Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Sibilla Delfica    06/06/2012    1 recensioni
Nel mio mondo esistevano tre regole importanti: la prima era, mai cedere alla tentazione, come se non l'avessi già fatto, la seconda diceva di non lasciarsi trasportare dalla passione carnale per una persona e terza mai avere rapporti con gli umani.
Naturalmente accompagnate da quelle più ovvie non uccidere e non rivelare la propria vera natura agli umani.
Non sono umano.
Sono un Angelo, la creatura più bella che esista nel intero universo, io sono la tentazione vivente per ogni umana esistente sulla terra.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stavamo camminando da ore in quel bosco incantato, sembrava di essere nell'Eden, tutto era così verde, tutto era così colorato, la temperatura era perfetta, un dolce venticello primaverile accarezzava la mia pelle, l'ansia, la paura si stava allontanando gradualmente, mi sentivo rinata.

Quel bosco era tale e quale a quello che mia mamma mi descriveva durante l'ora del racconto prima di addormentarmi, irrealmente stupendo, non mi sarei stupita se avessi trovato animali e alberi parlanti, oppure se quel luogo fosse il nascondiglio per un popolo di fate immortali.

Non potevo però evitare di sentirmi stanca, mi facevano male i piedi e avevo una fame da lupi, mi volevo fermare, ma nessuno pareva volesse darmi ascolto.

Ebbene sì, non potevamo usare il potere di Bryan per teletrasportarci nel posto voluto, il Signore si sarebbe accorto subito della nostra fuga e avrebbe saputo perfettamente dove trovarci, se invece andavamo a piedi gli avremmo complicato un po' il lavoro, ma l'onnipotente non ci avrebbe messo molto a rintracciarci.

Ecco perché Bryan mi trascinava tendomi per mano lungo le vie tortuose del bosco, cercando di non ascoltare i miei lamenti, il mio Angelo soffriva per me, ma non riusciva a disubbidire agli ordini di quel Serafino, il quale aveva ordinato di andare avanti fino a ordine contrario.

Io ero umana e avevo bisogno di risposo, di cibo, se no diventavo pazza, capivo che quel viaggio era per noi la salvezza, ma non potevo andare avanti così.

Guardavo sognante quei frutti colorati sugli alberi, quanto avrei voluto assaggiarne qualcuno, sembravano così succosi!

Puntai i piedi a terra, fermandomi bruscamente, Bryan si voltò rivolgendomi una preghiera con lo sguardo.

-Basta, devo riposare, devo mangiare, insomma non sono una creatura angelica che può camminare a oltranza senza aver bisogno di niente- urlai stravolta, la notizia che le creature angeliche potevano vivere senza dormire e senza mangiare l'avevo saputa da poco, e dal mio punto di vista era veramente un'ingiustizia .

L'espressione sul viso di Paride era indecifrabile (ormai sapevo interpretare anche quello che esprimeva il volto del nostro difensore), forse era sorpreso.

La mia forza interiore aveva colpito Paride, me lo aveva confessato usciti dalla Grotta, pensava che i dolori che avevo vissuto mi avevano portata ad essere determinata e forte a tal punto che neanche un Serafino che in teoria avrei dovuto ascoltare e ubbidire istintivamente nello stesso modo di Bryan non influiva sulle mie decisioni.

Ero per il Serafino “una creatura rara”.

-Bryan fai apparire del cibo per lei, non può mangiare alcun frutto di questo bosco è proibito, e prendila in braccio, dobbiamo andare avanti- già questa soluzione mi piaceva di più, peccato però per i frutti.

-Cosa vuoi da mangiare?- mi domandò Bryan, obbedendo a Paride.

-Un panino e una bottiglia d'acqua basteranno- dissi soddisfatta che finalmente mi avessero dato ascolto.

Bryan mi accontentò subito, ma ripartimmo all'istante, mangiai tra le braccia del mio Angelo che procedeva a passo spedito, gli avevo detto che se era un problema potevo scendere, ma Bryan aveva ribattuto dicendo che per lui ero veramente leggera e che in più non aveva bisogno di riposarsi o mangiare.

