Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Nico    24/12/2006    9 recensioni
Quando il Natale arriva, e la magia è nell'aria, porta doni inaspettati. E quale luogo è migliore di Hogwarts per assaporarne tutto il gusto?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ecco il mio piccolo contributo all'atmosfera natalizia che si respira ormai da un po' su EFP.
E' una storia senza pretese, che mi è passata per la mente all'improvviso e che mi sono divertita a scrivere. Prendetela per quello che è, una piccola favola di Natale che si svolge durante il sesto anno, ma che non ha nulla a che vedere con le vicende del libro. Come sempre, i commenti sono più che bene accetti, quindi, arrivati alla fine, se cliccherete sulla frase verdina che dice “vuoi lasciare un commento?”, bèh, sappiate che avrete reso una persona un po' più felice.
Direte: “ti accontenti di poco!”
ok, si, di molto poco! Quindi....
Ah, dimenticavo....BUON NATALE A TUTTI!

Santa Claus is coming to Hogwarts

La torre di Grifondoro era animata dalle voci e dagli schiamazzi di tutti gli studenti che si preparavano a lasciare la scuola in vista delle vacanze natalizie.

Come di consueto, pochi ragazzi sarebbero rimasti a popolare le stanze e i dormitori di Hogwarts, e tra essi, quell'anno, ci sarebbero stati Harry Potter, i suoi inseparabili amici, Ronald Wesley ed Hermione Granger, e la sua ragazza, Ginny Wesley.

Non era la prima volta che decidevano di non tornare a casa, seppure negli ultimi anni era nata la consuetudine di trascorrere le feste alla Tana, in compagnia di tutta la chiassosa famiglia.

Quell'anno, però, rimanere non era stata una loro scelta.

Molly ed Arthur Wesley sentivano la nostalgia di Charlie, il suo lavoro di allevatore e addestratore di draghi lo teneva lontano da casa ormai da molti mesi, e solo raramente, nel corso degli anni, era riuscito a far visita ai genitori.

Minerva McGranitt, direttrice della casa di Grifondoro, entrò dal buco coperto dal ritratto schiarendosi la voce. “Eh - ehmm...tutti i ragazzi che torneranno a casa per le vacanze sono pregati di scendere, le carrozze aspettano nel cortile. Seguitemi, per favore”, ordinò , girando sui tacchi e scomparendo di nuovo al di là del ritratto. Sapeva che non ci sarebbe stato alcun bisogno di controllare, raramente qualche Grifondoro aveva disobbedito ai suoi ordini, e i tre più riottosi, quell'anno, non se ne sarebbero andati.

La sala cominciò lentamente a svuotarsi, e il chiacchiericcio che riempiva l'aria si trasformò presto in un brusio, per poi dileguarsi in lontananza e sparire completamente dietro l'ultimo studente.

Finalmente!”, esclamò Ronald Wesley, sdraiandosi lungo disteso sul divano cremisi sistemato davanti al camino e godendo dello spazio ritrovato. “Senza tutti quei mocciosi si sta meglio, no?”

Hermione Grenger lo guardò con cipiglio severo. “Sei anni fa anche tu eri un moccioso, Ron, e non saresti stato affatto contento di sentire uno studente più grande chiamarti in quel modo!”

Rilassati Hermione, lo sappiamo tutti che ci chiamavano in modi molto peggiori! E poi siamo rimasti quattro gatti, manda in vacanza la tua spilla da Prefetto!”, rispose lui, incrociando le braccia dietro la testa.

Forse è la tua, di spilla da Prefetto, ad essere in vacanza da troppo tempo, Ronald! Non so come Silente abbia potuto riconfermarti l'incarico, visto il tuo scarso impegno....”

Oh, insomma! La finite voi due? Nemmeno a Natale potete dichiarare una tregua? Scommetto che anche Tu Sai Chi è un po' più gentile con i suoi Mangiamorte!”, esclamò esasperata Ginny Wesley.

Harry Potter la stava abbracciando, e nascondendo il viso dietro la sua spalla cominciò a ridacchiare.

Harry, finiscila anche tu! Non c'è niente da ridere, questi due sono insopportabili!”, sbuffò Ginny.

Harry, con qualche sforzo, riuscì a calmarsi e guardò prima Ron, che continuava a stare sdraiato sul divano, poi Hermione, che ora fissava il fuoco con sguardo truce. “Si, ragazzi, Ginny ha ragione. Fatecelo come regalo di Natale, ok? Bandiera bianca fin dopo le feste”.

Cadde il silenzio sulla sala comune, in attesa del verdetto. “Ok”, disse Hermione alla fine, “e poi, in ogni caso, parlare con lui è inutile, tanto fa sempre quello che vuole”.

Forse perchè non sono il tuo burat....”, tentò di replicare Ron, ma l'occhiata assassina di Ginny lo fece desistere. “Oooh, va bene!”, sbuffò.

Hermione si spostò da davanti al camino e si sedette su una poltrona libera. “E ora?”, pensò. “Come farò a non litigare con Ron per una settimana intera?!”

Lui era lì, ad un metro da lei, e sembrava così bello, e le sue labbra avevano un aspetto così invitante.... litigare con lui era l'unica cosa che riusciva a trattenerla dal fare quello che non avrebbe dovuto fare.

Scrollò il capo, tentando di liberarsi da quei pensieri per sostituirli con altri più innocui.

Harry, non hai mai pensato che Babbo Natale possa esistere davvero?”, disse, all'improvviso.

Harry la guardò stupito, grattandosi la testa. “No, non ci ho mai pensato. Cioè, da piccolo, per un pò, ci ho creduto, ma poi Dudley mi ha detto che non esisteva, che erano i genitori a fare i regali. Una volta mi ha costretto a nascondermi con lui e abbiamo visto zia Petunia e zio Vernon che mettevano i suoi sotto l'albero.”

Cos'è Babbo Natale?”, domandò Ginny, curiosa.

