-Ventiquattresimo Capitolo-
.Epilogo.
Capitolo
ventiquattresimo-
Epilogo.
< Amore, ti sbrighi? >. La voce impaziente di Edward si udì dall’altro capo della porta. Guardai Alice che sbuffò rumorosamente, con fare innervosito.
<
Se non dici
immediatamente al tuo fidanzato di smetterla, gli faccio mangiare la
matita,
okay? > esclamò ad alta voce, per farsi sentire anche
al diretto
interessato.
Lanciò un’occhiata alla porta, per poi riprendere
a passare lo
strumento che aveva sui miei occhi. La guardai sorridendo,
divertita dalla sua
faccia rossa ed irritata.
<
Edward, abbiamo ancora solo cinque minuti! > esclamai io, per
accontentarlo.
< Lo hai già detto mezz’ora fa …
> rispose lui, sbuffando. Feci
una risatina, immaginando la sua faccia scocciata, aspettando fuori. Alice continuò a
truccarmi, studiandomi
attentamente per capire i colori
giusti da usare sulla mia pelle. Era così divertente vederla
concentrata e con
la mascella contratta per dare il meglio di se.
In effetti era da circa un’ora che eravamo chiusi in quella camera, tutto solo per indossare un vestito e truccarmi. Fin dal prima della cerimonia, Alice si era proposta –o forse è meglio dire, mi aveva obbligata a scegliere lei- come mia truccatrice, immaginando il lavoro pessimo che avrei fatto io, da sola. Sinceramente non mi era dispiaciuto, sapendo già dell’ottimo risultato che Alice mi avrebbe dato. Così, si era presentata qualche ora prima del matrimonio con la sua borsetta, pronta per iniziare a lavorare.
Ed
ora la fissavo nel riflesso
dello specchio, più bella che mai. Strinsi involontariamente
le labbra in un
sorriso bonario, pensando a quanto volessi bene a quel piccolo
folletto. Era
ormai divenuta parte della mia vita, la sorella mai avuta. Era lei che
fin da
piccola riusciva a tirarmi su; era lei la mia spalla su cui piangere;
era lei
la mia unica vera migliore amica. Osservai i suoi occhi scuri,
circondati da un
leggero trucco e il suo corpo magro, coperto da un vestito azzurro che
le stava
divinamente. Come avrei potuto
stare accanto a lei, durante il matrimonio?
<
Vedrai che figurino ti
mostrerò Edward! Isabella sarà meravigliosa
più che mai!> esclamò sorridente
Alice, mettendomi del fard sulle guancie. Feci una smorfia, poco
convinta di
ciò che aveva detto la mia amica.
< Bella è sempre meravigliosa
> disse Edward, sempre
nascosto dietro la porta. Anche senza volerlo, le mie gote arrossirono.
Ormai
io e lui stavamo insieme da tempo, ma le reazioni ai suoi complimenti o
ai suo
sfioramenti erano sempre i soliti, per me. Sorrisi, compiaciuta mentre
Alice
borbottava qualcosa simile a “ patetico
…”. Scosse la testa, contrariata.
<
Io ancora non ho capito
perché ti sei messa con quello là! >
esclamò, cambiando trucco tra le
mani.
< Guarda che ti
sento! > rispose
secco Edward. Feci
una risatina, osservando la buffa scena.
< E pensa
che ti stava tanto simpatico all’inizio, Alice > dissi
io, guardandola negli
occhi. Fece una smorfia infastidita.
< Perché ancora non lo conoscevo fino in fondo! > rispose lei. Feci un respiro e ancora una volta mi scappò un sorriso.
Restammo in silenzio per qualche minuto, ognuna immersa nei propri pensieri. Avrei tanto desiderato lasciar perdere Alice e raggiungere Edward dall’altro lato della stanza, ma di sicuro la mia amica non me lo avrebbe permesso. Lei non riusciva a capire che l’unico mio desiderio era quello di baciare Edward, che non vedevo dal giorno precedente. Alice non me lo permetteva, però, dicendo che avrei potuto incontrarlo solo dopo avermi sistemata, come diceva lei. Così dovetti attenermi alle regole, nonostante le mie proteste. D’altronde soffrivo davvero la lontananza di Edward e più tempo passavo con Edward, più il mio sentimento nei suoi confronti sembrava divenire più profondo. Conoscendo ora le nostre debolezze, difetti e passioni, ci sentivamo uno parte dell’altro, inconfondibile.
