Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Ryo13    06/06/2012    8 recensioni
Erin Knight ha un solo obiettivo nella sua vita: da quando ha perso lo zio Klaus, ucciso dall'uomo che amava, non vive che per trovare colui il quale possiede il potere complementare al suo, ovvero quello di manovrare il tempo. Tuttavia la sua missione è ostacolata da Samuel Lex — adesso capo dei ribelli e conosciuto col nome di 'Falco' — e dai capi dell'esercito reale che la osteggiano, minacciando la sua carica di Luogotenente. Unica donna in un mondo di uomini e senza alleati, sarà costretta a forgiare nuove alleanze in luoghi inaspettati...
❈❈❈Storia in revisione ❈❈❈
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 02 - Convocazione
 

«Cosa diavolo ti è saltato in mente?»

La voce del comandante rimbombò per la stanza costruita interamente in pietra. Mi fissava accigliato, la classica occhiata che diceva che le cose si erano decisamente messe male ed ero immersa nella merda fino al collo. Aspettava una risposta nonostante il tono retorico della domanda.

«Abbiamo sentito delle voci secondo cui il nostro uomo era nelle mani del Falco. Dovevamo accertarcene. Era solo il modo più veloce.»

«No! È stato il modo più avventato e sconsiderato! Non ti ho insegnato nulla in tutti questi anni?»

«Sì, Raafael, ma io dovevo…»

«No, tu non dovevi, Erin... tu volevi, è diverso! E hai messo a repentaglio i tuoi uomini per un buco nell’acqua! Credo proprio di doverti togliere il comando della squadra, così non ci siamo affatto!»

«Ma…»

«Niente ma. Qui comando io e questo è un ordine!»

Mi fulminò con un’occhiata. L’espressione mi era del tutto familiare perché era la stessa che usava per mettermi in riga negli ultimi sei anni, esattamente dalla la morte dello zio Klaus quando avevo vent’anni. Prima di allora era stato lui il mio maestro: mi aveva addestrata nell’arte della spada, insegnandomi tutti i segreti dell’arte guerriera. 

A nessuna prima di me era mai stato permesso di allenarsi con gli uomini, meno che mai era stato accordato il privilegio di fare parte dell’armata a difesa di sua maestà. Ma io ero un’eccezione: la mia capacità di rallentare lo scorrere del tempo mi donava una velocità che nessun essere umano comune avrebbe potuto eguagliare, tantomeno battere. Ero pericolosa anche senza l’impiego della mia dote, ovviamente, tuttavia usandola diventavo semplicemente imbattibile.

Raafael era ancora intento a fissarmi col volto granitico. Subii quello sguardo in silenzio fin quando non decise di parlare ancora.

«Avrebbe potuto catturarti. Che avresti fatto se ci fosse riuscito?»

«Sai che mi lascia sempre andare.»

«Maledizione, Erin, questo non è un fottutissimo gioco! Può stringere il pugno con te quando vuole! Non possiamo rischiare che ti catturi. È già un azzardo che il re ti lasci scorrazzare libera per tutto il regno, senza contare la tua partecipazione alle missioni dell’esercito. Non puoi rischiare te stessa ogni volta che te ne viene lo schiribizzo!»

Le sue parole mi fecero contrarre il muscolo sotto l’occhio.

Replicai tra i denti: «Non potete tenermi chiusa in una torre. Non lo accetterei mai! Devi accettare il fatto che non sono la principessina che deve essere difesa dal drago cattivo, Raf!».

Ripresi fiato, cercai di trattenere la collera che mi ribolliva dentro.

«E poi io non sto scherzando affatto. Il fatto che tu pensi che per me sia un gioco, mi offende. Ho speso sei anni della mia vita in questa ricerca. Ogni indizio è fondamentale, ogni voce, se voglio venire a capo di qualcosa, dannazione! Io devo trovarlo. Ormai è al di là della mia volontà: significa tutto per me!»

«E non hai pensato all’incolumità dei tuoi uomini? Ti sono stati affidati.»

«Oh, certo! Lo sanno tutti che mi hai concesso un manipolo di inetti per farmi stare buona. Credi che sia un’idiota? Il più forte di loro potrei batterlo a occhi bendati.»

Il tono della discussione si era acceso tanto che avevo il viso in fiamme per l’irritazione.

«Quando mi assegnerai degli uomini valenti, che ci sappiano fare? Con tutto il rispetto per questi, ma sono ancora ragazzini. Diavolo, il più grande non ha ancora vent’anni!»

