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Autore: Arshatt    06/06/2012    2 recensioni
Diverse storie che si intrecciano all'interno del mondo di FF12, mescolando i vari paring e relazioni tra i personaggi principali. BalxAshe, BalxFran, AshexBasch, PeneloxVaan. Multi rating XD, dipende dal capitolo. Ultimo capitolo rating VERDE.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashe, Balthier, Basch, Fran
Note: Lemon, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
Capitoli:
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Finalmente dopo un milione di anni sono tornata ad aggiornare questa storia, con un nuovo capitolo! Ammetto che è stata un'impresa vista la lunghezza e le differenti scene. Ci sono diversi collegamente ai capitoli precedenti ma spero comunque che il capitolo risulti piacevole e scorrevole. I commenti sono bene accetti =D. Buona lettura.



Era scesa la sera su Rabanastre, i suoi abitanti in festa affollavano le piazze e i vicoli, in un clima di allegra convivialità. Cristalli colorati e candele illuminavano i viali d’accesso al castello reale mentre un composto via vai di gente si apprestava a raggiungere il grande salone dei ricevimenti. In ogni angolo di Palazzo, erano state posizionate delle guardie per garantirne la sicurezza. Alcuni ufficiali invece erano preposti al controllo dell’identità di ogni singolo ospite e alla verifica della loro presenza nella lunga lista degli invitati di sua Maestà.
 
Il suo nome, prego?” chiese l’uomo distinto all’ingresso, rivolgendosi al cavaliere dinanzi a lui.
 
“Darian Gareth Windamier III, principe e ambasciatore delle terre rozariane della regione di Zhanti” si qualificò, l’aristocratico.
 
Nonché avesse realmente necessità di fare sfoggio del suo titolo regale, per far comprendere le sue origini. La sua nobile aria di gentiluomo non passava inosservata. Si trattava di un giovane di circa trent’anni, dai modi discreti e gentili. Alto e possente, indossava un pantalone stretto scuro e una camicia bianca finemente lavorata nelle maniche e nel bavero, coperta da una lunga giacca dorata rifinita con particolari intarsi bronzati. Il raro verde scuro dei suoi occhi, gli donava uno sguardo magnetico mentre il viso sbarbato e i capelli brizzolati nocciola chiaro, gli conferivano un aspetto vagamente angelico.
 
“Accomodatevi pure, sir e buona serata”
 
“Cugino! Qual buon vento.. ci si vede spesso ultimamente..” lo chiamò ironico, una voce familiare alle sue spalle frattanto che era intento a varcare il corridoio per la grande sala.
Quando si voltò, risaltò subito alla sua attenzione l’eccentrico abbigliamento dai toni aranciati del suo parente. Perfettamente in stile Margrace, pensò tra sé, prima di apprestarsi a ricambiare il saluto e appartarsi in disparte con lui.
 
“Al Cid.. sembravi sorpreso di vedermi stamattina. Non ti avevano avvertito della mia presenza qui?”gli chiese, ripensando all’incontro avuto durante la firma del trattato.
 
“Non proprio, sai ultimamente io e lo zio non parliamo spesso… a differenza vostra a quanto pare..” disse lui, lanciandogli una frecciatina velenosa.
 
“Lo sai che Grugher è un uomo imprevedibile..” lo prese in giro, Darian.
 
“Ah! Suvvia, non lo è mai stato… qualcosa mi dice che quest’aggettivo sia più appropriato su di te, o mi sbaglio? …Tu e l’imperatore non avete mai tenuto udienza, non è cosi? “ lo affrontò deciso, Margrace.
 
Non amava frequentare molto la casata dei Windamier, dunque non ne conosceva perfettamente le strategie, ma quelle di suo zio l’imperatore gli erano ben note ed era sicuro che quanto affermato durante le trattative da suo cugino, non potesse corrispondere al vero. Mai un uomo avido come Grugher avrebbe rinunciato spontaneamente alle terre dell’Arda, in nome della pace di cui gli era sempre importato ben poco.
 
“Diciamo che la situazione si era fatta complessa e ho dovuto prendere l’iniziativa… Questo trattato era importante per te, quanto lo era per me” tagliò corto, il cavaliere.
 
“Non capisco… come sei riuscito a convincere la tua famiglia a rinunciare ai possedimenti dell’Arda? E’ stata irremovibile per mesi.. e con tutto rispetto, tu non sei certo quello con più influenza nel tuo casato..”
 
“Mio caro cugino, anche se sono il regnante di una modesta regione del nostro paese, ho molte conoscenze utili… Qualcuno mi doveva un favore e ho pensato che fosse arrivato il momento di riscuoterlo. Di più temo di non poterti dire”
 
“E come la mettiamo con Grugher?  Anche lui darà retta a questo fantomatico Windamier cosi compiacente nei tuoi riguardi?”
 
“Non è da te preoccuparti in questo modo, inizi a mettermi ansia, sai?” lo schernì sarcastico Darian, lasciandosi sfuggire un sorrisino malefico.
 
“No, è che se devo prepararmi psicologicamente alla forca, al rientro a Rozaria, vorrei saperlo subito… sai com’è, almeno mi godo la mia ultima notte di vita..”
 
“Non mi strapazzerei troppo, fossi in te.. Ci sono buone possibilità che tu e io vedremo ancora qualche alba, prima che ciò accada..”
 
Al Cid preferì non indagare oltre su a chi, suo cugino avesse venduto l’anima per ottenere quell’accordo. Almeno per il momento. Sapeva che fino al loro ritorno a Rozaria, non sarebbe riuscito ad ottenere nessuna informazione utile al riguardo. Inoltre gli occhi puntati addosso delle sue guardie del corpo personali, nascoste nei paraggi, iniziavano a dargli fastidio.
 
“Me lo auguro.. Solo un’ultima cosa: tu cosa ci ricavi dal correre un rischio simile?”
 
“Ho fatto una promessa ad un amico una volta.. e l’ho onorata”
 
“Uhm..? .. non dirmelo.. Raminas? Il padre di lady Ashe…?” domandò lui. Ricordando il vecchio rapporto che prima degli anni della guerra, li aveva legati.
 
“Cosa può desiderare un padre, se non qualcuno che protegga la sua giovane figlia?”
 
“Mmm.. allora erano vere le dicerie sulla vostra presunta amicizia… Oh, Darian.. sei un uomo talmente corretto che mi fai venire il voltastomaco. Con tutto rispetto, penso che andrò a farmi un bicchiere adesso. A più tardi, illustre cugino!” si congedò senza troppi inconvenievoli il principe, dirigendosi verso l’area buffet.
 

 
***

 
“Vaan vedi di comportarti bene…  non fare  come al tuo solito! Siamo in mezzo a gente importante…” gli raccomandò severa, Penelo.
 
“Io vedo, solo nobili grassocci con la puzza sotto il naso..” protestò ad alta voce, il ragazzo.

Erano a palazzo solo da pochi minuti e già Vaan era riuscito ad attirare l’attenzione di un gruppetto di giovani altolocati che udendo quanto aveva appena affermato, si erano girati a guardarlo stizziti, con grandissimo imbarazzo della povera Penelo che tirò via per un braccio il suo compagno.
 
 “Shhh!! Abbassa la voce! Ti stavi già facendo richiamare!!” lo rimproverò furiosa, la ragazza.
 
