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Autore: Amy In Wonderland    05/06/2012    7 recensioni
Damon ha messo in chiaro i suoi sentimenti con Bonnie: non prova niente per lei.
così, dopo un anno, la strega è quasi indifferente al bel vampiro che è ancora in lotta contro il fratello per Elena.
ma, nel frattempo, arriverà in città un nuovo "cattivo ragazzo", vampiro anche lui, che si unisce al gruppo e punta le sue attenzioni su Bonnie.
Bonnie ricambierà il nuovo arrivato? ma sopratutto, Damon come reagirà?
ovviamente è una Donnie!!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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22. ANDRA' TUTTO BENE... MA LA VERITA' E' SORPRENDENTEMENTE AGGHIACCIANTE.

 

 




Quando vide il sole calare si accorse di quanto tempo fosse passato.

Era incredibile il modo in cui le ore passano quando vorresti fermarle, quando vorresti frenare tutto e tornare indietro.

Ma ormai era troppo tardi.

Damon si era letteralmente spremuto il cervello, aveva pensato ad ogni possibile modo per agire, ma niente. Non era riuscito a mettere su un piano decente.

Sage era scomparso nel nulla, non riusciva a trovarlo.

Era volato sotto forma di corvo al Pensionato e di lui non c’era neanche una traccia, aveva visto solo Elena, Mutt, Meredith e il suo fratellino, o almeno quello che un tempo lo era stato.

Riguardo Trevor... non aveva la più pallida idea di dove fosse e, a dire la verità, non voleva nemmeno saperlo. 

Già se lo immaginava avvinghiato alla piccola Bonnie. Ora che aveva sotto il suo controllo quella mente così innocente, chissà cosa avrebbe potuto farle...

Damon rabbrividì e scaccio quel pensiero, massaggiandosi le tempie che pulsavano per il forte mal di testa. I vampiri potevano avere il mal di testa?

Si sentiva perso.

Tutto ciò che avrebbe voluto fare era chiudere gli occhi e dormire, tornare in sé, al vecchio Damon, e spegnere tutti quelle... sensazioni. Ma non ce la faceva, non poteva smettere di pensare e di sentire.

Pensava ai secondi che passavano senza che lui potesse fare niente.

Pensava che di lì a poco tutto quello che in un certo senso era stato per lui una famiglia, sarebbe andato inconsapevolmente incontro alla sua fine: il rito sarebbe avvenuto quella stessa notte.

Aveva passato un intero giorno a cercare di spiegarsi come avesse fatto lui, Damon Salvatore, ad essere sconfitto. 

In tutta la sua eternità non aveva nemmeno vagamente pensato alla possibilità di perdere. 

Aveva perso un’unica volta: contro Stefan per il cuore di Katherine. 

Se la ricordava, ricordava benissimo ciò che avesse provato prima che il coltello di Stefan trafiggesse il suo inutile cuore umano.

Era stato una tale sollievo annullare la propria umanità, non doversi più preoccupare di quegli inutili sentimenti che gli umani provano... E lui cosa aveva fatto dopo?

Si era lasciato accendere il cuore nuovamente, aveva lasciato che qualcosa crepasse il pesante macigno che stringeva in una morsa d’acciaio il suo cuore, privo di vita, ma inspiegabilmente ancora capace di provare sentimenti.

Ancora non riusciva a capire come fosse successo, cosa lo avesse fatto, senza lasciargli nemmeno la possibilità di impedirlo.

Comunque sia, era successo. Punto. E qual era stato il risultato?

Semplice, si era ridotto in quello stato ridicolo, tormentato da cose che sentiva dentro di sé e aveva passato un intero giorno a pensare e pensare, senza fare niente.

Senza riuscire a muovere un dito.

Avrebbe lasciato che i suoi umani cadessero nel tranello dei kitsune e di Trevor?

Doveva farlo, doveva dimostrare a se stesso di essere ancora quel vampiro sanguinario e menefreghista.

Eppure si sentiva pesante e forse... in colpa. C’era qualcosa dentro di sé che gli urlava di alzarsi in piedi e impedire a i suoi umani di morire.

Stava combattendo letteralmente una battaglia interiore e lui voleva che vincesse la sua parte da vampiro menefreghista perché doveva semplicemente smettere di pensare, perché sarebbe stato più semplice.

Sbuffò rumorosamente, lasciando cadere la testa all’indietro e chiudendo gli occhi.

Nella foresta regnava il silenzio, eppure lui continuava a sentire un gran casino.

<< La vuoi smettere di pensare?! >> ringhiò contro se stesso.

La sua testa reclamava pietà.

Quando aprì gli occhi vide la luna piena che brillava enigmatica su di lui.

“La luna piena... il rito durante l’eclissi...”.

Si alzò di scatto in piedi, l’istinto lo stava spingendo ad andare nella raduna dove il rito si sarebbe svolto.

Mosse incerto un passo, ancora indeciso su cosa fare.

Quel giorno aveva pensato molto al proprio futuro e la cosa più terrificante era stata constatare di non riuscire a immaginarsi alcun futuro, alcuna eternità.

Gli mancava qualcosa nel suo futuro, questo lo sapeva, ma aveva deciso di ignorare quel pensiero e di andarsene.

Sarebbe dovuto andare via da Fell’s Church quella stessa mattina, eppure il pensiero del rito lo aveva trattenuto lì, inchiodato sul ramo di quell’albero.

Non poteva abbandonare la città, scappare, perché qualcosa dentro di lui glielo impediva.

Nel contempo non poteva andare alla raduna, perché si sentiva offeso.

Non appena muoveva un passo verso di essa, infatti, il pensiero di Stefan lo bloccava immediatamente.

Era stato un colpo basso. 

Neanche l’essersi uccisi a vicenda, neanche secoli di aspri conflitti avevano logorato il suo rapporto fraterno con Stefan come la notte precedente.

Lui non gli aveva creduto, alla sua protezione aveva preferito fidarsi del nemico, di un vampiro che conosceva appena.

Damon odiava Stefan, lo aveva dimostrato diverse volte. 

Cosa gliene importava se stesse andando contro a morte certa?

Eppure, perché si sentiva tradito da Stefan se davvero gli era così tanto indifferente?

Non capiva nemmeno perché, se pensava al proprio futuro, era certo solo di una cosa: la sua eternità avrebbe avuto come punto fermo il suo adorato fratellino da tormentare, prendere in giro e da crescere.