«Tu a vent’anni eri un valido elemento.»

«Io ho cominciato ad allenarmi all’età di sei anni. Mi ha addestrato Klaus, te ne ricordi?»

«Come dimenticarlo?»

Il silenzio piombò tra noi e per un momento non si udirono che i nostri respiri.

«Penso che dovresti smettere di cercarlo. Potrebbe anche non esistere la persona che cerchi...», commentò con voce smorzata. Era un argomento che avevamo già trattato.

«So che esiste. Deve esistere perché io esisto, no? Tutte le leggende parlano di una coppia di bambini: sempre un maschio e una femmina. Affini in qualche maniera. Non posso essere sola a questo mondo…»

Lo sguardo di Raafael mutò impercettibilmente.

«Ascoltami, Erin. So che ti senti sola… Klaus era l’ultimo membro della tua famiglia in vita e per te è stato un duro colpo perderlo. Ma non risolverai niente buttandoti sconsideratamente tra le braccia del tuo nemico. Il Falco finora ha giocato, ma nulla impedisce che prima o poi non cambi atteggiamento… ha un carattere mutevole. So che cerchi vendetta, ma…»

«Non è solo questo!», sbottai sulla difensiva. «Non è solo perché Samuel ha ucciso mio zio, Raf! Potrei essere in grado di cambiare le cose… io potrei…»

«Non sono sicuro che sia possibile, Erin. In fin dei conti, anche i tuoi poteri hanno dei limiti. Cosa può cambiare se esistesse un'altra persona come te?»

«Cambierebbe molto. Lo so, lo sento

Detto questo gli voltai le spalle e mi precipitai fuori dalla sala grande. Avevo bisogno di prendere un po’ di aria e di pensare lontano dalla pressione continua cui mi sottoponeva il mio comandante.

Mentre camminavo a passo svelto tra i corridoi del palazzo delle guardie, continuavo a ripensare agli eventi della notte precedente.

Mi ero prontamente organizzata alla soffiata sulla presunta presenza di un uomo che governasse il tempo come me: dovevo verificare la voce e strappare l’individuo dalle avide mani del Falco, se si fosse rivelata fondata.

Avevo portato con me i miei uomini: una squadra composta da una dozzina di persone, per penetrare nel covo nemico e combatterlo in caso di necessità.

Ripensando a ogni scelta compiuta, conclusi che non avrei potuto agire diversamente e che avevo fatto tutto per il meglio, con cognizione di causa.

Contrariamente alle accuse di Raafael, non avevo agito per l’impulso di una ragazzina ferita: ero stata all’altezza di qualsiasi altro luogotenente scelto.

Purtroppo, una volta penetrati nella fortezza nemica, avevo percepito che qualcosa non andava: c’era stata troppa quiete, nessuna efficace resistenza.  Pur ipotizzando una trappola, non mi ero fatta fermare: potevamo anche essere attesi dai nostri nemici, eppure il dubbio che l’esca usata per attirarmi esistesse andava comunque verificata. Non potevo permettere di lasciare nella mani di Samuel l’uomo che cercavo da anni.

Alla fine avevo scoperto che erano stati proprio il Falco e i suoi uomini a diffondere la diceria, sperando che abboccassi.

«Avevo voglia di vederti, mia cara», aveva dichiarato con un ghigno Samuel quando gli avevo chiesto perché mi avesse voluta attirare in quella stupida trappola. «E perché mi annoiavo troppo.»

Dando l’ordine ai suoi uomini di ingaggiare la battaglia, aveva ottenuto il suo divertimento. Trattava ogni scontro come fosse uno speciale teatrino allestito apposta per lui, non badando a chi poteva perdere la vita nella lotta. Era una delle cose che non sopportavo.

«Tutti prima o poi muoiono», aveva decretato anni prima, quando gli avevo rinfacciato la sua totale indifferenza nei confronti della vita altrui. E io, avvilita dagli sforzi della lotta e afflitta dal dolore della perdita dello zio, gli avevo urlato perché non si decidesse a uccidere anche me, visto che per lui eravamo tutte pedine dei suoi stupidi giochi.

Non mi aveva risposto – non lo aveva mai fatto a quella domanda – ma sapevo che non poteva uccidermi semplicemente perché mi desiderava troppo. Probabilmente era anche affascinato dalla sfida che costituivo: sarebbe mai riuscito a conquistarmi nonostante l’odio che nutrivo per lui?

