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Autore: virgily    05/06/2012    3 recensioni
(Ecco cosa accadde quando Loki si lasció abbandonare nell'oblio)
"Con attenzione e curiositá,dopo essersi finalmente risvegliato dall’estenuante sonno al quale si era abbandonato, Loki osservava quel viso dolce e candido, illuminato dalle gocce d’acqua che parevano gemme argentee proprio come i suoi capelli. Per qualche attimo pensó che stesse sognando, ma doveva ammettere che non era mai stato cosí lucido. Con la punta dei polpastrelli, una manina piccola e affusolata carezzó le sue guance con morbida dolcezza, mentre sul volto della ragazza un sorriso si sollevava verso l’alto
-Sei vivo, uomo delle nuvole...- ridacchió appena coprendosi la bocca con la mano, celando dientro le sue dita il suono sottile della sua voce
“uomo delle nuvole?” si chiese sentendosi frastornato: dove si trovava? Come ci era finito? Ma sopratutto, chi era lei?"
Genere: Erotico, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Supina nel mezzo del suo letto, Athanasia dormiva con le labbra appena dischiuse, e gli argentei capelli sparpagliati lungo il cuscino. Un mugugno leggero s’ intrufoló nella sua bocca, solleticandole la lingua. Il nitrito dei cavalli si mescolava al suono delle onde che s’infrangevano sugli scogli, istigando fastidiosamente gli occhi della giovane a spalancarsi di colpo.  La luce del primo sole illuminava completamente la sua camera, lasciando brillare, sotto i suoi fiochi raggi, i cristalli decorativi dei suoi mobili. Sollevandosi agraziatamente, la donna si portó le mani al viso stropicciandosi le palpebre ancora stanche ed assonnate. Lanciando uno sguardo al suo giaciglio, notó con disappunto le lenzuola stropicciate e trasandate, come se piuttosto che dormire avesse lottato fino allo stremo delle sue forze. Posando i piedi sul marmoreo pavimento, Athanasia camminó fino al suo balcone, ammirando la distesa azzurra del cielo mescolarsi all’orizzonte con l’acqua limpida. Respiró profondamente riempiendosi i polmoni di quell’aria gradevole e rinfrescante. Posando lo sguardo sulla spiaggia, invece, notó come suo padre, con grande maestria, galoppava in groppa al suo fedele destriero dal manto candido come la sua folta barba, e rimase piacevolmente colpita del fatto che Loki lo stesse fiancheggiando nella cavalcata mattutina. Montava con una prestanza tale che per la ragazza fu difficile togliergli gli occhi di dosso. Elegante, proprio come quel baciamano sublime che qualche ora prima aveva macchiato la sua pelle. Al solo ricordo un brivido le percosse la schiena, quasi facendole venire la pelle d’oca. Un risolino si dipinse sulle sue labbra mentre sentiva con disattenzione la porta delle sue stanze aprirsi per poi richiudersi immediatamente
-Nobile sorella?- quella voce, le bastó udire quel tono cosí zuccherosamente impostato per stomacarle il risveglio. Voltandosi di scatto infatti, Atahanasia osservó attentamente la giovane donna che era entrata nei suoi appartamenti, con i capelli raccolti e gli abiti conciati in una maniera decisamente piú decorosa di come l’aveva vista la notte scorsa
-Eulalia...- pronunció il nome con pacatezza, sebbene la giovane principessa sentisse tutti i suoi muscoli irrigidirsi di colpo e l’adrenalina pulsare veementemente nelle sue vene...