Intanto dall’altra parte della sala, mentre la povera Penelo tentava invano di incitare il suo fidanzato all’uso delle buone maniere, un trio di ragazzini sbraitava in modo altrettanto poco decoroso.
 
“Hey ci sono Penny e Vaan!! Ragazziiiii” gridò festante, la piccola Philo, alla vista dei suoi amici.
 
“P-philo… kytes…Tomaj! Come siete eleganti, state tutti molto bene!” si complimentò la biondina, notando il loro inusuale abbigliamento aggraziato.
 
“Tu invece sei bellissima, Pen. Il turchese è proprio il tuo colore..” si congratulò Tomaj, che in cuor suo aveva sempre avuto un debole per la ragazza.
 
“ Ma dove si è cacciato Vaan? Era qui fino ad un momento fa… Oh eccolo lì!!” strillò Kytes, notando il pirata che si abbuffava al tavolo degli aperitivi.
 

***

 
“Siete incantevole, maestà..”  esclamò entusiasta, il giudice.
 
Lo splendore di lady Ashe lo aveva lasciato senza parole. Indossava un corpetto avorio, ricamato con raffinate perle e una graziosa gonna a palloncino bianca che le arrivava fin sopra le ginocchia. Per l’occasione aveva raccolto i capelli in uno chignon e adornato il capo con un cerchietto di pietre preziose, abbinato ai gioielli di famiglia che aveva scelto di portare per quest’occasione speciale.
 
“Grazie mille, Gabranth. Spero che la festa sia di vostro gradimento..”
 
“Degna del vostro regale nome..” disse lusingherò, lui.
 
Ci fu un breve sguardo d’intesa tra i due, che dovette interrompersi a causa degli schiamazzi provenienti a poca distanza da loro.
 
“Lady Ashe, sembra che i nostri amici siano arrivati!” le fece notare sorridente, Gabranth.
 
“Andiamo a salutarli, si sentiranno spaesati, non sono mai venuti al castello… non come ospiti almeno” propose lei, sfiorandogli la mano per chiedergli di seguirla.
 
“Ashe!!” esclamò euforico, il pirata senza rendersi conto a chi si stesse indirizzando e al suo titolo.
 
“Vaaan!!! Come ti permetti di rivolgerti cosi a lei? Ormai è la regina! Porta rispetto!... Perdonalo altezza, è incorreggibile..” cercò di scusarsi, l’imbarazzatissima Penelo.
 
“Ahaha tranquilla Penelo, potete chiamarmi come meglio preferite. Non dovete formalizzarvi con me, siamo amici dopotutto. Salve anche a voi ragazzi, vi trovo bene” salutò contenta Ashe, notando la presenza dei piccoli orfani della città bassa.
 
“L-lady Ashe.. grazie mille per aver invitato anche noi alla festa!” ringraziò Philo, facendo l’inchino.
 
“Era il minimo, dopo il coraggio che avete dimostrato a Lemures! “
 
“Basch come te la passi?” chiese Vaan, dando una pacca sulla spalla del giudice.
 
“Non c’è male, Vaan… ma cerca di essere più discreto” rispose l’uomo, lasciandogli intendere di smetterla di andare in giro a chiamarlo con quel nome.

D’un tratto dietro l’armatura scura del cavaliere, attirato dall’allegro gruppetto, sbucò fuori il giovane imperatore arcadiano, salutando con riverenza i presenti.
 
“Lord Larsa! Finalmente ci rivediamo! Mi hanno fatto molto piacere le vostre lettere in questi mesi!”disse Penelo, sforzandosi di contenere la gioia nel rivedere il suo piccolo amico.
 
“Mia cara Penelo, sono contento che siano state di tuo gradimento! Ci sono ancora molte cose di cui vorrei parlarvi..”
 
“E io non vedo l’ora di starvi ad ascoltare! Abbiamo tutta la serata..” sorrise, lei.
 
“Oh non vorrei sottrarvi al vostro cavaliere troppo a lungo..” chiarì il ragazzino, temendo di risultare troppo invadente.
 
Dopotutto ora Penelo e Vaan erano fidanzati e non era sua intenzione suscitare problemi tra loro. Si sentì sollevato quando il pirata scoppiò in una sonora risata.
 
“Uh? Puoi tenerti Penelo quanto vuoi, mica mi offendo!”

 
Mentre la biondina si preparava a sferrare un calcione sul posteriore di Vaan, Gabranth si rivolse perplesso a sua maestà.
 
“Manca ancora qualcuno all’appello, o sbaglio..?”
 
“Già.. un certo pirata e la sua compagna.. gli piace farsi attendere, vedo…” notò seccata, lei.
 
Dopo aver spedito gli inviti a Balthier e al suo seguito, non aveva ricevuto più nessuna notizia, ma in cuor suo sperava che sarebbe comunque venuto. Del resto la prevedibilità non era la sua qualità migliore e lei lo sapeva bene.

Alcuni apprezzamenti poco signorili, provenienti da dei nobili alle sue spalle, circa le generose curve di una certa viera, spinsero Gabranth a voltare lo sguardo verso il centro della sala.
 
“Qualcosa mi dice che sono appena arrivati..” disse, facendo cenno ad Ashe di guardare nella sua direzione.
 

Uno smagliante Balthier nel suo vestito migliore con a braccetto una bellissima Fran, tinta di rosso, avanzava verso di loro, procurando gli sguardi curiosi di chi ancora reputava stravagante quell’accoppiata razziale.
 
“Carissima, quale onore!” disse sprezzante il ragazzo, baciando la mano della giovane regina.
 
“Maestà..” salutò, Fran.
 
“Non ci speravamo più, Balthier… “
 
“Il protagonista deve farsi attendere, lo avete dimenticato?” li sbeffeggiò, l’arcadiano.
 
Ashe preferì ignorarlo, l’indifferenza era l’arma migliore con gli sbruffoni come lui.
 
“Fran, che piacere rivederti, come stai?” chiese cordialmente, lei.
 
“Come l’assistente di un pirata svogliato..”
 
“Meglio che faccia finta di non aver sentito..” ribatté contrariato Balthier, lanciandole un’occhiataccia.
 
Notando la presenza dei due pirati, anche Vaan, Penelo e l’intero gruppetto non tardarono ad avvicinarsi per scambiare quattro chiacchiere. Il vecchio party si era finalmente ricongiunto.
 

***

 
“Mi concedi questo ballo, mia cara?” gli chiese sornione, prendendola per mano.
 
Fran acconsentì, ballare un lento non le sembrò così male, se l’alternativa era essere continuamente bersagliata da baldi giovanotti desiderosi di potersela a letto, con storielle poco credibili.

La pista da ballo era affollata da coppiette, per lo più hume, intente a flirtare a tempo di musica.
 
“Sei riuscito a scoprire cosa doveva dirti d’urgente, la regina?” gli chiese, curiosa.
 
“Non ancora, il giudice è sempre tra i piedi.. non la molla un attimo”
 
“E come dargli torto.. con tutti questi marpioni in sala..” lo punzecchiò, lei.
 
“Fran, cosa insinui? Stai diventando un tantino irriverente, sai? Non si addice a una bella donna come te”
 
Nonostante il tentativo di sdrammatizzare, la recente impertinenza di Fran, lo turbava. C’era tensione tra di loro e non tardava a venire fuori in ogni sua battutina velenosa. Non era da lei comportarsi così, qualcosa stava cambiando e non gli piaceva affatto la piega che stava prendendo.
 