E' un vecchio grassone vestito di rosso, con la barba bianca e un sacco in spalla, che dovrebbe portare regali ai bambini babbani”, rispose Ron, mettendosi seduto.

E tu come lo sai!”, chiese Ginny, guardandolo stupita.

Quando ero piccolo, un anno, in questo periodo, andai a Londra con papà e vedemmo un tizio vestito in quel modo per la strada. Ce ne sono tanti, in giro! E papà mi ha spiegato che i bambini babbani credono che quello vero arrivi con una slitta volante trainata da renne, la notte della vigilia, portando doni. Che cavolata!”

Ron!”, esclamò Hermione.

Che c'è! E' una cavolata, no? O ci credi ancora!”, esclamò lui.

Lei arrossì. “No...cioè, è da tanto che ho smesso di crederci ma..... se esiste la magia, perchè non potrebbe esistere anche Babbo Natale?”

La magia è un'altra cosa! Quella è... quella è nell'aria, è dentro di noi, tutt'attorno a noi!”, disse Ron.

Io lo so, tu lo sai...tutti, qui, lo sappiamo, ma solo perchè siamo maghi! I babbani, per esempio, non la possono sentire, quindi, per la maggior parte di loro non esiste! Io e Harry, per esempio, pensavamo che non esistesse fino a che non abbiamo ricevuto la lettera. Per cui, se esiste la magia, perchè non può essere lo stesso anche per Babbo Natale?”

Bèh, in effetti Hermione non ha tutti i torti...”, accennò Harry, a bassa voce. “Io, per esempio, ho sempre ricevuto un regalo per Natale. Cose semplici, certo, ma sono sicuro che non provenivano ne da zia Petunia ne da zio Vernon”.

E non ti sei mai chiesto chi fosse a portarli?”, chiese Ginny.

Eccome! Ero sicurissimo che fosse Babbo Natale, poi, però, dopo la cosa di Dudley, ho iniziato a pensare che fosse la signora Figg a lasciarmeli. Era l'unica persona adulta con la quale avessi a che fare e che non mi detestasse, dopotutto! Però ora che Hermione mi ci fa pensare....”

Ma fatemi il piacere! Siete tutti andati fuori di testa?”, sbottò Ron. “Da Hermione posso aspettarmele, certe cose, è intelligente, ma sappiamo come sono le ragazze, a volte! Amano credere a certe stupidaggini! Ma anche tu no!”

Ah si? Io crederei in stupidaggini, allora?! E' questa tutta la considerazione che hai di me, Ron?!”, esclamò Hermione, scattando in piedi. “Sei uno stupido insensibile!”, gridò, e voltandosi sparì di corsa su per le scale che portavano al dormitorio delle ragazze.

Hermione!”, gridò Ron, tentando di fermarla senza successo.

Sei il solito idiota, Ron, te lo devo dire!”, lo rimproverò Ginny.

Lui guardò Harry in cerca di supporto, ma il ragazzo scosse il capo. “Mi sa che ha ragione Ginny, amico”

Ma io non volevo...è lei che crede....”, farfugliò Ron, rosso in volto.

Come fai a non capire che per Hermione quello che dici e pensi di lei è più importante di...”. Ginny si bloccò all'improvviso.

Più importante di cosa?”, chiese Ron.

Lascia perdere!”, esclamò lei, e divincolandosi stizzita dall'abbraccio di Harry si dileguò.

Più importante di cosa?”, insistette Ron, rivolgendosi ora all'amico.

Harry guardò la cima delle scale, poi di nuovo lui. “Più importante di quello che dicono o pensano tutti gli altri. Certo che a volte sei davvero lento!”, disse, e scuotendo il capo salì anche lui nel dormitorio dei ragazzi.

Rimasto praticamente solo, eccezion fatta per due ragazzi del terzo anno che giocavano a gobbiglie in un angolo della sala, Ron si lasciò cadere su una poltrona. Ginny aveva detto che era un idiota, ed era proprio così che si sentiva. Un perfetto, emerito idiota!

Perchè non riusciva a lasciar perdere, ogni tanto? Perchè risponderle, ribattere sempre su qualunque cosa dicesse, era più forte di lui?

Conosceva il motivo. La verità era che se non si fosse comportato così, assecondando una parte del suo istinto, avrebbe dovuto assecondare quell'altra parte del suo istinto, quella che gli diceva di fare tutt'altre cose, con Hermione!

E poi lei voleva credere a Babbo Natale...e allora? Che c'era di male, dopotutto? Anche lui voleva credere che un giorno il manager dei Cannoni l'avrebbe chiamato e, senza alcuna selezione, l'avrebbe implorato di diventare il loro portiere! E a dirla proprio tutta, se voleva essere davvero onesto con se stesso, le probabilità che accadesse e quelle che esistesse il vecchio grassone erano esattamente le stesse.

E poi c'era stata un'altra cosa che l'aveva colpito. Quello che aveva detto Harry. Hermione teneva alla sua opinione più di quanto glie ne importasse di quella di chiunque altro.

Per lui era la stessa, identica cosa, ma nel suo caso non c'era nulla di cui stupirsi! Chi non sarebbe caduto lungo disteso ai piedi di Hermione Grenger? Lei era così bella, intelligente, simpatica.... ok, era anche petulante, saccente e insopportabilmente precisa, ma questo non cambiava le cose. Era assolutamente perfetta.

Pensandoci adesso, mentre il senso di colpa cresceva, insieme con la consapevolezza che forse, anche Hermione provava qualcosa di romantico per lui, si sentì ancora peggio. Aveva creduto in qualcosa, da bambina, qualcosa di bello e puro, e in mezzo a tutto ciò che di male li circondava, questo qualcosa poteva rinascere nel suo cuore come se fosse una speranza, la possibilità che la gioia della vita, quella che sta negli occhi dei più piccoli, potesse sopravvivere al tempo e alle disillusioni.

Quello che le aveva detto era imperdonabile, non ci sarebbe stato nulla di strano se lei si fosse rifiutata di rivolgergli la parola per tutto il resto dell'anno!

