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Autore: hiphipcosty    05/06/2012    7 recensioni
Bella: semplice ragazza, figlia di genitori divorziati.
Edward: semplice ragazzo, ma molto ricco, figlio dei genitori che
possiedono il ricco negozio di DVD. Ora, immaginate che Bella sia innamorata di Edward dalla prima media e che, spinta dalla amica Alice, riesca ad avere un posto di lavoro
come commessa del videocenter dove lavora Edward... Cosa può accadere?
A questo aggiungete un po' -anzi, forse tanti- problemi, aggiungetevi gelosie, caratteri un po'...difficili...
Bella riuscirà a conquistare Edward e a vivere con lui un po' di pace e serenità?
[Estratto dal capitolo]
Silenzio.
Un profondo silenzio.
Accadde tutto troppo velocemente, troppo.... Bruscamente. Edward si avvicinò a me, facendo un passo in avanti. Fui disorientata da quel movimento e non capii cosa volesse fare.
Poi, prese la mia testa con le sue mani. Vidi i suoi occhi ardere, ancora pieni di rabbia, ancora furiosi.
Con velocità lui strinse le mani, i nostri corpi si toccarono e sentii le sue labbra sulle mie. Sentii le sue labbra calde sulle mie, cariche di rabbia e furore, come per ferirmi.
Nel mio corpo si diffuse una strana sensazione... diversa. La testa mi pulsava e il mio viso andava in fiamme. Poi, lentamente sentii le sue mani lasciare la presa e le sue labbra staccarsi.
Incontrai il suo sguardo; c'era sempre una fiamma che bruciava, ma non era più la visione di prima.
La mia testa cominciò a girare e le mie gambe cedettero. Non mi sarei mai immaginata così il mio primo bacio. Non unocome questo.
Un bacio pieno di rabbia, furore, pieno di gelosia e di .... odio.
Caddi a terra stordita, mentre l'immagine di Edward si offuscava allontandosi da me.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jacob Black, Jessica, Mike Newton | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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24 capitolo- Epilogo

                                   -Ventiquattresimo Capitolo-

                                                                                                .Epilogo.

              

Capitolo ventiquattresimo- Epilogo.

< Amore, ti sbrighi? >. La voce impaziente di Edward si udì dall’altro capo della porta. Guardai Alice che sbuffò rumorosamente, con fare innervosito.

< Se non dici immediatamente al tuo fidanzato di smetterla, gli faccio mangiare la matita, okay? > esclamò ad alta voce, per farsi sentire anche al diretto interessato. 
Lanciò un’occhiata alla porta, per poi riprendere a passare lo strumento che aveva sui miei occhi. La guardai sorridendo, divertita dalla sua faccia rossa ed irritata.      
< Edward, abbiamo ancora solo cinque minuti! > esclamai io, per accontentarlo.                                                                                    
< Lo hai già detto mezz’ora fa … > rispose lui, sbuffando. Feci una risatina, immaginando la sua faccia scocciata, aspettando fuori.  Alice continuò a truccarmi,  studiandomi attentamente per capire i colori giusti da usare sulla mia pelle. Era così divertente vederla concentrata e con la mascella contratta per dare il meglio di se.

In effetti era da circa un’ora che eravamo chiusi in quella camera, tutto solo per indossare un vestito e truccarmi. Fin dal prima della cerimonia, Alice si era proposta –o forse è meglio dire, mi aveva obbligata a scegliere lei- come mia truccatrice, immaginando il lavoro pessimo che avrei fatto io, da sola. Sinceramente non mi era dispiaciuto, sapendo già dell’ottimo risultato che Alice mi avrebbe dato. Così, si era presentata qualche ora prima del matrimonio con la sua borsetta, pronta per iniziare a lavorare. 

Ed ora la fissavo nel riflesso dello specchio, più bella che mai. Strinsi involontariamente le labbra in un sorriso bonario, pensando a quanto volessi bene a quel piccolo folletto. Era ormai divenuta parte della mia vita, la sorella mai avuta. Era lei che fin da piccola riusciva a tirarmi su; era lei la mia spalla su cui piangere; era lei la mia unica vera migliore amica. Osservai i suoi occhi scuri, 
circondati da un leggero trucco e il suo corpo magro, coperto da un vestito azzurro che le stava divinamente. Come avrei potuto 
stare accanto a lei, durante il matrimonio?