“Oh, pardon. Cercherò di darmi un contegno, mio lord”continuò a schernirlo, la donna.
 
“Ecco brava! A proposito, non credi che sia arrivato il momento di alleggerire le tasche di questi gentiluomini?” cambiò discorso, lui.
 
“Non ti concedi mai una pausa dagli affari..”
 
“Un pirata non può concedersi distrazioni..”

Fran sorrise amare. Pensò che alla luce degli ultimi avvenimenti, quella definizione calzasse molto poco ad entrambi. Preferì comunque non dire nulla e assecondarlo.
 
“Usiamo il solito metodo?” chiese lui, eccitato come un bambino.
 
“Uh..oh.. ci sono troppe guardie.. meglio aspettare la fine del buffet.. il cibo e l’alcool li renderanno più goffi e meno acuti..” consigliò, lei.
 
La viera si guardò intorno in cerca della preda adatta, quando d’un tratto un volto familiare in lontananza  catturò la sua attenzione. Non poteva essere davvero lui, pensò cercando di non agitarsi. In cuor suo aveva ingenuamente sperato che fosse ripartito subito dopo la cerimonia, insieme alle sue quattro fedelissime guardie del corpo. Non era lui, non voleva crederci, doveva essersi fatta suggestionare dalla visione di Lyon e Kyle questa mattina, continuò a ripetersi.
 
“Ottima idea. Sembra che dovremo fingere la parte dei nobili aristocratici ancora per un po’..”
 
Balthier seguitò a parlare ma la donna non lo ascoltava più, presa dai suoi pensieri. Era improvvisamente diventata ansiosa e irrequieta. Un cambiamento repentino d’umore che non passò inosservato al suo partner.
 
“Fran..” tentò di chiamarla, in attesa di capire cosa le passasse per la testa.
 
Lei lo ignorò come fosse assente, persa con lo sguardo e con la mente a ciò che stava accadendo dietro di lui. Il cuore iniziò a batterle all’impazzata quando vide che l’uomo stava camminando verso la sua direzione. Il pirata iniziò a preoccuparsi, le mani affusolate poggiate sul suo petto tremavano e le gambe irrigidite avevano smesso di seguire i suoi passi di danza. Era la prima volta che la sentiva cosi nervosa e quasi temette che stesse per avere un malore.
 
“Balthier!” gridò improvvisamente la ragazza, gettandogli le braccia intorno al collo.
 
“Cos..” cercò di dire qualcosa lui, ma prima ancora di rendersi conto di cosa stesse succedendo, la sua bocca fu sigillata da un bacio.
 
Per un istante fu come se il tempo si fosse fermato e quel centinaio di persone intorno a loro non fossero mai esistite. Non aveva idea del perché lo stesse facendo, ma era cosi intenso da farlo sentire completamente inerme. Fu una sensazione strana quella che provò, simile all’eccitazione ma più profonda, quasi violenta. Istintivamente portò una mano tra i suoi capelli argentati, spingendo ancora di più il capo contro il suo, come se temesse che potesse sfuggirle da un momento all’altro.

Il calore delle sue braccia intorno a lei, la fecero rilassare e smise di tremare. Per qualche secondo le sembrò che fosse stato tutto un brutto sogno e che una volta aperti gli occhi, ci sarebbe stato solo il volto di Balthier a incrociare il suo. Ma quando dischiuse le palpebre, i suoi fantasmi del passato erano ancora li, trattenuti in un angolo da una conversazione d’affari, ancora lontani da lei dopotutto.
 
“Andiamo via..” gli sussurrò rattristita ad un orecchio.
 
Il ragazzo non disse nulla, lasciò che Fran lo trascinasse via per un braccio dalla sala. L’intuizione gli rese chiara la situazione.
 
 
***
 
 
“Vi ho trovato finalmente, siete richiestissima stasera maestà”
 
“Oh Darian, potrei dire la stessa cosa di voi. Dopo la firma del trattato, siete scomparso.. Credo che dobbiate spiegarmi ancora delle cose..” disse Ashe, ancora sorpresa per il suo propizio e inaspettato intervento, durante la cerimonia.
 
“Certo, milady. Avremo tutto il tempo per farlo, come promesso mi tratterrò a Rabanastre per qualche giorno e avremo modo di parlare.” le rispose educatamente, sorridendole.
 
“Vi state divertendo?”
 
“Ottimo cibo, vino di qualità, bella musica e splendida compagnia. Potrei chiedere altro?”
 
“Forse si.. Resta nei paraggi, c’è ancora qualcuno che devo farti incontrare..” gli raccomandò lei, con l’aria da furbetta.
 
“Diciamo tra mezz’ora, vicino la balconata?”
 
Ashe fece un cenno d’assenso col capo, poi si congedo, mettendosi alla ricerca di Fran. Voleva ricongiungere i due vecchi amici.
 
                                                                                                                                                                           
***
 

Erano corsi via cosi velocemente, che persino Fran si era piegata su di sé per il fiatone. Avevano abbandonato gli schiamazzi della festa, per rifugiarsi nei pressi di una delle scalinate che portavano al giardino. L’espressione imbronciata di Balthier non presagiva nulla di buono ma mai si sarebbe aspettata di vedersi afferrata per i polsi e costretta ad un altro bacio. A quella prepotenza, reagì dandogli uno schiaffo in pieno volto.
 
“Che diavolo ti prende?!” gli urlò, esterrefatta.
 
“Non lo so, dimmelo tu..”  le intimò, arrabbiato e deluso.
 
“… Lascia perdere..” disse Fran, abbassando lo sguardo.
 
“.. Mi hai usato, per nasconderti da..?” la mise alle strette, lui.
 
Quel bacio era stato una farsa per non farsi vedere da qualcuno, ormai gli era chiaro.
 
“.. Nessuno… Per favore, Balthier.. Non ora..”
 
Fran era sfuggente, non voleva parlarne. Cadde in un imbarazzante silenzio per qualche minuto, finché il pirata non si decise a lasciare perdere. Era la donna più ermetica del mondo quando si trattava di affrontare argomenti che la mettevano a disagio e non gli andò di infierire oltre. Avrebbe indagato dopo.
 
“Comunque.. dovresti farlo più spesso..” sbottò, con un sorrisetto malizioso.
 
Quello stratagemma gli era piaciuto eccome, forse anche troppo.
“Arriva qualcuno …”bisbigliò appena la donna, indicando con un dito il giudice Gabranth muoversi verso di loro.
 
“Posso disturbarvi? Lady Ashe mi ha chiesto di dirvi di raggiungerla alla balconata est..” chiese cortesemente, il cavaliere.
 
“Ogni desiderio di sua maestà è un ordine, no?” lo canzonò, Balthier.
 

***

 
“Balthier, Fran.. avvicinatevi, c’è una persona che voglio presentarvi” annunciò festante, la regina all’arrivo dei suoi vecchi compagni d’armi.
 
La reazione di Fran non fu altrettanto entusiasta, a pochi metri dalla gioiosa Ashe e il suo amico, si rese conto di star andando in pasto ai leoni. Arrestò il passo d’improvviso.
 