Devo fare qualcosa!”, esclamò, alzandosi in piedi in un istante. Si diresse di gran carriera verso il dormitorio con tutta l'intenzione di chiedere aiuto ad Harry, ma si bloccò con un piede sul primo scalino.

Non aveva la minima idea di cosa fare, ma soprattutto, qualunque cosa fosse, almeno per una volta Harry doveva restarne fuori.

Cambiò strada, e afferrando il mantello e la sciarpa uscì dalla sala comune. Scese le scale, e per un pelo non venne colpito da un calamaio in picchiata lanciato da Pix. Riuscì a scansarsi all'ultimo momento. “Dannato poltergeist! Andate al diavolo, tu e Babbo Natale!”, imprecò.

Weasleyuccio è di cattivo umore!”, cantilenò Pix, svolazzandogli attorno alla testa. “Ha forse litigato ancora con la ragazza riccia? O col ciccione rosso, visto che lo odia tanto?”

Ron si bloccò. “Pix! Che ne sai di Babbo Natale?”, domandò.

L'ho visto qua e là...”, fischiettò.

Ron spalancò gli occhi, sbigottito. “L'hai visto?!”

A quel punto Pix scoppiò un una sonora risata canzonatoria. “O forse era solo quello scimmione di Hagrid, devo essermi sbagliato!”, esclamò, e volò via pronto a dare il tormento a qualche altro povero malcapitato.

Dannato poltergeist”, ripetè. Ma un attimo dopo un sorriso splendente gli illuminò il viso.

Ma certo! Ecco chi può darmi una mano!”, esclamò, colpendosi la fronte col palmo.

In men che non si dica corse fuori nel parco, sprofondando nella neve abbondante che ricopriva tutto il prato e faticando non poco per riuscire a tirar fuori i piedi dalle profonde buche in cui scomparivano ad ogni passo.

Con il fiato corto, arrivò finalmente a destinazione e bussò alla porta della capanna del guardiano.

All'interno Thor abbaiò, e un attimo dopo la voce di Hagrid lo zittì. “Buono, cucciolo! Vado ad aprire!”, disse con tono dolce.

Cucciolo! Quel cane poteva essere tranquillamente scambiato per un pony, viste le dimensioni!Era davvero il degno compagno del suo padrone!

Hagrid aprì e gli sorrise . “Hey! Siete venuti a trovarmi!”

No, questa volta sono solo”, disse Ron, quasi scusandosi.

Hagrid scrutò dietro le sue spalle, ispezionando i dintorni, ma alla fine parve convincersene. “Oh, bèh...vuoi entrare?”

Si, grazie”, rispose Ron, e si fece largo tra lo stipite della porta e la mole del mezzogigante.

Vuoi del tè e dei biscotti?”, chiese Hagrid.

Ron spostò lo sguardo sul piatto pieno di informi biscotti che sapeva essere in grado di scheggiargli un dente. “Solo tè, grazie, fa abbastanza freddo fuori”, disse, alitandosi sulle dita intirizzite e sfregandole tra loro.

Hagrid riempì una grossa tazza e glie la porse. “Allora...tutto bene lassù?”, domandò, indicando con gli occhi la piccola finestra dalla quale si scorgeva il castello.

Ron inghiottì un sorso e sentì il flusso benefico del liquido che gli lambiva la gola. “Si, tutto bene...”, farfugliò, mandando giù un'altro po' di tè.

Hagrid lo scrutò, poco convinto. “Sei sicuro?”

Si”, rispose Ron.

Se lo dici tu....”

Ok, non va tutto bene. Anzi, va tutto malissimo!”, esclamò il ragazzo, all'improvviso.

Lo sapevo che c'era qualcosa! Ho imparato a conoscervi, a voi ragazzi!”, esclamò, molto soddisfatto di se. “E visto che sei tu, provo ad indovinare anche qual'è il tuo problema! Hermione!”

Ron aprì bocca per ribattere. Ma che cavolo! Possibile che ogni volta che aveva qualcosa che non andava, la prima cosa che veniva in mente a tutti era che avesse litigato con lei?

Sconsolato iniziò a sbattere la testa sul tavolo. “Siiii! Maledizione, si! L'ho fatta grossa, stavolta!”, piagnucolò, e raccontò brevemente ad Hagrid quello che era successo.

Ok, ho capito perchè si è arrabbiata”, disse lui, alla fine. “Lo sai com'è fatta Hermione, lei è la prima della classe, dice sempre cose intelligenti, e tu, prendendola in giro su Babbo Natale, devi averla fatta sentire una stupida. E poi c'è anche quell'altra cosa.....”

Cos'è quell'altra cosa!”, esclamò Ron, esasperato. C'era sempre un'altra cosa, stava imparando a capirlo a sue spese. Quella cosa cui non riusciva mai ad arrivare da solo, o solo dopo aver combinato il guaio.

Sai, non sono io che dovrei dirtelo, ma lei ha il cuore tenero quando si tratta di te!”, disse Hagrid, arrossendo. Parlare di certi argomenti non era mai stato il suo forte!

Ron sospirò sconsolato. E due! Era il colmo, se se ne era accorto anche Hagrid! Forse, aveva seriamente bisogno di dare una scossetta alla sua sensibilità!

Ad ogni modo”, proseguì il guardiacaccia, “non ho capito come posso darti una mano”.

Ron prese un profondo respiro prima di parlare. Non sarebbe stato facile convincerlo, ma per Hermione doveva almeno provarci.

Tu dovresti far finta di essere Babbo Natale”, disse, tutto d'un fiato.

Cosa?! Ma non se ne parla!”, esclamò Hagrid.

Ti prego! Sei la mia unica speranza!”, lo implorò Ron, con la voce più pietosa che gli riuscì di fare. “Se tu farai questo per me io......io verrò a dare da mangiare agli schiopodi per i prossimi tre mesi!”

Si pentì un attimo dopo averlo detto, quelle bestiacce avrebbero spaventato persino una mandria di ippogrifi, ma ormai era fatta.

