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Autore: Hop_LBS    05/06/2012    0 recensioni
" La mia migliore amica aveva miliardi di irritanti difetti, la mia ragazza aveva un solo difetto: non era la mia migliore amica, come per Ross e Rachel ".
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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You're the one I chose to love

 

Ti farò innamorare di me.

L’indomani, a scuola, la mia classe (che avrebbe anticipato di un’ora l’uscita) si trovò costretta ad ospitare dei ‘divisi’ di un’altra classe.
Quale classe? Niente poco di meno che quella di Ale.
Qual è il problema? C’è un problema? No, ma in realtà si.
Il fatto è che non voglio che Ale sappia che Salvo mi sta dietro, e non so perché.
Oggi Mars è assente, indi per cui il posto accanto al mio è vuoto e, ovviamente, Ale si sarebbe seduto lì.
Un compagno del mio amico, che lo era anche alle medie (che io e Ale, anche se in classi diverse, abbiamo frequentato insieme) vide la sedia accanto alla mia vuota e disse, con qualcosa che stento a chiamare italiano “Ah, Ale ce l’ha il posto”.
Difatti Ale si venne a sedere accanto a me e, mi dispiace per lui (e anche per me), la mia professoressa (quella di lettere, quella caritatevole e generosa quanto impicciona, ricordate?) gli chiese perché lui aveva tipo il posto assegnato.
Giulia, che conosceva entrambi da comunque molto tempo, non riuscì a star zitta e rispose per Ale dicendo: “Loro si conoscono da un sacco di tempo”.
Allora, ovviamente, la prof ha cominciato la sua indagine:

-          << Da quanto vi conoscete? >> e che cazzo, stiamo studiando epica, non la mia vita!

-          << Ah boh, Manu, da quanto ci conosciamo? >> Lo so che lo sai, bastardo, se ci tieni rispondi tu!

-          << La bellezza di undici anni, Ale >>

-          << Ma allora siete amici d’infanzia! Che cosa rara! >> è così rara?

Poteva anche passare, no?
Non per il mio fottutissimo, bastardo, amico che, non potendo starsene zitto, disse: “Aah! Salvo è geloso!”. Ti odio, ti odio, ti odio, ti odio, ti odio, ti odio, ti odio, ti odio fottutamente.
La classe cominciò a sghignazzare, io a morire dall’imbarazzo e Salvo ed Ale si scambiarono tipo uno sguardo fulminante, cazzo. È tipo stata l’ora più pesante della mia vita.
È inutile dire che all’uscita distrussi Rosario tanto quanto è palese che quest’ultimo pareggi per Salvo.
Salvo aspettò che tutti i nostri compagni di classe andassero via per fermarmi e cominciare la sua terza sottospecie di dichiarazione:

-          << Quel tizio è solo un tuo amico, no? >>

-          << Si, lo è. Perché? >>

-          << Allora non c’è problema, posso provarci, no? >>

-          << Andiamo, smettila. Cercati un’ochetta a cui andar dietro >>

-          << Ma a me piaci tu! E non farmi dire perché, sono un ragazzo, andiamo! >>

-          << Oh, almeno mi risparmi la roba sdolcinata! >>

-          << Ho scoperto chi è la Rossana di cui parlavi… >>

-          << Non cambiare discorso, essere che non ha avuto un’infanzia >>

-          << Facciamo una scommessa? >>

-          << Mi piacciono le scommesse, che tipo? >>

-          << Ti farò innamorare di me, perché tu sei stupenda in tutto ed io ti voglio con me>>

Ammetto di non essere riuscita a nascondere il mio imbarazzo e la mia area sorpresa in quel momento, le sue parole mi fecero battere il cuore in maniera strana, infarto?

-          << Io non sono nessuno per fermare qualcuno che vuole fare qualcosa a cui tiene, provai pure se vuoi ma, ti avverto, non sarà facile >>.

Dopo le mie parole, che segnarono l’inizio di una sottospecie di dannatissima sfida, lui mi sorrise caldamente e andò a casa, lasciandomi nella confusione più totale, ma: “ammettiamolo, io non potrei mai interessarmi ad un tipo del genere!”.
“ Si, okay, e allora perché ne parli ancora? ”. Dannata Alice, luce dei miei occhi, riflesso della mia anima.

 
Che il gioco abbia inizio, bastardi!