Continuammo a camminare, o per lo meno Bryan continuò a camminare, io mi rilassavo accoccolata nelle sue braccia forti, pensavo che le mie ali avessero dato fastidio invece creavano un sorta di materasso naturale.

Chissà dove stavamo andando... Paride non aveva voluto parlarne per non rischiare che qualcuno sentisse, aveva solo detto che il posto era lontano.

Il bosco pareva non finire mai, era così fitto che neanche la luce del Regno riusciva a penetrare, gli alberi però emettevano uno strano luccichio, ogni cosa dentro quel Regno pareva brillasse.

Gli alberi verdi mi sfilavano davanti, ero veramente stanca, sbadigliai, e piano piano la mia vista si appannò le palpebre si chiusero e mi addormentai.

Sognai mia madre, per la prima volta da quando l'avevo persa, probabilmente anche il mio inconscio si rifiutava di ricordarla per non soffrire troppo.

Era in quel bosco con me, ma non era umana, era un bellissimo Angelo vestito con una veste d'oro, i suoi lineamenti, i suoi capelli castani e i suoi occhi azzurri che aveva ereditato mia sorella non erano cambiati.

-Amore- la dolce melodia della sua voce avvolse l'aria.

-Si mamma sono qui- calde lacrime scorrevano sulle mie guance.

-Devi promettermi che non ti farai male durante questo viaggio, io veglio su di te bambina mia, ti voglio bene, mi raccomando stai attenta e fidati del tuo cuore- disse questo e sparì nel nulla, corsi fino dove un minuto prima c'era mia mamma, ma naturalmente non c'era niente.

Mi destai dal sonno, ero molto scossa, quel sogno era stato molto realistico.

Sbattei le palpebre, poi le spalancai.

Mia mamma mi mandava un messaggio? Era veramente lei? I miei pensieri vennero interrotti dalla voce del mio Angelo.

-Buongiorno bella addormentata- mi disse con il sorriso sulle labbra Bryan, uno di quei sorrisi che riusciva a calmarmi,ma niente riusciva a liberarmi dell'immagine di mia mamma, quelle poche parole che mi aveva detto risuonavano ancora nelle mie orecchie prepotenti.

Mi accorsi a mala pena che eravamo fermi, eravamo arrivati? -Hai dormito ben dodici ore, eri stanca!- continuò Bryan mantenendo il sorriso, in effetti sentivo i miei muscoli intorpiditi per effetto del lungo sonno.

-WOW- riuscii solo a dire sorpresa della mia lunga dormita, ma forse mi serviva proprio.

-Siamo fuori dal bosco, il panorama per te da qui deve essere molto suggestivo- parlava Paride con il suo solito tono di voce distaccato e freddo.

La curiosità era troppa, quindi mi feci mettere giù da Bryan, e mi accorsi che il bosco era alle nostre spalle e che noi eravamo su una collina.

Il panorama era fantastico una strada piena di tornanti e curve dorate portava ai piedi della collina, lì si poteva vedere uno strano luccichio diverso da quelli già incontrati.

Tutto era circondato dal prato verdissimo, il colore della speranza, e da migliaia di specie diverse di fiori tutti con una caratteristica in comune il colore azzurro intenso.

Bryan e Paride mi lasciarono ammirare quello spettacolo senza disturbarmi per alcuni minuti.

-Dobbiamo percorrere quella strada?- domandai.

-Certo- confermò Paride dietro di me.

-Cosa aspettiamo? Andiamo!- Affermai io, felice di aver attraversato quella strada stupenda.

-Giada vuoi che ti prenda in braccio?- mi chiese Bryan mettendosi davanti a me e accarezzandomi lievemente una guancia.

-No, voglio camminare- non obbiettò la mia decisione, mi prese per mano e cominciò incamminarsi lungo quella strada dorata che non sapevo ancora dove ci avrebbe condotto.

L'immagine di mia mamma continuava a popolare i miei pensieri, era lei che voleva parlare con me?

Ma la domanda principale era perché? Lasciai stare questi strani pensieri e non chiesi niente ai miei compagni... Sicuramente era soltanto uno stupido sogno...

  
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