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Autore: PiccolaEl    05/06/2012    3 recensioni
"Ci sono un giorno quattro ragazze che alla modica età di sei anni e mezzo si incontrano, senza lasciarsi più. Poi crescono. E il loro rapporto cambia, diventano forti, insieme. C’è Abigail Hill, Abbie, non molto alta, piccola di statura, magrolina, capelli molto lunghi e marrone, - una montagna di pelo, li definisce scherzosamente Eleonor –, occhi ghiaccio e tre tonalità più scure di fondotinta. Dopo c’è Ashley White, diciassette anni racchiusi in un mostro di ragazza. Alta, magra, capelli abbastanza lunghi ricci e biondo cenere, occhi color miele. Uno schianto, si definirebbe lei. E dopo questa si può anche definire modesta. E poi c’è Sam. Samantha Bolton, Sam per il mondo. Non è slanciata, ma asciutta. E’ giusta, bella. Capelli lisci e di un biondo platino, occhi verde muschio, un cuore grande. A volte è troppo saggia, parla di cose che non conosce, giudica. Ma Samantha rimarrà per sempre la vita per Eleonor, dopo Matt. Sempre. E alla fine del gruppo, c’è Eleonor. Eleonor Wood, fisico perfetto e formoso, quattro sport diversi, occhi marroni troppo scuri, capelli lunghi e ricci, anch’essi troppo scuri, labbra perfette e mani piccole. Queste sono le Girls. Quindi immaginatevi un giorno che ci sono queste quattro ragazze che affrontano tutto con il sorriso e con Matt. E poi immaginatevi che una piccola Foglia un giorno parte e le lascia li, senza più niente. E ancora, immaginatevi che le buffe Girls partono e vanno a riprendersi la loro Foglia, per un’estate intera. Ecco. Agli occhi esterni sono solo quattro scappate di casa, ma viste da vicino sono le migliori amiche del mondo."
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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"Già, basta non perdere la dignità almeno,
curandola un po' con un bicchiere, pieno."



Ecco una storia: c’è una volta Samantha Bolton, in giro per Bath. Più precisamente, sta tornando a casa, appena tornata dal cinema con gli amici. Cammina allegra, le cuffie nelle orecchie, le labbra che mimano le parole. Samantha, allegra e spensierata. Presuntuosa, saccente, allegra. Svolta l’angolo che porta dritto verso casa sua. Ma ecco. Ecco che due ragazzi tra i venti e i trent’anni, viso bellamente scoperto si avvicinano a lei con fare sospettoso. Uno biondo, l’altro moro. Le bloccano il passaggio, le coprono la bocca e le impediscono di urlare. La prendono di peso e la portano poco lontano, in un vicolo stretto e corto. Sam si dimena, cerca di urlare. Tutto inutile. Uno dei due, il più grande le cala i pantaloni e un altro le slaccia la camicetta, la sua preferita. E nessuno, neanche uno dei vicini osa fare qualcosa. La stanno penetrando contro la sua volontà e nessuno fa niente. Per un mese non parla, non ride, non pensa neanche. Poi il processo, gli assistenti sociali, la paura che si impossessa di lei. Poi li rivede in tribunale, ancora il volto scoperto, brutti, grossi. E dopo tanto tempo ride di loro. Ride. E ci ride sopra, ride sopra al fatto che ha perso tutta la sua purezza nel modo più schifoso e con le persone più schifose che possano esistere. E ride, ci ride sopra e non ci pensa. Sembra pazza ma non le importa. Tutti in quel tribunale la guardano spiazzati, perfino il giudice sorpreso da tutta quella allegria a tal punto che le chiede molto garbatamente che cosa abbia da ridere e lei, sorridendo di un sorriso nuovo dice: “beh, signor giudice, mi fanno ridere. Mi hanno violentata quando potevano scopare con chi volevano e cos’hanno ottenuto? Astinenza per vent’anni.” Niente di tutto ciò fa ridere, ma è Sam, ed è così. Non a caso il peso di quel ricordo è vivo dentro di lei, non a caso sembra sempre perennemente sulla difensiva. Ha superato quel ricordo, lo ha superato eccome. Ma non l’ha dimenticato.

 