-É la prima volta che vi trovo giá in piedi...- ridacchió amichevolmente, avvicinandosi a lei con un certo interesse. E dopo essere stata fiancheggiata dalla sua ancella, ambe due le donne si misero a guardare i due uomini cavalcare senza sosta avanti e indietro per la battigia, in particolare l’uomo dai capelli corvini mossi dal vento che soffiava dal mare            
-É un grande onore poter cavalcare con il nobile padre, non trovate?- le domandó cercando il suo sguardo
-Giá, non avevo mai visto mio padre andare a cavallo con qualcuno al suo fianco...- confessó la principessa sospirando appena, cercando di nascondere il suo sconforto. Non era mai stata infastidita dalla presenza della sua serva, anzi era sempre rimasta affascinata dai suoi racconti squisitamente scabrosi e dettagliati delle sue notti di fuoco, incantata e attenta come una alunna che desiderava ad ogni costo diventare come la sua maestra. Ma non quel giorno, non quel mattino dopo quello che era successo e quello che aveva visto
-Quell’uomo é diverso...- affermó Eulalia cogliendo particolarmente la sua attenzione
-Cosa intendi dire?-
-É freddo, distaccato. La sua passione piú che ardere sembra giaccio fondente. Travolgente, ma crudele allo stesso tempo...-
“Crudele? “ si domandó la principessa volgendo lo sguardo nuovamente sull’uomo a cavallo, il quale aveva cominciato a trottare verso le stalle. I lineamenti fluidi, affilati... Eppure spaventosamente dolci. Gli occhi lucenti, eloquenti, ma malinconici, bloccati in un passato piú grande e forte di lui
-Come puó una creatura del genere essere crudele?- si domandó Athanasia sospirando appena, cogliendo alla sprovvista la sua serva, che con un risolino sulle labbra bofocchió:
-Mia nobile sorella, per caso il nostro valente ospite ha fatto breccia nel vostro cuore?- e a quella domanda la giovane non seppe cosa rispondere. L’aveva presa in contropiede, e doveva ammettere che quello sguardo limpido sembrava sapere piú cose di quanto lei potesse immaginare
-Eulalia sai bene che il re non mi permetterebbe mai di...-
-Mia signora. Il re non é qui. E state facendo una confidenza a me, non a lui...- rispose fermamente, lasciandola basita. Per qualche istante la giovane non parló, ma preferí tacere per concedersi del tempo per ponderare alla sua risposta
-Beh, é un uomo affascinante non posso negarlo...- cominció con naturale compostezza, mantenendo quell’equilibrio tra essere e apparire su cui aveva costruito la sua fortezza, la sua corazza. Sporgendosi appena, Athanasia regaló il suo sguardo a quegli occhi cristallini e ardenti che a loro volta la guadavano da laggiú, dalla spiaggia. Sebbene la distanza tra loro fosse notevole, questo non ostacoló l’occhiata fugacemente attraente e accattivante che Loki le aveva lanciato, facendola appena arrossire, sbilanciando tutta la sua precaria armonia
-State arrossendo, mia nobile sorella...- ridacchió Eulalia alle sue spalle. E pareva essere contagioso il suo riso innocente, perché come d’incanto un lievissimo cenno si distese sulle labbra della principessa, che con occhi sognanti e impacciati si allontanó da quel balcone con la bocca piena di sospiri
-É tardi, meglio cominciare a prepararsi...-
-Perdonatemi mia signora, ma voi non avete ancora risposto alla mia domanda!- le fece notare la sua amica, che a passo lento la seguiva cercando di incrociare il suo sguardo, i suoi occhi violacei che non sarebbero mai stati in grado di nascondere la veritá troppo a lungo. Arrestandosi di colpo innanzi l’apertura della sua finestra, Athanasia si voltó di scatto, fissando intensamente la sua ancella dritta dritta negli occhi. Dal canto suo Eulalia rimase immobile, silente. Il volto della principessa era una maschera inespressiva dalla quale sbucavano due ametiste incastonate nelle cavitá orbitali, due gioielli dalla luce forte e delicata; una luce pura e ingenua proprio come il suo animo docile e gentile, quello che si nascondeva dietro la muraglia dell’affabile principessa di Roxelyon
-Eulalia io...- ma si bloccó immediatamente, forse spaventata. Non aveva mai confidato nulla a nessuno. In veritá non aveva mai avuto nulla da confidare, e tutto ció le pareva cosí estraneo, inabituale. Prese un bel respiro profondo, e con un casto risolino riprese a parlare con dolcezza
-Vorrei rendermi presentabile. P-Per lui...- le ultime parole le bofocchió in un timido sussurro, lasciando che gli angoli delle labbra della giovane serva si sollevassero verso l’alto. Lo aveva confessato in fondo... A parole sue, ma lo aveva fatto, e questa fiducia nei suoi riguardi rese la ragazza ancora piú fiera del lavoro che svolgeva, dell’incarico che il nobile padre le aveva cosí generosamente affidato anni prima.