Tre mesi, eh?”, ripetè Hagrid, pensieroso.

Riluttante, Ron annuì di nuovo.

Ok, affare fatto. Però devi spiegarmi come facciamo a far credere ad Hermione che sono Babbo Natale”.

Ron dovette concentrarsi un attimo per riuscire a spiegare ad Hagrid il suo piano in maniera tale da farlo suonare meno stupido di quello che sembrava. “Dunque....”, iniziò, “Babbo Natale è un uomo piuttosto grosso, no? E ha la barba, no?”

Ti sembro grasso?”, esclamò Hagrid, risentito.

No! Assolutamente! Sei in splendida forma, Hagrid, solo che visto che sei un mezzo gigante, forse qualcuno potrebbe essere ingannato dalla tua stazza e vederti simile ad una persona....grossa?”

Aspettò con trepidazione la risposta, trattenendo il fiato.

Può darsi”, borbottò Hagrid.

Ron tirò un sospiro di sollievo e proseguì. “Dicevo, questo Babbo Natale ha la barba bianca e un costume rosso. Pensavo che non dovrebbe essere troppo difficile trasfigurare i tuoi vestiti in uno di quei buffi costumi e far cambiare temporaneamente colore alla tua barba!”

Il guardiacaccia lo scrutò poco convinto, ma annuì.

Poi c'è la storia della slitta e delle renne”, proseguì Ron.

Ce l'ho la slitta!”, esclamò Hagrid. “Quella che uso per trasportare le fascine quando vado a far legna nella foresta.”

Perfetto! Potremmo rimetterla un po' a posto e andrebbe benissimo. Resta il problema delle renne, però”.

Potremmo usare degli ippogrifi!”

Hai ippogrifi a disposizione?”, chiese Ron.

Hagrid si grattò la barba, poi scosse la testa. “No, sono molto restii a farsi vedere, l'unico è Fierob....ehmm.... Alisecco, ma non ce la farà mai da solo, anche se facciamo alla slitta l'incantesimo levitante”

Ok, che altre opzioni ci sono?”, chiese Ron, sconfortato.

Ci potrebbero essere i thestral, da quando è morto Sirius anche voi potete vederli”, rispose Hagrid a bassa voce.

Era già passato un anno, ma il pensiero di Sirius era ancora così doloroso per tutti che anche solo accennarlo era difficile. “Già....”

Però”, proseguì Hagrid, Hermione sa come è fatto un thestral, e sa come è fatta una renna...non sono mica uguali!”

Ron ci pensò su un attimo. Era indubbio, renne e thestral non si assomigliavano nemmeno lontanamente, ma dopotutto, Hermione, questo Babbo Natale e i suoi animali non li aveva mai visti, davvero. Ne aveva solo sentito parlare, per cui, le cose potevano anche stare in maniera un po' diversa rispetto a quello che immaginava!

Non ha importanza, i thestral andranno benissimo!”,concluse. “Deve essere tutto pronto per domani sera, troverò il modo di farla guardare dalla finestra verso la mezzanotte, così, al buio e da lontano, con un po' di fortuna non riuscirà a riconoscerti”, disse Ron.

Se lo dici tu....”, borbottò Hagrid. “Ora, però, devo andare a parlare col professor Silente, vuole aggiungere qualche albero di Natale dell'ultimo minuto, dice che con i tempi che corrono un clima un po' più festoso non guasta”.

Ok, allora siamo d'accordo. Verrò qui domani pomeriggio per preparare tutto, e domani sera Hermione avrà il suo Babbo Natale”, disse Ron soddisfatto, e con un ultimo cenno di saluto ad Hagrid uscì dalla capanna per immergersi di nuovo nella neve.


-*-*-*-


Quando tornò al castello trovò che tutto era silenzioso, la mancanza di gran parte degli studenti si faceva sentire, e i passi rimbombavano cupi negli ampi corridoi. Entrò in sala comune e non trovò un'atmosfera migliore, forse solo una temperatura leggermente più calda.

Salì nel dormitorio, e quando entrò vide Harry e Seamus giocare a carte sul letto.

Ron, vuoi giocare?”, chiese Seamus.

No, grazie”, rispose lui, sdraiandosi sul suo.

Dove sei stato?”, domandò Harry, sbirciandolo di sottecchi.

A fare un giro”, rispose Ron.

Seamus guardò il suo compagno di gioco, e muovendo le sopracciglia indicò l'altro occupante della stanza. “Che gli è capitato?”, bisbigliò.

Harry roteò gli occhi. “La solita storia”, sbuffò.

Hermione?”, disse l'altro.

Lui annuì, e tutti e due ridacchiarono.

Non sono ancora sordo, se è quello che credete”, sibilò Ron, continuando a voltare loro le spalle.

Seamus, allora, appoggiò le carte sulla coperta e si rivolse direttamente a lui. “Voi due state facendo andare tutti fuori di testa! Volete decidervi una buona volta? Si o no, dentro o fuori! E' così difficile?”

Ron si mise seduto, stizzito. “Sentite, tutti quanti! Non so cosa vi siate messi in testa, e d'accordo, io ed Hermione litighiamo un po' troppo spesso, ma da qui a dire che.... a insinuare che....insomma, da qui a quello ce ne passa!”

Si, certo”, sospirò Harry. “Comunque Ginny mi ha detto che Hermione è ancora molto arrabbiata, ti conviene starle lontano, stasera, ma conoscendola penso che domani andrà già meglio”.

Ok”, borbottò Ron. “Ho fame, andiamo a cena?”

Andiamo”, risposero gli altri due, e insieme si avviarono in sala grande.

Harry aveva ragione, Hermione non gli rivolse nemmeno uno sguardo per tutto il tempo, si sedette persino lontana da lui, probabilmente per evitare di dovere anche solo passargli qualcosa, come il sale, o il burro, per esempio, e appena terminata la cena ritornò in camera e nessuno la rivide fino al mattino dopo, a colazione.

Quando Ron e Harry arrivarono, lei era già seduta al tavolo e stava bevendo un bicchiere di succo di zucca, mentre mordicchiava svogliata una fetta di pane tostato.