 

< Vedrai che figurino ti mostrerò Edward! Isabella sarà meravigliosa più che mai!> esclamò sorridente Alice, mettendomi del fard sulle guancie. Feci una smorfia, poco convinta di ciò che aveva detto la mia amica.           
< Bella è sempre meravigliosa > disse Edward, sempre nascosto dietro la porta. Anche senza volerlo, le mie gote arrossirono. Ormai 
io e lui stavamo insieme da tempo, ma le reazioni ai suoi complimenti o ai suo sfioramenti erano sempre i soliti, per me. Sorrisi, compiaciuta mentre Alice borbottava qualcosa simile a “ patetico …”. Scosse la testa, contrariata.

< Io ancora non ho capito perché ti sei messa con quello là! > esclamò, cambiando trucco tra le mani.                 
< Guarda che ti sento! >  rispose secco Edward. Feci una risatina, osservando la buffa scena.                                 
< E pensa che ti stava tanto simpatico all’inizio, Alice > dissi io, guardandola negli occhi. Fece una smorfia infastidita.                               

< Perché ancora non lo conoscevo fino in fondo! > rispose lei. Feci un respiro e ancora una volta mi scappò un sorriso.

Restammo in silenzio per qualche minuto, ognuna immersa nei propri pensieri.  Avrei tanto desiderato lasciar perdere Alice e raggiungere Edward dall’altro lato della stanza, ma di sicuro la mia amica non me lo avrebbe permesso. Lei non riusciva a capire che l’unico mio desiderio era quello di baciare Edward, che non vedevo dal giorno precedente. Alice non me lo permetteva, però, dicendo che avrei potuto incontrarlo solo dopo avermi sistemata, come diceva lei. Così  dovetti attenermi alle regole, nonostante le mie proteste. D’altronde soffrivo davvero la lontananza di Edward e più tempo passavo con Edward, più il mio sentimento nei suoi confronti sembrava divenire più profondo. Conoscendo ora le nostre debolezze, difetti e passioni, ci sentivamo uno parte dell’altro, inconfondibile.

< Ecco fatto! > esclamò Alice, risvegliandomi dai pensieri, ad un  certo punto. Si allontanò da me, per guardarmi meglio, con un sorriso entusiasta. < Ho finito >.  Posò i trucchi sul comodino, mi afferrò la mano e mi portò davanti allo specchio. Presi un respiro, guardando prima lei, poi spostando lo sguardo sullo specchio. Per un secondo trattenni il fiato, tanto era la sorpresa. Quella non sembravo davvero io:  Alice era riuscita a sistemarmi benissimo, rendendomi davvero … bella.

Guardai i miei capelli mossi, sciolti sulle spalle che coprivano le orecchie. Vidi i miei occhi marroni, che avevo sempre considerato insignificanti, brillare, ricoperti di una leggera matita attorno, che sottolineava il colore castano. Le mie gote sembravano rosse e morbide, le mie labbra rosa e belle. Il vestito sembrava starmi a pennello, sottolineando perfettamente le mie curve, non troppo eccessive.

< Oh … grazie Alice > mormorai. Guardai la ragazza accanto a me e poi le gettai le braccia al collo, stringendola. Ci staccammo l’una dall’altro, con ciascuna un sorriso stampato sulla faccia.                                                                                       
< Ed ora vai dal tuo uomo, che se no fra poco sfonda la porta … > esclamò,  sorridente. Le feci un sorriso, in segno di ringraziamento 
e poi uscii dalla porta. 
Vidi Edward in piedi, appoggiato alla parete, con le mani in tasca. Persi, per un momento, un battito, colpita dalla sua bellezza. Lo osservai, cercando di non perdermi nessun dettaglio. Guardai i suoi capelli scompigliati, la sua leggera barba, 
la sua cravatta un po’ sciolta e il suo somoking nero, che sembrava fatto apposta per lui, tanto gli calzava a pennello. Restai qualche secondo lì, in silenzio, quasi stordita, mentre il battito del mio cuore accelerava. Non avevo visto creatura più bella ed affascinante sulla terra, prima di allora. Anche lui sembrava, però,  sorpreso e continuava a guardarmi in modo strano. Arrossii, sentendomi il suo sguardo penetrante addosso.                                                                                                                 

< Bella … > mormorò, muovendo minimamente le labbra. Lo guardai preoccupata, avvicinandomi a lui e cercando di non cadere dai trampoli che avevo sotto i piedi. Gli accarezzai la guancia ispida, sussurrando:                        
< Ti senti bene? >. Sembrava ipnotizzato, con gli occhi in un altro mondo. Non parlava e continuava a fissarmi in modo preoccupante. 