-Certamente. Entriamo! Ho giá in mente qualcosa che puó fare al caso vostro...- affermó auforicamente incitando la principessina a ritornare nella sua camera. E proprio in quell’istante anche il nobile padre e il suo illustre ospite sembravano aver optato per rientrare alla magione.
Faceva molto caldo, ma la cavalcata era stata piacevole, e aveva aiutato il giovane dio a risvegliarsi a dovere da quel sogno stupendo in cui era ancora inabissato. Ancora quella visione; il suo risveglio tra le braccia della principessa, era giorni ormai che non faceva altro che riviverselo nella mente, sognando ad occhi aperti tanto quanto ad occhi chiusi. E vederla lissú, affacciata al marmoreo balcone imponente, con gli argentei capelli scossi dal vento e gli occhi rivolti verso di lui... Decisamente il migliore dei suoi mattini
-Siete molto abile a cavallo- ammise il sovrano trottando al suo fianco in direzione delle sue stalle
-Vi ringrazio mio signore. Anche se devo confessare che é da molto tempo che non montavo a cavallo- rispose con un cenno del capo in segno di riverenza
-Conto che anche domani mattina veniate a farmi compagnia- bofocchió l’ansiamo uomo grattandosi appena la pappagorgia mascherata dalla sua folta lanugine
-Accetto molto volentieri il vostro invito...- rispose distraendosi per qualche secondo, tornando a guardare quella finestra, ormai vuota
-La vostra nobile figlia non viene mai a cavallo con voi, mio signore?- domandó cortesemente, abbassando lo sguardo da quel luogo diventato inutile senza la magnifica presenza della ragazza
-Oh! La mia bambina non ama cavalcare. In fanciullezza ho provato a insegnarle... Ma non ce ne é stato verso. La sua paura terrorrizza l’animale, che a sua volta é spaventanto dalla sua inquietudine- rispose smontando da cavallo, lasciando la creatura nelle mani degli stallieri mentre attendeva che il suo gradito ospite lo imitasse. E proprio in quel frangente, udita la sua affermazione un’idea balenava nella sua mente
-Pesate che...- cominció il corvino una volta posati ambo i piedi a terra
-Cosa?- domandó a sua volta il re, incuriosito dal tono innocentemente tranquillo e quasi timido con cui il dio gli stava per proporre la sua offerta
-Pensate che ora che é cresciuta, ci sia la possibilitá di poterle insegnare?- domandó cogliendolo alla sprovvista
-Beh, non sono in grado di accertarlo. Ma ditemi, sareste voi a darle lezioni?- domandó guardandolo di sottecchi, avvicinandosi appena al ragazzo quasi con l’intento di studiarne le intenzioni. Loki tuttavia era scaltro ed era ben abituato ad eludere controlli del genere, e con voce pacata e cordiale rispose
-Io? Mio signore non credo di essere meritevole di un certo incarico. Di sicuro ci sono persone piú abili di me...- cominció con una naturale finta umiltá che facilmente spacció per una delle sue piú nobili virtú
-Ma si! Giovanotto voi avete avuto una grande idea! Athanasia ha bisogno di essere educata e voi siete piú che adatto a questo. É riprovevole per una donna di nobile origini non saper andare a cavallo. Oh ma eccola lí la mia nobile figlia! Venite Loki, andiamo a darle la notizia!- avevano appena varcato la soglia del palazzo quando, osservando l’immensa sala, lo sguardo del dio era stato improvvisamente rapito dall’incantevole visione che aveva innanzi: proprio sulle scale che toreggiavano l’imponente ingresso, Athanasia scendeva i gradini a braccetto con la sua ancella, Eulalia, sussurrandosi reciprocamente qualcosa nelle orecchie. Una tunica verde come quello delle fluttuanti alghe marine rivestiva il suo corpo, scoprendogli le caviglie; i capelli, raccolti in una lunga treccia, erano adornati di perline e fermagli di argento, risaltando il tenue e delicato colore della sua chioma. Giunte a pochi metri da loro, le due si fermarono, separandosi dalla loro amichevole stretta per potersi inchinare elegantemente
