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Autore: MartinaPausiniCullen    06/06/2012    2 recensioni
Tutti abbiamo letto e ci siamo appassionati alla saga Twilight, quella raccontata da Bella, che ci ha fatto sognare... ma se invece provassimo a vederla dal punto di vista di Edward?
Penso che la cosa cambierebbe.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Twilight
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Capitolo 10: Alice.

Dopo aver proposto a Bella di andare insieme a Seattle il sabato seguente, entrai a scuola felice del suo 'si'  e mi recai alla lezione di spagnolo dove mi aspettava Alice.
Sapevo che voleva chiaccherare un pò, in quest'ultime settimane non ho avuto molte occasioni di mettermi a parlare con i miei fratelli, mi dispiaceva e sapevo che Alice era quella che ci stava più male.  E' sempre stata una gran curiosona, poi si è affezionata a me fin dalla prima volta che mi ha visto.  Sapeva che oltre a Jasper doveva arrivare un "fratello" per lei.  Ed ecco, quando ha scoperto la mia famiglia ha trovato anche me.
I suoi pensieri erano eccitati, voleva sapere per filo e per segno tutto ciò che era successo in queste settimane, anche se grazie alle sue visioni sapeva la maggior parte delle cose.
Entrai nell'aula con il sorriso da ebete innamorato stampato in faccia e mi avviai verso il banco dove era seduta Alice, vicino a lei c'era una sedia libera.
-Signorina posso accomodarmi qui oppure aspetta qualcuno?- scherzai.
-Ummm, si qualcuno lo aspettavo ma va bene si sieda tranquillamente qui!- mi rispose con altrettando entusiasmo.
-Ciao Alice.-
-Ciao Edward.  Aspettavo che arrivasse quest'ora da una settimana, da quando ho avuto la visione che avresti scambiato volentieri qualche parola con me nell'ora di spagnolo.  Mi devi raccontare tante cose, sai?- disse sorridendomi.
-Scusami se non ti ho calcolato per niente in questi giorni, ma davvero, avevo altro per la testa.  Mi farò perdonare, promesso!-
-Si, già, mi sono accorta che avevi qualcos'altro in testa.... o qualcun'altro che si chiama Bella.- disse facendomi l'occhiolino.  -Sono certa che troverai un buon modo per farti perdonare e io già ti ringrazio per il bel regalo che mi farai!- aggiunse tutta felice. Ed ora che aveva visto? o.O
-Alice, non potresti darmi un piccolo indizio? Anche perchè fino ad ora non mi era passata nemmeno per l'anticamera del cervello l'idea di farti un regalo.- dissi sincero.  Non pensavo dovessi farle un regalo per farmi perdonare per averla trascurata.  Lei anche lo fa spesso ed i regali mica me li fa!
-Grazie per la considerazione, eh! Niente indizi, troverai tu il regalo giusto nel momento giusto. Ma ora basta parlare di questo.-.
Sapevo che voleva una descrizione dettagliata di tutto ciò che era successo in queste settimane, la ragione per cui ero così misterioso e taciturno, e anche perchè avessi sempre quel sorrisetto sulla faccia. 
-E va bene. Da dove vuoi che cominci?- chiesi, non sapevo davvero da dove partire.