< Edward? >.                                                                                                                                                                            
< Bella …. Sei, sei … bellissima >. Trassi un sospiro di sollievo, rivedendolo riprendersi. Le mie gote andarono in fiamme e fui costretta ad abbassare lo sguardo. Lui però non me lo permise: afferrò delicatamente il mio mento con le sue dita, portandoselo all’altezza della sua bocca. < Non tenere giù il volto: sei bellissima. Non te ne devi vergognare > sussurrò, con un fiato. Mi cinse i fianchi con l’altra mano e così potei riconoscere quelle braccia possenti.  Sentii il cuore pulsare forte, mentre il mio fiato diventava affannato. Lottai contro tutta me stessa per riprendere controllo del battito, ma non ce la feci. Sentii le game tremare, mentre Edward avvicinava il viso al mio. Accarezzai delicatamente con le mani i suoi capelli rossicci, cominciando a giocarci nervosamente.

< Lo fai a posta? > riuscii a sussurrargli. Lui corrugò la fronte, facendo comparire sulle sue labbra il solito sorrisino.

< Cosa? > chiese lui, innocente. Strinsi le labbra in una smorfia, fissando i suoi occhi dorati.                                                                    
< Mi fai impazzire, ogni volta! > esclamai io, arrabbiata.                                                                                                          
< E non pensi   che tu faccia lo stesso effetto a me? > chiese lui, a sua volta. Mi scappò un sorrisetto, ma decisi di non lasciargliela vinta: così mi avvicinai a lui, fino a sfiorargli il naso. Sentivo il suo fiato caldo sul mio, mentre il suo cuore accelerava. Poi, tutto ad un tratto, mi ritrassi da lui, lasciandogli un semplice bacio sulla guancia. Lui, sorpreso da il mio gesto mi guardò con aria delusa ed interrogativa.                                                                         
< Vado a parlare con la sposa! > dissi io, con un sorrisetto stampato sulla bocca. Mi incamminai lungo il corridoio, ma Edward mi riprese con una mano. Con un gesto furtivo si avvicinò a me e accarezzò le mie labbra con le sue. Sentii il suo profumo, divenire il mio, mentre il mio cuore accelerava. Lui mi avvicinò più a se, stringendomi tra le sue braccia ed io non ebbi la forza, ne la voglia di allontanarlo. Così restammo lì, l’uno tra l’altro, nel corridoio deserto della villa. Poi ad un certo punto, lui si staccò, con un sorriso compiaciuto sulle labbra, mormorandomi a poca distanza dalla mia bocca:

< Ora puoi … >. Ci volle qualche secondo prima che mi riprendessi, ma dopo riuscii a riprendere controllo di me stessa e controvoglia mi allontanai da lui. Edward continuò a tenere la mano intrecciata con la mia.                                      
< Ti aspetto qui > esclamò lui, con un sorriso triste sulle labbra. Annuii, acconsentendo. < Ma … devi proprio? >.      
< Edward, è mia madre! Si sta per sposare! > gli risposi, anche se neanche io ero molto contenta di dividermi da lui. Quest’ultimo mi guardò con una faccia un po’ sofferente, ma poi sorrise:                                                                                        
< Cerca di fare veloce >. Gli lanciai un’occhiata carica d’amore e poi avanzai lungo il corridoio, cercando di ricordare le regole 
basilari su come si camminava, troppo stordita dal bacio di Edward. Mi avvicinai alla stanza di mia madre silenziosamente, dove la truccatrice e alcune sue amiche la stavano preparando, .                                                                                                                 
< Permesso … > chiesi, bussando e aprendo poi la porta.

< Bella! >.

Immediatamente delle braccia materne mi accolsero, facendomi quasi del tutto perdere l’equilibrio. Sussultai, accogliendo la sposa tra le mie braccia.