Harry dette un colpetto col gomito a Ron e si allontanò, andando a mangiare al tavolo dei Tassorosso, dove aveva adocchiato un solitario Ernie Mcmillan.

Ron si sedette accanto ad Hermione, afferrando la caraffa e versandosi una generosa dose di succo.

Ciao”, disse, incerto.

Buongiorno”, rispose lei, glaciale.

Non era un buon inizio. “Senti, per quel che riguarda quello che ti ho detto ieri....”, iniziò lui, ma lei lo interruppe immediatamente.

Non voglio tornare sull'argomento, Ron, per favore. Il tuo punto di vista mi è già abbastanza chiaro”, disse.

Volevo solo dirti che mi dispiace, e che il fatto che abbia detto che non credo che Babbo Natale esista, non significa affatto che pensi che tu sia una stupida”, disse lui, parlando in fretta per fare in modo che lei non riuscisse a fermarlo.

Lei parve lasciar fissa la sua attenzione sul pudding che torreggiava nel piatto al centro del tavolo, poi si rivolse a lui. “So che non volevi dire questo”, disse, più dolcemente. “E non avrei dovuto arrabbiarmi in quella maniera per una simile stupidaggine. E' una cosa da bambini, mi piaceva l'idea, ecco tutto”.

Ron si sentì stringere il cuore. Era stato proprio un vero troll! Era sicuramente tutta colpa di Fred e George, l'unico modo per sopravvivere con loro, era stato costruirsi barriere protettive attorno, e la sensibilità non era stata certo un lusso che aveva potuto permettersi di coltivare!

Con Hermione, però, era diverso. Non solo perchè era una ragazza, anche Ginny lo era, ma era anche sua sorella, tutta un'altra faccenda. Il fatto era che in qualche modo, trovava sempre la maniera di ferirla, e se c'era una persona che odiava ferire, quella era proprio lei.

Mi perdoni per quello che ti ho detto, allora?”, disse lui, con un mezzo sorriso.

Anche lei gli sorrise, e annuì. Non era proprio in grado di rimanere arrabbiata con Ron per più di 24 ore!

Dopo che la pace fu ristabilita, trascorsero parte della mattinata in biblioteca, e parte in sala comune. Ron e Harry si cimentarono in una partita a scacchi magici, mentre Ginny ed Hermione si dilettarono in non meglio definite cose da ragazze. L'ora di pranzo arrivò in fretta, e altrettanto in fretta sopraggiunse il pomeriggio.

Ron guardò fuori dalla finestra. Il cielo era già quasi completamente buio, dovevano essere almeno le cinque del pomeriggio. Doveva sbrigarsi, o non avrebbe mai finito tutto in tempo per la mezzanotte.

Ginny, vieni qui un momento!”, disse.

Ginny alzò la testa dalla rivista che stava leggendo e lo guardò scocciata. “Non ho voglia di alzarmi, vieni qui tu!”, sbuffò.

Per favore, Ginny, devo dirti una cosa!”, insistette lui.

Lei guardò Hermione e scosse il capo sconsolata, alzandosi dal divano. “Come sei fortunata ad essere figlia unica!”

Hermione le sorrise debolmente e guardò Ron, prima di tornare a rivolgere la sua attenzione al libro che teneva in grembo.

Che c'è di così segreto che non potevi venire tu là?”

Ron tolse un foglietto dalla tasca e glie lo allungò. “Quando me ne sarò andato aspetta un po' e dallo ad Hermione”.

Oh ooooh!! Hai deciso di fare la prima mossa, finalmente!”

Non sono affari tuoi! Daglielo e basta, ok?”

Ok, ok, stai calmo! E dove vai, adesso? No, aspetta, provo ad indovinare....non sono affari miei, giusto?”, scherzò.

Ron le dette un buffetto sulla guancia. “Bravissima, impari molto in fretta! Ci vediamo domani”.

Domani? Non torni per cena?”, chiese lei, stupita. Da quando in qua Ronald Wesley saltava un pasto?!

Lui, però, corse fuori dal buco del ritratto senza risponderle.

Tornò al divano, si sedette e riprese a leggere l'articolo che parlava dei dieci nuovi incantesimi per perfette acconciature, stagione primavera/estate.

Dove andava Ron, così di corsa?”, domandò Hermione.

Non ne ho idea, però mi ha detto di darti questo”, disse Ginny, e le porse il biglietto. Ok, forse glie lo stava consegnando leggermente troppo presto, ma dopotutto Ron aveva detto di farlo dopo un pò, non aveva specificato quando!

Hermione lo prese e lo aprì.

Ho bisogno di parlarti....da soli. Per favore, vieni a mezzanotte in cima alla torre di astronomia, ti aspetterò lì. E' una cosa importante. Ron.

Richiuse il biglietto e in fretta e furia se lo infilò in tasca. Aveva un nodo allo stomaco, e il cuore le batteva talmente in fretta, e faceva talmente tanto rumore, che si meravigliò di come Ginny potesse non sentirlo.

Allora? Che diceva?”, disse la ragazza, sollevando appena gli occhi dalla pagina.

Cosa? Ah, diceva...io....Ginny, non...”

Ok, ho recepito il messaggio. Non sono affari miei”, disse, rimettendosi a leggere.

No, è solo che è una cosa...personale”, disse Hermione, cercando di scusarsi. Ginny era la sua migliore amica, ma non se la sentiva di parlarle, non finchè anche lei non avesse saputo con certezza cosa Ron avesse davvero da dirle.

Non c'è problema, Herm. E comunque, tu e mio fratello siete uguali, a volte”.


Affrontando l'insidia del prato, sommerso da una coltre di neve spessa mezzo metro, Ron arrivò finalmente alla capanna di Hagrid e bussò alla porta, ma nessuno venne ad aprire.

Accidenti, non si sarà mica dimenticato!” Poi sentì l'abbaiare di Thor provenire dal retro.