-La vostra bellezza, figlia mia, sboccia come i fiori al sole!-
-Buon giorno anche a voi padre...- rispose abbassando lo sguardo in sengo di riverenza
-Questo mattino il nostro ospite ha avuto una splendida idea. Perché non venite a cavalacare con noi figlia mia? Sono sicuro che il nostro Loki sará perfettamente in grado di insegnarvi...- e alla sua proposta la fanciulla sentí tutti i suoi muscoli irrigidirsi di colpo, e la pelle d’oca incresparle la cute. Intuendo il disagio che la principessa trasudava da ogni poro, il moro decise che quello era il momento di farsi avanti. Cosí avvicinandosi a lei le offrí galantemente la mano
-É normale avere paura, mia signora. Ma le proprie paure vanno affrontate e sconfitte...- invitando la ragazza ad affidargli la mano nella sua, una volta stretta fra le mani l’uomo la portó alle labbra, sfiorandola appena. Un brivido, simile ad una scossa elettrica percosse la colonna vertebrale della giovane principessa, che a stento trattenne il rossore sulle guance pallide e tonde. Non era stato un baciamano vellutato e carismatico come quello della notte precedente, ma gli effetti erano difficili da non riconoscere
-S-Siete certo che possa esserne in grado?- domandó Athanasia dopo aver preso un bel respiro profondo, cosí da soffocare tutta quella moltitudine di sensazioni contrastanti e apparire ancora nella sua perfetta austeritá regale
-Assolutamente si...- risposte secco, fissandola intensamente prima che il sovrano si frapponesse fra loro, interrompendo quel forte scambio di sguardi
-Bene! Allora é deciso! Ora, mia cara, é tempo che torniate ai vostri allenamenti. Eulalia per favore fate un bagno al nostro povero ospite. La cavalcata di questo mattino é stata estenuante!- e all’affermazione di suo padre Athanasia sbiancó all’improvviso, restando paralizzata per qualche decimo di secondo. Solo il pensiero che la sua ancella si sarebbe ritrovata nuovamente sola con l’asgardiano quasi fece cresce l’angoscia dentro di lei, come acidi conati che salivano per il suo esofago a corroderle la gola. Al volere del re, tutti si erano inchinati. Tutti tranne lei, che immobile fissava il vuoto in preda ai brividi. Soltanto quando si rese conto di aver attirato l’attenzione di tutti su di se ritornó alla realtá, accennando appena un inchino prima di dirigersi ad ampie falcate verso il chiostro del palazzo, quasi correndo, scappando da quella situazione e da quei ricordi che ancora la tormentavano.
***
Delle vetrate colorate riflettevano la luce da varie angolazioni in vari colori, mentre i fumi dell’acqua calda creavano dolci nuvole che condensavano l’aria, creando una soffusa nebbiolina che carezzava il viso del dio. Con la schiena poggiata contro il corpicino dell’ancella, Loki aveva adagiato il capo contro la sua clavicola, immobile in quel tiepido abbraccio mentre la donna gli strofianava le spalle e il petto
-Era molto bello...- sussurró appena l’uomo socchiudendo appena gli occhi, mentre le mani abili di Eulalia gli massaggiavano i pettorali a filo con il pelo dell’acqua
-Cosa, mio signore?-
-La veste che la vostra nobile sorella stava indossando qualche minuto fa. Particolarmente bello per essere stato indossato a caso...- constató il moro sollevandosi dal suo corpo, voltandosi affinché potesse fissarla dritta negli occhi. Uno sguardo freddo, talmente serio da metterle quasi paura
-Mia cara Eulalia. Non avrai per caso accennato alla tua padrona della nostra conversazione...?- domandó facendo scivolare le sue mani lungo tutto il suo copro, sfiorandola con aviditá, salendo dal suo ventre ai suoi seni, sfiorandole le spalle e il collo per poi afferrarla veementemente per la mascella
-N-N-No mio s-signore...- sussurró tremando sebbene ci fosse un imspiegabile furore a consumarla dentro, a corrompere la sua debole carne