< Mamma! Così mi soffochi! > mi lamentai. Renee si scansò subito, scusandosi, mentre le sue truccatrici la maledicevano, dicendo cose del tipo: “ Ti si sgualcisce il vestito!”, “Ti sporchi il velo!”, “ Sciupi il trucco!”.                   
< Scusami, amore … Sono un po’ tesa! Oh, aspetta fatti vedere! > esclamò, prendendomi la mano e facendomi fare una giravolta. 
< Tesoro, ma così … sfiguri la sposa! > esclamò, facendo finta di essere offesa. Feci una risata, prendendole le mani:

< Scherzi?! La figlia sembri tu, non io! >. Renee sorrise e i suoi occhi si illuminarono. Guardai il suo esile corpo, estasiata. Aveva i capelli castani raccolti in una bellissima crocchia, circondata da un semplice fermaglio. Il suo volto era ricoperto da un leggero trucco che le esaltava il colore verde dei suoi occhi. Il vestito, aderente al petto, le scendeva fino a coprirle i piedi. Era stretto sotto il seno, mentre si allargava via, via, che raggiungeva il suolo. Era di un bianco splendente e di tanto in tanto erano ricamati dei fiori di un leggero verde, che davano un po’ di colore al vestito. Era perfetta, non avevo visto mai mia madre così bella. Sgranai gli occhi, rimanendo a bocca aperta:

< Mamma, sei mozza fiato >. Lei si guardò, arrossendo lievemente.

< Dici? > chiese, incerta. Io strabuzzai gli occhi:

< Stai scherzando? Così  farai invidia a tutti! Sono sicura che Phil sverrà, all’altare! > esclamai, sorridente. Lei si guardò allo specchio, abbastanza soddisfatta, per poi ritornare sulla sedia, per darsi l’ultima ritoccata.

< Emily, mi passi quel fermaglio per piacere? > chiese mia madre, rivolgendosi ad una donna bionda. Questa obbedì, aiutandola a legare i capelli. Le sorrise, accarezzandole le spalle. Poi si rivolse a me:                                                  
< Tu non sai, cara Bella, quanto tua madre ci abbia fatto patire per sistemarla! > esclamò, alzando gli occhi al cielo. Renee sbuffò, lanciando un’occhiataccia alla sua amica.                                                                                                       
< Eddai, sapete che io ho i gusti un po’ difficili, no? >. Sorrise all’amica, che ricambiò. Capii chi era quella donna sulla quarantina, mia madre me ne aveva parlato alcune volte. Si trattava di una sua vecchia compagna di liceo, la sua grande amica. Il loro rapporto doveva essere simile a quello tra me ed Alice. Sorrisi, immaginandomi io e la mia amica tra trent’anni.                          

< Allora? Come ti senti? > chiesi io, guardando Renee toccarsi i capelli. Lei mi lanciò un sorriso dolce:                                                     
< Come non mai. > sussurrò lei, emozionata. 
Guardai i suoi occhi che brillavano, brillanti d’amore. Sì, perché lei amava davvero Phil. Ormai era da due anni che stavano assieme 
e ricordo ancora quando mi dissero che si sarebbero sposati. Ero di ritorno da casa Cullen, quando mi diedero la notizia. Ne fui estremamente felice: sapevo che Phil era un tipo a posto, perfetto per mia madre. Anche se da un lato mi dispiaceva –specialmente per mio padre-, capivo che mia madre aveva tutti i diritti di avere un altro uomo e di rifarsi una vita. E la  prima tappa da superare, 
in questi casi, era il matrimonio.         

< Oddio, mamma! > sbottai, tutto ad un tratto, guardando l’orologio sulla parete. < Sono le dieci passate! Sbrigati! >. Renee sobbalzò, un po’ agitata. Le amiche attorno a lei finirono di sistemare gli ultimi dettagli per poi raggiungere il giardino della villa. Io 
e mia madre le seguimmo per poi bloccarci all’uscita della porta. Mi affacciai per vedere gli ospiti. Erano tutti presenti, amici, 
parenti, colleghi di lavoro di mia madre e Phil, tutti seduti sulle loro sedie, guardando estasiati il giardino che la signora Cullen aveva decorato spontaneamente. Esme aveva fatto un ottimo lavoro, davvero stupendo. Non c’era un fiore fuori posto e tutto emanava una pace infinita. Phil era sull’altare, di spalle, già pronto per attendere la sposa e si poteva leggere benissimo la sua emozione. La prima persona, però, che cercai con lo sguardo fu solo lui, Edward. Lo vidi vicino ad Alice, anche lui con gli occhi puntati su di me. 
Mi rivolse un sorriso smagliante che io ricambiai. Così detti un cenno all’organista di iniziare con l’entrata della sposa.                                                    

< Sono tutti presenti! Sei in ritardo pazzesco! > rimproverai  Renee, prendendola a braccetto. Lei fece un sorriso, guardando davanti a se.