Dietro la capanna, in un punto che rimaneva nascosto alla vista del castello dalle pareti, vide Hagrid chinato su quella che pareva proprio una slitta. Poco lontano notò quattro thestral legati ad un palo, che mansueti si stringevano l'uno all'altro per riscaldarsi.

Hagrid....”

Il guardiacaccia si voltò per salutarlo, e notò che lo sguardo del ragazzo rimaneva fisso sui cavalli. “Hanno freddo anche loro, poverini. Avevo pensato di fare delle coperte e di mettergliele addosso come dei vestiti. A Londra ho visto delle donne babbane mettere cose simili ai loro cani, povere bestie! Però, forse, stanno più caldi, no?”

Forse si”, disse Ron. “Pensavo che ....può essere che non siano animali molto adatti per trainare la slitta di Babbo Natale. Sono un pò.....”

Troppo fieri?”, tentò Hagrid.

No, troppo inquietanti, piuttosto. Voglio dire, se fossi un bambino, regali o no scapperei a gambe levate davanti a loro!”

Quando ero bambino avrei dato chissà cosa per avere un thestral tutto mio!”, borbottò Hagrid.

Ad ogni modo, non credo che disponiamo di nient'altro, quindi andranno bene lo stesso”, affermò Ron.

Da dove cominciamo?”

Ho sistemato un po' la slitta, il peso degli alberi l'aveva sfondata su un lato. Io, però, non posso usare la magia, quindi per le rifiniture dovrai cavartela da solo”, disse Hagrid.

Non c'è problema. Reparo”, esclamò Ron, e una piccola sbucciatura del legno scomparve. “Credo che ci vorrà un po' di tempo per fare un bel lavoro”.

In effetti ci vollero circa tre ore per completare l'opera, ma alla fine Ron e Hagrid si guardarono in faccia, soddisfatti.

La slitta appariva come nuova, solida e dipinta di un bellissimo rosso sfavillante. “Ci sai fare con quella bacchetta!”, esclamò Hagrid.

Per tutto questo lavoro dovresti scontare almeno 15 giorni al mio debito!”, disse lui.

Vedremo”, rispose Hagrid.

Non era la risposta che desiderava, ma era comunque meglio che un no categorico! “E adesso credo che tocchi ai tuoi vestiti”.

Non me li rovinare, sai!”, esclamò Hagrid, allontanandosi di un passo. “Sono quasi nuovi, li ho comperati solo dieci anni fa!”

Ron lo squadrò da capo a piedi. Sembrava appena uscito da una lotta all'ultimo sangue con una manticora! Ma non aveva ne il tempo, ne la voglia di perdersi con un mezzogigante in una discussione sul suo abbigliamento, quindi tentò di rassicurarlo. “Basterà trasfigurarli... sono pur sempre vestiti, non dovrebbe essere troppo difficile!”, disse, sperando vivamente di apparire più sicuro di quello che era.

Ok, allora”, borbottò Hagrid, incerto.

Ron gli puntò la bacchetta contro. “Feraverto!”, esclamò.

Immediatamente gli abiti di Hagrid si irrigidirono in maniera innaturale, finchè lui non riuscì più nemmeno a piegare un gomito. “Cos'è successo?!”, gridò.

Ehm, credo di aver sbagliato incantesimo”, balbettò Ron, grattandosi la nuca. “Lo abbiamo usato per trasformare uccelli in teiere, ho l'impressione che i tuoi vestiti siano diventati di metallo!”

L'impresa non si rivelò affatto facile, ma dopo parecchie ore, durante le quali Hagrid si ritrovò persino in mutande, con un nugolo di uccelli che gli svolazzavano attorno e una folta peluria arancione sulla faccia, finalmente apparve un qualcosa di simile ad un vestito rosso, e la barba assunse una tonalità bianco panna.

Ron si sedette su un ceppo, esausto. “Che faticaccia!”

Tu?!”, esclamò Hagrid, stizzito. “E io? Non mi sono mai vergognato tanto! Io, un insegnante di Hagwarts, circondato da uno stormo!”

Non era lo stormo ad essere imbarazzante, piuttosto le tue mutande! Snasi?! Si è mai sentito di qualcuno che ha snasi disegnati sulla biancheria?”

Hagrid divenne rosso quasi come il suo nuovo costume. “Sono carini gli snasi!”, cercò di difendersi.

Certo”, ridacchiò Ron.

Si, carini”, borbottò Hagrid tra se e se.

Che ore sono?”, domandò Ron, alla fine.

Hagrid estrasse il suo grosso orologio da taschino e strabuzzò gli occhi. “Sono già le undici e mezzo! Dobbiamo attaccare i thestral alla slitta se vogliamo fare in tempo a decollare prima della mezzanotte!”

Muoviamoci, allora”, disse Ron, rialzandosi a fatica e ripromettendosi di stare molto più attento, da quel momento in poi, alle lezioni di trasfigurazione. Hermione ci avrebbe messo dieci minuti a fare ciò che a lui aveva occupato ore!

Hagrid slegò gli animali, che docili lo seguirono fino alla slitta. Non ebbe difficoltà ad attaccarli, erano abituati a trainare le carrozze di Hagwarts, e anche per questo motivo, in fin dei conti, erano molto più adatti al compito degli ippogrifi.

Perfetto, adesso devo solo far levitare la slitta, così potranno trascinarsela dietro senza che sia lei a trascinare loro a terra, in picchiata!”, disse Ron.

Puntò la bacchetta ed esclamò, “Slitta Locomotor!”, e la vide sollevarsi da terra di quasi mezzo metro.

E io dovrei salire lì sopra, adesso?”, chiese Hagrid, scettico.

Il piano era questo”.

Non so se reggerà...insomma, non sono grasso, ma sono pur sempre abbastanza pesante!”

L'incantesimo non è tarato in base al peso. Solleva le cose e basta, non importa quanto siano grosse o ingombranti”, spiegò Ron.

Hagrid si avvicinò con diffidenza, ma appena appoggiò un piede sul bordo della slitta, quella oscillò pericolosamente di lato, facendogli quasi perdere l'equilibrio.