< Ecco fatto! > esclamò Alice, risvegliandomi dai pensieri, ad un certo punto. Si allontanò da me, per guardarmi meglio, con un sorriso entusiasta. < Ho finito >. Posò i trucchi sul comodino, mi afferrò la mano e mi portò davanti allo specchio. Presi un respiro, guardando prima lei, poi spostando lo sguardo sullo specchio. Per un secondo trattenni il fiato, tanto era la sorpresa. Quella non sembravo davvero io: Alice era riuscita a sistemarmi benissimo, rendendomi davvero … bella.
Guardai i miei capelli mossi, sciolti sulle spalle che coprivano le orecchie. Vidi i miei occhi marroni, che avevo sempre considerato insignificanti, brillare, ricoperti di una leggera matita attorno, che sottolineava il colore castano. Le mie gote sembravano rosse e morbide, le mie labbra rosa e belle. Il vestito sembrava starmi a pennello, sottolineando perfettamente le mie curve, non troppo eccessive.
<
Oh … grazie Alice >
mormorai. Guardai la ragazza accanto a me e poi le gettai le braccia al
collo,
stringendola. Ci staccammo l’una dall’altro, con
ciascuna un sorriso stampato
sulla faccia.
<
Ed ora vai dal tuo uomo, che se no fra poco sfonda la porta
… > esclamò, sorridente.
Le feci un sorriso, in segno di
ringraziamento
e poi uscii dalla porta.
Vidi Edward in piedi, appoggiato alla
parete, con le mani in tasca. Persi, per un momento, un battito,
colpita dalla
sua bellezza. Lo osservai, cercando di non perdermi nessun dettaglio.
Guardai i
suoi capelli scompigliati, la sua leggera barba,
la sua cravatta un po’ sciolta
e il suo somoking nero, che sembrava fatto apposta per lui, tanto gli
calzava a
pennello. Restai qualche secondo lì, in silenzio, quasi
stordita, mentre il battito del mio
cuore accelerava. Non avevo visto creatura più bella ed
affascinante sulla
terra, prima di allora. Anche lui sembrava, però, sorpreso e continuava a
guardarmi in modo
strano. Arrossii, sentendomi il suo sguardo penetrante addosso.
<
Bella … > mormorò,
muovendo minimamente le labbra. Lo guardai preoccupata, avvicinandomi a
lui e
cercando di non cadere dai trampoli che avevo sotto i piedi. Gli
accarezzai la
guancia ispida, sussurrando:
< Ti senti bene?
>. Sembrava ipnotizzato, con gli occhi in un altro mondo. Non
parlava e
continuava a fissarmi in modo preoccupante.
<
Edward? >.
< Bella …. Sei, sei …
bellissima >. Trassi un sospiro di sollievo, rivedendolo
riprendersi. Le mie
gote andarono in fiamme e fui costretta ad abbassare lo sguardo. Lui
però non
me lo permise: afferrò delicatamente il mio mento con le sue
dita, portandoselo
all’altezza della sua bocca. < Non tenere
giù il volto: sei bellissima. Non
te ne devi vergognare > sussurrò, con un fiato. Mi
cinse i fianchi con
l’altra mano e così potei riconoscere quelle
braccia possenti. Sentii
il cuore pulsare forte, mentre il mio
fiato diventava affannato. Lottai contro tutta me stessa per riprendere
controllo del battito, ma non ce la feci. Sentii le game tremare,
mentre Edward
avvicinava il viso al mio. Accarezzai delicatamente con le mani i suoi
capelli
rossicci, cominciando a giocarci nervosamente.
< Lo fai a posta? > riuscii a sussurrargli. Lui corrugò la fronte, facendo comparire sulle sue labbra il solito sorrisino.
<
Cosa? > chiese lui,
innocente. Strinsi le labbra in una smorfia, fissando i suoi occhi
dorati.
<
Mi fai impazzire, ogni volta! > esclamai io, arrabbiata.