 

 

 

Meredith indugiò per l’ennesima volta, troppo indecisa per valutare la situazione razionalmente.

Aveva poco tempo e le sue azione potevano portare a due possibili e opposte conseguenze: salvare la vita di tutti o condannarla.

La sua testa le stava consigliando di unirsi nuovamente al gruppo che stava preparando il necessario, fare coraggio a Bonnie e prepararsi per il rito che si sarebbe tenuto da lì a poche ore.

Il suo cuore, invece, le diceva che aveva fatto un errore madornale ad assecondare Stefan e Trevor.

Riprese a camminare senza meta, cercando tra gli alberi l’immagine di un vampiro o per lo meno di un corvo.

“Sì... facile al buio” commentò sarcastica.

Il dubbio le era venuto a sentire parlare Damon, le era sembrato estremamente sincero e tutta la situazione non le quadrava.

Insomma, era vero che il moro li aveva già traditi una volta, ma era sotto il controllo di un malach! Possibile che Stefan, Elena o Bonnie non avessero notato nulla nella sua aurea se fosse stato posseduto nuovamente?

Dopotutto, se era alleato con i kitsune doveva essere per forza a causa di un malach, sennò non avrebbe avuto senso!

Damon amava Elena ed era anche ricambiato, di questo Meredith ne era sicura.

Sapeva anche che Elena glielo avesse apertamente confessato.

Non l’avrebbe mai fatta soffrire permettendo ai due demoni di distruggere la città e ucciderle gli amici.

Era logico e non faceva una piega.

A quel punto era più naturale che fosse Trevor a mentire.

<< Damon! >> urlò per la decima volta. 

Sbuffò quando ricevette in risposta solo il proprio eco.

D’accordo, lei lo voleva aiutare ma se continuava così non lo avrebbe mai trovato!!

<< Damon! Esci fuori immediatamente! Ti assicuro che non ho paletti e non sto cercando di ucciderti... voglio solo parlare! >> urlò nuovamente.

Uno scricchiolio alle sue spalle la fece voltare e si ritrovò il moro a poca distanza.

Meredith rimase spiazzata da quella visione.

Damon Salvatore, anche sotto l’intensa luce lunare, era visibilmente sconvolto, i capelli erano spettinati e il viso era segnato dall’evidente stanchezza: doveva aver passato una notte d’inferno, notò.

<< Oh, tu non immagini nemmeno quanto, Miss Inquietudine >> rispose al suo commento, atono.

Meredith deglutì, prendendo finalmente una decisione: avrebbe lasciato perdere tutto l’astio che aveva nei confronti di quello lì e si sarebbe fidata, rischiando il tutto per tutto.

<< Che vuoi? >> fece brusco lui.

I suoi occhi erano impassibili, ma perfino Meredith che non lo conosceva troppo bene vedeva che c’era qualcosa di strano in lui. Stava soffrendo, probabilmente.

<< Aiutarti >> rispose semplicemente, facendosi sfuggire un sorriso divertito: ironica la situazione... lei che aiutava Damon Salvatore! Beh, ma dopotutto aiutandolo avrebbe dato una mano anche a se stessa, quindi...

Damon, dal suo canto, alzò un sopracciglio.

<< E perché? >> domandò diffidente, assottigliando lo sguardo e prendendo ad osservarla. << Credevo di essere un traditore ai vostri occhi! >> commentò acido.

Meredith rispose ferma a quello sguardo inquisitorio.

Forse capiva perché lei lo inquietasse: aveva una capacità di controllo unica nel suo genere.

<< Non mentivi quando parlavi ieri notte... vero? >> domandò.

Damon rimase impassibile per qualche secondo, poi annui lentamente.

La ragazza strinse le labbra e sospirò.

Meredith ebbe la sua prova del sette: Damon era completamente sincero anche in quel momento.

<< Beh, si può sapere che stai facendo? >> gli chiese, alzando scettica un sopracciglio, << Come fai a startene qui con le mani in mano? >> aggiunse, quando lui le rivolse uno sguardo confuso.

<< Che altro dovrei fare? >> fece tradendo un tono rassegnato << Ormai è tardi! >> aggiunse.

<< Damon! Dobbiamo andare! E’ quasi mezzanotte e dobbiamo impedire a Bonnie di fare quel rito! >> esclamò Meredith, irritata.

Mancavano poco più di mezz’ora al rito e lei, per arrivare lì, ci aveva impiegato un’ora: ci mancava solo che Damon non volesse venire.

<< A che servirebbe? >> ribatté lui, andando a sedersi ai piedi di un albero << Bonnie è soggiogata e mio fratello non mi ascolterebbe. Trevor vi ha convinti tutti in poco tempo: se venissi lì mi farei solo ammazzare e sai com’è... ci tengo alla mia vita! >>.

La ragazza rimpianse di non aver portato con sé un paletto: aveva una gran voglia di conficcarglielo in un fianco. 

<< Tuo fratello ti ascolterebbe invece, questa volta >> tentò.

<< Lascia perdere, Miss Inquietudine. Anche se intervenissi saremmo spacciati: siamo troppo lontani dalla raduna. Non abbiamo un piano. Rassegnati. >> le disse atono, mettendo le mani dietro la nuca e chiudendo gli occhi per riposarsi.

Meredith rimase a bocca aperta. Rassegnarsi? E lui, si era rassegnato?! Rassegnato!

<< Adesso ascoltami bene, esimia testa di cazzo >> non era nella sua natura essere volgare, ma quando ci voleva, ci voleva! << Io ho lasciato Bonnie e tutti i miei amici nelle grinfie di Trevor, a preparare un rito che servirà a Dio sa solo cosa, per venire a cercarti ed essere sicura di potermi fidarti di te. E tu non solo mi fai spendere un’ora del mio tempo per trovarti, ma dici di rassegnarmi?! Se non mi servissi per aiutare gli altri, ti ucciderei seduta stante! >> sbottò infuriata.

Damon aprì gli occhi e la guardò palesemente stupito.

Miss Inquietudine che perde il controllo, quella sì che era una cosa rara da vedere.

Tuttavia le suo parole non smossero nemmeno un po’ il vampiro.

Non poteva intervenire e salvarli tutti per un semplice motivo: farlo avrebbe dimostrato troppe cose.

Avrebbe dimostrato di essersi affezionato a quegli umani.

Avrebbe dimostrato di tenere talmente a Stefan, da combattere il proprio orgoglio.

Avrebbe dimostrato che lui fosse cambiato.