< Non è la sposa in ritardo, Bella; è lo sposo in anticipo >. Sorrisi, guardandola negli occhi e poi, l’una accanto all’altra facemmo ingresso nel giardino.

La musica iniziò a suonare e con mio grande piacere sentii che non era la solita marcia nuziale. Fui felice che mia madre avesse 
avuto il buon gusto di scegliere un’altra melodia, non avendo mai apprezzato quella.                                       
Tutto ad un tratto gli ospiti si fecero in silenzio e gli sguardi furono puntati su noi due. Osservai le facce di ciascuno, mandando 
saluti con dei sorrisi; mia madre fece lo stesso.

Io e la sposa camminavamo lungo il percorso già previsto, cercando di non cadere a vicenda. Pregai tanto affinché non inciampassi da quei tacchi, e stramaledii Alice che mi aveva convinto ad indossare quelli strumenti di tortura per i miei poveri piedi.                        

< Ma sei sicura che una figlia possa accompagnare la madre all’altare? > mormorai all’orecchio di Renee, a metà strada. Lei non si voltò neanche, ma sussurrò:                                                                                                               
< Non lo so, ma non importa. Lo sai che io voglio fare sempre di testa mia >. Le sorrisi e prima che  me ne rendessi conto ci ritrovammo già di fronte a Phil. Diedi un ultimo sguardo a mia madre, baciandola. Posai la sua mano tremolante sopra quella del 
suo futuro coniuge e poi mi allontanai da lei. Sapevo di lasciarla in buone mani, d’altronde.                       

 

 

La cerimonia durò circa un’oretta. Devo ammettere, però, che non riuscii molto a concentrarmi sui due sposi, per il fatto che avessi Edward accanto. Lo guardavo continuamente, stupendomi ogni volta della sua bellezza e soprattutto che fosse il mio ragazzo. Nonostante stessimo insieme da circa un anno, ancora non mi capacitavo all’idea di io e lui, assieme. Mi stupivo quanto Edward riuscisse a sopportarmi e sapesse esattamente cosa fare, in ogni occasione. Ero colpita anche da me, dal mio amore così forte per 
lui, che non avrei mai pensato di provare per alcuna persona. Eravamo davvero due anime in un nocciolo, come si vuol dire. Ci eravamo lasciati tutto alle spalle, perfino Jacob che, dalle notizie riportate da mio padre, diceva di aver trovato il vero amore in California, Jennifer. Ancora non avevo riallacciato i rapporti con lui, ma avrei dato tempo al tempo per medicare le ferite e aspettare che si cicatrizzassero bene.

Tenni la mano intrecciata a quella di Edward per tutto il tempo, fino a che il sacerdote esclamò, la fatidica frase: “ E così, davanti a Dio, vi dichiaro marito e moglie”. Tutti gli ospiti scoppiarono in un forte applauso. Mia madre non riuscì a trattenere le lacrime di gioia come, d’altronde, non lo feci io. Immediatamente dopo l’uscita andai ad abbracciare mia madre, rimanendo tra le sue braccia per infiniti secondi. Capivo finalmente  quanto fosse felice e scoprii quanto avesse desiderato questo momento. Baciai Phil, accogliendolo in un grosso abbraccio e poi ci dirigemmo nella sala dove si sarebbe svolto il pranzo.

Gli sposi passarono il più del loro tempo a ringraziare e a salutare gli invitati, ai quali non risparmiarono alcun bacio ed abbraccio. Io,  seguita ovviamente da Edward, Alice e Jasper – che aveva avuto il permesso di presentarsi  in quanto accompagnatore della sua ragazza-, ci sedemmo ad un tavolo in disparte. Ci divertimmo, raccontando dell’università che avremmo affrontato l’anno seguente. C’erano state delle decisioni, infatti, nel corso di quell’ultimo semestre. 
Edward si era finalmente deciso ad affrontare i suoi genitori – come mi aveva promesso - e si sarebbe iscritto ad ingegneria, la sua vera passione. Alice aveva deciso come facoltà psicologia, ma diceva che non avrebbe perduto la passione della moda e che quindi avrebbe frequentato un corso di styling, seguito anche da Rosalie – la fidanzata del fratello di Edward -. Io, ferma e sicura sulla mia decisione, puntavo su medicina. Mi aveva sempre affascinato il lavoro dei medici: aiutare chi ne ha bisogno. E quindi, con l’aiuto di Jasper –che frequentava già l’università di medicina nella città accanto- sarei entrata. Certo, ancora era tutto da vedere, ma le aspettative erano buone. Così restammo lì, a quel tavolo: quattro ragazzi alla fine del liceo, senza problemi, spensierati e felici come mai.