“Andiamo Fran, che ti prende?”le chiese stranito, il suo compagno.
 
La donna non risposte, sembrava nuovamente assente, così scocciato la prese per un braccio trascinandola verso sua maestà.  Salutò e fece le presentazioni per entrambi mentre Fran era completamente ammutolita e con lo sguardo fisso per terra.

L’ambasciatore dovette contenere l’inquietudine che stava provando nel rivedere la tanto amata e odiata donna che lo aveva lasciato il giorno prima delle nozze, senza dargli nessuna spiegazione. Semplicemente fece finta di nulla, porse la mano a Balthier da gentiluomo e rimase in silenzio.
 
“Darian.. questi sono gli amici di cui ti ho parlato. E’ grazie a loro se siamo qui oggi.. Se la Bahamut non ha distrutto Rabanastre, due anni fa“ spiegò, la regina.
 
“Non è stato niente di speciale, dopotutto..” si affrettò a chiarire, Balthier.
 
“Ehm Darian, sbaglio o qualche giorno fa mi hai detto che tu e Fran avevate già avuto modo di incontrarvi, tempo fa..?” colse la balla al balzo, lei.
 
“S-si…. È stato molti anni fa…” disse appena, il rozariano.
 
Fran continuò a non dare nessun segno di vita, lasciando che un silenzio sconcertante piombasse tra loro. Le cose non stavano andando secondo i piani, perché la viera non faceva i salti di gioia nel rivedere il suo amico? Si domandò perplessa, Ashe cercando una qualche spiegazione nello sguardo di Balthier, ma dovette costatare che era solo più confuso di lei.
 
“Come stai?” le chiese, facendosi coraggio.
 
La donna lo guardò a stento, visibilmente intimidita e impicciata. Non fece in tempo ad aprire bocca che alle sue spalle sbucarono fuori Penelo e tutta la combriccola di orfani dalmaschi al completo. 
 
“Maddaiii hai conosciuto Fran quand’era giovane? E che tipo era?” strillò Vaan, che aveva assistito alla scena, fin dall’inizio.
 
“Vaaaaaaaannn! Taciii!!” sbraitò la bionda, dandogli un calcio e vergognandosi come una ladra, del suo compagno.
 
“S-scus-sate.. d-devo andare..!” affermò inaspettatamente la viera , correndo via.
 
“Fran!” urlò sconvolto Balthier, precipitandosi nell’inseguimento.
 
“Ma che le prende?” disse Ashe, completamente sbigottita.
 
“Idiota! Hai visto si è offesa! L’hai fatta scappare!” lo rimproverò, Penelo.
 
“Con permesso!” si congedò velocemente Darian, andando via.
 
“Ma dove vanno tutti?” esclamò disperata, la povera Ashe. La sua cortese sorpresa verso la sua amica viera, si era trasformata in una scena tragicomica. Avrebbe volentieri voluto sprofondare, dovette ammetterlo.


***
 

La festa si era ormai conclusa e i due ragazzini si erano ritirati nella camera che Ashe aveva fatto volutamente preparare per loro. La scelta di farli riposare in una suite matrimoniale, non fu particolarmente apprezzata dal ragazzo che la reputò incauta mentre Penelo non disse una parola.
Tutto sommato la loro relazione era ormai nota a tutti, perché Ashe  avrebbe dovuto farli dormire in camere separate e perché mai l’idea non lo infervorava? si domandava frustrata, la ragazza. “E’ pur sempre un uomo… Vaan.. ma pur sempre un uomo..e che diamine!”.

Intanto il ragazzo aveva tolto gli stivali e la giacca bluastra e si era diretto verso la zona soggiorno.
 
 “Dove vai, Vaan?” gli chiese, seguendo con lo sguardo i suoi movimenti.
 
“Mi preparo a dormire.. quel divano sembra comodo!”
 
“Puoi anche dormire qui.. con me.. c’è spazio per entrambi…” azzardò lei, indicando il letto a baldacchino su cui era seduta.
 
“Sei.. sicura?” le domandò, leggermente innervosito.
 
Capitava molto di rado che Vaan fosse imbarazzato dalla presenza di Penelo. Si conoscevano fin da bambini, non c’erano segreti tra di loro. Da amici avevano dormito tante volte insieme, ma adesso che erano fidanzati era diverso, sentivano entrambi una certa tensione all’idea di dividere lo stesso letto. Era da un po’ che Vaan desiderava che succedesse ma per rispetto della ragazza, aveva deciso di aspettare che fosse lei a fare il primo passo. Non voleva forzarla come questa situazione invece sembrava che stesse facendo.
 
“H-ho b-bisogno di una mano..  col vestito..” disse, facendogli segno di sedersi accanto a lei e aiutarla con la cerniera posteriore del suo abito.
 
Quando fu dietro la ragazza, iniziò delicatamente a far scendere la zip, scoprendole la schiena poco alla volta.
 
“E’ stata una bella serata.. non trovi?”
 
“Il cibo era ottimo! .. E poi mi ha fatto piacere rivedere Ashe e Larsa.. Però non ho capito perché Fran e Balthier sono andati via all’improvviso.. Sono strani quei due. ” rispose, il ragazzo.
 
“Fran è corsa via dopo aver visto quel bel cavaliere… Darian, credo si chiamasse.. forse si conoscevano e non voleva incontrarlo.. Eppure mi è sembrato un uomo cosi gentile ed affascinante..”
 
“Se ti piaceva cosi tanto, potevi farti avanti!” sbottò, Vaan irritato
 
“Non essere stupido.. ho detto solo che..”
 
“Vado a fare una doccia, non aspettarmi sveglia!” la interruppe, andando verso il bagno.
 
L’aveva fatto proprio arrabbiare, pensò. Nonostante l’aria da spaccone che assumeva con lei in pubblico, s’ingelosiva facilmente degli uomini che la guardavano o che apprezzava. E in fondo non le dispiaceva vederlo cosi interessato a lei.

Era ormai rimasta in intimo davanti allo specchio, con i capelli sciolti e il trucco ancora perfettamente intatto.  Sfiorava con le mani le sue forme, provando piacere nel farlo. Non era più una bambina da tempo e dentro di lei il desiderio di intimità era divenuto più forte, da quando Vaan le aveva confessato, sotto tortura, i suoi sentimenti per lei.

Era pronta a divenire donna, la sua donna.

Sentì la porta del bagno aprirsi, era lui.
 
“Penelo..”
 
Era rimasto senza parole e senza sapere cosa fare. Del resto era tutto nuovo pure per lui.
 
“Non dire niente, ti prego…  ..Stringimi e basta..” gli sussurrò lei, baciandolo dolcemente.
 
 
***
 
 
Pochi istanti dopo che la viera era corsa via dalla festa, Balthier aveva iniziato frettolosamente a cercarla, preoccupato per la sua strana reazione. Dopo un’ora circa, l’aveva ritrovata nei pressi del castello, appartata tra cespugli di viole e primule, seduta su una panchina di marmo. Fece per avvicinarsi, ma arrestò il passo quando notò che la ragazza non era da sola. In piedi accanto a lei, c’era il misterioso ambasciatore rozariano.