Non avrei dovuto essere sorpresa dalla sua arroganza e sfrontatezza, eppure non riuscivo a capacitarmi che ci provasse davvero. Era assurdo pensare che potessi veramente perdonargli il tradimento della fiducia che io e mio zio avevamo riposto il lui, nonostante il suo carattere così ombroso.

I piedi battevano sempre più pesanti sul pavimento di pietra: ero quasi arrivata a uscire dal palazzo per prendere qualche boccata d’aria fresca e schiarirmi le idee.

Giunta alla torre sud, uscii nel balcone esterno: da lassù potevo ammirare un panorama mozzafiato anche se ero troppo inquieta per farlo.

La capitale del regno di Orvo, che ospitava la corte del re Gustav, si chiamava Norvo. 

Non avevo vissuto sempre qui, mi ci ero trasferita dopo la morte dello zio, seguendo il nuovo comandante, Raafael, e per entrare ufficialmente nelle fila della guardia scelta del re.

Non avevo mai guardato particolarmente alla struttura dell’agglomerato urbano, pur conoscendola ormai a fondo a causa dei turni per le ronde: ora, affacciata su quella vertiginosa altezza, mi riempivo gli occhi della vista stupefacente delle abitazioni popolari ai margini dell’orizzonte che si ammassavano le une sulle altre, senza un apparente ordine. Man mano che si procedeva verso l’interno, nella zona attorno alla reggia, le case si facevano più grandi, curate e sfarzose: le residenze nobiliari.

I pensieri tornarono prepotenti alle considerazioni sulla missione.

Dopo l’accerchiamento, avevo dato l’ordine di combattere per aprirci un varco e fuggire. Usando i miei poteri per limitare i danni sui miei uomini, ci eravamo spinti fino a uscire dalla sala; quando fui prossima all’esaurimento delle energie, avevo gridato a tutti di fuggire. Confusi e spaventati, mi avevano dato ascolto persino quando fummo costretti a dividerci a un bivio.

Forse non era stato molto onorevole da parte loro lasciarmi indietro, ma io mi ero impedita di sentirmi ferita da quell’abbandono: innanzi tutto, ero stata io a cacciarli in quella trappola; in secondo luogo, ero il capo, responsabile per loro. Ma c’era un altro motivo che mi impediva di soffrire per la mancanza di lealtà ed era che io per prima non avevo dato loro la necessaria fiducia.

Ero sempre stata diffidente, non avevo mai fatto affidamento sui miei uomini: da un lato erano davvero immaturi e poco esperti per affidare loro la mia vita incondizionatamente, ma c’era soprattutto il fatto che non concedevo fiducia a nessuno dalla notte del tradimento di Samuel, guardia scelta del re e stimato allievo dello zio Klaus.

Avevo conosciuto Samuel molti anni prima di quel tragico momento, quando ero ancora una ragazzina goffa e impacciata che voleva a tutti i costi rendere orgoglioso lo zio, imparando a combattere come un maschio.

Allora avevo solo provato fastidio nei confronti del ragazzo che non faceva altro che stuzzicarmi, facendomi infuriare e fallire negli allenamenti.

Samuel si divertiva a punzecchiami senza sosta e io reagivo a ogni sua parola, interpretandola come gesto di sfida.

Solo col tempo quell’antipatia si era riluttantemente trasformata in ammirazione per i suoi ottimi risultati, per la sua forza e per la sua tenacia.

A un certo punto avevo dovuto convivere col fatto che i miei ormoni mi mandassero in tilt ogni volta che lo scorgevo a petto nudo e ricoperto di sudore, dopo un allenamento. Un languore strano e mai provato mi accendeva ogni volta che i suoi muscoli guizzavano sotto lo sforzo intensivo, immaginando che quelle braccia potessero avvolgersi attorno al mio corpo e io potessi assaggiare il gusto salato della sua pelle alle base del collo, dove gli pulsava il sangue. Quel suo modo di sorridere beffardo, inoltre, costituiva una sfida che non avevo mai vinto mentre la mia femminilità bramava con ardore di piegare la sua forza al mio servizio, facendolo impazzire di desiderio.

E così era stato: lo avevo avuto per me, il perenne ghigno rimpiazzato da uno sguardo di fuoco che gli rendeva severi i tratti. Per un breve attimo non erano esistiti più orgoglio, rivalità o sfrontatezza: le sue mani avevano persino tremato quando mi aveva toccata, e quel tremore si era esteso a tutto il corpo, alla fine.