 

< Bella? >. Edward mi guardò ad un certo punto, afferrandomi la mano. < Usciamo a fare quattro passi? >. Acconsentii, alzandomi dalla sedia e facendo un cenno ad Alice e Jasper. Mano nella mano, ci allontanammo, raggiungendo un lato del giardino. 
Poi Edward si bloccò e ci avvicinammo sotto un piccolo gazebo in legno, decorato da luci e piante. Ormai il sole era già tramontato e piano, piano l’unica luce che si scorgeva era quelle della luna e delle stelle. Corrugai la fronte, perplessa:

< Perché ci siamo fermati? Non dovevamo fare quattro passi? > chiesi a lui. Edward mi guardò, portandomi  al esattamente sotto il gazebo, dove una piccola cassa trasmetteva un lento romantico. Fece una smorfia, arricciando il naso:                                                  

< Era solo una scusa per allontanarti da quel tipo che ti stava fissando da mezz’ora > rispose lui, un po’ acido. Cercai di trattenere una risata, con scarsi risultati.                                                                                                                
< Ma cosa dici? Non c’era nessun tipo! > esclamai, mentre lui mi cingeva con una mano i fianchi, iniziando a ballare. Lui alzò le sopraciglia, un po’ infastidito.                                                                                                               
< Come fai a non accorgertene? Ti fissava come se volessi mangiarti … > esclamò, nervoso. Feci un sorriso:                              
< Non capisco perché … > dissi, perplessa. Lui strabuzzò gli occhi, sorpreso:                                                                                         
< Non capisci perché? Bella oggi tutti guardavano solo ed esclusivamente  te! Sei meravigliosa! Nessuno non riusciva a toglierti gli occhi di dosso! >. Sorrisi, vedendo la gelosia di Edward venire fuori.                                                  
< Forse sei tu che te lo immagini, amore. Forse sei solo un pochino …. Geloso? > chiesi, con  un sorrisetto.               
< Forse … > ammise lui, senza guardarmi negli occhi. < Fatto sta che oggi sei davvero splendida. Non ho visto essere più bello di te, nella mia vita > esclamò, cambiando tono di voce. Arrossii, sentendomi le orecchie bruciare.                                       

< Grazie … > risposi, nascondendo il viso rosso sul suo petto. Poggiai l’orecchio sulla sua pelle, ascoltando il suo battito del cuore. La mia testa era sull’incavo del suo collo. Annusai il suo dolce profumo naturale, che mi invase i polmoni.

< Speravo tanto di riuscire a ritagliare un piccolo momento per noi due, oggi … > mormorai io, sempre tra le sue braccia. Mi 
allontanai dal suo petto per guardare i suoi occhi dorati.                                                                                  
< Anch’io, lo speravo tanto > sussurrò, con la sua voce vellutata, facendo uno dei suoi soliti sorrisi sghembi che mi fece arrossire. Continuammo a ballare per qualche minuto in silenzio, ognuno tra le braccia dell’altro.                                   
< Pensi che un giorno accadrà lo stesso anche a noi? > chiese ad un certo punto. Corrugai la fronte, guardandolo:  
< Cosa? >.                                                                                                                                                                                                                       
< Sì, insomma … Pensi che ci sposeremo, un giorno? > mormorò, guardandomi negli occhi. Ebbi un sussulto, sorpresa. Lo guardai un po’ tesa, con una sensazione strana nello stomaco:                                                                                           
< C-cos’è? Una proposta? > chiesi io.                                                                                                                                               
< No, diciamo di no. E’ solo condividere un … progetto, ecco > mormorò lui, sorridente ma un po’ imbarazzato.                                                

< Oh, be’ … >. Ci pensai qualche secondo e poi dissi: < Secondo me, sì >. Lui mi guardò e gli comparve un sorriso entusiasta sul volto.    
< Ci hai mai pensato? > chiese lui. Abbassai lo sguardo, un po’ in imbarazzo.                                                                                 
< Oh … Sì, varie volte.  Tu? >.                                                                                                                                                                    
< Sì, un paio di volte … >.                                                                                                                                                                   
< Be’, noi siamo ancora troppo giovani, ma forse penso che il nostro amore sia anche più matura di molte coppie adulte. Sai … Forse dovremmo parlarne più spesso di … matrimonio >.  Arrossii, lievemente.                                        
< Cos’è? Una proposta? > chiese lui, con un sorrisetto sulle labbra.                                                                                                  
< No, diciamo di no. E’ solo condividere un progetto, ecco >. Facemmo entrambi una risata, guardandoci negli occhi.            