E Damon non poteva permetterlo per il semplice fatto che... gli faceva paura. Affrontare la propria umanità, capire che tutta la sua vita era stata un mastodontico errore lo terrorizzava da morire, anche se questo non lo avrebbe mai ammesso.

E poi, cosa avrebbe provato se Stefan non gli avesse creduto di nuovo?

Ricordava bene quel senso di spossatezza e profonda delusione che aveva sentito quando il fratello gli aveva ordinato di andarsene dalla camera del suo Uccellino.

Già... Il suo Uccellino. Cosa avrebbe sentito nel vederla succube del potere di Trevor, come un burattino nelle mani del burattinaio? 

E se avesse fallito? Cosa avrebbe provato e che conseguenze avrebbe avuto su di lui?

No, non poteva rischiare. 

Andare in quella raduna, diventare il buono della situazione, avrebbe portato a un cambiamento eccessivo per un abitudinario come lui. Non era in grado di sopportarlo, era tutto troppo grande per i suoi gusti.

Lui si era adagiato sugli allori della sua malvagità per un’eternità intera... quel cambiamento lo avrebbe sconvolto troppo.

La sua vita era bella! Si divertiva, se ne fregava di tutto e tutti e non provava sentimenti.

Era molto più semplice... lasciare tutto uguale. Anche se questo avrebbe avuto spiacevoli conseguenze.

Così, lanciò un’occhiata indifferente a Meredith e chiuse nuovamente gli occhi, ignorandola.

Meredith strinse i pugni e si morse un labbro, profondamente delusa.

<< Non vuoi aiutarmi? Bene. Allora farò tutta da sola. Ma sappi che nel caso in cui io fallissi, la morte di Elena, di tuo fratello e la morte di Bonnie peserebbero solo sulla tua coscienza >> fece un ultimo tentativo.

Vedendo che Damon continuava a non prestargli attenzione, fece rassegnata dietro-front e s’incamminò nuovamente verso la raduna.

Improvvisamente ebbe un’idea.

Si arrestò e si girò verso il vampiro.

<< Sei un codardo, Damon Salvatore >> scandì bene le parole.

Tornò sui suoi passi sperando di aver fatto centro quella volta.

Anche se il vampiro fosse riuscito a spegnere i propri sentimenti, non avrebbe mai tenuto a bada il proprio orgoglio.

 

 

 

 

Bonnie dispose la verbena tritata intorno a sé, formando con la polvere violacea un pentagono e ponendosi al centro esatto di esso.

Dispose otto candele intorno a lei e chiudendo gli occhi prese un bel respiro tentando di reprimere l’ansia.

Lanciò uno sguardo alla luna: mancavano pochi minuti e sarebbe stata completamente eclissata, a quel punto il rituale sarebbe iniziato.

Prese tra le mani le due Sfere Stellate dei kitsune e le guardò con astio.

Si sentiva inquieta, terribilmente inquieta.

Da una parte, continuava ad avere quella bruttissima sensazione che tutto sarebbe andato male; di certo, l’ennesimo sogno della profezia della nonna la notte precedente non l’aveva aiutata.

Poi sentiva un profondo senso di mancanza, come se fosse stata privata di qualcosa, come se stesse dimenticando qualcosa.

Avrebbe voluto parlare con le suo migliori amiche, rimandare quel dannato rito. 

Ma non poteva, non c’era più tempo ormai: era il suo momento quello. 

Volse lo sguardo intorno a sé e incontrò gli occhi rassicuranti di Trevor, quelli preoccupati di Elena e Matt, il bellissimo sorriso di Stefan e...

Si guardò sbalordita intorno, accorgendosi per la prima volta della mancanza di una persona.

<< Dov’è Meredith? >> domandò.

Gli altri si guardarono intorno, accorgendosi anche loro della sua mancanza.

Erano stati così indaffarati dai preparativi per il rito, dal controllare che non ci fossero i kitsune o i malach in giro da non accorgersi della scomparsa di uno di loro.

<< Aveva detto di essersi dimenticata una cosa e perciò è tornata al pensionato >> rispose Matt, interrompendo quel momento di panico.

Bonnie si sentì sollevata: nessun rapimento, per lo meno!

Lanciò ancora una volta uno sguardo verso la luna.

<< Mancano meno di cinque minuti >> la informò Trevor, mentre si guardava intorno in modo vago.

Bonnie annuì, sospirando profondamente e tentando invano di reprimere l’angoscia.

“Andrà tutto bene, andrà tutto bene, andrà tutto bene...”.

Continuò a guardarsi attorno, in cerca di qualcosa che nemmeno lei conosceva. Scrutava con particolare attenzione i rami degli alberi che circondavano la raduna.

Dopo qualche secondo capì cosa sperava di vedere: un grosso corvo dal piumaggio lucente.

“Stupida... lui non ci sarà questa volta. Se qualcosa dovesse andare male lui non ti salverà!” si rimproverò, trattenendo le improvvise lacrime che spingevano per uscire.

Tutto il dolore che aveva provato la sera prima nel scoprire il suo tradimento minacciò di ucciderla di nuovo.

Come aveva fatto ad essere così stupida? A cascarci di nuovo? Gli aveva donato la propria anima e il proprio corpo credendo che qualcosa tra loro fosse cambiato... Che razza di idiota!

Doveva ammettere che lui aveva recitato da Dio: era stato così dolce e passionale quella notte...

E comunque, non le era bastato scoprire quella verità? Ancora sperava di vederlo?

Se mai fosse venuto non l’avrebbe di certo salvata, anzi, sarebbe venuto solo per ucciderla.

Bonnie...” un pensiero troppo flebile per essere reale le arrivò alla mente.

Bonnie si guardò confusa intorno, cercando di capire da dove venisse.

Stava giusto per pensare di esserselo immaginato quando la vide, lontana, vicino a un albero.

Il cuore iniziò a batterle forte quando vide che Elise scuoteva la testa debolmente e piangeva in silenzio.

<< E’ il momento, Bonnie >> la richiamò Trevor.

La luna si era eclissata completamente.

Bonnie chiuse gli occhi, respirò profondamente facendosi coraggio e annuì.

<< Samhain* >> pronunciò ad alta voce.

Improvvisamente le otto candele si accesero con un guizzo.

 

 

 

Damon percorse a tutta velocità la stretta via di campagna, diretto in qualsiasi luogo il più lontano possibile da Fell’s Church.

“Non sono codardo!” pensò piccato, sentendo la rabbia sopraffarlo dall’interno.

