ragazza e fece scomparire l’oscuro incantesimo, stretti nelle sue mani si trovavano due Sai dalle lame madreperlate e incise in una strana lingua, i manici erano di pelle color dell’oceano e legati alla loro estremità, facevano sfoggio due trecce di veli rosa-chiaro. La ragazza fu colta da atroci fitte di dolore al palmo destro come se fosse stata marchiata a fuoco, e voltando la mano, si accorse di quanto poco si fosse sbagliata, davanti ai suoi occhi apparve un tatuaggio inciso nella sua carne: era formato da due cerchi, l’esterno verde e l’interno rosa,  al centro vi era un cerchio più piccolo, con l’interno inciso con strani simboli, da tre parti di esso si diramavano tre corna curve costituite da fili rosa intrecciati e unite tra di loro da tre quarti di luna verde acqua, nei mezzi cerchi creatisi dall’unione dei quarti di luna con le corna facevano bella mostra tre zaffiri rosa.

Si sentirono rumori di passi, un gruppo di persone si stava avvicinando a grandi falcate, l’aura sparì e Sakura vide Eriol pararsi davanti a lei, si girò: “Scusa per il ritardo Sakura, un attimo di distrazione, poi il suo volto tornò serio e il giovane Eriol la sciò posto al vecchio Clow Ridd, riprendi la tua corsa, è arrivato il momento che si compia il tuo destino.”

La ragazza annuì, si girò verso Li e gli tese la mano destra, strano i Sai erano spariti ma il tatuaggio segnava ancora la sua carne, anche se privo della sua luce rosa, incombeva ancora sul suo palmo, questa fu l’ultima cosa che vide.

Aveva un forte mal di testa, sbatte più volte le palpebre, si stiracchiò, ma dove si trovava, si guardò intorno e vide due file di sedili di tela arancione separati da uno stretto corridoio illuminato, comprese di essere seduta sulla fila mancina, voltandosi a sinistra vide dall’oblò quadrangolare le luci di una città, riconobbe grattacieli fluorescenti, una macchia scura, che capì fosse il mare dopo il passaggio un battello che sfoggiava in testa una lampada rossa; sentì un forte odore di caffé e il peso di qualcuno che si sedeva di fianco a lei, si voltò di scatto, il ragazzo le offrì la tazza bollente: “Ti sei svegliata finalmente!”

La ragazza soffiò sul bordo di coccio: “Grazie per il caffé Li, è stato gentile da parte tua, dopo aver soffiato una seconda volta ne bevve un sorso, ah ci voleva proprio, ho un gran mal di testa, ma che cosa è successo, non ricordo niente!”

Li le scompigliò i capelli: “Tranquilla è tutto ok, sei solo svenuta ed ora stiamo su un aereo diretto ad Hong Kong.”

“Hong Kong!? Li ma che ci andiamo a fare ad Hong Kong!”

Il ragazzo si fece serio: “Andiamo da mia madre, è a lei che si riferiva Eriol, non so ancora bene il motivo ma sarà lei ha svelarci molti dei nostri quesiti.”

Sakura poggiò la testa sulla spalla di Li: “Tranquillo, andrà tutto bene.”

 

- Annuncio a tutti i viaggiatori, il Boeing 737 proveniente da Tomoeda, Giappone, è appena atterrato sulla pista 13, si prega i signori viaggiatori di recarsi al gate 3, ripeto gate 3-

 

Erano appena le cinque e mezza del mattino, quando i due si trovarono di fronte l’imponente cancello della “Tenuta Syaoran” , il ragazzo bussò due volte, la porta si aprì

scricchiolando: “Entrate, entrate pure.”­­ Fu una voce di donna ad accoglierli, decisa e fiera si evinceva dal suo timbro il ruolo di padrona che svolgeva.