-É stata la principessa a chiuedermi di aiutarla a prepararsi. Mi ha espressamente chiesto di trovarle una veste per apparire bella ai vostri occhi. Per voi...- rispose cercando di calmarsi. Era intimorita dal modo in cui brillavano i suoi occhi. Verdi iridi con un fondo rossastro che quasi le incutevano terrore. Eppure la stretta al collo era gentile, seppur molesta. Un risolino si dipinse sulla bocca del dio, mentre le sue mani lasciavano quella pelle biancastra e fragile
-Che bella notizia che mi dai Eulalia...- ridacchió baciandole il collo, poco al di sotto di dove l’aveva afferrata, rassicurandola con morbide carezze e baci suadenti
-E ora dimmi, dolce Eulalia. In cosa consistono gli allenamenti della principessa?- domandó scostandole una ciocca bionda dal viso
-Il nobile padre fa allenare tutto il pomeriggio la sua nobile figlia nell’uso dei suoi poteri. In particolare nel perfezzionare la sua capacitá telecinetica, cosí che sappia difendersi...- rispose la giovane serva restando passivamente incantata dalla sua voce suadente, e dalle sue maniere possessive, glaciali ma allo stesso tempo eleganti del moro
-Questo é molto interessante. E sarei curioso di vedere questi “Poteri” di cui tanto mi hai parlato- disse prendendole il viso per il mento con l’indice e il pollice, sollevandole il capo verso il suo
-Portami da lei. Voglio vederla...- le ordinó    
-Come desiderate... Tuttavia...-
-Cosa?- le domandó a denti stretti, sibilando appena
-Le consiglio, mio signore, di immergervi nella vasca dalle acque gelide. La principessa é ancora ingenua e certamente potrebbe fraintendere questo... Gonfiore- gli sussurró piano, carezzandogli quasi il lobo sinistro con le labbra, mentre con sfacciata malizia alludeva alla “Virilitá” che aveva colto le membra del dio. Aveva un necessario bisogno di raffreddare i suoi bollenti spriti, doveva ammetterlo. Eppure cos’era questo convulso desiderio che gli divorava il petto? Mai Loki aveva provato una sensazione del genere, mai la passione sembrava essersi fatta cosí ardente e devastante. E stava usando il suo innato ingegno per saziare questa sua bramosia, piuttosto che trovare un modo per andarsene, per vendicarsi.
 
Athanasia restava immobile. Mentre suo padre e le ancelle sostavano sotto il porticato in granito, lei rimaneva sotto il cielo aperto, stesa supina sul freddo pavimento. Era sempre stato pericoloso quell’esercizio, e lei lo aveva sempre odiato per questo. In lasso di tempo variabile, dei massi venivano gettati dalla somma del chiostro, proprio da quella apertura dalla quale vedeva le nuvole fare capolino e scorrere lente. Era una prova che richiedeva la massima concentrazione, e sebbene la sua mente fosse invasa da una moltitudine di immaigini diverse, la principessa con poteva minimamente permettersi distrazioni, ne valeva della sua incolumitá dopo tutto. Ecco che vide gli uomini sul tetto preparare il primo sasso. Sará stato dieci chilogrammi, e cadeva a picco con grande velocitá. Athanasia prese un respiro profondo mentre i suoi ornamenti abituali cominciavano a brillare di luce propria, come la sera precente, quando per scavalcare il balcone quella luce l’aveva aiutata a non cadere e risollevarsi, adesso questo barlume le consentiva di focalizzare meglio il masso, e lasciare che la sua mente, svuotata di ogni sensazione, potesse controllare la sua andatura, facendolo rallentare gradualmente, per poi fermarlo a pochi metri dal suo corpo.  Un respiro di sollievo sgusció tra le labbra di suo padre, mentre osservava la sua bambina, controllare senza problemi anche i due pesi successivi. Detestava ammetterlo, ma quello era un buon esercizio per non pensare a lui, per purificare la sua mente da quelle percezioni anomale che sentiva pesare dentro di se.  