< E non pensi che
tu faccia
lo stesso effetto a me? > chiese lui, a sua volta. Mi
scappò un sorrisetto,
ma decisi di non lasciargliela vinta: così mi avvicinai a
lui, fino a
sfiorargli il naso. Sentivo il suo fiato caldo sul mio, mentre il suo
cuore
accelerava. Poi, tutto ad un tratto, mi ritrassi da lui, lasciandogli
un
semplice bacio sulla guancia. Lui, sorpreso da il mio gesto mi
guardò con aria
delusa ed interrogativa.
< Vado a
parlare con la sposa! > dissi io, con un sorrisetto stampato
sulla bocca. Mi
incamminai lungo il corridoio, ma Edward mi riprese con una mano. Con
un gesto
furtivo si avvicinò a me e accarezzò le mie
labbra con le sue. Sentii il suo
profumo, divenire il mio, mentre il mio cuore accelerava. Lui mi
avvicinò più a
se, stringendomi tra le sue braccia ed io non ebbi la forza, ne la
voglia di
allontanarlo. Così restammo lì, l’uno
tra l’altro, nel corridoio deserto della
villa. Poi ad un certo punto, lui si staccò, con un sorriso
compiaciuto sulle
labbra, mormorandomi a poca distanza dalla mia bocca:
<
Ora puoi … >. Ci volle
qualche secondo prima che mi riprendessi, ma dopo riuscii a riprendere
controllo di me stessa e controvoglia mi allontanai da lui. Edward
continuò a
tenere la mano intrecciata con la mia.
< Ti
aspetto qui > esclamò lui, con un sorriso triste
sulle labbra. Annuii,
acconsentendo. < Ma … devi proprio? >.
< Edward, è mia madre! Si sta per
sposare! > gli risposi, anche se neanche io ero molto contenta
di dividermi
da lui. Quest’ultimo mi guardò con una faccia un
po’ sofferente, ma poi
sorrise:
<
Cerca di fare veloce >. Gli lanciai un’occhiata carica
d’amore e poi avanzai
lungo il corridoio, cercando di ricordare le regole
basilari su come si
camminava, troppo stordita dal bacio di Edward. Mi avvicinai alla
stanza di mia
madre silenziosamente, dove la truccatrice e alcune sue amiche la
stavano
preparando, .
< Permesso … > chiesi, bussando e aprendo poi
la porta.
< Bella! >.
Immediatamente delle braccia materne mi accolsero, facendomi quasi del tutto perdere l’equilibrio. Sussultai, accogliendo la sposa tra le mie braccia.
<
Mamma! Così mi soffochi!
> mi lamentai. Renee si scansò subito, scusandosi,
mentre le sue truccatrici
la maledicevano, dicendo cose del tipo: “ Ti si sgualcisce il
vestito!”, “Ti
sporchi il velo!”, “ Sciupi il trucco!”.
< Scusami, amore
… Sono un po’ tesa! Oh, aspetta fatti vedere!
> esclamò, prendendomi la mano
e facendomi fare una giravolta.
< Tesoro, ma così … sfiguri la sposa!
>
esclamò, facendo finta di essere offesa. Feci una risata,
prendendole le mani:
< Scherzi?! La figlia sembri tu, non io! >. Renee sorrise e i suoi occhi si illuminarono. Guardai il suo esile corpo, estasiata. Aveva i capelli castani raccolti in una bellissima crocchia, circondata da un semplice fermaglio. Il suo volto era ricoperto da un leggero trucco che le esaltava il colore verde dei suoi occhi. Il vestito, aderente al petto, le scendeva fino a coprirle i piedi. Era stretto sotto il seno, mentre si allargava via, via, che raggiungeva il suolo. Era di un bianco splendente e di tanto in tanto erano ricamati dei fiori di un leggero verde, che davano un po’ di colore al vestito. Era perfetta, non avevo visto mai mia madre così bella. Sgranai gli occhi, rimanendo a bocca aperta:
< Mamma, sei mozza fiato >. Lei si guardò, arrossendo lievemente.
< Dici? > chiese, incerta. Io strabuzzai gli occhi:
< Stai scherzando? Così farai invidia a tutti! Sono sicura che Phil sverrà, all’altare! > esclamai, sorridente. Lei si guardò allo specchio, abbastanza soddisfatta, per poi ritornare sulla sedia, per darsi l’ultima ritoccata.