Poi aveva rovinato tutto, infrangendo ogni muta promessa per qualcosa di più oscuro: il potere.

Ero quasi impazzita al ricordo delle sue mani che mi carezzavano la schiena, quando le avevo viste ricoperte del sangue di Klaus. Tutto l’amore che potevo mai aver provato per lui si era tramutato all’istante in un odio senza pari, che mi aveva spinto a giurare vendetta.

Una vendetta su cui, da allora, avevo lavorato ma che non avevo ancora ottenuto.

Alla frustrazione delle ripetute sconfitte, si aggiungeva anno dopo anno, la desolazione della solitudine, il rimpianto del tradimento.

Allontanati tutti, non avevo più permesso a nessuno di avvicinarmisi: non ero più disposta a soffrire quel dolore, né volevo rischiare di perdere me stessa, e meno che mai fallire la mia missione.

Ora vivevo solo per esaudire l’ultimo desiderio di mio zio: trovare l’uomo che possedeva il potere complementare al mio, grazie al quale avrei potuto accedere a un livello di potere superiore.

Avremmo potuto essere in grado di avvolgere le spire del tempo fino ad annullare il presente, per tornare indietro e porre rimedio all’irreparabile.

Sospirai, dubbiosa di riuscire nell’impresa: da sei anni girovagavo in cerca di un indizio, ma le piste si erano esaurite da tempo. Non avevo nessun punto di riferimento dal quale partire per poterlo rintracciare.

Forse Raafael non aveva tutti i torti: in fondo, anche le leggende potevano essere sbagliate, come lui aveva continuato a ripetere.

Una folata di vento mi fece rabbrividire: mi resi conto di essere esposta al freddo da troppo tempo: nonostante fossimo alla fine dell’estate, di notte tirava un'aria piuttosto gelida.

Tornata ai miei alloggi, ebbi il tempo di mettere qualcosa nello stomaco prima di addormentarmi spossata.

 

Il giorno successivo, al termine di un bagno caldo, un paggio mi portò in camera un foglietto sigillato. Aprii la lettera e lessi per qualche minuto le poche righe che conteneva.

«Di cosa si tratta, mia signora? Avete l’aria preoccupata», domandò l’ancella che mi stava aiutando a rivestirmi dopo l’immersione.

«È una convocazione del consiglio», risposi laconica.

«È una brutta cosa?»

«Non saprei.»

Ma dopo il fallimento della mia spedizione, sarebbe stato sciocco non ritenere quella convocazione una notizia men che buona: Raafael aveva accennato al fatto di volermi togliere il comando della mia squadra, anche se ero fuggita via prima di approfondire la questione.

Avrei dovuto andare a vedere di che cosa si trattava.

«Cosa volete indossare, mia signora?»

«Credo sia opportuno indossare qualcosa di formale. Metterò la divisa rossa, Marien.»

«Come desiderate», disse, defilandosi in cerca dell’abito adatto.

Mi strinsi inquieta al telo di lino: era inutile crucciarsi, entro poche ore avrei scoperto il motivo di quella riunione, e soprattutto saputo cosa ne sarebbe stato della minaccia di Raafael di togliermi il comando dei miei uomini.

 
 

_________________________________________

NOTE:
Ciao a tutti! Siamo ancora all'inizio della storia ma ho cercato di dare abbastanza punti fermi per far capire più o meno come stanne le cose, i punti principali e soprattutto in che mondo agiscono i personaggi. Però chiaramente ancora non si è detto abbastanza, le idee sono tante e non sempre è facile organizzare tutto su "carta" xD Spero che presto qualcuno commenti per dirmi le impressioni che ha avuto da questi primi due capitoli per potermi orientare e correggere se ce ne fosse di bisogno ^^
Sappiate, in ogni caso, che ho già pianificato gran parte della trama quindi nulla è lasciato al caso xD Se ci saranno discrepanze di sorta saranno degli errori involontari che correggerò ogni volta che mi saranno portate all'attenzione da qualcuno o se me ne accorgo da sola *w*
Spero che la lettura possa coinvolgervi, anche se mi rendo conto che ancora non si è passati all'azione vera e propria, ma è comunque necessario lanciare della basi da cui far sviluppare la trama, se no si rischia di perdercisi *v*
Beh, che dire? Fin ora ho presentato solo Samuel e Raafael dei protagonisti maschili, ma è solo una questione di tempo prima che entri in scena anche qualcun altro! ;)
Un bacione a tutti, Rita <3
   
 
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Ryo13