Li non si scompose, superò l’ingresso seguito da Sakura e svoltò a sinistra entrando nel boudoir dove li attendeva, eretta su una  poltrona in stile barocco d’ebano bianco e velluto blu, una donna sulla quarantina con lunghi capelli neri legati in un’alta coda e vestita di un kimono bianco e rosa; sentì i loro passi ma né si voltò né fece segno di cortesia, iniziò a parlare: “Sakura, Li vi aspettavo, accomodatevi voglio raccontarvi una storia… questa vicenda ha inizio molto tempo fa, ai tempi in cui gli Dei spadroneggiavano dal monte Olimpo, ai tempi dei grandi eserciti che sbaragliavano città e conquistavano intere regioni, ai tempi delle grandi città abbracciate da mura spesse ed impervie, ai tempi della gloriosa Troia.

Ilios era  la città più imponente di tutta l'Asia Minore, inespugnabile grazie alle sue mura che toccavano quasi il cielo; in quel periodo governava Priamo, re astuto e nobile d’animo, era sposato con Ecuba che le donò molti figli: Ettore, il più grande eroe troiano ed erede al trono, Paride un giovane di rara bellezza che aimè sarà causa di quella che è passata alla storia come la “guerra di Troia”,  Cassandra la più bella donna troiana, colei che dietro di sé lasciava molti cuori infranti e che molti principi aveva sedotto.

Ma i veri protagonisti di questa storia sono tre, la principessa Cassandra, Febo dio del sole e della buona musica e Ippolita, regina delle Amazzoni figlia del dio Marte e della maga Circe.

Il perché mi chiederete voi, ebbene questa tragica vicenda prende inizio quando il bel dio Febo vide la principessa Cassandra e se ne innamorò perdutamente. Inizialmente il Dio era solito mirare la principessa nascondendosi dietro cespugli o chiedendo aiuto alle ninfe sue amiche, ma ben presto non gli bastarono più quelle poche ore al giorno in cui poteva mirarla, così una sera si presentò nella sua stanza come un cantastorie e, imbracciata la sua cetra di testuggine, iniziò a suonare dolci nenie accompagnato dalla voce della bella fanciulla. Un dì Cassandra, mentre si bagnava in una fonte poco distante dal palazzo, vide quello che credeva un cantastorie discorrere allegramente con satiri e ninfe, comprese allora l’inganno di cui era stata protagonista e scappò, il Dio però la scorse e  riuscì a fermarla, nei pressi di una foresta cui erano arrivati le contò tutto compreso il suo amore. La principessa ormai ammaliata dai suoi occhi e dalla sua voce non potè far altro che contraccambiare il suo amore. Così passarono i giorni e Febo faceva sempre più spesso visita alla fanciulla che lo accoglieva con tutti gli onori, fu il giorno del suo compleanno che il dio le portò in dono ciò che aveva di più prezioso, le donò il vaticinio.

E Ippolita, vi starete domandando, lei che custodiva in sé la forza del padre e la magia della madre, si era follemente innamorata di Febo; era convinta di poter essere la sola donna destinata a sposare il dio, perché a parer suo solo gli dei si potevano sposare con gli dei, così la bella regina delle Amazzoni spiava il dio in ogni suo minimo spostamento, ma il fato la era avverso e in quel giorno per lei maledetto, seguì il dio al di là delle mura di Troia, scovandolo poi nella stanza di una splendida fanciulla che cantava al ritmo della sua musica.

Folle di rabbia decise di punire la stoltezza di quella principessa che aveva osato sedurre il dio, così attese Febo fuori dalle mura e lo baciò, ma non aspettatevi un bacio d’amore, quello fu un bacio di malia, sì perché ella aveva ben appreso le arti magiche dalla madre: ormai il dio era in suo potere.

Lo mandò dalla principessa che accusò di averlo sedotto e per punirla di tale atto, rese il suo vaticinio maledetto, nessuno avrebbe mai creduto alle sue profezie.