Lo conosceva da poche ore ma già non gli piaceva affatto. Il modo in cui guardava Fran, la confidenza che sembrava avere con lei, lo irritava. Aveva avuto subito l’impressione che tra quei due ci fosse qualcosa, ma non riusciva a decifrarne la natura. Vide che stavano conversando e non riuscì a trattenere la curiosità di ascoltare cosa avessero di tanto importante da dirsi. Si nascose in un angolo, aguzzando le orecchie.
 
“Ho sperato per anni di rivederti… Ormai non credevo più che sarebbe successo..” disse lui, inginocchiandosi davanti alla donna.
 
“… Non sarei dovuta venire..” rispose lei, tenendo il capo chinò e lo sguardo basso.
 
“Ti sei già lasciata alle spalle la nostra vita insieme.. Non hai nulla da temere da questo incontro..” affermò lui, in tono amaro.
 
Quelle parole la trafissero come una pugnalata al cuore. In un istante, i sensi di colpa che per anni aveva cercato di tenere lontani dalla sua mente, erano ricaduti su di lei come macigni. Un nodo le stringeva la gola mentre mille pensieri confusi si facevano largo in lei, impedendole di compiere un ragionamento di senso compiuto. Provava un profondo disagio.
 
“Darian… Io sono una persona orribile, non voglio la tua considerazione..”  disse con voce tremante, lasciando trapelare il suo imbarazzo.
 
“Anche se sei fuggita quella notte, non ho mai pensato questo di te..” cercò di rassicurarla, comprendendo il suo stato d’animo.
 
Erano stati lontani cosi a lungo, eppure costatò che riusciva ancora a leggere nel suo cuore come fosse un libro aperto.  L’aveva incontrata per la prima volta quando aveva solo diciotto anni, la sua fresca e ingenua bellezza lo aveva fatto innamorare al primo sguardo.  Adesso era divenuta una splendida donna, con una luce diversa negli occhi da quella che era abituato a vedere, più matura e malinconica.
 
“Dovresti invece..! Non ho mai meritato un uomo come te… il tuo amore.. il nostro..” urlò la viera, completamente spogliata della compostezza che era solita caratterizzarla.
 
A quella sconcertante scoperta, Balthier raggelò. I suoi sospetti avevano trovato conferma nelle parole della sua compagna. Erano stati amanti.

Amanti.
 
“Per me, noi eravamo tutto.. Non contava nient’altro.. ma per te non era così..” ribatté il rozariano, scuotendo la testa.  Ricordava fin troppo bene com’era terminata la loro storia.
 
“Non potevo.. non potevo permettere che rinunciassi  al tuo titolo.. al tuo popolo.. per sposare me. Rinunciare alla tua vita era un prezzo troppo alto” cercò affannosamente di giustificarsi, la donna.
 
“Tu..” l’additò lui, afferrandola di scatto per la spalle e tirandola verso di se.
 
Teneva gli occhi fissi sui suoi, alterato e disperato mentre lei era rimasta pietrificata dal calore delle sue mani sulla pelle, un tepore agognato e infine dimenticato nel tempo. Teneva il fiato sospeso, aspettando di sentire continuarlo.

Anche il pirata era impietrito, osservando la scesa. Erano cosi vicini. Troppo, per i suoi gusti.
 
 “Tu eri la mia vita.. e sei andata via d’improvviso un giorno, senza dare nessuna spiegazione.. C’è ancora quell’abito color avorio sul manichino, mai indossato e l’anello che ti togliesti quella notte, nella tua stanza al castello.. Tutto è rimasto come lo hai lasciato otto anni fa.. Per molto tempo ho aspettato invano che tornassi… Ero certo che fosse solo un momento, che nulla avrebbe mai potuto dividerci… Ma mi illudevo.. “ sbottò tutto d’un fiato, infine.
 
Udendo quello sfogo, Fran ripercorse il ricordo doloroso dei giorni dell’addio. Sentì una morsa feroce stringerle l’anima, soffocandola. Doveva dire qualcosa, qualsiasi cosa ma le parole non riuscivano a uscire dalla sua bocca. Sentiva di stare annegando in un turbinio di emozioni che non riuscivano a trovare voce.
Le pupille scarlatte erano divenute lucide, sapeva che non avrebbe resistito a lungo.
 
“Per tanto tempo mi sono tormentato chiedendomi cosa ti tenesse lontana da me.. Oggi hai la possibilità di rispondermi.. Dimmi Francis, cosa c’era di così importante?”
 
A quella domanda, gli occhi si allagarono, cedendo al pianto.  Ma tra un singhiozzo e l’altro, trovò finalmente la forza di spiegargli, non poteva più negargli una verità taciuta per troppo tempo.
 
“Ti amavo troppo per permetterti di rinunciare ai tuoi sogni.. Tu eri un principe con la responsabilità  di un’intera regione sulle tue spalle.. mentre io ero solo una ingenua ragazza di diciotto anni senza un passato, senza una storia, senza ambizioni.. non avevo null’altro che il mio amore per te.. uno hume.. In quei due anni che siamo stati insieme, ho creduto davvero di poter stare con te per sempre.. eravamo cosi felici.. ma più trascorrevano i mesi più capivo che le regole della foresta non erano poi cosi diverse dal vostro mondo.. una viera non può amare uno hume.. era uno scandalo nella mia terra e lo era pure a Zhalia..”
 
“Sapevi bene che non me ne importava nulla…” l’aggredì  verbalmente l’uomo, lasciando la presa su di lei.
 
“Non a te.. ma al resto di Rozaria si, nessuno voleva la nostra unione.. saresti stato diseredato.”
 
“Ero pronto a reggere il peso della mia scelta..” insistette, tirandosi in piedi e stringendo i pugni per contenere la rabbia.
 
“Ma io no..! Sei sempre stato un uomo meraviglioso.. sarei stata un’egoista se ti avessi tenuto solo per me.. anche se ammetto di averlo desiderato ardentemente.. Un principe lo è nell’animo e tu lo eri, amavi il tuo popolo più di te stesso… Non potevo sottrarti a lui, non volevo essere la catena che ti avrebbe impedito di spiccare il volo.. E se sono scappata è perché sapevo che se ti avessi guardato negli occhi, non sarei riuscita a lasciarti… Il mio cuore è andato in frantumi quella notte..”
 
“Temo di non poterti perdonare comunque per aver rinunciato a noi..”
 
“Non sai quanto mi è costato..”ammise la viera, con profonda tristezza.
 
“Almeno tu ci sei riuscita, Francis? Ci riuscita a dimenticare..?” le chiese infine, rivolgendole il suo ultimo sguardo.  Lei rimase in silenzio.
 

Era un tacito dissenso? Pensò Balthier, poco prima di allontanarsi. Aveva sentito abbastanza.

Era turbato e frastornato, come se il mondo gli fosse appena crollato addosso. Il suo mondo, o almeno quello che credeva di aver costruito con Fran durante gli anni della loro amicizia. Non gli aveva mai raccontato nulla di Darian, né tantomeno del fatto che avesse progettato di sposarsi e del suo tormentato amore. Avvenimenti cosi importanti che ancora oggi riuscivano a scuoterla, evidentemente.

Mai come in quel momento aveva realizzato di conoscere davvero cosi poco di lei e del suo passato. Perché non aveva voluto condividerlo con lui? Le faceva ancora male ripensarci o non lo reputava abbastanza uomo da capire? Qualunque fosse la risposta, in quel momento, Balthier avrebbe voluto soltanto cancellare dalla sua mente quella conversazione.
 