Sentí dei passi distinguersi per l’intero ambiente, ma non aveva il tempo per voltarsi a vedere di chi si trattasse, perché il nuovo masso era giá in picchiata su di lei. Un altro ennesimo respiro e ancora quella luce. E sebbene stavolta la roccia dalle grandi dimensioni si fosse fermata solo a un metro dal suo corpicino, Athanasia fu perfettamente capace di mantenere il pieno controllo delle sue capacitá. Aveva il fiato corto, e la sua cassa toracica si sollevava a tempo con il ritmo acellerato e ben scandito dal suo cuore. La fronte madida di sudore grondava gocce cristalline che colavano lungo le sue tempie. Era stanca, ma la consapevolezza che le mancesse l’ultima, mastodontica pietra la rassicurava
-Oh! Bene sono felice di rivedervi! Giusto in tempo!-
-Perdonatemi. Ho impiegato piú del previsto per fare il bagno- una risata colse le sue orecchie, e di conseguenza tutta la sua concentranzione andó a focalizzare l’uomo che ora sedeva accanto a suo padre. I capelli color pece erano ancora umidi, ed incorniciavano il suo ovale pallido. Iridi verdi come fili d’erba, malinconici eppure magnetici, provocanti, attraenti e sopratutto: incantatrici. Le iridi viola della principessa si erano immerse in quelle di Loki, il quale pareva essersi isolato dal mondo, fisso a guardare la giovane donna stesa a terra. il masso era giá stato lanciato quando Athanasia si rese conto di avere poco tempo. Distogliendo bruscamente lo sguardo dall’uomo dal fascino letale, la principessa cercó di ritrovare quella tranquillitá e quella luciditá che gli avrebbe consentito di salvarsi. Respirava, e chiudeva gli occhi, ma la roccia non rallentava, anzi sentiva i suoi spigoli accuminati fendere l’aria nella sua rapida discesa. Athanasia sapeva che non era il caso farsi prendere dal panico, ma con un megalite di due tonnellate che minacciava di schiacciarla frantumandole le ossa mantenere la calma di certo non era una delle sue prioritá. Serró le labbra, digrignando i denti. Il bagliore che si sprigionava dalle sue caviglie e dai suoi polsi, pur essendo di forte intensitá, pareva non essere capace di contrastare quell’enorme peso. Per lo sforzo, gli arti della fanciulla cominciarono a tremare, e tutto il suo intero corpo sembrava essere percosso da una violenta scarica di convulsioni. Sul volto del sovrano un’espressione contrita e spaventata si stampó sulla sua faccia, paralizzandolo al suo posto con il gelo nel sangue. Dal canto suo, Loki sapeva che doveva entrare in azione.
Ci fu una forte esplosione di luccicore verdastro, e una pesante ed asfissiante nuvola di polvere si sollevó sporcando l’aria. Annebbiata da quel pesante velo grigiastro, la vista del sovrano si appannava dale lacrime alla disperata ricerca della sua bambina, sparita dietro quello sfavillio alieno. Poi, quando finalmente i suoi occhi tornarono a vedere, Athanasia era lí, tra le braccia di quel dio che non aveva aspettato secondo di piú per strapparla dalle grinfie di una morte certa. Con il viso sporco del sangue che le colava dalle narici del nasino piccolo, e le iridi socchiuse che roteavano verso l’alto, pronti a perdere ogni percezione. Tuttavia, prima di perdere definitivamente i sensi, la principessa riconobbe la carezza gentile del suo salvatore coccolarle le goti, penetrandola con quelle iridi seducentemente dolci perfino nelle piccole fessure in cui si erano ridotti i suoi occhi. Sentiva suo padre chiamarla a gran voce, ma non aveva la forza di rispondergli. Tutto quello che adesso la giovane desiderava era addormentarsi, gustare quelle braccia che la tenevano stretta al suo petto caldo, sentire il morbido tocco del suo respiro sulla pelle, restare vittima di quelle minuziose premure di cui era stata sempre allo scuro, e godersele fino alla fine.  
  
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