Di mattina, a scuola, arrivai in classe più presto del solito e, a seguirmi, ci fu Salvo.
Mi aspettavo da lui, dopo l’accaduto del giorno precedente, non so, un atteggiamento diverso, e invece nulla, tu vedi lui che, con nonchalance, mi si avvicina appiccicandosi a me mi da un dolce bacio sulla guancia godendosi il mio dannatissimo imbarazzo davanti alle risate dei miei compagni.
Dolce e stronzo, crepa.
Che poi, cazzo, aveva già cominciato? Perché ho accettato?! WHY?!
E beh, mentre il caro moretto continuava a spassarsela io sprofondavo in una voragine di insulsa disperazione provocata da egli stesso e dal mio migliore amico, il quale, dopo aver saputo di Salvo, ha cominciato a non rivolgermi la parola e, credetemi, quando fa così significa che qualcosa di terribile (?) è alle porte.
Oltre questo c’è la fatidica domanda: perché cazzo ce l’ha con me?
Voglio dire, a lui che cacchio importa se c’è un coglione che mi sta dietro, anzi dovrebbe essere abbastanza felice nel constatare che sto lasciando il nido (?).
Okay, basta.
Ho bisogno di risposte e, quando ne sono in cerca, è solo una la persona che può darmele: Alice.
La mia migliore amica c’è sempre e mi conosce meglio di chiunque altro, anche più di me, a volte, ed ecco, questa è una di quelle volte.
Abbiamo parlato tanto, mangiato come porci e riso fino alle lacrime, giungendo alla conclusione che Ale è tipo geloso, ma non una di quelle gelosie tra innamorati, una di quelle che ha un fratello maggiore per la sorellina, o almeno così io penso, se lo chiediamo ad Alice, invece, è il primo tipo di gelosia, ma io non ci conterei molto, insomma, è Ale!
Sfinite a causa del troppo pensare, io e la mia unica vera anima gemella dagli occhi azzurri ci stendiamo nel mio bellissimo e morbidissimo letto piazzandoci il mio amato computer davanti, digitando ebay e cercando oggetti vari per completare al meglio i nostri cosplay di tutti i personaggi femminili dei giochi di Pokemon, porteremo due di loro al Lucca Comics, anche se, a dire la verità, sono un po’ indecisa tra Touko (White) e Haruka (Sapphire) ma, lo so, a voi non importa un fico secco.
Ad un certo punto Alice accede a face book con il mio account e, pregandomi, mi chiede di farle vedere il ragazzo che sarebbe stata costretta ad uccidere con le sue mani per preservare il mio primo bacio (wtf?!).
No, non gliel’avrei fatto vedere e no, non so il perché.
Come se avessi una sottospecie di paura del suo giudizio, magari non le sarebbe piaciuto, boh.

 Di sera, verso le undici meno venti, andai a coricarmi, come mio solito fare, tuttavia l’ansia riguardante la situazione tra me ed Ale mi tormentava, così decisi di mettermi al calduccio sotto le coperte e stare un po’ al PC, accessi a face book e, dopo non molto, Salvo mi contattò:

-          << Hey, ancora sveglia? >>

-          << Oh sì, e la colpa è in parte tua >>

-          << Ne sono onorato allora! Sai, ho guardato i tuoi album fotografici >>

-          << E allora? Ti sei divertito, stalker? >>

-          << Insomma, se li hai messi vuol dire che possono essere guardati! >>

-          << Qual è il punto? >>

-          << Hai parecchie foto con quel tizio dagli occhi azzurri! Dannazione, mi da fastidio >>

-          << Oh, non sai quanto mi dispiace… >>

 
Merda.