 
***
 
 
Era da poco terminata la festa e gli invitati avevano abbandonato il castello. Solo i più intimi o illustri erano rimasti, ritirandosi nelle stanze fatte appositamente preparare per loro.  Sua maestà si era assicurata che il piccolo imperatore arcadiano, Al Cid e i suoi amici pirati godessero del soggiorno a palazzo, per qualche giorno. La loro presenza era per lei un piacevole diversivo alla frenetica vita di corte, che caratterizzava le sue giornate.

Dopo essersi assicurata che tutto fosse in ordine con i suoi ospiti, si era diretta verso la camera del giudice. Aveva bisogno di parlargli, ora che aveva l’occasione di rimanere da sola con lui.

Una volta davanti la porta della sua camera, bussò con discrezione e attese che l’uomo le concedesse il permesso di entrare. Non tardò ad arrivare.

Lo trovò seduto al bordo del talamo a baldacchino, con ancora indosso la divisa da giudice e il volto stanco.
 
“Ashe… perché sei qui..?” le chiese sorpreso, il cavaliere mentre con lo sguardo seguiva la sua esile figura, avvicinarsi verso di lui.
 
Quando fu dinanzi al letto, poté notare il suo insolito e seducente abbigliamento. Una vestaglia leggera tenuta slacciata sul cinto, mostrava una sottoveste aderente di raso color corallo chiaro che metteva in risalto il suo decolté proporzionato, incorniciandolo in un succinto balconcino. La sottile stoffa copriva appena le sue rotondità posteriori, lasciando in vista il reggicalze, sorreggerle le balze in pizzo delle calze color carne.

Un velo di trucco le illuminava il volto, contornato dai lisci capelli dorati. Erano leggermente scompigliati, proprio come piacevano a lui. Era bella e sensuale, al punto che dovette abbassare lo sguardo per contenere i suoi istinti d’uomo.
 
“Pensavo che dev’essere dura per te.. i doveri verso l’Impero, la tua nuova identità.. Non dev’essere facile vivere la vita di qualcun altro…” disse la donna, fissandolo con compassione.
 
Nel capo chino di Basch, i pensieri pesavano come macigni. Fece fatica a risollevarlo.
 
“ … Non lo è… ma lo devo a Noah. Ho promesso che sarei rimasto al fianco di Larsa..” rispose, rivolgendo lo sguardo verso il vuoto della parete di fronte a lui.
 
“Fedele alla propria parola persino verso chi ha tradito il suo stesso sangue.. è cosi che sei?” lo provocò Ashe, aspettando una sua reazione.
 
“Un cavaliere sigilla con la parola, la sua devozione..  Ma non si tratta solo di questo, finché Larsa regna su Archadia, Dalmasca può dormire sogni tranquilli.. La pace è preservata, anche se gli equilibri su cui poggia sono fragili.. C’è bisogno di tutto il sostegno possibile e io sto cercando di dare il mio..” disse lui, cercando di non scomporsi.
 
“Basch Von Ronsenburg o il Giudice Magister Gabranth?” domandò solenne, lei. La sua voce nascondeva un velo di tristezza.
 
“Farebbe differenza..?”lechiese di rimando, amaro.
 
“Certamente! Tu ed io sappiamo che mentre uno dei due giace esanime sottoterra, l’altro respira ancora..” ribatté furente, la donna.
 
Vederlo così rassegnato al suo destino, le suscitava una profonda rabbia. Basch Von Ronsenburg non era morto, era lì di fronte a lei, come poteva negarlo a se stesso?
 
“Temo che non abbia importanza quale sia la verità adesso, importa solo quello che vogliamo che si creda..” tagliò corto, il giudice.
 
Il suo tono si era inasprito, come il suo cuore. Tutti i suoi sforzi di mettere a tacere la verità dentro di lui, andava in frantumi ogni volta che i suoi occhi incontravano quelli di Ashe. Lei in qualche modo era l’emblema della sua prigionia, lo spartiacque tra dovere e piacere, il confine da non varcare. Eppure nonostante quella consapevolezza, continuava a sentirsi legato a lei, non come cavaliere, c’era qualcosa di più profondo che non avrebbe mai potuto ammettere, né come giudice né come un traditore morto.
 
“Come puoi dire una cosa del genere? Tu..” lo aggredì, Ashe.
 
Voleva spronarlo a reagire, ma fu interrotta ancora prima di terminare la frase. Basch si sollevò in piedi, visibilmente infastidito dal suo atteggiamento insistente. Si volse verso di lei, fissandola con severità.
 
“Ashe… perché sei qui? È tardi.. dovresti andare a riposare, è stata una giornata molto faticosa per te..”
 
“C’è ancora qualcosa che devo fare prima.. “ gli svelò, avvicinando il volto al suo. “.. Assicurarmi che sotto quest’armatura scura, batta ancora il cuore dell’uomo che ha rischiato la sua vita per proteggere la mia e quella del mio popolo..” proseguì, mentre accarezzava la fredda ferraglia nera che gli copriva il petto.
 
“Non devi sentirti in obbligo di mostrarmi la tua riconoscenza in nessun modo.. Era mio dovere..” lechiarì, poggiando istintivamente le mani sulle sue, quasi a volerla rassicurare.
 
“E il dovere verso te stesso? Sembri essertene dimenticato… “
 
“Le ombre non hanno volontà..” disse infine, abbandonandosi allo sconforto.
 
“Sciocchezze. Questi nobili occhi azzurri.. risplendono di speranze mai sopite.. “continuò lei, con fare materno. “E questa cicatrice.. è il simbolo di un’unica devozione…”.
 
Sfiorando con le dita la sua pelle lacerata, un brivido la percosse. Per un attimo ripensò alle atrocità che aveva dovuto subire ingiustamente durante gli anni delle prigionia, a Nalbina. Una trappola crudele tesagli da suo fratello, che lo aveva spogliato del suo grado e della sua dignità di uomo. Seppur quel segno si era rimarginato col tempo, la ferita che portava nell’anima era rimasta indelebile. Ma tutto il dolore e la rabbia non erano bastati a cancellare il suo coraggio e il suo amore per Dalmasca. Una fede che non aveva mai smesso di accumunarli.
 
“Maestà..” sussurròaffranto, senza riuscire ad aggiungere nulla.
 
 “No, Basch. In questa camera non ci sono principesse da proteggere o regine da acclamare.. Stanotte, non ci sono cavalieri valorosi dentro prigioni di ferro.. Siamo solo io e te.. Un uomo e una donna e i loro più intimi segreti..” ribatté, con fare audace.
 
“Non.. non capisco…” disse l’uomo, confuso.
 
“Il mio regalo per te.. è solo una richiesta: sii te stesso, Basch. Se non è possibile fuori da qui, che lo sia almeno ora in questa stanza.. Non hai bisogno di altre maschere, non adesso” spiegò, lei.
 
Tra i doni che la regina aveva pensato per i suoi amici, quello per Basch era sicuramente il più personale. In quegli anni in cui aveva dovuto indossare i panni di Gabranth, Basch si era lasciato andare rare volte, soprattutto con lei. Eppure quel bacio fugace e inaspettato, la notte successiva all’incoronazione, aveva mutato qualcosa nel loro rapporto. Aveva iniziato a guardarlo con occhi diversi da quelli con cui una regina guarda un suddito e in qualche occasione aveva percepito questo strano cambiamento anche in lui. Tuttavia quella scomoda armatura impediva a entrambi di andare oltre a qualsiasi rapporto non prettamente formale, almeno pubblicamente.