Eleonor sente il sole farsi più insistente, ma non ricorda di essersi alzata per scostare le tende. Le palpebre si fanno pesanti e dopo essersi decisa le apre. E non è sola. C’è lì davanti a lei un ragazzo alto, biondo e tremendamente bello. Si sveglia del tutto, i capelli sparati ovunque e un sorriso nascosto da un paio di labbra serrate.
“Che cavolo ci fai qui?” chiede irritata mettendosi a sedere e buttando i capelli da un lato.
“Tra poco partiamo, lo sai, e volevo darti almeno un briciolo di spiegazione. Se posso, ovviamente.”
“E se ti dicessi di no? Se non ti credessi? Non si tratta di mancata fiducia. Si tratta di… non so neanche io di che si tratta, ma porca puttana mi sento presa per il culo bellamente da te. Almeno dimmi che non va avanti da tanto tempo, dimmi almeno questo. Dimmelo, anche se è una bugia.” urla e sussurra poi l’ultima frase, sentendosi stupida.
“Non ho idea di chi sia quella in foto. Mi dispiace che stiamo perdendo tempo in silenzi idioti sol per una foto, non mi va giù.” e a quelle parole Eleonor sa che non c’è mai stato un litigio, era solo lei e la sua paura di perdere un’altra persona. Polvere, spazzata via.
“Ho fame. Portami del cibo. Subito. Al massimo possiamo riparlarne dopo che mi avrai portato l’intero frigorifero. Dipende da te.” e senza rispondere Angelo Azzurro scappa dalla camera per tornare con tre vaschette di gelato al limone e tre pacchi di biscotti ripieni di cioccolato.
“Può andare?” chiede con un mesto sorriso.
“Può andare. Per cominciare.” e inizia a mangiare senza ritegno.
“Ok, ehm. Scusa. Davvero, per tutto. Mi mancherai un sacco. Sarà il mese più brutto della mia vita.” sbotta sconsolato, abbandonandosi al letto e carezzandole il braccio.
“Si infatti, anche io. Cioè, anche tu mi mancherai. Ah dovrei mettermi a dieta. Ma lui è così, mi prende, mi molla, sono una marionetta nelle sue mani. Non c’è niente da fare, sono spacciata.” replica con la bocca piena e gli occhi puntati in quelli celesti di Niall.
“Lui chi?”
“Il cibo, mio unico e grande amore.” e ridono, insieme. Più di prima. Cenere, che resta.
 
“Samantha, esci da lì immediatamente! Ti vengo a prendere di peso! Sto arrivando! 10, 9, 8..” e Louis esasperato inizia il conto alla rovescia. “5, 4, 3, 2…” Sbatte un piede a terra con insistenza. “2 e mezzo, 1. Bene, l’hai voluto tu.” e spalanca la porta. E nota Sam con le cuffiette nelle orecchie e un costume celeste, ciabatte colorate ai piedi e un pantaloncino di jeans. Mima le parole della canzone sorridendo. Sorride. Si scosta i capelli, si sta truccando. Poi nota la figura che la sta osservando compiaciuta davanti la porta e incontra un paio di occhi. Blue Moon.
“Samantha.” esclama ancora, sorridendo.
“Louis.” risponde lei, calma. Ha un sorriso pulito, gli occhi limpidi, i capelli freschi. Louis si avvicina a lei e senza aggiungere altro le da un bacio, forte, come solo lui può dare, come solo lei può ricevere.
“Sam è ora che io ti dica una cosa.” e Sam non risponde, lo guarda negl’occhi, gli circonda il collo con le braccia, lo scruta ancora di più, lo trafigge con lo sguardo, con quel’occhi verdi che hanno cambiato colore ancora una volta.
“Sam.” sussurra ancora Louis, la vista quasi annebbiata, le cose intorno a lui ormai sparite. Solo quei fari, accesi, quelle stelle, quei boschi, quelle vie. Tutto incerto e certo come quegl’occhi.
“Louis.” sussurra allora lei, quasi soffiando.
“Perché lo stiamo facendo?” chiede, smarrito. La via è persa, la certezza pure.
“Facendo cosa?” domanda di nuovo lei, confusa, staccandosi lievemente dall’abbraccio.
“Questo. Io e te. Buio e luce, cane e gatto, inchiostro colorato e mina. Siamo completamente diversi.” spiega, corrucciando le sopracciglia e osservandola ancora un po’. Sam è spiazzata e titubante, poi si scioglie in un sorriso.
“Sai, non ne ho idea. C’è questa forza che mi fa provare sempre emozioni fortissime e forse sei tu o non so, ma mi piace. Mi piaci. Mi stai facendo perdere la testa. E siccome non te l’ho mai detto, te lo dico adesso. Potreste anche ritardare un poco la partenza.” sussurra, sbottonando la camicia di Louis. Ride divertito, poi corre a chiudere la porta.
“Sam, Sam, Sam.” pronuncia morbido Louis, cingendole i fianchi “sei proprio inesperta su certi argomenti!” esclama poi, e i vestiti abbracciano il pavimento e i respiri si fanno più corti.
 
Sai, la polvere. C’è chi è allergico alla polvere, chi la pensa come una schifezza, chi non la sopporta e basta. E’ polvere. E’ malvista perché lascia sporco, perché sporca, perché è sporca. E’ in effetti, è realmente così. Ma anche la cenere è così. Eppure ci entra nei polmoni lo stesso, e a differenza della polvere vi resta per un tempo indeterminato. E’ così, non ci puoi fare niente, non puoi negare, non puoi annuire. Che differenza c’è tra la polvere e la cenere? La polvere se ne va, la cenere, purtroppo, resta.
 