Eh, no!”, esclamò. “Io lì sopra non ci salgo! E se si rovescia? Non ho mica le ali come loro!”, protestò, indicando i cavalli.

Ma Hagrid! Me l'avevi promesso! Non posso fare questa cosa senza di te!”, esclamò Ron, disperato.

Vorrei farlo, te lo giuro, ma l'altezza mi ha sempre spaventato a morte!”, ripetè lui. “Soprattutto su mezzi poco stabili come questo!”

Giochi con le acromantule come se fossero dei cucciolotti e ti spaventa l'altezza?!”, protestò Ron. Mancava poco meno di un quarto d'ora a mezzanotte, e le speranza di decollo si allontanavano sempre di più ogni secondo che passava.

All'improvviso, però, un forte rumore li prese entrambi alla sprovvista, e quando si voltarono nella direzione da cui era parso provenire rimasero letteralmente sbigottiti.

Una meravigliosa, lucida e perfetta slitta rosso fuoco, molto più grande rispetto alla loro, era atterrata nel grande prato, proveniente da chissà dove, e trainata da otto magnifiche renne.

Oh, miseriaccia!”, esclamò Ron, cadendo col sedere nella neve.

E fu ancora più stupito quando riconobbe i due uomini che stavano scendendo.

Il primo, quello più alto, era senza dubbio Albus Silente, il preside di Hogwarts. La sua veste color porpora spuntava appena dal lungo cappotto bordato di pelliccia, gli occhiali a mezzaluna appoggiati come sempre sul naso, a conferirgli quella sua tipica espressione sorniona. Ma l'altro....l'altro era certamente.....

Babbo Natale!”, mormorò Ron, tentando di rialzarsi.

Babbo Natale, o Claus Hallowsson, signor Wesley, come preferisce”, disse calmo Silente.

Io...non credevo...non pensavo...”, balbettò Ron, riuscendo finalmente a rimettersi in piedi.

Non pensava che esistesse davvero colui che i babbani chiamano Babbo Natale? Si, ne sono a conoscenza”, disse lui, rivolgendo un largo sorriso ad Hagrid.

Deve essermi scappato”, borbottò il guardiacaccia, guardandosi imbarazzato la punta degli stivaloni neri.

Ma allora è tutto vero!”, esclamò Ron, finalmente persuaso che quello che stava vedendo non era solo il frutto di qualche strana pozione allucinogena che poteva avere assunto per sbaglio, chissà quando. “E come....come è possibile!”

Per la prima volta, l'uomo chiamato Babbo Natale parlò. “Nella stessa maniera in cui è possibile che tu voli su una scopa, o trasformi i vestiti di questo simpatico guardiacaccia in un costume rosso! Magia!”

Dunque...dunque lei è un mago?”, domandò il ragazzo, stupito. Dopotutto, Hermione aveva avuto ragione anche questa volta!

Un mago potente, che proviene da una famiglia di maghi potenti originari della Finlandia”, intervenne Silente. “Claus ha già fatto da Babbo Natale a tre generazioni di bambini”.

Ma non capisco”, disse Ron. “Credevo che esistesse da molto più tempo!”

Infatti, signor Wesley!”, rispose Silente. “Vuoi spiegarglielo tu?”, disse poi, rivolgendosi all'altro.

Sotto la folta barba bianca, Ron intravide un sorriso gentile. “Da molte generazioni, ormai, la mia famiglia ha deciso di svolgere questo compito. Io sono il quinto Babbo Natale mai esistito, per la precisione.”

E perchè la sua famiglia ha deciso di fare....di fare quello che fate?”, domandò Ron, sempre più curioso.

Lui sorrise di nuovo. “Tanti e tanti anni fa, i babbani non avevano ancora inventato tutte le cose che hanno adesso. Non vivevano comodamente nelle loro case con la televisione, il riscaldamento, la radio, l'automobile e il forno a microonde. Ma credevano nella magia, nel bene e nel male che da essa si generava. Tutti. Così, i miei antenati, hanno deciso che, almeno una volta all'anno, questa magia sarebbe andata loro incontro, toccandoli per davvero. Poi le cose sono cambiate”.

Cambiate?”

Piano piano tutti hanno cominciato a dimenticare, a non credere più, a voler spiegare tutto con leggi e formule. E questa è stata una cosa buona, da un lato, perchè ha permesso loro di inventare, crescere e migliorare la loro vita. Ma purtroppo hanno lasciato indietro molti dei loro sogni, hanno messo da parte tutto quello che non riuscivano a capire”.

Ma allora...allora perchè lei continua a farlo? Perchè lo fa, se nessun babbano crede più nella magia?”

Oh, non ho detto che nessun babbano crede più nella magia!”, affermò Babbo Natale. “I bambini ci credono! Tutti, e naturalmente! La maggior parte smette di farlo, ad un certo punto, ma alcuni no. Alcuni si scoprono maghi loro stessi, altri sapranno semplicemente che quel qualcosa che noi chiamiamo magia è lì, da qualche parte. E lo ricorderanno per tutta la vita”.

Silente guardò l'orologio che portava appeso al collo. “Mancano cinque minuti a mezzanotte, signor Wesley. Credevo che avesse un impegno improrogabile!”

Si..cioè, Hagrid doveva aiutarmi ma poi...”, farfugliò Ron.

Credo che Hagrid dovrà rimanere qui con me. Ho una voglia improvvisa di conoscere tutto sui thestral, questa sera!”, disse Silente. “Ma se per lei fa lo stesso, signor Wesley, Claus potrebbe accompagnarla al suo appuntamento!”

Babbo Natale salì sulla slitta con movimenti sorprendentemente agili per la sua età, e tese la mano a Ron che, riluttante, la afferrò e vi si isso sopra. “Nasconditi lì sotto, le farai una bella sorpresa!”, disse.

Ron si sedette sul fondo della slitta, e iniziò a sentirla tremare.