“Non me ne vado per codardia, ma per egoismo. Perché io sono Damon Salvatore, egoista... meschino... un assassino senza scrupoli...”.

Sì, era così.

La codardia non c’entrava niente! Come si permetteva Miss Inquietudine di dargli del codardo?

Non era certo la paura che non lo faceva andare nella raduna: avrebbe ucciso i kitsune e Trevor in men che non si dica.

Era una questione di principio!

“Insomma... perché sprecare il tempo della mia preziosa eternità per salvare quel branco di umani? Cosa me ne importa?”, Damon tentò di ignorare il fatto che stesse contraddicendo ciò che prima aveva pensato.

<< No, non me ne importa niente! Rischierei solo la mia preziosa vita! >>.

Suo fratello non si era fidato? Beh, tanto peggio per lui!

Almeno qualcuno glielo avrebbe levato dalle scatole per l’eternità!

“E poi che ne sarà di te, Damon? Cosa farai per il resto della tua eternità?” si domandò automaticamente.

Quello non era importante! Ci avrebbe pensato poi!

Inoltre, Meredith avrebbe imparato a dargli del codardo e Mutt sarebbe finalmente stato cancellato dalla faccia della terra, che voleva di più? Avrebbe preso due piccioni con una fava... anzi tre!

“E la tua Elena?”.

Già... Elena?

Avrebbe lasciato che morisse?

Cosa le sarebbe capitato dopo che Bonnie avesse fatto quel rituale?

Aveva passato tutta quella giornata a ragionare su la possibile morte di Stefan, Mutt e miss Inquietudine, senza mai soffermarsi su quella di Elena.

Era ovvio, pensando alla sua morte avrebbe corso il rischio di non andarsene, di non avere il coraggio per farlo.

Pensò al suo futuro senza Elena e si accorse di non poterlo permettere, ma ciononostante non sentiva la felicità che avrebbe dovuto provare nel pensare di salvarla e passare il resto della sua eternità con lei.

Perché lei lo amava, si era dichiarata la sera prima... e comunque lui aveva deciso di non salvarla ora che ce l’aveva in pugno? Ora che aveva una concreta possibilità che lei lo scegliesse?

Tentennò per qualche secondo, guardando dritto davanti a sé.

Non le aveva neanche risposto preso com’era dagli avvenimenti di quei giorni... Non l’avrebbe rivista mai più, il suo grande amore.

“Ma che diamine sto facendo?”.

L’idiota. E il codardo. Ecco cosa stava facendo.

Non poteva lasciare che il suo Angelo, la donna della sua vita, morisse solo perché lui aveva paura di ammettere di essere cambiato! No... lui non era cambiato però!

“Ma certo! E’ solo per questo che voglio salvarli tutti... per Elena!” provò a giustificare la sua voglia di intervenire durante il rito. Doveva essere per quello!

Non c’entrava niente la sua umanità, lui non era cambiato affatto!

“Sì, gli altri se la potrebbero bere... ma poi tu ci crederesti? continuerai a mentire così spudoratamente a te stesso?”. 

Dannata coscienza.

Improvvisamente una figura dai capelli rossi attraversò velocemente la strada, distogliendolo dai suoi pensieri e facendolo inchiodare.

Damon imprecò ad alta voce e si guardò intorno, alla ricerca della ragazza che non aveva nemmeno fatto in tempo a vedere.

Uscì dalla macchina: niente. Era sparita.

Aggrottò le sopracciglia quando sentì una strana sensazione pervaderlo.

Si trovava sulla strada che partiva dal Pensionato e che costeggiava l’Old Wood.

Damon non riusciva a capire, quella strada gli ricordava qualcosa, un episodio che era accaduto e che lui aveva dimenticato.

Scosse la testa e rimosse quel pensiero: lui che si dimenticava qualcosa?

Impossibile, aveva una memoria di ferro!

Lanciò uno sguardo intorno.

C’era la strada sterrata, a sinistra prati, a destra l’Old Wood.

Alzò un sopracciglio guardando con disappunto i grossi abeti che si affacciavano sulla strada.

“Certo che una ringhiera potrebbero anche metterla! Se qualcuno sbandasse si sfracellerebbe tra gli alberi...” pensò con disappunto.

Un flash improvviso lo scombussolò.

Un’auto che sbanda. La stessa auto tra gli alberi che... si muovono. Una scena vista dall’alto.

Damon si sforzò ulteriormente, c’era qualcosa che ancora gli sfuggiva.

Possibile che non ricordasse cosa? Lui aveva una memoria infallibile, ricordava sempre tutto.

<< Damon, ti prego. Aiutaci >>.

 

 

Trevor continuava a guardarsi intorno con nervosismo.

Sentiva l’aura dei kitsune intorno a loro, minacciosa e malvagia. Lo sentiva... erano pronti ad attaccare.

Guardò con preoccupazione Bonnie mentre iniziava il rituale.

Volse poi lo sguardo nel punto dove sentiva la flebile presenza di Elise. Rimase accigliato quando la vide in lacrime.

Deglutì ancora con nervosismo.

“Andrà tutto bene. Andrà tutto bene. Andrà tutto bene...”.

Elise scosse la testa debolmente e abbassò gli occhi.

 

Damon rimase paralizzato.

Quella voce da usignolo... Era così familiare... 

Damon si guardò intorno tentando di capire da dove provenisse quella richiesta d’aiuto.

Dopo qualche secondo comprese che non provenisse da alcuna parte perché in realtà quella voce non era reale... era un ricordo. Un vago ricordo.

Il vampiro scosse leggermente la testa. Possibile che, se davvero fosse stato un ricordo, lui non riusciva a richiamarlo alla memoria?

Lui aveva una memoria di acciaio! Come poteva non ricordare qualcosa?

Eppure... Sentiva di aver rimosso qualcosa di terribilmente importante per lui.

Si avvicinò titubante agli alberi, guardando tra i tronchi nodosi degli aceri e degli abeti.

Poi all’improvviso una raffica di immagini e di rapidi flash gli invasero la mente.

Una richiesta d’aiuto. Sangue, tanto sangue. Una vasca. Un “crack” quasi palpabile nell’aria. **

Damon indietreggiò vacillando, sconvolto.

Terribilmente confuso corse verso la macchina, cercando di capire cosa stesse accadendo.

Non lo avesse mai fatto!

Non appena entrò, infatti, buttò accidentalmente un occhio sul sedile del passeggero stimolando un’altra raffica di flash nella sua mente.