La scuola continuava come al solito, il mio rapporto con Salvo anche e quello con Ale sempre quello da post Salvo, l’unica cosa che mi è sembrata progredire in queste settimane è il mi cosplay di Haruka.
Siamo già a novembre e anche se non è del tutto normale, a casa mia già comincia a sentirsi l’aria natalizia dato che cominciano già da un mese prima a organizzare il grande cenone di famiglia, che palle.
Il punto è che questa cena è davvero una palla al piede, è di una noiosità assurda, posso sinceramente dire che l’unico momento degno di essere vissuto e ricordato è quello in cui io, i miei fratelli, i miei svariati cugini e i miei migliori amici ci piazziamo davanti la televisione a giocare alla wii.
Tornando all’origine del problema voglio dire che esso è Ale, se continuiamo a star così dubito che anche quest’anno accetterà di passare il Natale da me e, data l’irregolarità, cominceranno miriadi di domande inopportune da parte di parenti invadenti, merda.
Nonostante questo Alice finge di non sapere quello che penso e continua a dedicarsi ai preparativi natalizi, i motivi per cui fa ciò sono due: il primo è il fatto che fa parte della mia famiglia e in quanto tale è più presa dalle nostre tradizioni di quanto lo sia io, il secondo è che mi sta sempre dietro e mi sopporta, ma quando siamo a Natale non vuole problemi, per lei è l’unico periodo in cui si deve dimenticare tutto, sorridere e basta, anche davanti ad un problema apocalittico, solo perché ce lo meritiamo, anche solo per un corto fottutissimo periodo dell’anno e, devo ammettere, la cosa mi influenza.
Per il resto devo dire che l’aria natalizia scolastica è pressoché nulla: nessun disegno di natale, nessuna festa, nessun regalo, nessuna giocata a carte, nessun tema di natale.
Perché sì, tutto questo lo facevo anche alle medie e, devo ammetterlo, mi piaceva da matti.
Ricordo che il mio Natale scolastico di terza media, l’ultimo, l’ho vissuto giocando a tombola, vincendo penne in palio e preparando dolci con la mia amica Maria al laboratorio di cucina alla quale avevo preso parte, giuro che è stata una delle cose più divertenti che feci.
Invece adesso nulla, mi chiedo perché poi dicano che il liceo è il sogno dei ragazzi, io non ci trovo nulla di bello, solo un ammasso di bambini che vogliono essere grandi privi di ogni qualsivoglia sostanza della vera giovinezza, ragazzi ingenui e incoscienti del fatto che la nostra giovinezza non durerà per sempre e, anzi, volerà via prima di essere in grado di percepirlo e mai ritornerà, e allora, in futuro, ci troveremo seduti su una poltrona dinnanzi ad una televisione che trasmette programmi corrotti e rimpiangeremo la giovinezza che abbiamo sprecato.
E adesso mi chiedo perché io, in un periodo così felice, stia pensando a tutto ciò, ed ecco il perché del mio titolo: merda.
E dico merda perché mi rendo conto di essere entrata in quella stramaledettissima fase adolescenziale in cui ci facciamo problemi enormi, seghe mentali assurde e continuiamo ad essere tristi, ed è così che si diventa noiosi e i tuoi genitori cominciano a prenotarti una visita dallo psicologo, e allora tu torneai in te stesso dimenticando tutto e cominciando a vivere da coglione.
Ma no, io no!
Non voglio passare da questa fase, voglio sostituirla con un “Forever Young” intriso di nostalgia e ricordi, ingozzate di nutella e film di Pokemon a palla con la mia migliore amica.
Da questo passo direttamente al mio lato pigro e affermo con assoluta sicurezza che non vedo ufficialmente l’ora che comincino le vacanze!

 
Che poi io lo sapevo, ma non volevo ammetterlo e adesso ne paghiamo le conseguenze: I’m sorry.

Siamo quasi agli sgoccioli di novembre e ciò significa che dicembre è vicino, così come lo sono le vacanze, così come lo è il cenone familiare e così come lo sono le strazianti domande dei parenti all’assenza del mio migliore amico.
Ero stesa sul mio letto arrotolata nella coperta calda, ascoltavo in riproduzione casuale il quarto album di Avril, avevo appena finito di ascoltare Remember When e cominciò I Love You, per poi passare ad Everybody Hurts, una trilogia che, in un certo qual modo, rappresentava al meglio la mia situazione attuale. Mi alzai all’improvviso, mi vestì e uscì dalla mia camera con l’intento di recarmi direttamente a casa di Ale (la quale non era troppo distante dalla mia) e chiarire tutto dato che non sopportavo più la situazione. Uscendo dalla camera sentii delle voci provenienti dalla cucina, mi avvicinai senza farmi vedere troppo e udì la voce di Ivan, il fratello maggiore di Ale. C’era lui, mio fratello e mia madre che parlavano, non afferrai il discorso ma udì chiaramente un’unica frase, che bastò per distruggere tutto quello che per anni avevo coltivato.
La verità mi venne spiattellata in faccia nel giro di pochissimi istanti con una severità e una freddezza così inaspettata che feci fatica ad apprenderla appieno, per un istante il mio tempo si è fermato, non scherzo, non ho udito ne’ visto più nulla per alcuni secondi.
Tornai nella mia camera e mi distesi sul letto prendendo il mio libro di scienze della terra in attesa della lettura e cominciai a pensare, a collegare l’accaduto di appena due minuti fa e allora capì: Ale non era mio, oh no che non lo era. Lui era il mio migliore amico, solo il mio migliore amico, lui era di qualcun’altra, io non potevo amarlo.
Già, è vero che le cose importanti si capiscono sempre troppo tardi e allora è impossibile ripararle.
Non piansi, non feci nulla. Non provai ne’ tristezza ne’ rancore, solitudine o qualsiasi altro sentimento del genere, provai solo un terribile senso di vuoto e una grande pena per me.