Non pensate però che nessuno abbia visto niente, perché il padre degli Dei dall’alto della sua dimora tutto vide e tutto seppe, e volle aiutare gli sciagurati amanti; nel cuore della notte condusse Marte dalla figlia ed insieme la videro baciare Febo, ma non fu l’atto amoroso che notarono bensì gli occhi del dio che per effetto della malia diventavano rossi, il dio della guerra non potè cercare in alcun modo di proteggere la figlia e suo malgrado dovette cedere il posto al padre; Zeus inflessibile punì severamente la fanciulla rinchiudendola nel Tartaro fino alla fine dei suoi giorni. Ippolita prima di scomparire giurò vendetta contro la sua rivale Cassandra. Febo dopo che venne messo al corrente della situazione decise di correre dalla sua amata per poter, non avendo i mezzi per distruggere la maledizione, almeno mitigarne gli effetti; ma quello che vide gli spezzò il cuore, la sua amata fanciulla ridotta in lacrime a causa del maleficio, mangiata viva dal dolore e dagli appellativi della gente che la considerava pazza, ella quando lo vide non si sa se lo riconobbe o meno, ciò che è noto invece è il suo gesto, si voltò dall’altra parte.

Febo disperato chiese l’aiuto del padre, il quale decise di spargere sulle loro teste la polvere della reincarnazione, e che predisse anche la loro riunione nel futuro ma purtroppo sotto una cattiva stella, questo fu quello che vide e non disse.

Così a fine questa storia.” Si poggiò allo schienale e tacque.

Li si voltò verso di lei: “Madre non sono venuto qui per ascoltare favole.”

“Di quali favole parli, questa è una storia vera, e voi ne siete i protagonisti, sì – disse puntando il dito prima su di lui e poi su Sakura- voi, Li io non sono la tua vera madre, ti ho cresciuto come tale ma non lo sono mai stata, Sakura il fatto che tu abbia perso i poteri non è casuale, così come le nuove armi e il tatuaggio che ti sono spuntati.”

Sakura spalancò gli occhi. “Come fa ha sapere di questo?”

La donna sorrise: “Io lo so perchè so chi siete, Li tu sei Febo e Sakura tu sei Cassandra e finalmente vi siete riuniti, ma qualcuno ancora trama per farvi separare,voi dove trovare il modo per sconfiggerla e solo tornando a casa potrete…”

“Casa!! Madre mi stai dicendo che sono una specie di dio e poi vuoi che torni a casa!!”  Li era furente di rabbia.

“Calmati, non è quello che pensi, tornerai nella tua vera casa, Sakura ricorda ciò che ti dirò: trova Philottete, lui ti allenerà e svelerà la tua missione.”

“Ma…” cercò di replicare Li

 Non fece in tempo a dire altro perché la donna alzò le braccia  pronunciò: “Ilios redet!” e i due scomparirono la sciando una lieve macchia rosa sul pavimento.   

La donna si sedette ormai stanca, “Smetti di dire bugie” questo le aveva detto Li prima di scomparire. Sospirò: “Sakura ci sono molte cose che dovrai scoprire da sola, compresa la verità sulla tua nascita.”

 

 

 

 

 

Sai: pugnale

Gen: oscurità

Seiryu: drago

 

 

 

 

Mi scuso per gli errori della prima edizione di questo capitolo, sono appena tornata dalle vacanze e ho deciso di ripostare il chappy corretto spero vi piaccia, vi ringrazio per i commenti del passato capitolo, soprattutto: Iris, Geo88, LizDreamer, Anto Chan, laukurata89 e soprattutto la mia best writer Cassie chan (a causa di alcuni problemi non ho potuto portare il pc, vado subito a leggere le mail e spero di trovare un tuo messaggio, un bacione!!!

Per finire vi riscrivo il mio indirizzo e-mail, se volete fare due chiacchiere eccolo: martina989@virgilio.it UN BACIONE A TUTTI!!!!

 

  
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