Questa volta c’era una stanza molto grande, no una biblioteca. Poi ancora una volta percepiva una sensazione di pericolo. Dei ragazzi. Un compito di storia. Una deliziosa fanciulla che dormiva placidamente sul suo sedile.***

E poi ricordò: il bacio più dolce che avesse mai ricevuto.

Rimase immobile mentre i ricordi riaffioravano in maniera sconvolgente nella sua mente, piccoli dettagli ed episodi che aveva completamente dimenticato.

Ma come era possibile?! Come diamine aveva potuto scordare quei momenti, quel bacio, ciò che aveva provato...

Come aveva potuto dimenticare che provare delle emozioni non era sempre così terribile, anzi poteva essere un’esperienza estremamente affascinante e... e dolce?

“A qualcuno sono stati tolti dei ricordi”***

Damon serrò le mani attorno al volante tanto da far diventare le nocche bianche.

Era quasi caduto nella sua trappola! Certo, levarsi di mezzo avrebbe decisamente giovato ai loro piani!

<< Shinichi... >> ringhiò, assottigliando lo sguardo da predatore.

 

 

 

Bonnie sentiva fluire l’energia delle sfere stellate dentro il suo corpo.

Piccoli brividi e scariche elettriche gli correvano lungo le vene, viaggiavano assieme al sangue.

Poteva sentire il suo cuore battere all’impazzata per la scarica d’adrenalina che stava subendo, per tutta la magia che stava riempendo il suo corpo.

L’unica cosa che non aveva notato era il fatto che il cuore le battesse un po’ troppo forte.

Aprì gli occhi e cercò la bacinella piena del sangue kitsune.

Un po’ esitante la guardò, chiedendosi con quale coraggio avrebbe bevuto quello schifo.

Lanciò un’occhiata ai suoi amici. Lo doveva fare per loro, per la sua famiglia... per la sua città.

Sospirò profondamente e, con uno scatto deciso, mentre continuava a ripetere la formula in celtico presente sul Grimorio, afferrò la bacinella di vetro e bevve quasi tutto d’un fiato il sangue dei kitsune.

In quel preciso istante accaddero una serie di cose che Bonnie non fece in tempo a vedere.

Elise con uno scatto si era avvicinata a lei, scuotendo convulsamente la testa, piegandosi poi con un gemito di dolore nel momento esatto in cui Bonnie aveva manda giù l’ultima goccia di sangue.

Nello stesso tempo sulla sua pelle iniziarono ad apparire delle linee violacee in corrispondenza ai suoi vasi sanguigni.

Non riuscì neanche a sentire un forte “no” di protesta riecheggiare per la raduna, urlato da una Meredith ansimante appena entrata in essa, né a vedere Stefan, Elena e Matt che si erano girati verso due nuovi ospiti decisamente sgraditi e che non avevano notato che le Sfere Stellate dei kitsune, invece di svuotarsi del loro potere, avevano cominciato a risucchiare quello di Bonnie e a privare il suo corpo dell’anima.

Il corpo della rossa, indebolendosi, si accasciò a terra.

 

 

I kitsune non avevano dato al gruppo nemmeno il tempo di pensa che, insieme ai loro malach, gli si erano avventati contro.

Trevor corse in un istante davanti al corpo della strega, assicurandosi che i kitsune non le facessero alcun male: nonostante fossero suoi alleati, non aveva la minima fiducia in loro.

Anzi, tutt’altro.

Si avvicinò con aria preoccupata a Bonnie che era seduta per terra.

<< Tutto bene? >> le chiese, prendendole il viso tra le mani e sentendo la sua pelle leggermente fredda al tatto.

Lei lo guardò leggermente confusa e annuì.

<< C-credo di sì! >> rispose non troppo convinta.

Trevor le sorrise.

<< Stai utilizzando i tuoi poteri e l’incantesimo ti sta infiacchendo. E’ normale, continualo! >> le sorrise velocemente e, lasciandole il viso, le diede le spalle.

Sì, doveva essere così. Era solo debolezza, solo innocua e normalissima debolezza...

Congedò la questione all’istante, mentre si guardava intorno.

Stefan stava combattendo ardentemente, circondato da alberi-malach e che tentava in tutti i modi di proteggere un Matt e una Meredith che, attaccati a sorpresa, erano stati colpiti e avevano perso i sensi.

Elena era invece occupata in una lotta all’ultimo sangue contro Misao.

Guardò attentamente tutta la raduna.

“Sì, ma dov’è Shinichi?” si chiese, avvicinandosi di più a Bonnie e iniziando a guardarsi rapidamente intorno.

<< Proprio qui! >> una voce alla sua destra attirò l’attenzione del vampiro.

Shinichi era in piedi, troppo poco distante dal corpo della strega, mentre lo guardava con un ghigno che non prometteva niente di buono.

Il biondo aveva un sensazione veramente brutta.

Istintivamente sentì i canini allungarsi e piegò leggermente le ginocchia, tendendo i muscoli in modo da essere pronto in qualsiasi momento ad attaccare.

<< Finalmente ci siamo! Hai fatto proprio tutto ciò che ti avevamo chiesto di fare >> notò il kitsune, << Hai allontanato Damon dal gruppo senza destare problemi, hai convinto tutti a fare l’incantesimo, hai mentito a Bonnie... ci hai davvero lasciato libero accesso per distruggere questa città >> aggiunse, a volume abbastanza basso affinché non arrivasse alla strega.

<< Mi aspetto di avere in cambio ciò che mi avete promesso... senza nessun tipo di problema >> lo interruppe freddo, lanciando un’occhiata a Bonnie che sembrava essere più bianca di prima.

In risposta il kitsune contorse ancora di più il viso in un ghigno divertito.

<< Certo... nessun tipo di problema >>.

Sbagliava, o quello era sarcasmo?

Un grido attirò la sua attenzione: un malach aveva affondato uno dei propri rami nella gamba di Stefan.

Il vampiro mosse un passo verso di questo, ma immediatamente si arrestò: era necessario che si salvassero solo Elise e Bonnie, era ciò che i kitsune gli avevano promesso. Solo loro due e nessun altro.

<< A dire la verità un piccolo problema c’è, Trevor >> esordì il kitsune, scambiandosi un’istantanea occhiata divertita con Misao che, mentre combatteva, stava ascoltando la conversazione.

Trevor tornò a guardare il diavolo, assottigliando lo sguardo e tendendo ancora di più i muscoli.