Oh, oh! Blitzen, Dasher! Forza!”, gridò, e prima che se ne potesse rendere conto stavano virando sulle guglie del castello. Era sorprendente come un mezzo così massiccio ed impacciato sulla terra potesse dimostrarsi così agile e aerodinamico in cielo!

Dove dobbiamo andare?”, gridò Claus, per sovrastare il turbinio del vento.

Alla torre di astronomia”, rispose Ron, sollevandosi un po' per dare una sbirciata all'esterno. Si vedevano solo le luci del castello, tutto il resto era immerso nell'oscurità più assoluta.

Babbo Natale indirizzò le sue renne verso la torre di astronomia, e Ron aguzzò la vista. Per un attimo temette che Hermione non ci fosse, poi, però, man mano che la distanza diminuiva, riuscì a scorgere, i contorni scuri di una figura, delineati dalla luce che proveniva dalla porta alle sue spalle.

Stai giù, adesso!”, disse Babbo Natale, e un attimo dopo, tirando le redini ed emettendo un suono con la lingua, simile ad uno schiocco, la slitta si bloccò, fluttuando nell'aria invernale, proprio davanti alla torre.

Salve signorina Grenger”, disse lui, gaio, “ben ritrovata!”

Per un attimo Hermione tacque, evidentemente troppo stupita per dire qualunque cosa, poi Ron sentì la sua voce.

Ma tu sei...tu sei davvero Babbo Natale?”, la sentì domandare.

Tipico di Hermione, doveva sempre fare domande!

Credi che io sia un impostore?”, rispose lui, divertito.

No! Assolutamente! E' solo che non ero sicura che.....”

Pensi che un impostore potrebbe sapere che nel Natale del 1987, quando avevi appena otto anni, tra gli altri, hai ricevuto in regalo il tuo primo libro sulla storia delle streghe?”

Ron potè solo sentire un sussulto nella voce di Hermione, ma avrebbe dato qualunque cosa per vedere lo stupore e la gioia dipinti sul suo viso.

E le pantofole a forma di coniglio, l'anno successivo”, mormorò lei.

Ed un ciondolo di ametista l'anno dopo ancora”, continuò lui.

Poi ho scoperto di essere una strega”, terminò lei, e per un attimo calò il silenzio.

Fu Babbo Natale a spezzarlo di nuovo. “Ma ho ancora un altro regalo da farti, Hermione. Forse il più importante di tutti.”

Allungò il braccio verso Ron, lui afferrò la sua mano e si alzò in piedi.

Fu allora che Hermione potè solo guardare, rimanendo,probabilmente per la prima volta nella sua vita, senza parole.

Ron le sorrise, arrossendo fino alla punta delle orecchi. “C...ciao”, mormorò.

Ron...”, disse lei in un respiro.

La slitta si avvicinò di più al cornicione, finchè, con un balzo, il ragazzo atterrò sul piancito della torre.

Le piace il suo regalo, signorina Grenger?”, chiese Babbo Natale, bonario.

Io...si.....si!”, esclamò lei, muovendo un passo verso Ron, ancora incredula.

Il signor Wesley desiderava talmente tanto che noi due ci incontrassimo che non ho potuto fare a meno di accontentarlo!”, continuò lui, “e sono molto felice di averlo fatto. Ho sempre saputo che lei sarebbe diventata una strega, la magia, attorno a lei, era nell'aria!”

La magia era nell'aria...”, ripetè lei, con gli occhi che le si riempivano di lacrime.

Come è nell'aria adesso, attorno a voi...dentro di voi!”, disse.

Ron guardò Hermione e le tese la mano. I loro occhi si incontrarono e sorrisero, e lei unì le sue dita a quelle di lui. “Grazie”, mormorò.

Bene ragazzi miei”, disse alla fine Babbo Natale, “Si è fatto tardi, e il mondo è vasto, per quanto la bacchetta possa aiutarmi se non mi sbrigo non finirò in tempo per l'alba!”

Io volevo...volevo ringraziarla per essere venuto”, iniziò Ron, ma l'altro lo fermò.

Non devi ringraziarmi, ho fatto solo il mio lavoro! Ho consegnato un regalo a qualcuno che lo meritava! Arrivederci, e buon Natale!”, disse, e in una nuvola di vento e neve scomparve, inghiottito dalla notte.

Hermione lo vide scomparire, ma il suo cuore era talmente colmo della gioia più grande e meravigliosa che avesse mai provato che senza riflettere nemmeno per un momento buttò le braccia al collo di Ron e lo attirò a se, baciandolo con tutto il trasporto e la passione che sentiva per lui.

Fu un momento, nemmeno un minuto, ma parve durare all'infinito. Quando si separarono lui era allibito, ma lei gli accarezzò i capelli, e di nuovo gli sfiorò le labbra. “Nessuno ha mai fatto una cosa del genere per me. Sei stato fantastico, davvero”, sussurrò, sfiorandogli la pelle.

Io...non volevo che tu fossi triste, e invece è quello che faccio sempre. Mi dispiace di non sapere mai fare la cosa giusta”, disse lui, chiudendo gli occhi. “Ma ci proverò, te lo giuro”.

Gli bastava sentire il calore che lei emanava, sentire il suo profumo portato dal vento. Non aveva bisogno di nient'altro.

Solo se tu non ci fossi sarei veramente triste. E Babbo Natale aveva ragione, sai?”

Su cosa?”

Lei sorrise. “Apri gli occhi, voglio guardarli mentre te lo dico”.

Lui socchiuse piano le palpebre, finchè il suo sguardo non incontrò quello di lei. “Ti amo, Ronald Wesley, e non avrò mai nessun regalo più importante di te”, disse.

Lui l'abbracciò stretta, assaporando il Natale più bello della sua vita.

Anche io ti amo, Hermione”, mormorò, “e la sai una cosa?”

Cosa?”, chiese lei.

Anche questa volta eri tu ad avere ragione! Sei sempre la solita so tutto io”, rise, trascinandola dentro, nel tepore del castello.







  
Leggi le 9 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Nico