Era la prima volta dopo mesi che si ritrovavano a poter trascorrere del tempo da soli, senza essere infastiditi da politici e burocrati. Era l’occasione perfetta per indagare sui suoi sentimenti per lei, quelli dell’uomo per la donna e non del giudice per la regina.

Basch lasciò scivolare via la mano in cui teneva stretta la sua, allontanandosi di qualche passo dalla ragazza. Rimase alcuni istanti in silenzio, osservando la sua immagine riflessa nello specchio in fondo alla stanza, poi scosse il capo.
 
“Io.. non ricordo più com’è essere lui..” lerispose, riluttante.
 
“Chiudi gli occhi… lasciati guidare dalle tue sensazioni..” gli sussurrò in un orecchio, ponendosi di nuovo dinanzi a lui.
 
Stavolta era vicina, troppo vicina, per ignorarla. Le sue labbra morbide premevano leggere con baci delicati lungo il suo collo, mentre intrecciava le mani tra i suoi corti capelli biondi, trascinandolo verso di se. Gli dei solo sapevano quanto avrebbe desiderato assecondare le sue avances e lasciarsi andare alla passione, ma i suoi mille doveri ebbero la meglio ancora una volta.
 
“N-non posso..” disse lui, cercando con fatica di tirarsi indietro. “E’ troppo pericoloso…” sentenziò, lasciandola visibilmente delusa.
 
“Cos’altro teme di perdere, chi ha già rinunciato a se stesso?” gli domandò esasperata, aggrappandosi al suo collo.
 
“Ti prego, Ashe.. Lasciami solo..”  le chiese, spingendola via da sé e rimanendo sordo alle sue proteste. “Ti prego.. devi andare ora..” continuò ad implorarle, mentre tenendola per un braccio, l’accompagnava verso l’uscita.
 
“Basch..” tentò di richiamarlo invano Ashe, per l’ultima volta, senza riuscire a destarlo dalle sue intenzioni.
 
Prima che potesse fare o dire qualcos’altro, era già fuori nel corridoio. La porta si era chiusa davanti a lei. Dovette arrendersi.
 
“Perdonami…” pensò tra sé Basch, sbattendo un pugno rabbioso contro il muro.
 

***


 
“Un discorso commovente.. peccato per il finale” la schernì, una voce alle sue spalle.
 
Ashe si voltò di scatto, notando con stupore la presenza di un giovane uomo poggiato di fianco sul muro, accanto a lei. Non ci volle molto per riconoscerne le fattezze, il suo inconfondibile accento arcadiano aveva già tradito la sua identità, pochi istanti prima.
 
“Balthier.. cosa fai qui??”gli domandò, seccata.
 
Era l’ultima persona che avrebbe voluto incontrare in quel momento e a giudicare dalle sue parole doveva aver udito buona parte della conversazione avvenuta con Basch.
 
“Se avessi riservato a me questo genere di regalo, non ne saresti rimasta delusa..” le rispose sprezzante, mandandola su tutte le furie.
 
“Va al diavolo, sciocco pirata!” gli urlò la ragazza, furibonda.
 
Il suo viso si era tinto di mille colori per l’imbarazzo, ma non aveva intenzione di rimanere lì a farsi prendere in giro da un dongiovanni da strapazzo come lui. Così fece per andarsene, ma il ragazzo la trattenne, afferrandola per un braccio e tirandola verso di sé.
 
“A proposito di sorprese… Sbaglio o c’è qualcosa che dovresti dirmi?” le ricordò, con tono tutt’altro che amichevole.
 
“Possiamo farlo domattina.. è notte fonda adesso..” cercò di divincolarsi, la ragazza.
 
C’era qualcosa di strano in lui, sembrava agitato e la stretta sul suo braccio era cosi forte che le faceva male. Quegli occhi adirati e i modi violenti che stava usando, non si addicevano al pirata gentiluomo che aveva sempre conosciuto e non promettevano nulla di buono.

L’espressione spaventata di Ashe, lo fece rinsavire presto. Per un attimo non si era reso conto di aver perso il controllo. Lasciò la presa, cercando di ricomporsi.
 
 “Temo di avere più fretta di quanto pensassi.. Non so quanto mi tratterrò qui. E’ meglio se affrontiamo subito la questione. Del resto i tuoi piani sono saltati.. abbiamo tutto il tempo, no?” le disse, stavolta pacatamente.
 
La regina ebbe qualche tentennamento, avrebbe preferito di gran lunga tornare nella sua camera e lasciarsi sprofondare sul cuscino per soffocare i suoi pensieri, ma alla fine decise di accettare quella richiesta. Dopotutto dovevano risolvere la faccenda, e farlo in tempi brevi non le sembrò un’idea tanto malvagia.
 
“ Seguimi..” gli intimò, facendogli cenno di muoversi.

 
Non appena ebbero superato le guardie che sorvegliavano gli ingressi alle scalinate, raggiunsero il terzo piano del palazzo, destinato agli alloggi dei membri della famiglia reale e ad altri pochi illustri ospiti. Era un’area apparentemente tranquilla e molto riservata. Fatta eccezione per la camera dove probabilmente alloggiava Margrace, a giudicare dagli schiamazzi in dialetto rozariano e i risolini di donne che provenivano da dietro la porta. O almeno così pensò Balthier mentre si contorceva in una smorfia tra il disgusto e l’invidia, Ashe invece sembrò indifferente all’accaduto e senza batter ciglio si diresse verso il suo studio.

Una volta dentro, l’uomo si mise a suo agio, scaldandosi accanto al camino mentre la ragazza era intenta a rovistare tra i cassetti della scrivania di ciliegio scuro, al centro della stanza.
 
“Allora di che si tratta?” le domandò impaziente, Balthier.
 
“Credo che dovresti sederti..” gli raccomandò lei, lasciando trasparire una velata preoccupazione per ciò che da li a poco avrebbe svelato all’amico.
 
“Uh? .. Lo prendo come un invito a mettermi comodo, in attesa della tua piacevole comunicazione, mia cara..” rispose sarcastico, cercando di non farle notare il suo stato di tensione.
 
“Spero per te che lo possa essere.. A dire il vero avrei preferito che fosse  stato presente anche Larsa..”
 
“Il piccoletto? Cosa c’entra lui con questa storia..?”
 
“.. E’ stato lui ad informarmi del ritrovamento del diario..”
 
“Diario? Di che..?”
 
“Balthier…”
 
Ashe si avvicinò a lui e poggiando una mano sulla sua spalla, proseguì con cautela.
 
”Qualche mese fa, alcuni dei suoi servitori hanno ritrovato questo .. Era nello studio del Dottor Cid..” gli svelò, porgendo tra le sue mani l’agenda del padre.
 
Quel nome riecheggiò per tutta la stanza, come un boato. Il pirata ne sembrò quasi raggelato, si era improvvisamente irrigidito.
 
“Quando Larsa mi ha informato, abbiamo concordato entrambi che farlo avere a te, fosse la cosa più giusta da fare.. Dopotutto sei l’ultimo dei suoi figli ancora in vita..”
 