<< E quale sarebbe? >> sibilò minaccioso.

<< Adesso che hai fatto quello che ti avevamo chiesto di fare, ora che ci hai aiutato a... distruggere una volta per tutte Fell’s Church. Vedi Trevor... >> sorrise divertito, << Ora... >> mosse un passo verso di lui << A dire la verità non ci servi più a niente, anzi, sei di ostacolo. Se prima volevamo solo le line energetiche che s’intrecciano a Fell’s Church, ora possiamo avere qualcosa di molto, molto meglio... >>, i suoi occhi assunsero un colore giallognolo, segno che si stava trasformando, << E tu sei davvero di troppo, adesso >>.

Trevor gli si avventò contro prima che il kitsune assumesse la sua forma da volpe.

Aveva capito le sue intenzioni prima che le esplicitasse ad alta voce.

Se c’era una cosa che aveva imparato in secoli di esistenza era quella di prevenire il proprio nemico e attaccare sempre per primo.

Sferrò un pugno verso Shinichi talmente forte da fargli perdere i sensi per qualche secondo.

Beh, non aveva mai sopportato quei demoni e, ora che ne aveva l’occasione, si sarebbe divertito immediatamente!

Prima di ripartire all’attacco, si girò verso Bonnie per controllare che stesse bene.

Nemmeno il tempo di vedere che era diventata straordinariamente bianca in volto, che un pugno inaspettato lo colpì a pieno viso facendolo cadere a sua volta per terra.

 

 

Damon provò una soddisfazione immensa a fare ciò che aveva aspettato di fare da mesi.

Vide quell’insulso vampiro guardarlo sbalordito.

<< Tu... >> sussurrò incredulo, sgranando gli occhi.

<< Sorpresa Ossigenato! Ho una notizia buona e una cattiva. Quella buona è che sei in perfetto orario per assistere alla tua morte. Quella cattiva è che sarà molto lenta e dolorosa >> scherzò, con un ghigno sadico ed estremamente compiaciuto.

Immediatamente gli diede un calciò in faccia, facendolo ricadere nuovamente sulla schiena.

Sentì i canini allungarsi per l’eccitazione della vendetta.

<< Sapere che ce l’hai fatta per tutto questo tempo e che mi hai battuto, mi fa veramente irritare >>. 

Lo prese per la gola alzandolo sgarbatamente e impedendogli di replicare.

<< Capire che mi hai messo contro non solo mio fratello e quel branco di umani, ma anche il mio Uccellino, è qualcosa di molto ma molto più che irritante! >>.

Una ginocchiata nello stomaco fece uscire un gemito di dolore strozzato a Trevor.

<< Vedere il modo in cui non solo l’hai toccata ed hai osato baciarla, ma anche come hai profanato la sua mente, mi ha fatto veramente infuriare >> la sua voce era già un profondo ringhio.

Dopo avergli dato un altro pugno in faccia, gli afferrò il viso e puntò i suoi occhi iniettati ormai di sangue in quelli di Trevor.

<< Ma se c’è una cosa che mi ha fatto veramente, ma veramente tanto incazzare... >> sibilò, << E’ capire il modo in cui tu e quei due bastardi avete sfacciatamente osato privarmi dei miei ricordi >>. 

Con un ringhio conficcò i propri canini nel collo del vampiro, facendogli lanciare un grido di dolore.

Preso com’era dal torturare il biondo, non si accorse nemmeno di Shinichi che, rinvenuto, lo aveva attaccato alle spalle. Per fortuna Stefan, essendosi liberato di tutti i malach, si era buttato istintivamente per proteggere il fratello.

Senza sapere nemmeno lui perché stesse proteggendo quello che aveva appurato essere un traditore, iniziò a combattere contro Shinichi e a tenerlo il più lontano possibile da Damon.

Trevor, nel frattempo, steso per terra tossiva fiotti di sangue mentre si toccava la ferita sul collo.

Quando Damon fece per dargli un altro calcio sul fianco, il biondo si alzò all’improvviso e gli mollò un gancio destro in viso.

Damon, colto di sorpresa, non riuscì ad evitarlo e fu sbalzato all’indietro.

<< Mi dipingi come un mostro >> gli ringhiò contro, fuori di sé dalla rabbia e con i canini allungati al massimo, << mentre qui l’unico che non avrebbe nemmeno il diritto di esistere sei proprio tu, Damon Salvatore >>.

Gli si avventò contro, ma Damon fu più veloce di lui e lo evitò, facendolo sbattere contro un albero. Immediatamente lo afferrò per la gola, ma proprio mentre stava per colpirlo la sua risata lo bloccò.

<< Dimmi, Damon. Ti sei divertito a fare vittime innocenti durante la tua esistenza, non è vero? >> sputò con amarezza.

Damon lo guardò socchiudendo gli occhi.

<< Da morire >> rispose secco, mollandogli un pugno che Trevor riuscì a evitare liberandosi dalla sua presa.

<< E dimmi, quante ne hai uccise? Quante ne hai usate? >> ringhiò a pochi centimetri dal suo viso.

Damon gli rivolse uno sguardo esasperato: dove voleva andare a parare?

<< Vuoi farmi un esame di coscienza? >> domandò ironico.

Trevor ridacchiò.

<< Ma guardati! Perché lo stai facendo, eh? Cosa te ne importa di tutti questi umani? >> gli domandò, chiudendo le mani a pugno.

<< Questo non ti riguarda! >> gli rispose il moro, non capendo a cosa servisse quella strana conversazione: insomma, nessuno dei due era un santo... sì, e allora?

Confuso com’era, non contrastò nemmeno Trevor che, avventandoglisi contro, lo inchiodò violentemente a un albero.

<< Non dirmi che adesso hai un’umanità, perché non ci credo Damon! Non ci credo che tu sai voler bene a qualcuno... tu menti! Non te ne frega niente, non è vero? Di tuo fratello, di Elena... di Bonnie! Sei qui per un altro motivo, per un fine che non conosco! >> Trevor sembrava essere impazzito mentre blaterava ringhiando: sembrava voler convincere se stesso di ciò che diceva.

<< Ma di che diamine stai parlando? >>.

Ora sì che Damon non ci capiva più un accidente!

<< Se davvero hai una coscienza, dov’era quando l’hai dissanguata senza alcun riguardo? Quando me l’hai portata via? >>.

Damon corrugò la fronte.

<< Che? >>, dire che fosse stupito era poco.