Tutto ciò che avevo creato insieme a lui per tutto questo tempo è andato perduto, è tutto andato in mille pezzi per una cosa dalla quale continuavo a fuggire.
Sapete, Alice mi diceva spesso che il mio rapporto con lui sarebbe cambiato, e me lo diceva perché saremmo cresciuti e allora ne avremmo viste delle belle, perché crescere significa separarsi e no, io non volevo crederci, continuavo a fuggire dandogli poco conto, continuavo a ripetere tra me che fosse impossibile e che tutto quello che gli altri dicevano era superficiale e tragico, nella realtà non era così difficile, e invece sì che lo è, cazzo!
Mi sento così arrabbiata come me stessa! Per la prima volta giuro di odiarmi!
All’improvviso mi viene una voglia matta di gridare disperatamente, con tutta la voce che ho in gola!
Cazzo! Me l’hanno sempre detto in tutte le salse, io non ho mai voluto ascoltare, non ho mai voluto prevenire e adesso ne pago le conseguenze!
Quando sono stata idiota.
L’indomani mattina andai a scuola, benché la mia voglia di farlo era pari a zero.
Arrivai in classe ben cosciente del fatto che ad attendermi ci sarebbero state due ore di palloso francese, non è che io odi il francese (non mi va giù, ma non lo odio), piuttosto non sopporto la professoressa che me lo insegna e la cosa è reciproca. Ha un modo di fare irritante, si sente superiore e cerca di imporsi a noi con la paura, non è così che si ci dovrebbe comportare con degli adolescenti.
Cerca sempre di provocarci per farci sbagliare, così da punirci, ma con me non ci riesce perché io so cosa vuole e beh, la cosa non le va giù indi per cui continua a torturarmi.
E so bene che oggi non sarà un’eccezione, come si dice spesso nei manga quando si perde qualcosa di caro: “anche se io ho perso tutto il mondo continua ad andare avanti, come se nulla fosse accaduto”.
La professoressa arrivò in ritardo il che mi mise un’ansia assurda dato che cominciai a sperare che fosse assente, tuttavia varcò la soglia della classe scusandosi e preparando la lezione di tutta fretta.
Mi vide distratta, pensierosa, non aveva mai avuto occasione di trovarmi in quello stato quindi la colse al volo, facendomi una domanda alla quale di certo non potevo rispondere, visto che non avevo seguito nulla. Glielo dissi chiaro e tondo, ogni volta stavo al gioco seppur in modo educato ma oggi no, oggi non ero abbastanza per farmi valere e prender parte ad un ridicolo scambio di provocazioni velate.
Appuntò qualcosa sul suo registro personale ma non le diedi peso, era la mia prima nota e neanche era sul registro di classe, non mi avrebbe certo rovinato la media.
Cominciammo a leggere un testo e, lievemente, cercai di seguire: le parole erano aspre, amare e crudeli, erano forti e agghiaccianti, trovavo in essere tutto il mio stato d’animo, come se ogni fibra in quell’aula volesse ricordarmi di quando codarda ero stata, di quanto avevo perso.
Mi stancai e sentii il mio cuore andare in pezzi, cominciare a battere forte e lo sentii, sentii le lacrime che si preparavano ad uscire, erano state forzate a star dentro, tuttavia cedetti.
Persi di corsa il mio mp4 con l’intento di intanarmi in bagno prima di scoppiare a piangere e ascoltare qualsiasi canzone di Avril all’infuori di Everybody Hurts per calmarmi, perché quest’ultima diceva tutto ciò che provavo e non me l’avrebbe certo fatto dimenticare.
Tuttavia non sarebbe stato per nulla facile ottenere il permesso di andare in bagno a seconda ora dalla professoressa che mi ha sul naso, ma stavo per scoppiare e corsi via.
Il dolore si faceva più forte, così tanto che neanche la mia amata musica sarebbe riuscita ad alleviarlo, era un dolore strano: dolore per la perdita della cosa più importante che avessi mai avuto, e dolore per il fatto di sapere di essere artefice di esso, era l’odio verso me stessa che mi terrorizzava ed era l’immensa tristezza procurata dal mio migliore amico.
Grazie alla vicinanza del bagno femminile alla mia classe e al silenzio tombale dei corridoi in ore di lezione fui in grado di udire abbastanza chiaramente le voci delle mie pettegole compagne fingersi preoccupate per venir a curiosare nella mia vita per poi sghignazzare superficialmente con le amiche ochette, tuttavia sentii anche la voce di Salvo che disse “vado io” che, senza aspettar consenso, andò fuori e si chiuse la porta alle spalle, mentre io mi accasciavo per terra distrutta da un dolore che certamente non avrei dovuto provare.
Salvo entrò con nonchalance dentro il bagno femminile cercandomi con lo sguardo, mi avvistò e si precipitò verso di me avvolgendomi fra le sue calde braccia.
In bagno c’era davvero una temperatura fredda, più di quanto lo fosse in aula e, in quel momento, Salvo era la cosa più calda che in tutta la mia vita mi avesse mai sfiorata.
Per un momento, nonostante tutto il mio odio verso di me, mi sono sentita voluta, ho capito che dovevo smetterla di essere egoista, e promisi che quella sarebbe stata l’ultima volta.
In quel momento avevo disperatamente bisogno di qualcuno come Salvo, mi feci abbracciare calorosamente da lui e strinsi con forza le mani alla sua schiena, stropicciando la sua felpa grigia di topolino che tanto elogiavo, perdendomi in un mare di lacrime che presto avrei smesso di versare.
Perché era raro vedermi piangere, perché ero, a detta di tanti, una ragazza forte, ma si sa che ogni tanto tutti posso esplodere, no? Ed io di certo non faccio eccezione.
Salvo aspettò qualche minuto, non disse una parola, come se sapesse esattamente il motivo per la quale piangevo, come se sapesse che nessuna parola mi sarebbe stata d’aiuto, e dio se lo sapeva, lui sapeva tutto. Salvo è uno di quelli che me l’ha sempre fatto capire ma che, nonostante tutto, ha continuato a starmi dietro, sapendo che di certo non poteva ottenere da me quello che realmente voleva.
Ed è così che cominciai sinceramente a fidarmi di lui.
Spezzai il silenzio cominciando una bizzarra discussione:

-          << Questo è il bagno delle ragazze, sai? >>

-          << L’importante è come si ci sente dentro! >>

Suonò la campanella della fine della lezione:

-          << Torniamo in classe? >>

-          << Oddio, Salvo! Io non voglio entrarci, sarei troppo in imbarazzo! >>

-          << Ma che diavolo? … Vuoi stare tutto il giorno qui? >>

-          << Voglio andare a casa! >>

-          << No, entri in classe con me, andiamo >>

-          << Ma cominceranno a farmi sgradevoli domande alla quale non ho ne’ la voglia ne’ la forza di rispondere >>

-          << Ah, non preoccuparti, ci penso io a quello >>

-          << Vuoi fare il figo? >>

-          << Mi hai raccontato che il primo giorno di scuola mi ha etichettato come ‘fighettino’, allora lasciamelo fare >>

-          << Era solo per l’abbigliamento! >>

Dopo ciò tornammo in classe e basta, non dico altro perché non voglio nemmeno ricordare il resto che è caratterizzato specialmente da mortale imbarazzo.

 

 

 

Angolo autrice:
A partire da questo secondo capitolo ho deciso di inserire un piccolo “angolo autrice” per eventuali punti da chiarire o che altro. Ringrazio chi ha letto questi due capitoli della mia storia, recensori o meno.
Spero di poter comunicare, con questa bizzarra storia, ciò che la mia protagonista sente: le sue emozioni in primis, ma anche ciò che la lega alle persone a lei più vicine. Inutile dire che vorrei davvero tanto riuscire a favi comprendere che rapporto ha lei con i suoi due migliori amici: Alice e Alessandro.
Detto questo mi dispiace per eventuali dimenticanze, errori di battitura o di dimenticanza, alla prossima.
  
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