<
Emily, mi passi quel
fermaglio per piacere? > chiese mia madre, rivolgendosi ad una
donna bionda.
Questa obbedì, aiutandola a legare i capelli. Le sorrise,
accarezzandole le
spalle. Poi si rivolse a me:
< Tu non sai, cara Bella, quanto tua madre ci abbia fatto patire
per
sistemarla! > esclamò, alzando gli occhi al cielo.
Renee sbuffò, lanciando
un’occhiataccia alla sua amica.
< Eddai, sapete che io ho i gusti un po’ difficili,
no? >. Sorrise
all’amica, che ricambiò. Capii chi era quella
donna sulla quarantina, mia madre
me ne aveva parlato alcune volte. Si trattava di una sua vecchia
compagna di
liceo, la sua grande amica. Il loro rapporto doveva
essere simile a
quello tra me ed Alice. Sorrisi, immaginandomi io e la mia amica tra
trent’anni.
<
Allora? Come ti senti?
> chiesi io, guardando Renee toccarsi i capelli. Lei mi
lanciò un sorriso
dolce:
< Come non mai.
> sussurrò lei, emozionata.
Guardai i suoi occhi che brillavano, brillanti
d’amore. Sì, perché lei amava davvero
Phil. Ormai era da due anni che stavano
assieme
e ricordo ancora quando mi dissero che si sarebbero sposati. Ero di
ritorno da casa Cullen, quando mi diedero la notizia. Ne fui
estremamente
felice: sapevo che Phil era un tipo a posto, perfetto per mia madre.
Anche se
da un lato mi dispiaceva –specialmente per mio padre-, capivo
che mia madre
aveva tutti i diritti di avere un altro uomo e di rifarsi una vita. E la prima tappa da
superare,
in questi casi, era il
matrimonio.
<
Oddio, mamma! >
sbottai, tutto ad un tratto, guardando l’orologio sulla
parete. < Sono le
dieci passate! Sbrigati! >. Renee sobbalzò, un
po’ agitata. Le amiche
attorno a lei finirono di sistemare gli ultimi dettagli per poi
raggiungere il
giardino della villa. Io
e mia madre le seguimmo per poi bloccarci all’uscita
della porta. Mi affacciai per vedere gli ospiti. Erano tutti presenti,
amici,
parenti, colleghi di lavoro di mia madre e Phil, tutti seduti sulle
loro sedie,
guardando estasiati il giardino che la signora Cullen aveva decorato
spontaneamente. Esme aveva fatto un ottimo lavoro, davvero stupendo.
Non c’era
un fiore fuori posto e tutto emanava una pace infinita. Phil era
sull’altare,
di spalle, già pronto per attendere la sposa e si poteva
leggere benissimo la
sua emozione. La prima persona, però, che cercai con lo
sguardo fu solo lui,
Edward. Lo vidi vicino ad Alice, anche lui con gli occhi puntati su di
me.
Mi rivolse
un sorriso smagliante che io ricambiai. Così detti un cenno
all’organista di
iniziare con l’entrata della sposa.
< Sono tutti presenti! Sei in ritardo pazzesco! > rimproverai Renee, prendendola a braccetto. Lei fece un sorriso, guardando davanti a se.
< Non è la sposa in ritardo, Bella; è lo sposo in anticipo >. Sorrisi, guardandola negli occhi e poi, l’una accanto all’altra facemmo ingresso nel giardino.
La
musica iniziò a suonare e
con mio grande piacere sentii che non era la solita marcia nuziale. Fui
felice
che mia madre avesse
avuto il buon gusto di scegliere un’altra melodia, non avendo
mai apprezzato quella.
Tutto
ad un tratto gli ospiti si fecero in silenzio e gli sguardi furono
puntati su
noi due. Osservai le facce di ciascuno, mandando
saluti con dei sorrisi; mia
madre fece lo stesso.
Io e la sposa camminavamo lungo il percorso già previsto, cercando di non cadere a vicenda. Pregai tanto affinché non inciampassi da quei tacchi, e stramaledii Alice che mi aveva convinto ad indossare quelli strumenti di tortura per i miei poveri piedi.