Trevor sgranò ancora di più gli occhi: non ci poteva credere.

<< Tu... Tu nemmeno te lo ricordi? >> sussurrò con tono addolorato, << Sei un bastardo! >>. Prendendolo per la maglietta lo sbatté con violenza a terra.

<< Lascia che ti rinfreschi la memoria >> gli sputò con rancore mentre velocemente il moro si alzava.

<< Ti ricorda qualcuno il nome Elise Vladimir? Capelli rossi e ricci, occhi azzurri, bella da mozzare il fiato? >> gli domandò retorico.

Damon corrugò le sopracciglia: il nome non gli era nuovo in effetti.

<< No, no che non lo è! L’hai sedotta, mi avevi giurato di amarla e poi l’hai uccisa! Hai ucciso mia sorella privandola del sangue fino alla sua ultima goccia per una stupida profezia che nemmeno la riguardava! >> lo accusò.

Damon tentò di ricordare: niente.

Possibile che non la ricordasse?

Era vero, il nome non gli era affatto estraneo, ma lui ricordava ogni singolo nome e ciascun volto di ogni sua vittima durante tutta l’esistenza. Le portava assieme a sé, le custodiva nella memoria come dei piccoli tesori.

Le ricordava dalla prima all’ultima. Possibile che gli avessero tolto anche quel ricordo?

No, qualcosa gli diceva di no. Trevor si stava sbagliando.

<< Non so di cosa tu stia parlando >> gli rispose serio.

Trevor rimase spiazzato lì per lì, ma subito riprese parola.

<< Ho provato a salvarla quella notte, ma ero solo un umano e tu mi hai messo al tappeto immediatamente, privando Elise di qualsiasi protezione >> disse, << Vuoi sapere che è successo poi? >> il suo viso si contrasse in un ghigno cattivo.

Damon non rispose, continuando a guardarlo serio mentre cercava di capire.

<< Mentre avevo perso i sensi, dopo che mi avevi fatto svenire, Shinichi e Misao mi sono apparsi in sogno. Mi proposero un patto: la mia anima e la mia trasformazione in vampiro. In cambio mi offrirono una speranza per Elise: avrebbero intrappolato la sua anima per sempre in una delle loro Sfere Stellate, mantenendola per tempo indeterminato tra vita e morte come un fantasma finché non fosse nata una strega abbastanza potente da ricondurla alla vita. Mi dispiace veramente... Ma quella sera non sei riuscito a ucciderla del tutto! >> si lasciò sfuggire una risata tesa.

<< La fortuna di essere stato trasformato da dei demoni fu che raggiunsi un gran potere in pochissimo tempo grazie ai loro malefici: per questo riesco a leggere nel tuo pensiero e sono forte tanto quanto te nonostante io sia più giovane. Ero abbastanza potente da affrontarti, comunque, e dato che i kitsune erano spariti nel nulla ti cercai invano per secoli. >>.

<< Questa fu la mia deprimente vita: io ti cercavo e tu sparivi. Ma un giorno quei due si sono rifatti vivi: mi permisero di vedere Elise per un’ora**** e io in cambio avrei dovuto aiutarli a distruggere una delle tante città. La rademmo al suolo >>, Damon vide chiaramente i suoi muscoli contrarsi per prepararsi ad attaccarlo di nuovo, mentre gli occhi tradivano angoscia profonda.

<< Sparirono per un po’ di nuovo e, quando riapparvero, m’informarono che la strega che stavo disperatamente aspettando per riportare in vita mia sorella era nata e, guarda caso, non solo si trovava nella cittadina che loro volevano distruggere ma era anche in contatto con te! Il patto era chiaro da subito: io li avrei aiutati a distruggere le città liberandola dei suoi protettori e loro avrebbero riportato in vita Elise e mi avrebbero lasciato il piacere di ucciderti con le mie mani >> concluse, avventandosi subito sul vampiro.

<< Ah, e per la cronaca, non ti abbiamo tolto nessun ricordo! >> disse, tra un colpo e un altro.

Damon, dopo qualche istante, si liberò dall’attacco del vampiro.

<< Io non ho la più pallida idea di cosa tu stia parlando! >> disse, sinceramente, << Non conosco nessuna Elise, Trevor! >>.

Questa frase ebbe il potere di bloccare il biondo che indugiò qualche secondo a guardarlo, colpito dalla sincerità con cui aveva detto quella frase.

<< Il nome mi dice qualcosa... Ma io ricordo perfettamente ogni donna che ho ucciso e ti assicuro che non ho la più pallida idea di chi sia tua sorella >> continuò, confessando.

Trevor corrugò la fronte e lo guardò confuso.

Non era possibile... Stava mentendo per forza!

Eppure qualcosa gli diceva che non era così, che Damon era assolutamente sincero.

“Ma io lo ricordo... io ricordo il suo volto perfettamente! Ricordo che mi ha parlato e che l’ha uccisa!” pensò.

Già, eppure Damon era terribilmente sincero... di una sincerità quasi disarmante. Possibile che non stesse mentendo?

“Beh, il rito che gli è stato fatto consiste nel prendere un pezzo di memoria, non troppo grosso, dalla mente del soggetto e sostituirlo, senza troppi dettagli.”*****

Quel ricordo colpì come una secchiata di acqua gelida Trevor.

Già... i kitsune avevano fatto una cosa del genere con Sage, ma avrebbero potuto farla con chiunque... con lui, per esempio...

Se avessero voluto, avrebbero potuto prendere un’esperienza passata della sua vita, come la morte di Elise, e cambiare nella sua memoria il volto dell’assassino, ad esempio cambiare l’identità di Damon con quella di qualcun altro.

Avrebbero potuto farlo tranquillamente se avessero voluto...

Guardò negli occhi Damon e la sua sincerità lo colpì nuovamente, facendogli capire una nuova ed agghiacciante verità.

Scosse la testa sconvolto, iniziando a indietreggiare lentamente sotto gli occhi confusi di Damon.

“Lo hanno fatto! Hanno modificato la mia memoria!”

Boccheggiò per qualche secondo sentendosi tremendamente male.

Tutti quei mesi a tramare vendette nei confronti di Damon Salvatore erano solo frutto di un inganno!

La verità era un’altra, una verità che lui aveva saputo un tempo ma che i kitsune gli avevano crudelmente sottratto.