< Ah e sempre parlando di ‘progetti’ … > iniziai io. < Se mai avremo dei bambini devi promettermi che il nome del maschio lo 
deciderò io! > dissi, sperando di essere convincente con i miei occhi.                                                                               
< No! > rispose, secco. < Dovremo scegliere assieme, non pensi? >. Chiese lui, divertito.                                                                              
< No, perché so già che tu sceglieresti nomi terribili! > risposi io, soffocando una risata.                                                      
< Non è vero, questo è un pregiudizio! > protestò lui, offeso.  Alzai un sopraciglio, provando:                                                               
< Allora, dimmi, quali  sarebbero le tue proposte? >. Lo guardai con aria di sfida. Lui ci pensò su.                                                                 
< Okay … ad esempio … Alexander? > propose lì.                                                                                                                                   
< Oh, ti prego, no! Assolutamente no! > risposi indignata. Ritentò:                                                                                                              
< Aaron? >.                                                                                                                                                                                                              
< Troppo … vecchio?  > feci una smorfia. Sbuffò.                                                                                                                                                          
< Billy? >.                                                                                                                                                                                                         
< E’ un  nome che si da ai cani, in genere! > risposi, rassegnata.                                                                                                                                         
< Oh, Bella, sei impossibile! > protestò, con un sorriso divertito sulle labbra. < Tu quale idea avresti? >.                             
< Demetri > esclamai, pronta. Edward ci pensò qualche secondo per poi proporre: 
< Okay, facciamo un accordo >.                                        

< Sentiamo > dissi, osservando i suoi occhi dolci.                                                                                                                                           
< Se mai avremo figli tu darai il nome al maschio, io alla femmina >. Ci pensai un attimo, ma prima chiesi:                                    
< Quale nome femminile ti piacerebbe? > chiesi io, seria.                                                                                                                                              
< Elisabeth > sussurrò. Mi irrigidii subito, pensando di aver toccato un tasto un po’ duro. Lui capì la mia reazione e mi sorrise smagliante. Ci pensai qualche secondo. Elisabeth. Era bellissimo come nome.                                                                 

< E’ bellissimo > mormorai, sincera. Gli si illuminarono gli occhi e mi resi conto di quanto –con un piccolo gesto- lo avevo reso felice. Così afferrai il volto con le mie mani, avvicinandomelo alla mio viso. Lui continuò a tenere le mani sui miei fianchi. Mi alzai sui piedi per raggiungerlo meglio. Sentii il fiato caldo sulla mia pelle e desidererai tanto sfiorare le sue labbra morbide e calde. Trovare rifugio in lui, ecco che cercavo. Così i nostri nasi si sfiorarono, i nostri cuori iniziarono a battere, mentre il mio fiato cominciava a svanire.                                                                                             

< Affare fatto > mormorai con l’unico fiato che mi era restato. Poi le labbra si unirono in perfetta sincronia. Lui mi strinse a se, come 
se volesse fondermi con se. Strinsi lentamente i suoi capelli tra le mie dita, che sembravano morbidi e lisci. Quel bacio fu diverso da tutti gli altri: era un vero bacio, con il quale dimostravamo il vero nostro amore. Quello forte, passionale, ma anche dolce e delicato, basato sul rispetto l’uno dell’altro. Per un momento mi sembrò che il mondo attorno scomparisse, creandosene un altro: quello 
fatto apposta solo per me ed Edward. Dove l’amore di noi due avrebbe regnato sovrano.

 

< Ehi, piccioncini! C’è il taglio della torta! >. La voce di mia madre ci richiamò alla realtà. Fu Edward il primo a staccarsi, nonostante 
le mie proteste. Gli lanciai uno sguardo triste, per poi spostare lo sguardo su mia madre che in quell’istante era scomparsa dalla 
porta.

< Dobbiamo andare … > mormorai triste. Lui avvicinò il volto al mio paurosamente, posando le mani su i miei fianchi.

< Non siamo obbligati … > cercò di tentarmi. Io gli posai un bacio sulle labbra dolce, che lo stordì:                                                            
< No, dispiace anche a me, ma d’altronde è il matrimonio di mia madre, no? >. Feci un sorriso che lui ricambiò. Mi prese per mano e ci allontanammo dal gazebo.