-dall'inizio fratellino.- disse. Risposta ovvia, me la dovevo aspettare da Alice.
La professoressa di spagnolo si era accorta che da quando era entrata io ed Alice non avevamo fatto altro che parlare.  Appena iniziai il mio lungo racconto mi interruppe subito: -Senor Cullen, no es el momento de hablar esto! Estamos aquì por estudiar no por jugar con nuestros companeros o nuestros hermanos! Hablais en casa vosotros!-  ci disse rimproverandoci.  Non aveva tutti i torti: se siamo fratelli abitiamo nella stessa casa, li di tempo ne abbiamo per parlare.  Ma la professoressa non sapeva che però io ultimamente a casa non c'ero mai e quando c'ero ero sempre perso nei miei pensieri e non parlavo con nessuno.
Ma io e Alice non rinunciammo alla nostra conversazione, parlammo a bassa voce, anzi sussurravamo e andavamo veloci, in modo che nessuno potesse nè vederci nè sentirci e funzionò alla grande.
-Con un'ora anche di meno ce la facciamo a dirci tutto?- chiesi.  Sapevo che aveva da dirmi anche lei delle cose.
-Si, mi pare di si.- disse, ma non ne era certa. -Raccontami di quella notte... quando sei andato a casa sua la prima volta.-
-Ah.  Sicura di volerlo sentire? Sarò parecchio sdolcinato nel racconto.- la avvertì.  Mi fece di si con la testa e intanto mi minacciava con i suoi pensieri.  -Beh... sono andato li solo per assicurarmi che stesse bene, comunque la mattina aveva avuto un incidente.  Ero eccitato dall'idea che dovessi rivederla.  Per mia fortuna ho trovato la finestra della sua stanza aperta e quindi sono entrato come un ladro, zitto, attento ad ogni minimo movimento. Avevo paura che fosse sveglia o roba del genere, invece lei dormiva tranquillissima.  Mi ha colpito però quell'odore intenso di lavanda, un pò di meno delle prime volte, ma dentro quella stanza abbonda.  Mi bruciava la gola, la tentazione di assaggiarla era sempre più forte.  Ma mi resi conto di riuscire a sopportarlo, perfino ad ignorare quel profumo.  Bastava solo che mi concentrassi su qualcos'altro, qualsiasi cosa.  Mi guardai attorno, la camera è piccolina, ha un piccolo spazio per studiare, pareti piene di foto e poster, un letto, un piccolo armadio con un comodino e qualche oggetto della sua infanzia.  Lo stretto necessario.  Poi però iniziai a fissarla e a fantasticare.  E' bellissima anche quando dorme, quando è spettinata.  Mi sono accorto anche di alcuni tratti del suo corpo a cui non avevo fatto molto caso a scuola.  Parla molto nel sonno. La cosa che mi ha stupito di più è che ha pronunciato il mio nome, una volta ha anche detto "Edward non andartene" come se sapesse che io ero li, accanto a lei, ad osservarla. Ovvio che non l'avrei lasciata. Mai. E li ho capito di amarla.- dissi, concludendo la parte più grande del mio discorso. -la prima volta si è anche svegliata, ha aperto gli occhi, ma ho avuto il tempo di andarmene e farle credere che mi avesse solo sognato.  Menomale che ho colto l'attimo, mi stavo perdendo nei suoi occhi, di nuovo. Ho rischiato grosso.-
-oh wow!! che romanticonee!!- esclamò lei: -.. e da quel giorno Edward Cullen si presentò tutte le notti a casa Swan solo per vederla dormire!- 
-Giusto.- dissi. -E poi adesso esce fuori la storia del ballo di primavera, sta rifiutando qualsiasi invito di qualsiasi persona dicendo che quel sabato andrà a Seattle.  Ed io spinto dal mio istinto protettivo nei suoi confronti le ho proposto di andare con me a Seattle.  Sono un cretino, lo so.- dissi. In effetti...
-Tu e lei a Seattle? Cosa? Non riesco nemmeno a prevedere niente, ma sei scemo o cosa? Stai perdendo proprio la testa per lei.- disse.  Mi aveva colpito il fatto che non riuscisse a prevedere niente, ed io che volevo parlarle solo per sapere come doveva andare quella giornata! Speriamo che le arrivano altre visioni con il passare dei giorni...
-Ci parli di nuovo? Oh, meglio così!- disse lei, archiviando il discorso di Seattle. -Sono davvero contentaa!!-
-Si, non posso costringermi ad evitarla.  Sò che lei così è più a rischio, ma io davvero non posso starle lontano.-
La lezione stava per terminare, avevamo poco tempo ancora per dirci le ultime cose.
-Perchè sei andato a caccia da solo stanotte?- mi chiese.  Si, strano da parte mia.  Mi ero caricato e poi sono andato subito da Bella.
-scusami, avevo bisogno di star da solo. E poi sono andato da Bella.- dissi
-scuse accettate. A proposito, oggi niente lezione di biologia. Si parla di gruppi sanguigni.  Meglio che lasci perdere.- disse. 
-Ok grazie, non era proprio il caso.  Un'ultima cosa: che ne pensi se dopo "pranzo" da solo con Bella?- si, quest'idea mi frullava da stanotte in testa. Volevo scoprire di più su di lei.
-Ah, si, ho visto prima.  Andrà bene.  Ma sta attento a come parli, noi ti terremo d'occhio.- disse.  
In quel momento suonò la campanella.  Tempismo perfetto.  Raccolsi le mie cose, salutai Alice e mi avviai alla prossima lezione, contento di aver parlato con qualcuno.

  
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