Non era stato secoli a odiare Damon Salvatore, a rincorrerlo per vendicare la morte di sua sorella: lo aveva fatto certo, ma in realtà lo aveva fatto nei confronti di qualcun altro perché non era stato Damon Salvatore a ucciderla.

I kitsune avevano plagiato i suoi ricordi, li avevano modificati... Allora chi era il vero aguzzino di Elise?

Si girò, nel panico, per incontrare gli occhi blu mare del fantasma di sua sorella.

Questa sorrise debolmente ed annuì.

Pochi secondi dopo, dietro di lei una figura apparve ghignando e risvegliando in lui i veri ricordi sulla sua vita e modificando ciò che aveva pensato fino a qualche minuto prima.

Shinichi nello stesso momento ferì Stefan, inchiodandolo a un albero con un ramo e si avventò su Damon che, qualche istante priva aveva poggiato gli occhi sul corpo inerme di Bonnie, sempre più debole... sempre più freddo... sempre più privo di vita.

 

 

*In celtico dovrebbe significare “fuoco”

**Mi vergogno a scriverlo, comunque mi riferisco alla tanto osannata scena Donnie della vasca che Damon ha completamente dimenticato (-.-’’)

***Uno dei segreti che Shinichi rivela al gruppo in non mi ricordo quale libro (scusate!). Parla appunto di qualcuno a cui sono stati tolti dei ricordi. Damon pensa di essere lui

****Questa scena è stata descritta come un ricordo di Trevor nel capitolo 17, proprio all’inizio

*****Frase pronunciata da Misao all’inizio del capitolo 6. Infatti, questa spiega di come abbiano modificato la memoria di Sage grazie a un rituale facendogli ricordare qualcosa che non era mai avvenuta in Francia, cioè l’incontro con Trevor. Il biondo capisce che un incantesimo del genere potrebbero averlo fatto anche a lui.

 

  • Angolo Autrice *

 

Okay, sono in un ritardo imperdonabile! Ma dovete scusarmi, ho avuto un bruttissimo momento e in più il blocco dello scrittore non ha aiutato in un capitolo complicato come questo.

Dire che succede qualcosa è dire poco: questo capitolo è una vera e propria svolta.

E’ essenziale che, per capire la storia, capiate ciò che realmente succede in questo capitolo e nel prossimo.

Allora, andiamo cronologicamente:

  1. La nostra adorata Meredith, non essendo idiota, va alla ricerca di Damon per dargli una mano. Ma lui, un po’ per orgoglio un po’ per paura, ha rinunciato a intervenire (spero davvero di non essere caduta nell’OOC in questo punto! Voi che dite? In caso scusate, ma è stato un inizio un po’ critico da scrivere ahah). Meredith ci rinuncia e se ne va
  2. Damon segue il suo istinto che, per confermarsi come il cattivo della situazione, gli urla di andarsene. In questo punto ho avuto un po’ di difficoltà: essendo Damon un personaggio particolarmente complicato, a tratti contradditorio, non riuscivo a immaginare come avrebbe reagito. Allora ho fatto prevalere il suo istinto di auto-conservazione che lo spinge ad andarsene. Tuttavia, come sappiamo, il vampiro è anche dotato di un grande cuore, quindi quasi subito capisce di dover intervenire per forza. A quel punto, grazie anche ad Elise (che è la figura dai capelli rossi che attraversa la strada XD), ricorda dei momenti essenziali della sua storia con Bonnie che aveva dimenticato, giungendo alla conclusione che Shinichi e Misao gli abbiano tolto i ricordi. Tuttavia, dopo, Trevor renderà chiaro il fatto che non sia lui quello a cui hanno tolto i ricordi. Allora perché aveva rimosso quelle scene? lo scoprirete alla prossima puntata XD No, seriamente, nel prossimo capitolo ve lo spiego ;)
  3. Colpo di scena e i kitsune non sono poi così fedeli neanche a Trevor (colpo di scena un par di ciuffoli! si era capito da un po’ che tramavano qualcosa alle sue spalle). Shinichi tenta di ucciderlo, ma ahimé in questo capitolo è interrotto e nel prossimo avrà una piccola sorpresina!
  4. Abbiamo il nostro ultimo Trevor-vs.-Damon. E questo è il cardine del capitolo! Perché Trevor odia tanto Damon? Beh, il nobile fiorentino che uccise Elise è proprio Damon, come molte di voi avevano ipotizzato. Ha quindi fatto un patto con i kitsune ed è stato trasformato per avere vendetta e riportare in vita Elise (è proprio questo il vero fine del rituale che, ovviamente, non uccide i kitsune ma riporta in vita la sorellina dell’Ossigenato). Ma, in realtà, non è andata proprio così! Come i kitsune hanno modificato la memoria di Sage in precedenza, la stessa cosa l’hanno fatta con Trevor. Lo spiego ora per chiarire un po’ di dubbi: prima che Trevor si inserisse nel gruppo, i kitsune gli hanno modificato i ricordi convincendolo che l’assassino di Elise fosse Damon, cosa che assolutamente non è vera. Quindi, Trevor è stato plagiato e Damon NON è l’assassino! Quindi, chi è il vero aguzzino di Elise? e, nonostante tutto, perché il nome di Elise non è del tutto estraneo al Damon? Scoprirete anche questo nella prossima puntata.
  5. Nel frattempo, la piccola Bonnie non se la passa tanto bene. Non notate che sia un po’ troppo debole, stanca, bianca e fredda per andare tutto bene? I kitsune hanno mentito sull’identità dell’assassino di Elise, potrebbero aver mentito quando hanno giurato a Trevor che nel rituale Bonnie non si sarebbe fatta male?

 

Beh, spero di essere stata abbastanza chiara. Ahimé, la storia è diventata più complicata di come l’avevo progettata XD Credo di non essere all’altezza per scrivere cose così contorte!

Se avete dubbi, chiedete pure!

Spero di non avervi deluse e vi prometto che il prossimo capitolo arriverà presto e che, probabilmente, entro fine Giugno la storia sarà bella che conclusa: mancano due capitoli più l’epilogo!

Un bacio a tutte e spero che vi piaccia davvero e che, sopratutto, ci abbiate capito qualcosa in questo caos di avvenimenti ahah

P.S. Lo so, lo so: pochissima Bonnie e sopratutto zero Donnie in questo capitolo! Ma era necessario ai fini della trama e poi la nostra Streghetta non sta proprio bene!

Comunque, nel prossimo capitolo avremo una scena Donnie o più di una che compenserà la mancanza, lo prometto :)

 

Amily

   
 
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