<
Ma sei sicura che una figlia possa accompagnare la madre
all’altare? >
mormorai all’orecchio di Renee, a metà strada. Lei
non si voltò neanche, ma
sussurrò:
<
Non lo so, ma non importa. Lo sai che io voglio fare sempre di testa
mia >.
Le sorrisi e prima che me
ne rendessi
conto ci ritrovammo già di fronte a Phil. Diedi un ultimo
sguardo a mia madre,
baciandola. Posai la sua mano tremolante sopra quella del
suo futuro coniuge e
poi mi allontanai da lei. Sapevo di lasciarla in buone mani,
d’altronde.
La
cerimonia durò circa
un’oretta. Devo ammettere, però, che non riuscii
molto a concentrarmi sui due
sposi, per il fatto che avessi Edward accanto. Lo guardavo
continuamente,
stupendomi ogni volta della sua bellezza e soprattutto che fosse il mio
ragazzo. Nonostante stessimo insieme da circa un anno, ancora non mi
capacitavo
all’idea di io e lui, assieme. Mi stupivo quanto Edward
riuscisse a sopportarmi
e sapesse esattamente cosa fare, in ogni occasione. Ero colpita anche
da me,
dal mio amore così forte per
lui, che non avrei mai pensato di provare per
alcuna persona. Eravamo davvero due anime in un nocciolo, come si vuol
dire. Ci
eravamo lasciati tutto alle spalle, perfino Jacob che, dalle notizie
riportate
da mio padre, diceva di aver trovato il vero amore in California,
Jennifer.
Ancora non avevo riallacciato i rapporti con lui, ma avrei dato tempo
al tempo
per medicare le ferite e aspettare che si cicatrizzassero bene.
Tenni la mano intrecciata a quella di Edward per tutto il tempo, fino a che il sacerdote esclamò, la fatidica frase: “ E così, davanti a Dio, vi dichiaro marito e moglie”. Tutti gli ospiti scoppiarono in un forte applauso. Mia madre non riuscì a trattenere le lacrime di gioia come, d’altronde, non lo feci io. Immediatamente dopo l’uscita andai ad abbracciare mia madre, rimanendo tra le sue braccia per infiniti secondi. Capivo finalmente quanto fosse felice e scoprii quanto avesse desiderato questo momento. Baciai Phil, accogliendolo in un grosso abbraccio e poi ci dirigemmo nella sala dove si sarebbe svolto il pranzo.
Gli
sposi passarono il più del
loro tempo a ringraziare e a salutare gli invitati, ai quali non
risparmiarono
alcun bacio ed abbraccio. Io, seguita
ovviamente da Edward, Alice e Jasper – che aveva avuto il
permesso di
presentarsi in
quanto accompagnatore
della sua ragazza-, ci sedemmo ad un tavolo in disparte. Ci divertimmo,
raccontando dell’università che avremmo affrontato
l’anno seguente. C’erano
state delle decisioni, infatti, nel corso di quell’ultimo
semestre.
Edward si
era finalmente deciso ad affrontare i suoi
genitori – come mi aveva promesso -
e si sarebbe iscritto ad ingegneria, la sua vera passione. Alice aveva
deciso
come facoltà psicologia, ma diceva che non avrebbe perduto
la passione della
moda e che quindi avrebbe frequentato un corso di styling, seguito
anche da
Rosalie – la fidanzata del fratello di Edward -. Io, ferma e
sicura sulla mia
decisione, puntavo su medicina. Mi aveva sempre affascinato il lavoro
dei
medici: aiutare chi ne ha bisogno. E quindi, con l’aiuto di
Jasper –che
frequentava già l’università di
medicina nella città accanto- sarei entrata.
Certo, ancora era tutto da vedere, ma le aspettative erano buone.
Così restammo
lì, a quel tavolo: quattro ragazzi alla fine del liceo,
senza problemi,
spensierati e felici come mai.
<
Bella? >. Edward mi
guardò ad un certo punto, afferrandomi la mano. <
Usciamo a fare quattro
passi? >. Acconsentii, alzandomi dalla sedia e facendo un cenno
ad Alice e
Jasper. Mano nella mano, ci allontanammo, raggiungendo un lato del
giardino.