“Mi fai fare un tiro?” chiede Matt con una punta di malizia, sorridendo a Zayn che, in costume e sdraiato sul lettino ai bordi della piscina di casa Thompson, sta aspirando dalla sigaretta appena accesa.
“Non ci penso, caro. E’ robaccia questa.” esclama poi stizzito.
“Oh si, devo ammettere che è molto educativo dirmelo proprio mentre stai fumando, si.” replica sarcastico, seduto su un lettino accanto a lui, Ray Ban neri indosso e le fossette più evidenti. Felice, innamorato. Polvere o cenere?
“Non mi interessa se sono o no educativo, tu questa merda non la tocchi.” continua testardo Zayn.
“Grazie tante eh” e un broncio si fa largo tra le fossette.
“Oh suvvia Scheggia, non farne una questione personale”
“Sei tu che ne fai una questione personale” borbotta Matt.
“Se ne avessi fatto una questione personale non avrei attraversato un oceano per dire al ragazzo di cui sono innamorato che lo amo tremendamente. E non avrei fatto tutto quello che ho fatto stanotte con lui, quindi non mi sembra proprio di metterla sul personale.” spiega pacato Zayn, e Matt sorride. Cenere, rimane.
“Anche io ti amo.” risponde. Cenere, rimane.
 
“Abbie, svegliati.” E’ Liam, che sussurra queste parole ad Abigail, stesa su di lui nella sua camera.
“Altri cinque minuti mamma.” implora Abbie, e Ragazzo Miele scuote la testa divertito, accarezzandole i capelli e la schiena.
“Abbie, facciamo tardi. Ci aspettano i ragazzi.” continua ancora Liam. La ragazza smette di respirare, rendendosi conto che quella non è la voce della propria madre e che sicuramente sua madre non ha gli addominali così in vista. Sussulta e alza di scatto la testa, i capelli scompigliati e gli occhi più azzurri. Sono il ghiaccio. Cenere.
“Che diavolo ci faccio qui, sopra di te. E soprattutto, perché sei in boxer?” chiede con la voce impastata e un broncio da cane bastonato che fa sorridere teneramente Liam.
“Perché sentivo caldo. E anche tu sentivi caldo, e mi hai detto di spogliarti. Perciò l’ho fatto.” replica innocente.
“Tu che cosa?” grida Abbie, tenta di alzarsi e mettersi seduta, ma si rende conto che la testa le scoppia. Polvere, se ne va.
“Cazzo, la testa. Che male. Che è successo ieri sera?” chiede intontita e Liam ha una stretta allo stomaco
“Non ti ricordi… niente?” chiede a sua volta sorpreso e decisamente deluso.
“Niente.”
“Beh, in sintesi: eri sbronza da far paura, hai provato a baciarmi ma mi sono scostato perché non volevo approfittarne. Infine sono riuscito ad arrivare a casa con te in braccio e le braccia penzoloni, ma ci hanno fotografato.” spiega pacato e sedendosi di fronte a lei, sorridendole incoraggiante.
“Aspetta aspetta… ci hanno visti? E io ho provato a baciarti? E tu mi hai rifiutata? C’è qual quadra che non cosa.” riflette ad alta voce, sentendosi crollare tutti i film mentali che precedentemente si era fatta. Quindi è questa la verità? E’ polvere tutto quello che c’è tra lei e Liam?
“Esatto. La verità, Abigail, è che pensavo che ci saremmo potuti baciare da sobri. Sempre se ti va, è chiaro.” rettifica Ragazzo Miele grattandosi la nuca imbarazzato. Abbie sorride e lentamente si avvicina al viso del ragazzo, il respiro sulla sua pelle. Sorridono ancora, prima che le labbra dell’uno si poggino su quelle dell’altra, creano un mare di emozioni, di parole non dette, di alcol, di quel qualcosa che ti lascia l’amaro e il dolce, che non sai che cos’è ma che ti piace, ti prende, ti accarezza. E Abbie sente tutto questo, e sente anche di più e non se lo spiega ma va bene così, perché è lo stesso che prova Liam e a questa condizione le sta bene tutto. Cenere, resta.

 

 











Ciao donzelle! Bene sto editanto e nel frattempo c'è in web lietome_ che mi sta modificando una foto su photoshop ed è taaaanto pucciosa (salutatela e passate da lei).
Bene, che dire? Non so se apprezzerete (compresa lietome_) però... boh, è uscito questo e l'ho scritto non so da dove nè perchè.
Ma comunque. Pooooi, volevo dirvi che ho iniziando un'altra long e di leggerla (se vi va), perchè finora non se l'è cagata nessuno (forever alone.) ---> 
Bottiglie o boccali: prendere o lasciare.
Passaaaaaaaate, mi raccomando. Ricordo inoltre che su twitter sono @Sam597 per un consiglio, un dubbio o una critica. Fatemi sapere!
Siete bellissime xx :)

  
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