“Che sciocchezza… Una raccolta di vaneggiamenti e follie di mio padre.. Ammetto di esserne deluso, maestà, mi aspettavo qualcosa di più originale da voi..” sbuffò, l’uomo.
 
Cercò di contenersi ma era terribilmente urtato da quell’oggetto. Quando finalmente credeva di aver chiuso una parentesi dolorosa della sua vita, ecco che se la ritrovava nuovamente nel suo cammino.
 
“Davvero non ti importa di leggerlo..? Potresti trovare delle risposte alle tue domande..”
 
“Ho smesso di cercarle la sera in cui sono andato via di casa.. quindi no, non mi interessa sapere cosa c’è scritto in quel diario..” le rispose con durezza.  Era furibondo.
 
“Non ti credo… Qualunque cosa sia successa tra di voi, era pur sempre tuo padre.. Gli volevi bene..” cercò di farlo ragionare, lei.
 
“Cosa ti fa pensare di conoscermi cosi bene? Non ricordo di averti mai fatto questo genere di confidenze..”
 
“So di non conoscerti bene come Fran, ma nel tempo che abbiamo trascorso insieme, ho avuto modo di capire che uomo sei.. Dietro quell’aria da spaccone si nasconde un cuore sensibile..”
 
Pronunciare il nome di Fran e fargli ritornare alla mente la scena a cui poche ore prima Balthier aveva assistito, era stata una pessima scelta della sfortunata Ashe. Invece di addolcirlo era riuscita inconsapevolmente a farlo alterare ancora di più. Adesso oltre la rabbia per il padre, si era sommata anche la gelosia verso la sua partner.  La testa gli stava esplodendo.
 
“Non ci giurerei troppo, fossi in te, mia cara” ribatté aspramente, sollevandosi in piedi e dirigendosi verso il camino, deciso a lanciare il diario tra le fiamme.
 
“Pensaci almeno, prendila come la richiesta di un’amica…” lo implorò, afferrando la sua mano per impedirgli di fare qualcosa di cui sapeva che si sarebbe pentito.
 
A quella supplica disperata, decise di arrendersi. Forse aveva ragione lei dopotutto, in quel momento non era in grado pensare lucidamente. C’erano sicuramente altri mille modi più originali per sfogare la sua rabbia su quel diario.
 
“Non ti prometto nulla…” le disse infine, sbattendo il diario sul tavolino accanto a lui.
 
“E come potresti?. . sei un pirata..” scherzò lei, lanciandogli un sorrisino malizioso. Era finalmente riuscito a calmarlo.
 
Finse di ricambiare il sorriso e iniziò a scrutarla. Si era proprio data da fare per piacere al suo giudice, a considerare dalla scelta dell’abbigliamento succinto, rifletté tra sè. “Stupido, Basch! Rifiutare un bella donna che vuole infilarsi nel tuo letto”. L’idea che una perfettina come Ashe potesse avere delle fantasie erotiche galeotte, lo eccitava. Lei era cosi bella e lui era cosi stanco di continuare a parlare e pensare.
 
“E’ pericoloso, non trovi? Un pirata e una regina in lingerie..” azzardò malizioso, mentre la spogliava con lo sguardo.
 
“Ci sono decine di guardie pronte a tagliarti la testa, ad un mio urlo..” ribatté tagliente, lei.
 
Doveva ammettere che quelle attenzioni non le dispiacevano affatto. Il fascino di Balthier non passava inosservato e sapeva come far capitolare una donna ai suoi piedi, con poche mosse. Oh se lo sapeva.
 
“Oh beh, allora temo che dovremo fare piano…” la sfidò, afferrandola con una mano per un fianco e tirandola a sé.
 
Tentò di baciarla ma lo scansò, fingendo di essere indignata di fronte a tanta audacia. Adesso le sue labbra erano poggiate sul suo collo sottile. Avrebbe dovuto divincolarsi e cacciarlo via a pedate, come si atteneva a una donna del suo rango, ma non ci riuscì. Quel modo di fare cosi sensuale e passionale, le faceva perdere la testa.  La voleva e non ne faceva mistero, tutto sembrava più semplice con lui.

Con Basch invece era tutto sempre così difficile e complicato. Il suo pudore esasperato era irritante. Balthier invece poteva darle quello che voleva, anche se solo per una notte. Era disposta ad accettare quel limite in fondo, se la ricompensa era fuggire per qualche ora dalla prigione d’insoddisfazione e turbamento dove viveva relegata dai continui rifiuti del giudice.

Portò di nuovo le labbra sulle sue ma stavolta lei non si fece negare. Lasciò che affondasse la lingua nella sua bocca, intrecciandola alla propria, in un focoso bacio. Quello fu il lasciapassare delle loro inibizioni, adesso sapevano entrambi di volere la stessa cosa.
 
Avvinghiata al suo collo, lasciò che la spingesse contro il muro. Sentiva il fuoco ardere dentro di sé, al tocco frenetico delle sue mani sui fianchi. Lo afferrò per i capelli e lo baciò di nuovo, e poi ancora una volta finché lui non spostò le labbra sui suoi seni, iniziando a morderli e succhiarli. Scese di più, sollevandole la sottoveste e sfilandole le mutandine, per addentrare la bocca nella sua intimità. Lei cacciò un urlo di piacere, dimenticando per un attimo di non essere da sola nel piano. Poté sentirlo per un attimo contrarsi in un breve sorrisetto, facendola diventare paonazza in viso per l’imbarazzo. Ma non se ne preoccupò a lungo, il godimento non lasciava spazio ai pensieri.
 
Quando fu abbastanza umida, l’uomo alzo il capo e con scatto repentino sollevò le sue gambe, avvolgendole ai suoi fianchi. Lei slacciò in fretta i pantaloni, in preda al desiderio di essere finalmente sua. Non ci volle molto perché la invadesse con la sua virilità, mandandola in visibilio.
 

***

 
Era lì, oltre quella soglia. Avvertiva la sua presenza, l’aveva trovato.

Spinse lentamente la porta, schiudendola appena. Il suo udito fine aveva già intravisto più degli occhi, eppure non riuscì a trattenersi dall’osservare ciò che stava accadendo.

Lo vide avviluppato a lei, avido e vorace delle sue membra come un animale che azzanna il suo pezzo di carne.

C’era qualcosa di animalesco nel modo in cui addentava la sua pelle mentre la violava indiavolato.

Vederlo cosi in preda ai più reconditi istinti hume, la disgustava. Non era il Balthier che conosceva quello.

Non era il suo Balthier.

Un profondo sentimento di disagio e ira aveva iniziato a pervaderla. Era simile alla rabbia e voleva logorarla. Solo un’altra volta aveva provato un’emozione tanto forte e terribile e ne era rimasta terrorizzata e confusa, senza riuscire a darle un nome.

Basta, voleva andare via. Il rumore di quei gemiti era diventato assordante per lei.  Corse via, sbattendo i tacchi sulle mattonelle di marmo antico che rivestivano il corridoio.
 

Un rumore a cui lui era abituato e che avrebbe riconosciuto tra mille.
 
Balthier inclinò leggermente il capo verso la porta, non era rimasto più nessuno dietro quell’uscio, solo la sua vergogna.
 
  
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