Poi Edward si bloccò e ci avvicinammo sotto un piccolo
gazebo in legno,
decorato da luci e piante. Ormai il sole era già tramontato
e piano, piano
l’unica luce che si scorgeva era quelle della luna e delle
stelle. Corrugai la
fronte, perplessa:
< Perché ci siamo fermati? Non dovevamo fare quattro passi? > chiesi a lui. Edward mi guardò, portandomi al esattamente sotto il gazebo, dove una piccola cassa trasmetteva un lento romantico. Fece una smorfia, arricciando il naso:
<
Era solo una scusa per allontanarti da quel tipo che ti stava fissando
da
mezz’ora > rispose lui, un po’ acido. Cercai
di trattenere una risata, con
scarsi risultati.
<
Ma cosa dici? Non c’era nessun tipo!
> esclamai, mentre lui mi
cingeva con una mano i fianchi, iniziando a ballare. Lui
alzò le sopraciglia,
un po’ infastidito.
< Come fai a non accorgertene? Ti fissava come se volessi
mangiarti …
> esclamò, nervoso. Feci un sorriso:
< Non capisco
perché … > dissi, perplessa. Lui
strabuzzò gli occhi, sorpreso:
< Non capisci perché? Bella oggi tutti
guardavano solo ed
esclusivamente te!
Sei
meravigliosa! Nessuno non riusciva a toglierti gli occhi di dosso!
>.
Sorrisi, vedendo la gelosia di Edward venire fuori.
< Forse sei tu che te lo immagini, amore. Forse sei solo un
pochino
…. Geloso? > chiesi, con un
sorrisetto.
< Forse …
> ammise lui, senza guardarmi negli occhi. < Fatto sta
che oggi sei
davvero splendida. Non ho visto essere più bello di te,
nella mia vita >
esclamò, cambiando tono di voce. Arrossii, sentendomi le
orecchie
bruciare.
< Grazie … > risposi, nascondendo il viso rosso sul suo petto. Poggiai l’orecchio sulla sua pelle, ascoltando il suo battito del cuore. La mia testa era sull’incavo del suo collo. Annusai il suo dolce profumo naturale, che mi invase i polmoni.
<
Speravo tanto di riuscire
a ritagliare un piccolo momento per noi due, oggi … >
mormorai io, sempre
tra le sue braccia. Mi
allontanai dal suo petto per guardare i suoi occhi
dorati.
< Anch’io,
lo speravo tanto > sussurrò, con la sua voce
vellutata, facendo uno dei suoi
soliti sorrisi sghembi che mi fece arrossire. Continuammo a ballare per
qualche
minuto in silenzio, ognuno tra le braccia dell’altro.
< Pensi che
un giorno accadrà lo stesso anche a noi? > chiese ad
un certo punto.
Corrugai la fronte, guardandolo:
<
Cosa? >.
< Sì, insomma … Pensi che ci
sposeremo, un giorno? > mormorò, guardandomi negli
occhi. Ebbi un sussulto,
sorpresa. Lo guardai un po’ tesa, con una sensazione strana
nello stomaco:
< C-cos’è? Una proposta? > chiesi io.
<
No, diciamo di no. E’ solo condividere un …
progetto, ecco > mormorò lui,
sorridente ma un po’ imbarazzato.
<
Oh, be’ … >. Ci
pensai qualche secondo e poi dissi: < Secondo me, sì
>. Lui mi guardò e gli
comparve un sorriso entusiasta sul volto.
<
Ci hai mai pensato? > chiese lui. Abbassai lo sguardo, un
po’ in
imbarazzo.
< Oh … Sì, varie volte. Tu?
>.
< Sì, un paio di volte … >.
<
Be’, noi siamo ancora troppo giovani, ma forse penso che il
nostro amore sia
anche più matura di molte coppie adulte. Sai …
Forse dovremmo parlarne più
spesso di … matrimonio >.
Arrossii, lievemente.
<
Cos’è? Una proposta? > chiese lui, con un
sorrisetto sulle labbra.
< No, diciamo di no. E’ solo condividere
un progetto, ecco >. Facemmo entrambi una risata,
guardandoci negli occhi.