Avanzavamo mano nella mano quando, tutto ad un tratto, a causa della mia poca esperienza sui tacchi, caddi improvvisamente, rompendo un lume che illuminava il prato. Sentii le gambe cedere improvvisamente e mi vidi già caduta per terra, con qualche 
lesione. Fortunatamente c’era Edward al mio fianco che, avendo i riflessi migliori del mio, mi sorresse. Mi ritrovai così, aggrappata 
al suo collo, tra le sue braccia. Arrossii, imbarazzata.

< Bella! Ti sei fatta male? >. Anche se era buio mi potevo benissimo immaginare la faccia spaventata di Edward.          
< No, non ti preoccupare. Sono solo questi maledetti trampoli! >. Edward sbuffò, sollevato, iniziando a raccogliere insieme a me i ciottoli di vetro per terra.

< Se un giorno dovrò raccontare ai nostri figli la nostra storia, sai come la intitolerò? > chiese, mentre eravamo accucciati per terra.
< Come? > chiesi, con un sorriso divertito.

< Una ragazza disastrosa >.





E scoppiammo in una risata, interrotta solo dal nostro bacio.

***

Bene, non pensavo di riuscire a raggiungere questa ultima mia pagina d'autore, ma deccomi qui! Vi dico che mi viene la pelle d'oca e è un po'... strano, ecco. Allora, prima di iniziare con la parte 'commovente/sdolcinata' vorrei chiedervi come vi è sembrato questo ultimo capitolo. Si capisce che ci troviamo al matrimonio della madre di Bella, al quale è invitato anche Edward, che finalmente sta insieme alla nostra protagonista!! Se avete qualche dubbio su questo ultimo episodio -o su tutta la storia-, sono qui ad ascoltarvi! 

Se siete così curiose di vedere il vestito di Renee, invece, lo trovate proprio qui. Siceramente, non ho mai pensato di arrivare a concludere questa storia. All'inizio non ero molto convinta anche di iniziarla, figuratevi. Invece, guardate un po', sono proprio qui a scrivere le ultime righe dell'"angolo d'autore" di questa storia. 

Non potete immaginare quanto abbia dovuto cancellare e riscrivere questo pezzo finale, non trovando le parole giuste per salutarvi. Ma questa volta sono convinta che ci riuscirò ....!!
La storia "Una ragazza disastrosa" è la mia prima su questo sito e infatti mi scuso immediatamente per tutti gli errori di html e  grammaticali che ho fatto nel corso della storia, specialmente nei primi capitoli. Non so se ciò che ho fatto sia un bel risultato -questo sta a voi dirmelo-, ma sinceramente non m'importa molto. Questa storia l'ho scritta prima di tutte per me e grazie a voi l'ho potuta condividere con molti altri. E secondo me è questa la cosa meravigliosa della scrittura: il condividere. 

Inoltre questa ff mi ha aiutata anche a migliorare molto, con il giornaliero esercizio di scrittura. Sono quindi riuscita a migliorare, come si vede -secondo me- osservando il primo e l'ultimo capitolo. 

Ma alla fine, l'unica cosa vera che questa storia (e con questo termine comprendo anche voi, che mi avete seguito) mi sono tanto divertita. E' stato divertente e bellissimo! Sentire i vostri commenti, guardare le visite sperando che aumentino sempre, controllare le seguite/ricordate e preferite. Questa storia mi ha fatto del tutto entrare nel mondo della scrittura, in modo molto bello e piacevole. E questa è il lato migliore della mia ff.

Un grazie enorme, ovviamente, va a tutti quelli che sono riusciti a leggere il mio obrobrio, passando tra i miei capitoli!Ringrazio tutte le persone che hanno messo la mia storia nelle tre categorie -preferite, ricordate, seguite- e un grazie speciale va a tutti quelli che hanno recensito. Non sto a riportare i nomi, tanto si sanno già.

Questo ovviamente  non è un addio perchè continuerò a scrivere e ho già in mente un'altra ff! E' solo un arrivederci, ovviamente.

Forse questi 'grazie' dati dagli autori li avrete sentire molto spesso, ma è l'unica cosa che riesco a dire in questo momento.

Grazie, grazie di tutto.

(PS aggiunto: Ho pubblicato una nuova storia, intitolata "Le stelle quante sono?", la troverete sul mio profilo autore)


 
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