<
Ah e sempre parlando di ‘progetti’ …
> iniziai io. < Se mai avremo dei
bambini devi promettermi che il nome del maschio lo
deciderò io! > dissi,
sperando di essere convincente con i miei occhi.
< No! > rispose, secco. < Dovremo scegliere
assieme, non pensi?
>. Chiese lui, divertito.
< No, perché so già che tu sceglieresti
nomi terribili! > risposi
io, soffocando una risata.
< Non è vero, questo è un pregiudizio!
> protestò lui, offeso.
Alzai un sopraciglio, provando:
<
Allora, dimmi, quali sarebbero
le tue
proposte? >. Lo guardai con aria di sfida. Lui ci
pensò su.
< Okay … ad esempio … Alexander? >
propose lì.
< Oh, ti prego, no! Assolutamente no! > risposi
indignata.
Ritentò:
<
Aaron? >.
< Troppo …
vecchio? >
feci una smorfia.
Sbuffò.
< Billy? >.
<
E’ un nome
che si da ai cani, in genere!
> risposi, rassegnata.
<
Oh, Bella, sei impossibile! > protestò, con un
sorriso divertito sulle
labbra. < Tu quale idea avresti? >.
< Demetri >
esclamai, pronta. Edward ci pensò qualche secondo per poi
proporre:
< Okay, facciamo un accordo >.
<
Sentiamo > dissi,
osservando i suoi occhi dolci.
< Se mai avremo figli tu darai il nome al maschio, io alla
femmina
>. Ci pensai un attimo, ma prima chiesi:
< Quale
nome femminile ti piacerebbe? > chiesi io, seria.
<
Elisabeth > sussurrò. Mi irrigidii subito, pensando
di aver toccato un tasto
un po’ duro. Lui capì la mia reazione e mi sorrise
smagliante. Ci pensai
qualche secondo. Elisabeth. Era bellissimo come nome.
< E’ bellissimo > mormorai, sincera. Gli si illuminarono gli occhi e mi resi conto di quanto –con un piccolo gesto- lo avevo reso felice. Così afferrai il volto con le mie mani, avvicinandomelo alla mio viso. Lui continuò a tenere le mani sui miei fianchi. Mi alzai sui piedi per raggiungerlo meglio. Sentii il fiato caldo sulla mia pelle e desidererai tanto sfiorare le sue labbra morbide e calde. Trovare rifugio in lui, ecco che cercavo. Così i nostri nasi si sfiorarono, i nostri cuori iniziarono a battere, mentre il mio fiato cominciava a svanire.
<
Affare fatto > mormorai con l’unico fiato che mi era
restato.
Poi le labbra si unirono in perfetta sincronia. Lui mi strinse a se,
come
se
volesse fondermi con se. Strinsi lentamente i suoi capelli tra le mie
dita, che
sembravano morbidi e lisci. Quel bacio fu diverso da tutti gli altri:
era un vero
bacio, con il quale dimostravamo il vero nostro amore. Quello
forte,
passionale, ma anche dolce e delicato, basato sul rispetto
l’uno dell’altro.
Per un momento mi sembrò che il mondo attorno scomparisse,
creandosene un
altro: quello
fatto apposta solo per me ed Edward. Dove l’amore di noi due
avrebbe regnato sovrano.
<
Ehi, piccioncini! C’è il
taglio della torta! >. La voce di mia madre ci
richiamò alla realtà. Fu
Edward il primo a staccarsi, nonostante
le mie proteste. Gli lanciai uno
sguardo triste, per poi spostare lo sguardo su mia madre che in
quell’istante
era scomparsa dalla
porta.
< Dobbiamo andare … > mormorai triste. Lui avvicinò il volto al mio paurosamente, posando le mani su i miei fianchi.
<
Non siamo obbligati … >
cercò di tentarmi. Io gli posai un bacio sulle labbra dolce,
che lo
stordì:
< No, dispiace anche a me, ma d’altronde è
il matrimonio di mia
madre, no? >. Feci un sorriso che lui ricambiò. Mi
prese per mano e ci
allontanammo dal gazebo.
Avanzavamo
mano nella mano
quando, tutto ad un tratto, a causa della mia poca esperienza sui
tacchi, caddi
improvvisamente, rompendo un lume che illuminava il prato. Sentii le
gambe
cedere improvvisamente e mi vidi già caduta per terra, con
qualche
lesione. Fortunatamente
c’era Edward al mio fianco che, avendo i riflessi migliori
del mio, mi
sorresse. Mi ritrovai così, aggrappata
al suo collo, tra le sue braccia.
Arrossii, imbarazzata.
<
Bella! Ti sei fatta male?
>. Anche se era buio mi potevo benissimo immaginare la faccia
spaventata di
Edward.
< No, non ti
preoccupare. Sono solo questi maledetti trampoli! >. Edward
sbuffò,
sollevato, iniziando a raccogliere insieme a me i ciottoli di vetro per
terra.
<
Se un giorno dovrò
raccontare ai nostri figli la nostra storia, sai come la
intitolerò? >
chiese, mentre eravamo accucciati per terra.
< Come? > chiesi, con un
sorriso divertito.
< Una ragazza disastrosa >.
E scoppiammo in una risata, interrotta solo dal nostro bacio.
***
Bene, non pensavo di riuscire a raggiungere questa ultima mia pagina d'autore, ma deccomi qui! Vi dico che mi viene la pelle d'oca e è un po'... strano, ecco. Allora, prima di iniziare con la parte 'commovente/sdolcinata' vorrei chiedervi come vi è sembrato questo ultimo capitolo. Si capisce che ci troviamo al matrimonio della madre di Bella, al quale è invitato anche Edward, che finalmente sta insieme alla nostra protagonista!! Se avete qualche dubbio su questo ultimo episodio -o su tutta la storia-, sono qui ad ascoltarvi!Se siete così curiose di vedere il vestito di Renee, invece, lo trovate proprio qui. Siceramente, non ho mai pensato di arrivare a concludere questa storia. All'inizio non ero molto convinta anche di iniziarla, figuratevi. Invece, guardate un po', sono proprio qui a scrivere le ultime righe dell'"angolo d'autore" di questa storia.
Non
potete immaginare quanto abbia dovuto cancellare e riscrivere questo
pezzo finale, non trovando le parole giuste per salutarvi. Ma questa
volta sono convinta che ci riuscirò ....!!
La storia "Una ragazza disastrosa" è la mia prima su questo
sito
e infatti mi scuso immediatamente per tutti gli errori di html
e
grammaticali che ho fatto nel corso della storia, specialmente nei
primi capitoli. Non so se ciò che ho fatto sia un bel
risultato
-questo sta a voi dirmelo-, ma sinceramente non m'importa molto. Questa
storia l'ho scritta prima di tutte per me e grazie a voi l'ho potuta
condividere con molti altri. E secondo me è questa la cosa
meravigliosa della scrittura: il condividere.
Inoltre questa ff mi ha aiutata anche a migliorare molto, con il giornaliero esercizio di scrittura. Sono quindi riuscita a migliorare, come si vede -secondo me- osservando il primo e l'ultimo capitolo.
Ma alla fine, l'unica cosa vera che questa storia (e con questo termine comprendo anche voi, che mi avete seguito) mi sono tanto divertita. E' stato divertente e bellissimo! Sentire i vostri commenti, guardare le visite sperando che aumentino sempre, controllare le seguite/ricordate e preferite. Questa storia mi ha fatto del tutto entrare nel mondo della scrittura, in modo molto bello e piacevole. E questa è il lato migliore della mia ff.
Un grazie enorme, ovviamente, va a tutti quelli che sono riusciti a leggere il mio obrobrio, passando tra i miei capitoli!Ringrazio tutte le persone che hanno messo la mia storia nelle tre categorie -preferite, ricordate, seguite- e un grazie speciale va a tutti quelli che hanno recensito. Non sto a riportare i nomi, tanto si sanno già.
Questo ovviamente non è un addio perchè continuerò a scrivere e ho già in mente un'altra ff! E' solo un arrivederci, ovviamente.
Forse questi 'grazie' dati dagli autori li avrete sentire molto spesso, ma è l'unica cosa che riesco a dire in questo momento.
Grazie, grazie di tutto.
(PS aggiunto: Ho pubblicato una nuova storia, intitolata "Le stelle quante sono?", la troverete sul mio profilo autore)
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La vostra
hiphipcosty